Is new media art collectible
Contents
Autore:
Tratto da:
http://www.wired.com/news/culture/0,1284,11161,00.html
Titolo Originale:
Is New Media Art Collectibile?
Traduzione di:
Michele Rossi
Anno:
1998
La nuova arte mediatica è collezionabile ?
Mentre il museo di arte moderna di San Francisco e il [http:museo Whitney] di New York hanno gia aggiunto opere d’arte inserite nel Web alle loro proprietà esistenti, collezionisti privati non sono sembrati molto impazienti di comprare opere nel nuovo media.
Quanto è pratico comprare opere d’arte nel nuovo media – elettroniche video e digitali – che sono più facilmente riproducibili e, poiché sono in genere basate su particolari tecnologie, più effimere che pittura o scultura? Quando i browsers cambieranno irriconoscibilmente, qualcuno apprezzerà la Web Art costruita per le vecchie versioni di Mosaic? È troppo presto per dichiarare le opere della nuova arte mediatica come "capolavori" degni di una seria collezione?
Tali domande, insieme ad altre, saranno soggetto di una rara tavola rotonda pubblica tenuta mercoledì 25 marzo al San Francisco Art Institute. La conferenza "dalla teoria alla pratica: un comitato di discussione riguardo alla collezione di nuova arte mediatica" è stato organizzato da Gen Art, un organizzazione nazionale no-profit dedicata a dare nuove opportunità artisti visivi emergenti, stilisti di moda e registi.
Come parte del comitato di mercoledì ci saranno: Natalie Jeremijenko artista digitale; S. Joy Moundford of Interval Research Corporation; Monica Vasilescu, Media Art Curator at Art-Tech, il Silicon Valley Institute dell'arte e tecnologia. L'artista Jon Winet è il moderatore.
Tra le questioni specifiche affrontate dal comitato vi sono: stabilire se le vendite sono più efficienti nelle gallerie o sul web; esplorare il ruolo integrato del settore commerciale e aziendale in termini di coltivare la nuova arte mediatica; Esaminare prezzi onesti sia per l’artista che per il cliente; discutere i metodi più appropriati per educare i compratori della nuova arte mediatica; e problemi di archiviazione e conservazione.
Heather Peeler, un membro dello staff volontario a Gen Art che ha organizzato la tavola rotonda, afferma che lei aveva pianificato di includere anche un collezionista, ma trovare uno è stato una sfida. Dopo aver speso sei mesi contattando gallerie, aziende, musei e curatori della collezione d’arte di Microsoft, Peeler ha creato una lista di almeno quattro collezionisti privati. Di questi collezionisti, che hanno preferito rimanere anonimi due non erano disponibili a partecipare all’evento del 25 marzo, e gli altri due si sono dichiarati troppo nuovi all’area della nuova arte mediatica per commentare di fronte ad un pubblico.
"E’ un genere così nuovo che le persone stanno ancora cercando di capire i loro ruoli" afferma Peeler. "Non vedono sé stessi come dei leader, anche se lo sono. Questo potrebbe essere perché comprano un nuovo media non perché è un nuovo media, ma perché sono colpiti da un’opera o un’artista che piace a loro".
L’evento, che è stato pianificato sin dall’inizio del 1997, è stato disegnato per portare artisti, collezionisti e scolari insieme in modo da offrire soluzioni pratiche quando messi a confronto con un nuovo paradigma nell’arena dell’arte da comprare.
"Questo comitato suggerisce che sta avvenendo un incontro-scontro di culture, tra artisti formati nella nuova arte, conoscitori dell’ipertesto, connessi digitalmente e un mondo dell’arte pronto ad accelerare" afferma Winet, che è anche veloce a riconoscere le ironie del collezionare l’arte mediatica.
"In molte maniere, il nuovo media è una forma che è venuta fuori da culture nemiche dell’economia capitalista dell’accumulo" afferma Winet, riferendosi alle radici del nuovo media poste nell’organizzazione alternativa, gestita dall’artista. "Nessun benessere è stato prodotto, e nessun impulso d’acquisto si è acceso. Il lavoro concerneva il processo, l’esperienza, il dialogo".
Barry Rosenberg, un consulente d’arte basato in Connecticut che consiglia i suoi clienti sul comprare il nuovo media pensa che i collezionisti debbano imparare a spostare l’attenzione sul commissionare il lavoro, piuttosto che comprarlo, quando appoggiano la nuova arte mediatica.
"I collezionisti comprendono che la mancanza di proprietà della nuova arte mediatica significa che non c’è lo stesso ‘valore’�? dice Rosenberg. “Ma gli artisti possono anche imparare a firmare il loro lavoro digitale, delineare contratti scritti per documentare le loro opere, o creare edizioni limitate, e i collezionisti possono imparare che archiviare un lavoro digitale su un sito web è uguale a ad archiviare fisicamente una stampa cartacea da parte di un artista. Ci sono molte possibilità".