Mediologia
Partendo dall'evoluzione della cultura occidentale e dall'inclusione delle nuove tecnologie come i mezzi di comunicazione e i mezzi di trasporto nasce una nuova forma di studio per la comprensione degli individui e le loro forme di rappresentazione: la mediologia. La mediologia ha come oggetto il capire la realtà delle cose, ricostruire la storia cercando di individuare i processi che hanno originato gli eventi e la condizione che li hanno favoriti, la capacità di comunicazione e trasmissione che sono stati determinanti a questo fine. Secondo la mediologia tutti gli artefatti umani (il libro, le arti, la città, le comunicazioni di massa e i media digitali) sono espressioni tecnoculturali che, attraverso la loro funzione d’uso, costruiscono territori all’interno dei quali i soggetti interagiscono in modo diverso a seconda delle regole stabilite dal medium, potendo tuttavia anche alterarle.
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Argomento:
Mediologia
Descrizione:
Régis Debray scrittore e intellettuale francese è considerato colui che per primo ha iniziato ad unire sotto un'unica definizione i vari indirizzi di ricerca e i vari approcci interdisciplinari riguardanti le funzioni culturali e sociali dell'uomo in relazione ai media e sul ruolo svolto dalle innovazioni tecniche sui fenomeni culturali. La mediologia non si può definire semplicemente sociologia dei media, non è semiotica, non è storia, non è ermeneutica.
La mediologia studia il processo attraverso il quale un'idea, prendendo la forma di vari artefatti, determina conseguenze materiali nella società. Cerca di trovare i rapporti tra l'evoluzione delle idee e delle credenze espressi nello sviluppo delle tecnologie. La mediologia aspira quindi a trovare un legame tra la cultura e le sue basi materiali e si pone come obiettivo lo studio di tutte le funzioni sociali dell'uomo, comprese le arti, la politica e la religione in stretta relazione con i media che le rendono efficienti in un contesto sociale. Proprio per questo gli studiosi che partecipano a questa indagine, sulle tracce di Walter Benjamin, Marshall McLuhan e anche della tradizione dei Cultural Studies, si interessano alle varie innovazioni tecniche che si sono susseguite nel tempo come la scrittura, la stampa, la fotografia e il personal computer. Il funzionamento del medium non è più oggetto di analisi in quanto unità tecnologica e culturale autonoma, ma l'indagine si apre a tutto il sistema nel suo complesso visto come una rete di connessioni che costituisce la società.
“La storia dell'uomo viene letta come espressione dei media dominanti nei quali le diverse forme di società si sono riconosciute. E la civiltà viene ritenuta fortemente dipendente dai media, profondamente influenzata da essi nelle sue crisi e nei suoi processi di trasformazione. A partire dalla scrittura, in un superamento della forma interattiva e priva di strumenti affidata all'oralità, la trasmissione del messaggio viene indagata nella sua relazione con il supporto tecnologico che ne garantisce la diffusione a un pubblico ampio e anonimo, ignoto all'emittente.” [1]
La trasmissione è la capacità di un'idea di perdurare nel tempo diventando habitat sociale e proprio su questo aspetto si concentra lo studio mediologico. La trasmissione è importante per un medium perchè acquista un significato simbolico. Questo permette alle idee il perdurare nella storia. Un grande esempio è l'efficacia simbolica della religione che utilizza immagini semplici comprese da tutti al di là dei confini linguistici o nazionali per comunicare un messaggio. In questo modo si ha una trasformazione dell'ideologia in simboli che perdurano nel tempo. La mediologia stabilisce quattro grandi periodi nella storia dell'umanità rappresentati da mediasfere. Una mediasfera si sviluppa sull'asse spazio temporale e si basa su una tecnologia che trasmette cultura e che determina la formazione dei sensi dell'uomo influenzando tutte le funzioni sociali superiori. A seconda dell'ambiente dei media che caratterizza un epoca si susseguono diverse mediasfere: la logosfera, la grafosfera, la videosfera e la ipersfera.
