Info war: differenze tra le versioni
Riga 1: | Riga 1: | ||
− | + | ==Genere o movimento artistico:== | |
+ | Info war | ||
− | Info war | + | ==Personaggi o Gruppi:== |
+ | [[Dominguez Ricardo]] | ||
+ | [[Electronic Disturbance Theatre]] | ||
+ | [[Ferry Byte]] | ||
+ | [[Hacker art BBS]] | ||
+ | [[Hacker art.org]] | ||
+ | [[Kurtz Steven]] | ||
+ | [[Lobo]] | ||
+ | [[RTMark]] | ||
+ | [[Sansavini Stefano]] | ||
+ | [[Virtual Town TV]] | ||
+ | |||
+ | ==Luogo:== | ||
+ | |||
+ | |||
+ | ==Storia:== | ||
+ | |||
+ | |||
+ | ==Poetica:== | ||
+ | Info war è letteralmente guerra dell’informazione. | ||
Azione che si concretizza nell’occupazione di «entrate, uscite, passaggi e altri spazi chiave della rete» per fare pressione su soggetti implicati in azioni immorali o criminali. | Azione che si concretizza nell’occupazione di «entrate, uscite, passaggi e altri spazi chiave della rete» per fare pressione su soggetti implicati in azioni immorali o criminali. | ||
L’idea che porta questa filosofia all’azione diretta sulla rete è data dal divenire nomadico e globale del potere che ci governa, poiché non è più un potere legato ad un luogo fisico né ad un solo centro di controllo, per combatterlo non sono più sufficienti manifestazioni di piazza, petizioni e boicottaggi, ma serve qualche cosa in più. | L’idea che porta questa filosofia all’azione diretta sulla rete è data dal divenire nomadico e globale del potere che ci governa, poiché non è più un potere legato ad un luogo fisico né ad un solo centro di controllo, per combatterlo non sono più sufficienti manifestazioni di piazza, petizioni e boicottaggi, ma serve qualche cosa in più. | ||
Data poi la tendenza ad un’informazione sempre più globale, anche per le contestazioni bisogna adottare tecniche di lotta comunicativa tramite internet, petizioni elettroniche, siti internet virtuali, creazione di siti web a prova di censura, deturnamento del messaggio politico e pubblicitario tutto questo anche per dare la possibilità a chi non può partecipare fisicamente alle proteste di piazza per fare sentire la propria opinione. | Data poi la tendenza ad un’informazione sempre più globale, anche per le contestazioni bisogna adottare tecniche di lotta comunicativa tramite internet, petizioni elettroniche, siti internet virtuali, creazione di siti web a prova di censura, deturnamento del messaggio politico e pubblicitario tutto questo anche per dare la possibilità a chi non può partecipare fisicamente alle proteste di piazza per fare sentire la propria opinione. | ||
− | Questa è una sintesi della filosofia del così detto “disturbo | + | Questa è una sintesi della filosofia del così detto “disturbo elettronico? eseguita dll’Electronic Disturbance Theater. |
Questi personaggi sono un piccolo gruppo di artisti provenienti da tutto il mondo che vedono l’arte del networking come un modo per essere socialmente attivi, sono hacker, artisti e persone qualunque, tutti legati dalla ricerca di una nuova etica per la comunità elettronica. | Questi personaggi sono un piccolo gruppo di artisti provenienti da tutto il mondo che vedono l’arte del networking come un modo per essere socialmente attivi, sono hacker, artisti e persone qualunque, tutti legati dalla ricerca di una nuova etica per la comunità elettronica. | ||
Questa ricerca viene presentata tra il 1994 e il 1996 in due testi, The Electronic Disturbance e Electronic Civil Disobedience (tradotti in Italia da Castelvecchi). | Questa ricerca viene presentata tra il 1994 e il 1996 in due testi, The Electronic Disturbance e Electronic Civil Disobedience (tradotti in Italia da Castelvecchi). | ||
Riga 15: | Riga 35: | ||
Internet, soprattutto se usato in sinergia con i media tradizionali, può accendere i riflettori sui problemi di un’area del pianeta di cui, diversamente non si saprebbe nulla. Al tempo stesso, la concreta minaccia di un attacco di bio-chemio-nucleo-terrorismo, ha rivoluzionato anche i tradizionali concetti che ispiravano le politiche militari di un tempo. Non solo, ma questo problema apre anche il capitolo di una carta di diritti telematici, laddove le esigenze sostenute dagli organi di polizia, appellandosi ai criteri dell’emergenza anti-terrorismo, potrebbero ridisegnare la mappa dei diritti dei cittadini. | Internet, soprattutto se usato in sinergia con i media tradizionali, può accendere i riflettori sui problemi di un’area del pianeta di cui, diversamente non si saprebbe nulla. Al tempo stesso, la concreta minaccia di un attacco di bio-chemio-nucleo-terrorismo, ha rivoluzionato anche i tradizionali concetti che ispiravano le politiche militari di un tempo. Non solo, ma questo problema apre anche il capitolo di una carta di diritti telematici, laddove le esigenze sostenute dagli organi di polizia, appellandosi ai criteri dell’emergenza anti-terrorismo, potrebbero ridisegnare la mappa dei diritti dei cittadini. | ||
