Graffiti art
==Genere o movimento artistico:== Graffiti art
==Personaggi o Gruppi:== Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, James Brown, Ronnie Cutrone, Daze, One, Richard Hambleton, Rammellzee, Kenny Scharf, Jenny Holzer, Rui Amaral.
==Luogo:== I primi esempi di Graffiti Art si manifestano alla fine degli anni ’70, nei tunnel e sui treni della metropolitana di New York. All’inizio questi graffiti erano realizzati da semplici firme o “tag��? con aggiunta di numeri.
==Storia:== Il graffitismo è un movimento innovatore che rompe con l'arte tradizionale (anche se poi assumerà quegli aspetti artistici caratteristici degli altri movimenti che la priveranno del significato "metropolitano" da cui ha avuto origine). L’innovazione di questa arte sta nei supporti utilizzati, quali vagoni ferroviari e pareti urbane da cui nascono opere non vendibili, e dal fatto questa arte non necessita dell'appoggio di critici o galleristi, perchè direttamente guidata verso un pubblico "di massa". L’arte del graffitiamo fu iniziata dai ragazzi dei quartieri più poveri della città di New York, che si nascondevano dietro soprannomi ai quali accostavano i numeri delle strade dove vivevano. Lo scopo di questi graffiti è una sorta di rivalsa verso una società che li emarginava e ignorava, era un modo per prendere possesso di un diritto mancato, quello dell’esistenza nella comunità. Nel 1972 nasce la UGA, United Graffiti Artists, a seguito della prima mostra di graffiti art al City College, evento che diede maggior rilievo artistico e culturale a questo fenomeno. In seguito i graffiti incominciano ad assumere un carattere più decorativo e le vecchie scritte si riducono a semplici firme di opere sempre più ampie e articolate ed è proprio in questo momento che alcune gallerie newyorchesi, capendo le potenzialità di questa nuova forma artistica, cominciano a corteggiare i principali artisti di strada, che dopo la mostra del 1975 all’Artists Space di Soho entrano ufficialmente nel mercato artistico. Questo successo inaspettato crea scompiglio fra i graffitisti e genera rivalità e individualismi, caratteristiche estranea all’origine di questo fenomeno e fa si che questa prima generazione di artisti si disgreghi rapidamente, per poi rinnovarsi nel 1978 con la seconda generazione, più cosciente e preparata ad affrontare il complesso mondo dell’arte newyorchese. Tra questi una presenza importante: Jean-Michel Basquiat. Il 1980 è l’anno della grande mostra Times Square Show dove partecipano artisti di ogni genere. Fra tutte le opere esposte emergono in particolare alcune di Keith Haring, giovane pittore da poco arrivato a New York e presto icona della graffiti art.
==Poetica:== La poetica iniziale del gruppo di pittori statunitensi che hanno dato origine al fenomeno della Graffiti art, nasce dalla consuetudine, da parte di questi giovani emarginati che si riunivano in delle gang dei quartieri di New York, di disseminare di scritte e di immagini i muri, le saracinesche dei negozi e le cavità sotterranee della metropolitana, trasformando e valorizzando l'arredo urbano e "decorandolo" di nuovi elementi ispirati alla pop art, al fumetto, e integrati con scritte di protesta ed elementi di identificazione etnica segno di protesta contro il degrado di aree troppo spesso abbandonate al loro destino. Queste scritte erano il mezzo migliore per diffondere le proprie opinioni o proteste, la propria identità sociale o l'appartenenza ad un gruppo, assumendo quindi un significato anche simbolico. La Graffiti Art rappresenta e vuole rappresentare un'arte rivoluzionaria e fuori dagli schemi tradizionali, e ci riesce benissimo anche per la sua caratteristica unica di non essere un'arte commerciabile, perchè realizzata su supporti quali vagoni ferroviari o pareti urbane e quindi liberata dal dominio incontrastato del sistema dell'arte che crea le leggi del mercato e che celebra e distrugge a suo piacimento, singoli artisti e correnti. Altra caratteristica, non di minor importanza, è quella della sua veloce e diretta mediazione con il pubblico che viene coinvolto anche in questo caso, attraverso canali non consoni all'arte quali musei e gallerie. Un'arte di