La logosfera è il periodo dell'oralità e della scrittura a mano ed ha una forte connotazione sacrale. La grafosfera invece è il periodo della stampa dominato dalla politica che è una forma laica del legame religioso. In seguito con l’avvento della metropoli, come lo descrive Benjamin in Parigi capitale del XIX secolo, senza trascurare i profondi legami con la cultura dell’immagine barocca e i suoi meccanismi spettacolari e allegorici, si ha la videosfera dove predomina, soprattutto attraverso l’industria culturale, la società dello spettacolo. Attualmente si vive nell'ipersfera: il digitale è al centro della vita per cui si ha accesso a tutte le informazioni in qualsiasi momento. E’ possibile la connessione e la condivisione cooperativa di contenuti e siamo in presenza di continue possibilità di rimediazione dei media precedenti.
La mediologia è comparabile all'archeologia e comprende l'approccio alla comprensione di un dato oggetto che viene considerato come fosse un palinsesto di funzioni tecnoculturali. Analizza la comunicazione collocando l'informazione in un contesto. Le prime forme espressive di cui si è a conoscenza sono quelle nelle grotte di Lascaux che appaiono "nella purezza – luminescente ma per nulla trasparente – di una dimensione aurorale ancora immersa nel sacro e in tutto estranea a ciò che sarà l’arte e a ciò che il disegno diventerà per l'arte."[2] George Bataille, sociologo, antropologo e filosofo francese, analizza in maniera approfondita quelle figure trovando una relazione tra il disegno e l'evoluzione del lavoro manuale. Nei disegni di Lascaux si ha un inizio delle pratiche di comunicazione dove il senso del sacro convive con la specializzazione del lavoro e dove il disegno aurorale assume la funzione di un’ alterazione cioè si basa sull’intenzione di segnare una presenza e un’esperienza piuttosto che costruire una forma.
Questa analisi ci aiuta a capire in che cosa l'azione del disegnare si stia trasformando nell'era del digitale. "La mano che sfiora la tastiera del computer ha modo di usarlo con la stessa intenzione e quindi nello stesso modo in cui abbiamo visto ornare il vuoto di una statua acefala per mezzo delle mani tremanti di un contadino gettato nella metropoli che non gli appartiene e che tuttavia ha preso ad abitare. Nell’abitare delle reti si accendono le scintille di un disegnare emotivo – che vive di altrettanta paura e desiderio di sopravvivenza. La traccia di sé che ha imparato a raffigurarsi come mondo; poi a prolungare i propri segni lungo la linea delle lettere con cui disegnare la voce delle proprie parole; infine a costruire macchine e perfezionare algoritmi con cui navigare e edificare territori."[2]
La comunicazione non è mai un canale neutro, rappresenta invece vari ambienti nei quali le interazioni dei soggetti sono determinate da dispositivi mediali. L'arte "è un dispositivo attraverso il quale la società ha costruito e costruisce territori relazionali di cui le cosiddette “opere d’arte” sono lo strumento. Pertanto è il territorio relazionale la vera costruzione simbolica mentre l’artefatto è il medium che la determina."[3]
Le esperienze contemporanee di arte relazionale, in stretto rapporto con la vita quotidiana, evidenziano, poi, come sia superata la logica contrappositiva tra reale e virtuale a favore di una dimensione continua e connessa divisibile in momenti online e offline.
Le arti non rappresentano più degli oggetti in sè e per sè ma costituiscono diversi territori esperienziali che coinvolgono totalmente l'uomo e le sue funzioni. Howard Becker sostiene che all'interno del sistema dell' arte si possono trovare culture molteplici e grazie a un nuovo tipo di piattaforme espressive e comunicative si intersecano fra loro contaminandosi. "L’approccio mediologico, che ... non riguarda solo le arti elettroniche anche se queste indubbiamente lo stimolano, è utile per riportare sulla terra il senso concreto della cultura visiva, prendendo le distanze dalle astrazioni autistiche e corporative degli specialismi disciplinari."[3]
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Webliografia:
Note:
- ↑ Cometa M., Dizionario degli studi culturali, Meltemi editore, Roma, 2004
- ↑ 2,0 2,1 Abruzzese A., Sunrise: a song of two humans, in Bruni V., Socci S., Speroni F., (a cura), Il disegno dopo il disegno, cit.
- ↑ 3,0 3,1 Speroni F., Dalla comunicazione dell’arte, all’arte come comunicazione, in Pozzi G., Bindi G. (a cura), L’Accademia oltre l’accademia. Formazione, conservazione e comunicazione dell’arte, Atti del convegno, Accademia di Belle Art (Firenze, marzo 2007), Centro stampa Giunta Regionale Toscana, Firenze 2009.
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