− | [[Categoria: Pratiche e culture artistiche]] | + | Sono state così definite da alcuni delle strategie e pratiche di uso dei nuovi strumenti telematici finalizzate alla protesta contro le strutture di dominio. Alcuni fattori di debolezza nel funzionamento del mezzo di comunicazione telematico vengono sfruttati per creare azioni di disturbo oppure forme di propaganda mediatica che creano risonanza intorno alle ragioni dei più deboli. Il Netstrike, il Floodnet ed altre pratiche di questo tipo sono state fatte rientrare sotto questa definizione a partire da un convegno dal titolo “Info war” organizzato nel 1998 all’interno del Festival di Ars Electronica. Ma la «guerriglia informatica» antiglobalizzazione era in atto già da molto tempo. Le strategie di hacking sociale del Chaos Computer Club potrebbero rientrare in tale definizione. Il termine Info War sta però ad indicare non solo la radice informatica di tali proteste, ma anche le specifiche modalità di guerra dell’informazione, facendo uso di strategie (in certi casi definite dei Media tattici) che tendono a mettere in luce all’interno della sfera dei media un determinato problema. Molte delle iniziative di protesta digitale sono state spesso orientate a rimettere in discussione e denunciare gli effetti del neoliberismo sulla società e sull’ambiente. Se prima della rivoluzione digitale la critica allo status quo era affidata a volantini, fanzine e comizi di piazza, oggi i comitati cittadini, i gruppi per la difesa dei diritti umani e dei consumatori usano Internet ed il web per veicolare le proprie ragioni e raggiungere una platea virtualmente illimitata. E l’uso creativo di Internet è diventato uno dei modi attraverso cui moderni attivisti della comunicazione sostengono le proteste di piazza e attaccano la propaganda delle multinazionali che utilizzano il web come vetrina delle proprie attività. |
− | [[Categoria: | + | |
− | [[Categoria: Hacktivism]] | + | |
− | [[Categoria: Net strike]] | + | ==Opere:== |
+ | |||
+ | |||
+ | ==Correlazioni:== | ||
+ | |||
+ | |||
+ | ==Bibliografia:== | ||
+ | |||
+ | |||
+ | ==Webliografia:== | ||
+ | |||
+ | |||
+ | |||
+ | [[Categoria:Pratiche e culture artistiche]] | ||
+ | [[Categoria:1998 d.c]] | ||
+ | [[Categoria:Hacktivism]] | ||
+ | [[Categoria:Net strike]] | ||
+ | [[Categoria:Info war]] |
Revisione 23:37, 5 Apr 2009
Contents
Genere o movimento artistico:
Info war
Personaggi o Gruppi:
Dominguez Ricardo Electronic Disturbance Theatre Ferry Byte Hacker art BBS Hacker art.org Kurtz Steven Lobo RTMark Sansavini Stefano Virtual Town TV
Luogo:
Storia:
Poetica:
Info war è letteralmente guerra dell’informazione. Azione che si concretizza nell’occupazione di «entrate, uscite, passaggi e altri spazi chiave della rete» per fare pressione su soggetti implicati in azioni immorali o criminali. L’idea che porta questa filosofia all’azione diretta sulla rete è data dal divenire nomadico e globale del potere che ci governa, poiché non è più un potere legato ad un luogo fisico né ad un solo centro di controllo, per combatterlo non sono più sufficienti manifestazioni di piazza, petizioni e boicottaggi, ma serve qualche cosa in più. Data poi la tendenza ad un’informazione sempre più globale, anche per le contestazioni bisogna adottare tecniche di lotta comunicativa tramite internet, petizioni elettroniche, siti internet virtuali, creazione di siti web a prova di censura, deturnamento del messaggio politico e pubblicitario tutto questo anche per dare la possibilità a chi non può partecipare fisicamente alle proteste di piazza per fare sentire la propria opinione. Questa è una sintesi della filosofia del così detto “disturbo elettronico? eseguita dll’Electronic Disturbance Theater. Questi personaggi sono un piccolo gruppo di artisti provenienti da tutto il mondo che vedono l’arte del networking come un modo per essere socialmente attivi, sono hacker, artisti e persone qualunque, tutti legati dalla ricerca di una