Are you Online? Presence and Participation in Network Art

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Broeckmann Andreas

Are you Online? Presence and Participation in Network Art

Autore:

Andreas Broeckmann 

Tratto da:

In T. Druckrey with Ars Electronica, Ars Electronica. Facing the Future: a Survey of Two Decades, The Mit Press, Cambridge, Massachussetts, 1999 

Titolo Originale:

Are you Online? Presence and Participation in Network Art, giugno 1998 

Traduzione di:

Claudio Fontana 

Anno:

1998 d.c.

Descrizione:

A. Broeckmann, Are you Online? Presence and Participation in Network Art, giugno 1998. In T. Druckrey with Ars Electronica, Ars Electronica. Facing the Future: a Survey of Two Decades, The Mit Press, Cambridge, Massachussetts, 1999. Reperibile anche online nell’archivio di “Nettime�? (30 giugno 1998).

Sei online? Presenza e partecipazione nella Network Art.

Fin dall’inizio del 1997 molta gente ha avuto la forte sensazione che questo sarebbe stato l’Anno della Net. Art e che dopo una breve estate gli artisti avrebbero cercato nuove sfide o avrebbero cercato di sfruttare ciò che sarebbe stato probabilmente gradito per un pubblico più ampio e pertanto si sarebbero sempre più integrati nell’ “Operating System Art�?. Così, l’anno scorso osservatori interessati poterono essere testimoni e partecipare a discussioni estese online sui contesti tecnologici e artistico-storici da cui la Net. Art era emersa; discussero animatamente sul fatto che fosse pretenzioso, divertente o raffinato parlare di Net. Art , il punto divenne l’oggetto di calorose discussioni; incontri internazionali dai quali la futura storia del movimento Net. Art sarebbe stata definita e scomposta. La presenza di alcuni degli eroi e delle eroine del gruppo di artisti (che insistevano di non essere definiti né un movimento e neppure un gruppo, soprattutto perché nessuno voleva essere coinvolto nel crollo atteso dell’etichetta Net. Art) nelle maggiori mostre internazionali e ai festival di media art, era guardata con orgoglio collettivo ed invidia individuale.

Le discussioni sulla Net Art (accetto per il momento questa etichetta, che significa specialmente un tipo di ibrido Situationismo-WWW), ci diedero un’importante opportunità. Esse resero possibili distinguere più chiaramente fra arte “sulla rete�? (on the Net) e arte “nella rete�? (in the Net). Arte sulla rete utilizza Internet come un mezzo di distribuzione, sia nella forma di gallerie virtuali derise , cioè mostre, o opere d’arte in 2D, fotografie, computer graphics, ecc. che in esse stesse non hanno alcuna relazione con Internet, o nella forma di un canale per opere d’arte concettuali, nel qual caso Internet è un mezzo di presentazione efficace, ma potenzialmente sostituibile. L’arte nella rete è pertinente al mezzo di comunicazione delle network elettroniche, utilizza i protocolli di rete e le peculiarità tecniche, utilizza gli errori di programmazione (bugs) e migliora le potenzialità del software e dell’hardware – ed è impensabile senza il mezzo, Internet. Nello stesso tempo, l’Arte nella rete mostra una profonda consapevolezza, non soltanto degli aspetti tecnologici di Internet, ma anche dei suoi aspetti culturali e sociali e gioca su di essi attraverso strategie incrociate, artistiche intermediali.

È ovvio che, in un ambiente culturale prevalentemente tardo-modernista, il secondo modello più purista dell’arte nella rete fu favorito da molti. I regolamenti delle giurie Net del Prix Ars Electronica hanno anche, dal 1995, dato un tributo a questa comprensibile tendenza. Soltanto i cinici postmoderni avrebbero agito diversamente. È stato comunque un problema per i curatori di mostre e festival presentare questo tipo di lavoro per un pubblico che, anche dando per scontato che fosse interessato a questa nuova forma d’arte, era stato raramente iniziato ai suoi rituali. Dico rituali perché la maggior parte di eccitazione ed entusiasmo per l’arte network è stata derivata dal senso di essere presenti e di partecipare in un evento o in un processo che si basa sulla compresenza e sulla cooperazione di diverse persone. In breve, dal senso di essere online – e questo non tanto nel senso tecnico di avere accesso a un computer in rete, ma da una mentalità, uno stato mentale che si sviluppa in gente che lavora e vive in un ambiente elettronico distribuito, che è “caricato�? di scambio di informazioni veloci e sovente concise. Uno stato mentale che senza alcun dubbio appartiene solo agli artisti del network.

