Canogar Daniel
Titolo
Canogar Daniel
Biografia
Daniel Canogar, nato a Madrid nel 1964, vive e lavora a Madrid. Ha studiato comunicazioni visuali alla Complutense University, ha conseguito il Master in fotografia alla NYU/ICP nel 1990. Ha vinto numerosi concorsi come artista in residenza ed ha fatto numerose mostre sia singole che di gruppo in tutto il mondo. Il suo lavoro è stato esibito alla Fundación Arte y Tecnología, Madrid; Palacio de Velázquez, Madrid; Galería Helga de Alvear, Madrid; Galería Estrany de la Mota, Barcelona; Art + Public Gallery, Geneva; Espace d’Art Yvonamo Palix, Paris; Centre d’Art Contemporain de Basse Normandie, France; Axe Neo-7, Québec; Metronom, Barcelona; Centro de Arte Santa Mónica, Barcelona; Artist Space, New York, Museo Alejandro Otero, Caracas; Wexner Center for the Arts, Columbus, Ohio; Offenes Kulturhaus Cente for Contemporary Art, Upper Austria, Linz; il Kunstsammlun Nordrhein Westfallen Museum, Dusseldorf ed l’Hamburger Banho Musuem in Berlin.
Sito web
Poetica
L’artista scrive:“Ho sempre cercato di alterare i formati fotografici tradizionali. Attraverso proiezioni ed installazioni ho voluto fare reinventare la cornice fotografica e sommergere il pubblico in immagini. Queste opere investigano sul modo in cui l’identità dell’individuo rimane distorta nello spazio dello spettacolo. Alla fine degli anni novanta sviluppai un sistema di multi-proiezione utilizzando cavi di fibra ottica. Con questa tecnologia ho realizzato opere come “Alien Memory”, “Obscenity of the Surface” e “Sentience.” Queste installazioni sono omaggi agli spettacoli fantastici di Robertson, uno scienziato belga ossessionato dagli effetti ottici. A partire dal 1798 cominciò ad utilizzare torce magiche per proiettare immagini spettrali di corpi, uno spettacolo proto-cinematografico che attirò il pubblico europeo. Nel mio caso, sostituisco le torce magiche con cavi di fibra ottica, aggiornando la nozione del fantasma tecnologico. Invece di essere uno spettatore passivo, il pubblico attiva l’installazione coprendo e scoprendo le immagini mentre cammina per lo spazio. Lo spettatore non solo si trasforma su uno schermo, ma scopre anche la sua ombra quando interrompe un fascio di luce. La tecnologia digitale, ed il modo in cui ha cambiato il modo di percepire la realtà, è un’altra delle mie indagini principali. L’eccesso di informazione visuale, il barocchismo del mezzo elettronico e la difficoltà che ha l’essere umano nel processare l’eccesso delle informazioni lanciate attraverso i media sono idee presenti nelle opere come “Horror Vacui”, “Digital Hide” e la serie “ Other Geologies.” In esse, l’immagine si moltiplica viralmente e supera lo spazio della rappresentazione. L’archeologia dei nuovi mezzi è stata sempre un’importante fonte di ispirazione per il mio processo creativo. Nelle origini dell’immagine tecnologica troviamo, in stato embrionale, le chiavi fondamentali che dirigeranno la nostra attuale cultura mediatica. In Ciudades Efímeras; Exposiciones Universales: Espectáculo y Tecnología”, (Julio Ollero Editor, 1992), investigo la formazione dello sguardo dello spettatore attraverso la storia delle Esposizioni Universali. Nel 2002 pubblicai “Ingrávidos”, (Fundación Telefónica, Madrid), nella quale equiparo la figura dello spettatore a quella dell’astronauta. Entrambi i libri cercano di descrivere le complesse dinamiche visuali che la società dello spettacolo impone sull’individuo contemporaneo”.
Opere
- Horror Vacui, 1999
In questa opera realizzata con carta dipinta, migliaia di mani riempiono le pareti della galleria. La ricerca ossessiva del tattile nello spazio della rappresentazione, e la moltiplicazione virale dell’immagine digitale, sono motivi fondamentali di questo pezzo.
- Digital Hide 2, 2000
Questo collage composito, come Horror Vacui, riflette sulle relazioni tra il corpo e la sua immagine. Le mani-collage di Horror Vacui suggeriscono sia lo smembramento che la creazione di un “altro” come un organismo intero tratto dalla tecnologia. Digital Hide 2, in particolare, sembra creare una nuova forma di anatomia, inscritta da impronte digitali umane ma irriconoscibile come forma biologica vivente. La riscrittura del corpo di Canogar opera ai confini della paura e del fascino con organismi prodotti dalla tecnologia.
Bibliografia
- Cristiane Paul (2000), Digital Art, Singapore, Thames & Hudson.