reazione ed opposizione ad una società che crea distinzioni sociali e che emargina i quartieri poveri; un'arte che si esprime sia per far prendere coscienza del fenomeno della marginazione sociale, sia come forma di ribbellione, che come forma di autoriscatto di una propria una dignità e identità sociale, che spetta di diritto a qualsiasi persona umana che vive in questo mondo. Questa forma di ribellione si espande anche verso l'arte stessa, perchè fenomeno d'espressione della società da cui ha origine. A differenza dei sui precursori, le creazioni di Haring nascono in studio e non per le strade e si realizzano unicamente su carta, supporto favorito anche per quanto riguarda le sue prime esperienze elaborate nell'ambito della pittura all'aperto e negli ambienti pubblici; questo perchè, obiettivo dell'artista era quello di lavorare sui cartelloni pubblicitari che, al decadere dei permessi pubblici, venivano coperti con fogli neri dalla pubblica amministrazione e quindi si prestavano bene per essere utilizzate come enormi lavagne sulle quali disegnare con gessetti bianchi. Ma l'inclinazione di Haring, di esprimersi in un contesto pubblico non nasce da un'esigenza di ribellione o di una brutale appropriazione di uno spazio cittadino, come nel caso delle gang di quartiere, che operano spesso in gruppo e si celano dietro pseudonimi; a differanza Haring non cerca l'anonimato ma la popolarità, evitando qualsiasi confronto con altri artisti ed elaborando uno stile e una poetica del tutto personale e facilmente riconoscibile. La sua predilezione per uno spazio pubblico nasce dalla meditazione dell'arte di Christo e dall'influenza di Robert Henri (padre statunitense dell'arte socialmente impegnata). inoltre, la scelta di lavorare sui cartelloni pubblicitari, trasforma il significato stesso dello spazio propagandistico, che diventa così uno spazio di autopropaganda e di diffusione di messaggi chiaramente diversi rispetto quelli che solitamente contengono. Sarà nel 1981 che l'artista lascerà il supporto cartaceo per esprimere nuovi possibili accostamenti tra segno, materia pittorica e superficie di fondo, attraverso l'uso di materiali di dievrso genere: tele metallo, tele viniliche, oggetti di recupero. L'arte di Haring è espressione popolare e metropolitana, che si manifesta attraverso i graffiti; le sue opere, caratterizzate da schizzi rapidi e sintetici e dall'aspetto pungente e a volte violento, hanno delle derivazioni sociali: manifestano un disagio politico ed economico; esprimono il dramma sociale e culturale dei quartieri poveri; raccontano le ossessioni dell'artista o commentano ironicamente i cartelloni della pubblicità ufficiale. Ma l'arte di haring è anche un'arte generata da una serie di riflessioni artistiche, antropologiche e linguistiche. Egli riveste il ruolo principale di questo movimento e questo grazie all'eccezionale forza comunicativa della sua produzione; il messaggio che l'artista ha voluto trasmettere è diretto a tutta la società e non ad un pubblico elitario. Nelle sue figure stilizzate Haring esprime il proprio pensiero di vita, ogni figura o rappresentazione racconta qualcosa di ben preciso: il bambino che gattona è l'energia vitale, la piramide è l'ascesa, l’energia, l'equilibrio creativo e spirituale, il cane è la spia della società malata, la sfera è un messaggio sessuale e così via. L'arte di Haring è dunque un'arte universale, chiara, diretta, senza limitazioni o inibizioni.
Opere:
- 1982 Untitled - (K. Haring)
- 1985 Palladium - (K. Haring)
- 1985 Untitled - (K. Haring)
- 1985 Untitled, April - (K. Haring)
- 1986 Keith and Julia - (K. Haring)
- 1986 Andy Mouse - (K. Haring)
- 1987 Untitled, (baby over head) - (K. Haring)
- 1988 Untitled - (K. Haring)
- 1988 Untitled, (two yellow kickers) - (K. Haring)
- 1988 Monkey puzzle - (K. Haring)
- 1988 Headstand - (K. Haring)
- 1989 Retrospect - (K. Haring)
- 1990 Untitled - (K. Haring)
- 1990 Best Buddies - (K. Haring)
Correlazioni:
Bibliografia:
- Dorfles Gillo, Ultime tendenze nell’arte d’oggi. Dall’Informale al Postmoderno, Milano, Feltrinelli (1993)
- Barilli Renato, L’arte contemporanea – Da Cézanne alle ultime tendenze, Ed. Feltrinelli, Milano (1984)