La peggior cosa che un curatore può fare è di creare una lista di collegamenti di siti selezionati, metterli sulle pagine web del festival o della mostra, non pagare agli artisti un compenso (usando il pretesto che i loro progetti sono online e pertanto sono comunque disponibili) e poi mettere una serie di computer online in qualche posto nella mostra dove il pubblico può guardare i progetti e navigare nel WWW liberamente. Il secondo punto – accesso temporaneo gratuito in Internet – è probabilmente l’unico aspetto positivo di questo tipo di installazione. Una variante di questo pessimo scenario fu la parte-WWW della mostra d’arte Documenta X a Kassel/Germania nel 1997 dove gli artisti furono pagati, ma i progetti furono gestiti offline e in un triste grigio e bianco pseudo luogo di lavoro. Fate questo se volete impedire al vostro pubblico di capire che cosa sia la network Art.

L’ambiente Open X del festival di Ars Electronica del ’97 a Linz fu un tentativo più creativo e più audace di trattare le difficoltà di presentare la Net. Art nell’ambito di un festival. D’ora in avanti userò il termine Net. Art in un senso più ampio, intendendo pratiche artistiche basate su Internet, da progetti basati su WWW ed esperimenti live-audio, fino a progetti di comunicazione che usano IRC (Internet Relay Chat), FTP (File Transfert Protocol), Telnet, e altri protocolli Internet. Più di dieci differenti progetti online furono invitati ad operare sul mezzanino del Linz Design Center durante il festival, e per una settimana circa cinquanta persone trascorsero lunghi giorni e serate sulle loro isole di tavoli e terminali in questo arcipelago localizzato di creatività network. Molte delle persone impegnate nei diversi progetti si conoscevano ed avevano già lavorato insieme prima ed ora veniva data loro l’unica opportunità di essere in grado di fare ciò che essi hanno sempre fatto in stretta vicinanza fisica: comunicare, indagare, scrivere, programmare e progettare nella rete.

L’Open X fu pertanto quasi una rappresentazione 1:1 della situazione in cui la Net. Art viene creata ogni giorno. Gli artisti, che qualche volta si conoscono di persona e qualche volta no, lavorano insieme in piccole comunità che si sovrappongono con altre comunità simili. Più comunicazione e potenziale creativo deriva dai contatti fra questi gruppi, dalla reciproca contaminazione e trasformazione garantita. In pratica, questo concetto ha funzionato solo in parte. La rimappatura di un assemblaggio traslocale in una collocazione localizzata ha mostrato sia vantaggi che svantaggi per la cooperazione fra gli artisti. La maggior parte del potenziale della situazione non si è realizzata, forse a causa delle opportunità poco famigliari, certamente a causa della mancanza di tempo durante i brevi cinque giorni del festival, gli artisti se ne sono andati via piuttosto storditi e confusi come dopo una corsa sulle montagne russe.

Sebbene queste siano le complicazioni della cooperazione on/off line, un problema cruciale della esibizione della network art è la relazione degli artisti o i produttori ed il pubblico. Come si è lasciato intendere prima, in che modo è possibile mostrare l’esperienza elettrizzante dell’art online ad un curioso visitatore esterno? Alcuni dei partecipanti di Open X erano ancora sotto shock dall’esperienza di documenta X quell’estate, dove la Hybrid Workspace della Biennale di Berlino aveva offerto a Kassels Orangerie un workshop media culturale di 100 giorni per diversi gruppi internazionali. La Hybrid Workspace era un ambiente di lavoro flessibile, multi-funzionale, e più di una dozzina di laboratori furono un gran successo con molti buoni risultati. Tuttavia, come è possibile occuparsi di un migliaio o più di visitatori che arrivano ogni giorno e che vogliono comprendere l’arte? A Kassel, fu veramente difficile persino iniziare a comunicare al pubblico i contenuti dei laboratori, data la scarsa attenzione degli affaticati visitatori.

A differenza dell’Hybrid Workspace, Open X aveva un pubblico più ridotto e probabilmente più abituato all’attività online, con molti visitatori che avevano già le loro proprie e diffuse esperienze con il network. Tuttavia i partecipanti di entrambi i progetti trovarono difficile riconciliare il desiderio di lavorare insieme nel workshop, con la necessità di rappresentare il lavoro ad una audience più ampia. Alcuni erano migliori in questo rispetto ad altri, specialmente coloro che erano abituati a trattare temi e strategie in forma di promozioni. Ma pochi artisti furono felici del fatto che l’elaborazione del loro lavoro fosse messa in mostra come se fosse una rappresentazione dell’attività dell’artista. Ciò che essi normalmente facevano sui loro terminali a casa o nel loro studio non solo cambiò significativamente attraverso l’inaspettata vicinanza fisica con gli altri artisti, ma fu anche messo in mostra in un modo inconsueto. La presenza effettiva e il confronto diretto normalmente non entrano in gioco nella Net. Art, grandi parti del net sono una miscellanea di spazi privati distribuiti piuttosto che di spazi pubblici.

