Plant Sadie
Personaggio o Gruppo: Plant Sadie
Biografia
Sadie Plant è nata a Birmingham. Si è laureata in Filosofia all’Università di Manchester. Ha insegnato all’università di Birmingham, di Manchester e nel prestigioso Dipartimento di Nuove Tecnologie dell’università di Warwick. E’ considerata come una delle maggiori cyberfemministe del mondo. Enscrito con drogas è l’ultimo libro che ha pubblicato, con grande risposta da parte di pubblico e critica nel mondo anglosassone.
Sito web
http://fusionanomaly.net/sadieplant.html
Poetica
E' una cyberfemminista, una tra le più conosciute in tutto il mondo. Nel suo primo libro, intitolato The Most Radical Gesture: The Situationist International in a Postmodern Age (1992), Sadie Platn fornisce una dettagliata esplorazione delle idee e delle pratiche escogitate dai protagonisti del movimento Situazionista, sviluppatosi in Francia nella metà degli anni 60, nel quale gli sforzi simultanei di politici ed intellettuali trovarono il loro drammatico culmine e il loro crollo nei tumultuosi eventi politici che si verificarono a Parigi nel Maggio 1968. Tra questi protagonisti ci sono le figure intellettuali cruciali del movimento, in particolare Guy Debord e Raoul Veneigem i quali, ciascuno a modo loro, elaborarono una prassi teoretica che cercava di rivendicare la società e la soggettività dalla alienazione, l’inibizione e dai caratteri distruttivi eminenti della società capitalista del dopoguerra, quest’ultimi incorporati nel suo principio fondamentale: la borsa merci. Loro e i loro alleati presupposero una quantità di strategie per ottenere le loro rivendicazioni, mortalmente serie nei loro intenti rivoluzionari e allo stesso tempo giocosi nei loro tentativi di restituire desiderio, gioia e affermazione ad una società disintegrata ed ad una soggettività implodente. Per esempio, loro volevano sviluppare la strategia conosciuta come “derive” o “Drifting” (deriva) o la mappatura psicogeografica dello spazio urbano, che presuppone una diretta connessione tra il soggetto sociale e il soggetto desideroso, nel senso di poter restituire integrità ad entrambi. Filosofia, arte, architettura, pianificazione urbana e attivismo politico possono essere combinate per tentare di sviluppare questa strategia, in cui obbiettivi sono ampi e ambiziosi. Sadie Plant, da parte sua, non desiderava semplicemente produrre un’altra analisi storica del movimento situazionista, ma piuttosto, come indicato dal sottotitolo del suo libro, lei cercava di ricollocare in relazione a più recenti sviluppi, in particolar modo, l’emergenza della corrente intellettuale del dopo Maggio ’68, tentando di confrontare l’eredità delle idee del movimento e, alla luce del maggio’68 e del periodo immediatamente seguente, il loro fallimento per istigare cambiamenti politici e sociali su larga scala. Elencando i filosofi e gli intellettuali Plant trova che a questa corrente si sono avvicinati Jean-Francois Lyotard, Jean Baudrillard, Gilles Deleuze e Felix Guattari, i quali, ciascuno a modo loro, furono direttamente influenzati e ispirati dall’eredità situazionista, cercarono di reimpostare la filosofia e la teoria politica alla luce dell’apparente fallimento del movimento. Comunque, sono le parole e gli slogan di Guy Debord che risuonano più forte attraverso le pagine del libro,e attraverso la densa, superficialità apparentemente impenetrabile di quello che lui chiama, nel suo libro dallo stesso nome, “The society Of The Spectacle”, e malgrado l’ubiquità dei prodotti, la celebrità, l’azione dei mass media e l’alienazione della società contemporanea ci dovrebbe essere ancora un mondo di piacere da conquistare. Il libro di Plant abilmente esplora le relazione tra i situazionisti, le loro idee e la loro importante influenza su quelle che poi sarebbero diventate alcune delle più importanti idee politiche e intellettuali emerse negli ultimi tre decenni.
