Manifeste pour une esthetique de la communication 1984

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Autore: Forest Fred

Tratto da: http://www.webnetmuseum.org/html/fr/expo_retr_fredforest/textes_critiques/textes_divers/4manifeste_esth_com_fr.htm#text

Titolo Originale: Manifeste pour une esthétique de la communication

Traduzione di: Gianpiero Iacovino

Anno: 1984



MANIFESTO PER UN’ESTETICA DELLA COMUNICAZIONE

Fred Forest, 1984

Artista e professore universitario, titolare della cattedra di scienze dell information e della comunicazione dell università di Nizza Sophia-Antipolis.


INTRODUZIONE

Quello che mi porta oggi a proporre le basi di una nuova forma di estetica, l’ estetica della comunicazione, è la constatazione di un grande divario tra la nostra sensibilità di uomo inserito nella società contemporanea e il discorso dominante sull arte che vi regna. Mi pare, in effetti, che la maggior parte della produzione artistica del nostro tempo, così come la vediamo, ispirata dal mercato nei suoi circuiti precostituiti, non sia più adeguata con la sensibilità profonda degli individui della nostra epoca. Questa produzione interamente ripiegata su dei sistemi di referenza che la rimandano al passato non costituisce quasi mai un linguaggio specifico del tempo in cui viviamo. Questa disuguaglianza è grave nella misura in cui dimostra la pressione economica, è capace di suscitare una produzione artistica estranea alle preoccupazioni del tempo; generata artificialmente dal “sistema dell'arte‿.

L’ Estetica della comunicazione si posiziona chiaramente su questo terreno. Si situa oltre il sistema commerciale ed istituzionale. L’ Estetica della comunicazione non è una teoria filosofica del bello, non è una fenomenologia o una psicologia sperimentale delle percezioni, e ancora meno è un discorso universitario sulle Arti.. Più modestamente, rivendica il progetto di apprendere ciò che costituisce per una società donata (la nostra) a un momento donato dalla storia sua propria, il mondo sensibile. Secondo letimologia, il motto “estetica‿ designa una conoscenza del sensibile. Non si tratta dunque, per noi, di dissertare su una categoria astratta. Si tratta piuttosto di comprendere come questo mondo sensibile inferisca direttamente sugli individui quali noi siamo. Anche se non ne abbiamo sempre la consapevolezza, estetica del nostro tempo è veramente anestetica che dipende da una sensibilità della comunicazione. E’ necessario uno sforzo per constatare che il mondo che ci appartiene è ancora quello che inculturazione millenaria ci condiziona a vedere… Per capire ciò che al giorno d'oggi è sensibile, anestetica della tradizione unicamente filosofica non è più sufficiente. Bisogna procedere a un allargamento di campo. Bisogna far saltare le piaghe universitarie, le sue specializzazioni, le sue divisioni. L’Estetica della Comunicazione tale quale noi ne abbozziamo i principi, qui, si sforza di integrare dei dati rilevanti della filosofia ma anche delle scienze umane, delle scienze esatte e del sensibile. Oggi viviamo in un mondo dove tutto è intimamente intrecciato, un mondo in cui i fenomeni biologici, psicologici, sociali e ambientali sono interdipendenti. Per tentare di esplorare la "sfera" del sensibile, bisogna mettere in opera un’ approccio sistemico. L'ottica discorsiva di ieri è incapace di soddisfarci. Ciò che è importante adesso, anche se non lo percepiamo sempre, è il rinnovamento del nostro concetto di Realtà. Mediante una progressiva modificazione del nostro sistema di valori, del nostro sistema di pensiero, delle nostre percezioni, passiamo decisamente da una visione meccanicista della Realtà a una concezione olistica. Il mondo della comunicazione, la struttura in fieri delle reti, delle nozioni distruttività che gli sono proprie, ci introducono in altri tipi di schemi mentali. L’Estetica della Comunicazione si inscrive naturalmente in questa orbita. Certi segni della sensibilità contemporanea testimoniano una dimensione di carattere profondamente spirituale. Le ricerche più avanzate della fisica moderna riattivano i più anziani contenuti della tradizione mistica. In più, la nozione di oggetti separati nella nostra coscienza fa posto a una percezione globale. La cultura stessa, secondo la terminologia di Marshall McLuhan, diventa una cultura in mosaico. Il ritmo è più importante del progetto che lo produce. La realtà che ci circonda è vista come una danza punteggiata da cicli di informazione. In certi momenti particolarmente ricchi della nostra vita, risentiamo dei sincronismi che ci mettono in relazione con il resto dell'universo. Come se dentro questi momenti, precisamente, tutte le forme di separazione o di frammentazione della nostra coscienza si trovassero miracolosamente abolite. Secondo Capra, "i paralleli tra la scienza e il misticismo non sono più limitati alla fisica moderna; possono essere estesi, con lo stesso proposito, alla nuova biologia sistemica. Due temi fondamentali ritornano costantemente negli studi della materia vivente e inorganica; li si ritrova spesso negli insegnamenti dei mistici:l’interconnessione e l’interdipendenza universale di tutti i fenomeni, e la natura intrinsecamente dinamica della realtà. Linea delle fluttuazioni considerate come la base delorda, introdotte da Prigogine nella scienza moderna, è uno dei temi principali di tutti i testi taoisti (1).