Una descrizione dei diversi livelli funzionali dei network elettronici può aiutare a chiarire l’inversione di parte dell’attuale Net. Art. Ciò che segue sarà famigliare ai lettori, ma in tempo di commercio elettronico e dell’onnipresente bottone “compra�? sembra importante riaffermare la diversità di strumenti per la creatività basata sul net. In prima istanza la rete è un “comunication-scape�? (spazio di comunicazione virtuale) dove attraverso una moltitudine di canali (E-Mail, Newsgroups, Mailing List, IRC, CuSeeMe, ecc.) le conversazioni hanno luogo fra individui e gruppi di ogni tipo, da uno-uno a molti-molti fino a diverse migliaia. Come ogni buona conversazione, questa funziona meglio quanto maggiormente i partecipanti si conoscono. Il network internazionale Xchange degli entusiasti della net-radio è un buon esempio per un tale gruppo distribuito che costruisce la propria cooperazione creativa nel live-audio streaming, sui canali di comunicazione che li collega. La gente dello Xchange e altri gruppi stanno perciò esplorando la rete come un territorio sonoro con particolari qualità relative la trasmissione di dati, delay, feedback, collaborazioni aperte e distribuite. Inoltre, essi mettono in relazione il network con una varietà di altri campi. Invece di definire un luogo “autentico�? del loro lavoro artistico, essi operano in una zona trans-mediale di media-laboratori in differenti paesi, mailing list, net-casting, e =46M broadcasting, clubs, magazines, stickers, ecc. nei quali gli spazi reali e i media continuamente si sovrappongono e si fondono.

L’uso della metafora spaziale dello “scape�? (spazio virtuale) può essere frainteso poiché esso richiama l’associazione dello spazio euclideo, spazio tridimensionale che incapsula queste differenti funzioni. Invece, occorre ricordare che stiamo parlando di dati digitali che vengono immessi in circolazione in una infrastruttura network di computer, cavi e dispositivi wireless. Il “data-scape�? (spazio virtuale di dati) della rete è una topologia multidimensionale continuamente in trasformazione piuttosto che un panorama con un orizzonte. Vale la pena segnalare che c’è ora un numero crescente di studi e di progetti che cercano di descrivere o mappare questo “data-scape�? tramite le strutture dinamiche 3D create in VRML (Virtual Reality Modeling Language). Questi progetti rimangono, comunque, limitati dalla struttura tridimensionale. Anche se questa tridimensionalità fosse aggiornata con collegamenti e morfismi, rimane incapace di catturare le complessità delle topologie del network.

Benché la rete sia un mezzo esteso ed eterogeneo per la comunicazione fra persone, è, in primo luogo, un “machine-scape�? (spazio virtuale di macchine). Computer sono connessi a computer che si scambiano grandi quantità di dati di controllo e di coordinamento ad una velocità quasi imperscrutabile. Per avere un’idea di questa vastità di comunicazione, occorre studiare l’intero information path (percorso dell’informazione) di qualsiasi messaggio E-Mail: un’elaborata serie di numeri IP, date esatte, e informazioni relative al software e a protocolli di codifica con cui viaggiano e che si accumulano su ogni pacchetto di dati che viaggia attraverso la rete. Qualche progetto recente ha a che fare con l’estetica particolare del “machine-scape�?, come I/O/D’s Web Stalker che esplora i collegamenti delle pagine WWW, mostra il loro codice HTML mentre l’agente Stalker analizza le pagine e mappa la struttura ipertestuale con grafici chiari ed evocativi, favorendo una visione sorprendente della parte nascosta del Web. Il livello di potere simbolico, economico, politico, di cui questa infrastruttura tecno-topologica della rete è stata investita, sia in modo palese che celato, è stato esposto criticamente dal progetto Name Space di Paul Garrin. Ciononostante quanto più precisi sono i progetti in senso tecnico, tanto più appaiono esoterici a coloro che non conoscono il modo di leggere cifre e lettere.


Ovviamente la rete è anche un’ “image-scape�? (spazio virtuale di immagini) e il WWW è la sua “edicola�?, la galleria d’arte e l’album fotografico. È necessario ricordare che il WWW fu inizialmente progettato per consentire la visualizzazione, distribuzione e collegamenti ipertestuali di testi e immagini, compiti che erano supportati dal primo standard di browsers WWW. Suoni, immagini in movimento e funzioni interattive furono aggiunti in seguito e tuttora richiedono una serie di software plug-ins più o meno standardizzati. L’eredità “text-’n’-imagine�? (testo e immagine) del WWW può essere schernita come l’equivalente online della grafica 2D e della stampa ma ciò potrebbe essere la funzione che meglio si rivolge ad un ampio pubblico a cui sono interessati gli sviluppatori commerciali. È importante che il WWW sia un mezzo abbastanza semplice di pubblicazione che consenta a tante persone di mostrare la propria merce. Ma cosa accadrebbe se nessuno volesse divenire un attivo partecipante? Cosa accadrebbe se nessuno volesse immettersi online?