Nel suo libro del 1997, Zeros and Ones: Digital Women and the New Technoculture, prende in considerazione ciò che era, al tempo, anche se relativamente inesplorata, la connessione tra il femminismo e la “cybercultura”, attraverso una esplorazione storico-culturale e filosofica post-strutturalista della storia della tecnologia attraverso lo sviluppo delle prime macchine computatrici nell’industria nel 19° secolo. L’esempio principale al quale lei si riferisce è il “motore differente” – un’invenzione solitamente attribuita unicamente a Charles Babbage, e questa è la prima è più evidente forza dell’analisi della Plant la quale mostra il ruolo essenziale giocato da una donna nello sviluppo del motore differente: la matematica Ada Lovelance. E’ attirando l’attenzione sul contributo della Lovelance che Sadie Plant mostra come le donne siano state generalmente escluse dai resoconti che forniscono la storia fondante delle tecnologie industriali e post-industriali, quelle donne, in questo caso Lovelace, che permisero la possibilià per lo svilippo di queste invenzioni che cambiarono il mondo. Questo porta al secondo ragguardevole caratteristica dell’analisi della Plant: avvicinarsi a ciò che diventò nella metà degli anni ’90 il germoglio della “cybercultura” e un co-emergente interesse per il lavoro dei filosofi post-strutturalisti francesi Gilles Deleuze, Felix Guattari e Luce Irigary. Ricorrendo ad un approccio post-umanista, Plant esplora la relazione tra l’uomo e la macchina, nella quale l’idea di dominazione dell’uomo sull’industria era cambiata, con la persuasione e, per molti, la assai allarmante suggestione che ciò che costituisce l’”umano” è attualmente una complessa mistura di processi basati sulle macchine. Mentre questo approccio si scontrò con un livello di scetticismo tra coloro i quali lo vedevano come “celebrazione del cyber” al contempo ha portato alcune importantissime intuizioni nel senso in cui viene inteso il “macchinamente” (machinically) può portare a nuovi modi etici e politici di intendere ciò che vuol dire essere “umano”.
Nel suo libro del 1999 intitolato Writing on Drugs , Plant sviluppa una quantità di rapporti e temi che furono parti importanti della cybercultura nel periodo di metà anni ’90, in particolare la potenzialità di trasformazione, o diventare, attraverso la produzione di domini virtuali la quale, come Plant argomenta, ha una storia che si estende molto più indietro dell’avvento relativamente recente della Virtual Reality. Sviluppando e esplorando più approfonditamente l’approccio innovativo alla storia culturale come analizzato nel suo precedente libro, la Plant guarda al modo in cui figure della letteratura e delle arti hanno usato esperimenti con le droghe per ottenere percezioni differenti, non solo di se stessi o immediate dell’ambiente, ma anche dei fattori culturali e politici che sfidarono l’idea che allucinazioni e delirio sono solamente appannaggio dell’immaginazione o dell’interiorità dell’individuo. Plant fa ciò partendo dalla considerazione del corpo umano con il supporto di concetti scientifici, tentando di restaurare un più risoluto significato della sua materialità nei confronti dei discorsi teoretici solitamente accettati. Avvicinandosi ad una quantità notevole di risorse filosofiche e teoretiche, lei considera il modo in cui gli artisti e gli scrittori hanno non solo incrementato le intuizioni attraverso l’uso di droghe, ma più sorprendentemente che le droghe dimostrano di essere un fattore importante in molte delle loro più grandi scoperte e conclusioni. Fra queste figure Plant considera De Quincey, Coleridge, Baudelaire, Freud e Michaux, producendo un poderoso e innovativo libro.
Opere
Bibliografia
The Most Radical Gesture: The Situationist International in a Postmodern Age Routledge, 1992
Zeros and Ones: Digital Women and the New Technoculture Fourth Estate, 1997
Writing on Drugs Faber and Faber, 1999