Riprendendo i principi delsarte Sociologica, ma portandoli oltre, l’Estetica della comunicazione può apparire come il suo logico e naturale prolungamento. Principi che io a mio tempo ho contribuito a elaborare e illustrare (2). Oggi, l'Estetica della Comunicazione manifesta non solo la sua intenzione di allargare il campo un tempo esplorato, ma la preoccupazione di correggerne certe affermazioni smentite dall’esperienza. Senza volerne per nulla minimizzare l’importanza dei fattori sociologici che hanno allora costituito la base delle nostre prese di posizione teoriche, si tratta adesso di relativizzarle e, soprattutto, di diversificare i nostri strumenti di analisi. L’Estetica della comunicazione situa il suo punto di vista a un livello più globalizzante. Non si tratta più, restrittivamente, del rapporto tra l'uomo e la società, ma di un modo più ambizioso del suo rapporto... al mondo. Quanto ai grandi principi materialisti definiti una volta, bisogna saperli sfumare in un epoca che si presta male alle affermazioni definitive tutte alla ricerca di un "supplemento d'anima". Questa crisi costituisce una tappa di transizione più propensa alla prudenza, ai dubbi, agli interrogativi. L’evoluzione delle idee di questi ultimi dieci anni, i cambiamenti tecnologici, i sommovimenti sociali che ne seguono, il religioso richiamo al senso largo del termine, l’infatuazione per le mistiche orientali, la coscienza ecologica, creano un contesto differente. Dopo aver conosciuto la società della produzione e del consumismo al suo apice, ci incamminiamo lentamente, adesso, verso questa promessa società della Comunicazione... Una società che è alla ricerca dei suoi nuovi valori. I comportamenti politici delle giovani generazioni sono significativi al riguardo. La contestazione ha lasciato i campus. Ma questi segni non devono essere interpretati troppo attivamente come dei segni negativi di disintegrazione sociale e di allontanamento dalla politica. Può al contrario darsi che al di là delle apparenze sia necessario considerare che si tratta di una fase intermedia che marca l’affrancamento dell’individuo finalmente liberato dal peso delle macchine e delle ideologie obsolete. Il sentimento del vuoto attuale non è solo una mancanza. E’l'attore della propria dinamica, della propria creatività. Si cambia la società cambiando sé stessi. Questo vuoto costituisce un passaggio obbligato verso anatra cosa adesso non formulata. E questa mancanza di formulazione stabilisce già qualche punto di riferimento.

Certi nostri obbiettivi possono sembrare sospetti agli occhi di chi non smetterà mai di manifestare ironia e scetticismo. Le conversioni hanno sempre odore di scandalo. Chi avrebbe mai immaginato che parte Sociologica alla fine sprofondasse in un misticismo da paccottiglia? I nostri censori lavrano fatto ben presto, senza voler riconoscere la crisi attuale che attraversando numerose discipline, di regolare il suo conto anestetica della Comunicazione prima della sua stessa nascita; ciò a dispetto deliberazione di nuove problematiche e di nuovi campi del sapere che fanno esplicitamente riferimento alla soggettività e alla metafisica. Numerosi ricercatori rimettono in questione lusso classico della ragione. Gli interrogativi riguardo alla nozione di verità, di esperienza, di prove, di metodologia si moltiplicano. Ciò non implica assolutamente lavandino del rigore scientifico in favore della sottomissione al pensiero magico. Renè Thom, matematico moderno, autore della “Teoria delle Catastrofi‿, dice che il razionalismo sia “una deontologia dell immaginario‿ e che “tra tutte le scienze, bisogna sovrapporre al reale fenomenale percepito delle entità immaginarie, invisibilmente nascoste‿. Egli precisa ancora che “queste entità immaginarie devono essere sottomesse alle maggiori contraddizioni possibili‿. Aggiunge infine che “la via di creta tra i due baratri dell’imbecillità da una parte e del delirio talaltra, non è certo facile né senza pericolo, ma è da quella via che passa tutto il progresso futuro dell’umanità.‿(3)

Quello che Renè Thom designa come “entità immaginarie, invisibili o nascoste‿ rileva direttamente dal sensibile oggi.

