Semiotic art

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Genere o movimento artistico:

Semiotic art

Personaggi o Gruppi:

Luogo:

Storia:

Metà anni 70

Nel 1977 intorno alla rivista “A/traverso‿ il collettivo bolognese ideò “Informazioni false che producano eventi veri‿ ma già gli Yippies si erano serviti di questo metodo 10 anni prima, facendo credere che la guerra in Vietnam era finita e creando una grande festa per le strade, persino i poliziotti che cercavano di calmare i festeggiamenti alla fine ne entrarono a fare parte. Moltissimi sono i metodi inventati per sviluppare la così detta guerriglia semiotica, si parla di Camouflage, che è il tentativo di abbattere barriere comunicative con il travestimento e mettere la gente di fronte ed un testo o ad un’azione, alla quale si sarebbe sottratta per principio. Si parla di Fake, ovvero la sostituzione del contenuto di cartelloni pubblicitari, di Collage, un mezzo sviluppato in un primo momento in ambito artistico, inizialmente mirava a confondere la percezione della realtà, in seguito utilizzato come propaganda sovversiva distrusse le tradizionali convenzioni della pittura e del disegno non essendo comunque considerato un mezzo esplicitamente politico. Si parla anche di Detournement, in pratica, modificare il modo di vedere oggetti o immagini comunemente conosciuti, strappandoli dal loro contesto abituale ed inserendoli in una nuova, inconsueta relazione. Un’ altro metodo sovversivo fu lo sniping, oltre alla correzione di contenuti più o meno espliciti, può mirare all’occupazione simbolica di luoghi che altrimenti avrebbero un carattere eminentemente funzionale: muri, edifici, segnali stradali, treni ecc…l’occupazione avviene attraverso l’utilizzo di bombolette spray e mascherine o con l’inserimento di adesivi, manifesti, striscioni o bandiere. Molti i metodi e molti sono i gruppi aperti mentalmente alle guerriglia semiotica che diventa “Una tecnica di sopravvivenza nel mondo dell’immaginario uniformato. Uno strumento di critica radicale dei luoghi comuni, degli stereotipi sociali e di tutto ciò che veicola normalità, è un’esercizio creativo e una resistenza ludica all’oppressione.‿


> Forse si potrebbe aggiungere, differenziando quanto sopra, che non tutta la semiotiart è arte della guerriglia in senso battagliero: alcune espressioni sono volte al contrario ad aspetti che vanno sotto l'egida della «civiltà», dei fenomeni di «nonviolenza»e di «forme bianche della comunicazione». Si può anche dire che esiste una semiotc|art solo meramente orale - di autodifesa dalla violenza quotidiana - in cui l'attore cerca di porre tra sé e l'altro una sorta di schermo protettivo pur senza voler denigrare o allarmare - quella sorta di rumore bianco che costituisce il prodotto più neutro proveniente da un'intersoggettività negata.

> La città è un esempio di arte semiotica sin dalla preistoria: senza il concetto di difesa e di conservazione, di strategia orientativa e di gusto per la convocazione estetica di materiali e superifici, di linee e cromatismi la città come la pensiamo oggi non esisterebbe. Così l'arte semiotica si pensi a Leonardo con una serie di invenzioni che permettono di formare dei costrutti predittivi - dallo studio di lenti, allo spettro luminoso, alla percezione opaca-trasparente di tutti quei frame che oggi ribadiamo esseer concepiti per uno stile "pittorico-architettonico" della città sperimentato in età romana con esiti non solo di tipo utilitaristico e pragmatico, ma di vera testimonianza sul luogo, sulla piazza sugli effetti di presenza pubblici.

> Una certa fotografia, che forse stiamo dimenticando ha avuto un ruolo di primo piano, si pensi a LIFE, proprio perché "di storia" e nonostante l'atteggiamento sul campo se non spesso di vera e propria avanguardia, la fotografia è rimasta il mezzo più chiaro e immediato dopo la pittura macchiaiola e realista, per registrare i fatti. La fotografia pone se stessa come una sorta di «rumore bianco», perché pur dimostrando le proprie valenze non interpella direttamente ne assolve a dimensioni di attacco: comunica, significa, tensivizza forse, ma queste sommation si articolano su un aspetto modale certo: far sapere, ed essere in un dato contesto per sapere - solo il processo «altro» decisionale diviene un saper fare - che pone l'informazione alla stregua di un piano a configurazione passionale, cognitiva, più o meno attivabile - l'arte semiotica è quindi un po' come nella lettura baxandaliana dell'arte umanistica, intesa come aspetto condiviso e magistrale, uno stile che si avvale di aspetti costruiti come la dispositio, la selezione di corpus (si pensi alle serie), di membra (ritratto, primissimo piano, piano americano, fotografia di gruppo, paesaggio) e quindi di piani che costituiscono gli assi ortocentrici di qualunque possibile presa discorsiva sul senso.

Poetica:

La guerra dei segni che da sempre ha accompagnato i conflitti sociali e culturali, e che ha avuto negli anni Settanta una larga presa nell’area degli studiosi e degli operatori della comunicazione, si è sviluppata in seguito anche attraverso forme di arte urbana (vedi ad esempio i lavori nell’East Village degli anni Ottanta di John Fekner), nel movimento dei graffiti, nelle pratiche di sniping, attraverso forme di hackeraggio dell’etere come quelle di Orson Clarke negli anni Ottanta verso il segnale televisivo, e nelle pratiche di jamming culture. La guerra semiotica ha avuto un risvolto recente in rete con pratiche a cavallo tra arte e movimenti controculturali quali il Digital Hijacking, i Defacements, i Netstrike e le strategie di disturbo elettronico. Queste operazioni hanno in comune la messa in discussione del senso dominante. Fanno controinformazione non solo fornendo punti di vista differenti sullo stato delle cose, ma mettendo anche in crisi la legittimazione e l’autorità dei media ufficiali. Esportano scetticismo, instillano un dubbio nella coscienza, producono senso non autorizzato. Nell’arte semiotica la produzione di effetti sovversivi attraverso eventi ed interventi nel processo comunicativo si basa su due principi fondamentali: lo straniamento derivante da sottili cambiamenti introdotti nella rappresentazione del quotidiano con il risultato di produrre significati imprevisti; la sovraidentificazione che esasperando i modelli logici di pensiero, dei valori e delle norme dominanti, ne porta in luce le contraddizioni.

La semiotic art o meglio chiamata come guerriglia semiotica, è il tentativo di produrre effetti sovversivi attraverso eventi ed interventi nel processo comunicativo. Sono naturalmente molte le tecniche utilizzate per questo scopo, e sostanzialmente si basano su due principi fondamentali, lo straniamento e la sovraidentificazione. La prima tecnica, lo straniamento è basato su sottili cambiamenti della rappresentazione del quotidiano che producono, per mezzo di spostamenti, significati imprevisti. La seconda, la sovraidentificazione porta alle estreme conseguenze della logica dei modelli di pensiero, dei valori e delle norme dominanti. L’invenzione di informazioni false per la produzione di eventi veri è un metodo per svelare e per criticare i meccanismi della produzione egemonica di immagini mediatiche e politiche della realtà.

Opere:

Correlazioni:

Bibliografia:

Webliografia:

https://www.autistici.org/mailman/public/rekombinant/2003-March/002673.html

http://www.granbaol.org/dahome/num28/resources.htm

http://www.rekombinant.org/media-activism/article.php?sid=16

http://www.hackerart.org/storia/hacktivism/2_4_3.htm

http://semioticart.blogspot.com