nuova etica per la comunità elettronica. Questa ricerca viene presentata tra il 1994 e il 1996 in due testi, The Electronic Disturbance e Electronic Civil Disobedience (tradotti in Italia da Castelvecchi). L'Elettronic Disturbance Theater ha lavorato nelle intersezioni della politica radicale, reti ricombinanti, arti performative e progettazione di software: l'EDT ha prodotto uno strumento di disobbedienza civile elettronica chiamato FloodNet (un’ evoluzione del Netstrike, il corteo telematico ideato e teorizzato da T. Tozzi di Strano Network) che disturba un URL nemico inondandolo di richieste proporzionali al numero dei partecipanti. L'EDT è stato un catalizzatore che ha spinto in avanti le tattiche di disobbedienza civile elettronica e l'emergere dell'Hacktivismo. Nel Floodnet come nei netstrike quello che più conta è sempre e comunque la comunicazione dei motivi e degli obiettivi della protesta affinché le persone possano prendere coscienza di fatti gravi come la violazione dei diritti nel proprio paese o all’altro capo del mondo. Insieme al Critical Art Ensemble, Ricardo Dominguez è stato fra i primi a teorizzare la disobbedienza civile elettronica, una forma di azione diretta e non violenta sulla rete telematica, che ha come obiettivo quello di intralciare e bloccare i flussi dell’informazione commerciale e del capitale finanziario. In pochi anni Ricardo Dominguez si è guadagnato la fama di apostolo dello zapatismo digitale per aver realizzato insieme all’Ecd e alla Federation of Random Action una serie di campagne di protesta a favore degli zapatisti messicani sviluppando alcuni tools informatici per il disturbo elettronico. Nel 1968, il guru della comunicazione McLuhan Marshall, disse che la terza guerra mondiale sarebbe stata una guerra dell’ informazione, combattuta sia dai civili che dalle divisioni militari. Chiunque si sia connesso sul web dopo un fatto di rilevanza internazionale si è reso conto della veridicità della previsione di McLuhan. Internet, soprattutto se usato in sinergia con i media tradizionali, può accendere i riflettori sui problemi di un’area del pianeta di cui, diversamente non si saprebbe nulla. Al tempo stesso, la concreta minaccia di un attacco di bio-chemio-nucleo-terrorismo, ha rivoluzionato anche i tradizionali concetti che ispiravano le politiche militari di un tempo. Non solo, ma questo problema apre anche il capitolo di una carta di diritti telematici, laddove le esigenze sostenute dagli organi di polizia, appellandosi ai criteri dell’emergenza anti-terrorismo, potrebbero ridisegnare la mappa dei diritti dei cittadini.
Sono state così definite da alcuni delle strategie e pratiche di uso dei nuovi strumenti telematici finalizzate alla protesta contro le strutture di dominio. Alcuni fattori di debolezza nel funzionamento del mezzo di comunicazione telematico vengono sfruttati per creare azioni di disturbo oppure forme di propaganda mediatica che creano risonanza intorno alle ragioni dei più deboli. Il Netstrike, il Floodnet ed altre pratiche di questo tipo sono state fatte rientrare sotto questa definizione a partire da un convegno dal titolo “Info war” organizzato nel 1998 all’interno del Festival di Ars Electronica. Ma la «guerriglia informatica» antiglobalizzazione era in atto già da molto tempo. Le strategie di hacking sociale del Chaos Computer Club potrebbero rientrare in tale definizione. Il termine Info War sta però ad indicare non solo la radice informatica di tali proteste, ma anche le specifiche modalità di guerra dell’informazione, facendo uso di strategie (in certi casi definite dei Media tattici) che tendono a mettere in luce all’interno della sfera dei media un determinato problema. Molte delle iniziative di protesta digitale sono state spesso orientate a rimettere in discussione e denunciare gli effetti del neoliberismo sulla società e sull’ambiente. Se prima della rivoluzione digitale la critica allo status quo era affidata a volantini, fanzine e comizi di piazza, oggi i comitati cittadini, i gruppi per la difesa dei diritti umani e dei consumatori usano Internet ed il web per veicolare le proprie ragioni e raggiungere una platea virtualmente illimitata. E l’uso creativo di Internet è diventato uno dei modi attraverso cui moderni attivisti della comunicazione sostengono le proteste di piazza e attaccano la propaganda delle multinazionali che utilizzano il web come vetrina delle proprie attività.