Internet sta divenendo, infine, anche un’ �?action-scape�? (spazio virtuale di azione) e un ambiente che supporta particolari tipi di organizzazioni che, in tempi di scomparsa generale dei processi decisionali democratici e di controllo, suggerisce lo spunto per lo meno per la possibilità di nuove forme di comportamento nella sfera pubblica. Il progetto IO_Dencies della Knowrobotic Research è un tentativo di esplorare il potenziale per agire in ambito traslocale, in un ambiente connesso in rete. Crea un’interfaccia fra i “comunication-scapes�? e i “machine-scapes�? della rete e si domanda che topologia di organizzazione potrebbe avvenire in simili ambienti ibridi e connettivi.

Quanto detto sopra non è senza dubbio un’analisi esaustiva di ciò che è Internet. Commercio, game playing, scommesse, trasmissioni di testi, suoni e immagini, tutti questi aspetti sono prominenti nella rete. Il WWW è un ambiente intermediale che supporta o fornisce accesso ad alcune di queste diverse funzioni. Ciò che rende la network Art interessante attualmente, comunque, sta avvenendo al di là del WWW. La decisione della Net Jury del Prix 1998 Ars Electronica mostra ciò, avendo selezionato tre progetti per i premi che non sono primariamente progetti WWW.

L’esperienza della Net. Art è strettamente legata con la presenza online e con una partecipazione attiva nel processo creativo, sia nel caso che questa sia localizzata primariamente in una macchina sia che si trovi in una comunità connessa in rete. Per riformulare la precedente esposizione: un problema fondamentale dell’esposizione della network Art è che non c’è distinzione tra gli artisti e il pubblico, tra la produzione e la fruizione. Si percepisce attraverso il senso di appartenenza, si produce ricevendo. La Net. Art è online, ed è per coloro che sono online.

La teoria della creatività del network, e dell’uso creativo dei media digitali in generale, ha enfatizzato il fatto che questa tecnologia mette in grado ogni utente di computer di diventare un creatore e di partecipare al “concerto globale�? degli artisti online. Anche se il mezzo digitale teoricamente offre questa possibilità, ciò che noi possiamo vedere ora è che gli stessi ambienti network potrebbero essere di interesse esclusivo per quelle persone che attualmente vogliono diventare produttori. La partecipazione diventa non soltanto un’opzione, ma un presupposto. Se questo è vero significa che l’utopia Brechtiana di una comunità di produttori di media potrebbe fallire ancora una volta, in parte perché l’interesse commerciale impedisce il forte incremento dei canali relazionali in Internet, ma in parte anche perché gran parte dei probabili produttori-destinatari non farebbe alcun uso degli strumenti e della banda larga, anche se fosse disponibile.

Questa non è un’analisi molto soddisfacente, certamente non dalla prospettiva di una pratica culturale critica che si attua tramite e dentro i media digitali. Significa che, online e offline, siamo impantanati su fantasiose interfacce e su una interattività che “funziona�? solo se è divertente, se intrattiene? E, al contrario, che cosa significherebbe per il pubblico dei festival e altri pubblici andare online, “essere online�? nello stile di molti artisti che stanno operando nel lavoro basato sul net? O piuttosto che cosa accadrebbe se i festival volessero facilitare le esperienze online dei partecipanti e dei visitatori se fossero messi insieme, così che avessero la possibilità di incontrarsi, entrare in controversie e cooperare fra loro in luoghi di prossimità e intersezione fra i differenti mondi online (hackers, NGOs, business, networks, ecc.)? Cosa diventerebbero i festival e gli spazi delle mostre se realmente permettessero al pubblico di venire, osservare, partecipare, operare?

Il problema di come introdurre la network Art e di come articolare la presenza e la partecipazione online, può così essere posto a due livelli. Uno è quello con collegamento di diverse forme di esperienze online, e l’altro è quello di dimostrazione di “spazio mediato e “spazio reale�? come un tutto interdipendente e con una topologia mutevole�? (Lisa Haskel). Nella prassi dei curatori, questo significa che deve essere posta più enfasi sull’interfaccia, insieme alla rappresentazione o la pratica critica che formano il contenuto di progetti di network Art. L’interfaccia è sia il luogo sia lo strumento dove le forze di un campo intermedio convergono, e che può essere sviluppata come un campo di mediazione, e un campo di argomentazione. Presenza e partecipazione possono essere favorite per mezzo dello sviluppo di interfacce ibride, plurali e permeabili che si intersecano attraverso zone di esperienze mediate e reali, che implicano diverse audience e che facilitano forme di divenire online che sono nello stesso tempo modi di divenire pubblico.