Delle categorie che appartengono direttamente al dominio d’investigazione che ci proponiamo deplorare. L’Estetica della Comunicazione, lo ripetiamo ancora, ha per scopo di apprendere, nella nostra società contemporanea in movimento, il mondo sensibile. Il nostro modo di apprendere la realtà è a sua volta dipendente dal nostro modo di sentire e dalla maniera in cui questo modo di sentire determina una scala di valori. Nel periodo in cui viviamo, i valori stabiliti ci sembrano spesso svalutati, svuotati dei loro contenuti. Essi appartengono per la maggior parte a un passato rivoluzionato. Noi spesso ci troviamo impossibilitati a riconoscerci in quei valori. All'immagine del nostro ambiente fisico e mentale, sono in istanza di mutazione. Alcuni cambiamenti sociali colpiscono in profondità le correnti della società. Sembrano convergere nella stessa direzione, quella del riaggiustamento e di una ricerca di una nuova visione del mondo che la nostra sensibilità richiede. I primi cambiamenti testimoniano un rinnovamento dei nostri concetti mentali; un modo differente di essere nel mondo. Si tratta certamente di una questione di valori nei quali ci identifichiamo. In un quadro di valori differenti, la tecnologia e l’economia diventano strumenti, come se per esempio la volontà ecologica si sostituisse alle regole cieche della competitività, del sovraconsumo, della produttività e dei sommovimenti anarchici. Gli indici che marcano questo clima di crisi e di ricerca sono intuitivamente provati dalla nostra sensibilità. Il mondo si trasforma nello steso tempo in cui noi ci trasformiamo. La trovo molto profondamente legata a un intuizione di carattere sistemico in cui i principi dell organizzazione dinamica incidono direttamente sulla nostra percezione estetica. I primi passi di Armstrong sulla luna, seguiti sullo schermo catodico da centinaia di milioni di telespettatori, riscaldano la nostra emozione di uomo moderno più di come possa fare il sorriso di Monna Lisa.

ESTETICA DELLA COMUNICAZIONE E ARTE COME MODELLO DI SIMULAZIONE RIGUARDO AI POTERI

Carte intrattiene dei legami con la realtà sulla quale tenta di pesare per modificarne la percezione.

Il gioco in quanto modello di simulazione anticipa mediante le investigazioni successive sulle situazioni reali nel campo dei possibili. Sviluppa delle strategie d'azione. Contribuisce a rinnovare mediante la loro riproduzione ludica i ruoli sociali e i comportamenti. Li modifica proponendone altre versioni. Sotto questa forma, parte esercita direttamente la sua azione sulla realtà sociale. Gli oppone una rappresentazione simulata che ha come risultato, per giustapposizione, di rilevarne le imperfezioni. La cultura non si soddisfa più di essere unicamente un elemento di svago, si afferma come un'arma da combattimento.

Il gioco come attività esercitata liberamente, senza obblighi, per divertimento, è nel senso largo della parola una la componente fondamentale di tutta la manifestazione artistica. Ciò non vuol dire che parte sia inoccupazione gratuita senza obbiettivi determinati. Non è solo attività di svago orientata verso la fiction.

“Ogni gioco, come tutti i mezzi di informazione, è un intenzione dell’individuo o di un gruppo. Il suo effetto sul gruppo o condivido, è quello di una riconfigurazione delle parti del gruppo o dell’individuo che non sono estese o prolungate. Un opera d'arte non ha esistenza o funzione al di fuori di questi effetti sugli uomini che lavorano. E l’arte, come il gioco o le arti popolari, e come i mezzi di comunicazione, ha il potere disporre i suoi postulati mettendo la comunità umana in nuove relazioni e in nuove attitudini.

"L'arte come i giochi è una traduzione dell’esperienza, quello che abbiamo già sentito o visto in una certa situazione, lo ritroviamo subito incarnato in un nuovo materiale‿.(4)

Il concetto, la realizzazione, lo svolgimento, la finalità delle nostre azioni VISENT da una metodologia appropriata a mettere in relazione le situazioni fittizie con dei dati del reale. La fiction è presentata al mondo reale come “inoltra realtà‿ possibile o come l'esperienza vissuta in cui la comunicazione tra l'artista e lo spettatore si trova iscritta. Il gioco, il sogno, l’immaginario sono introdotti dalla dimensione del vissuto. Una tale concezione delsarte si scontra con i codici tradizionali e rende la sua percezione problematica. Nel dominio delle arti plastiche, le opere dei secoli passati spesso avevano per regole la riproduzione di una certa verosimiglianza. Questa verosimiglianza era il criterio primo su cui si fonda la loro riconoscenza. Ogni atto davvero innovatore rompe con l’ordine stabilito. Se le innovazioni artistiche fondamentali si riferiscono sempre al repertorio delle conoscenze stabilite, si ritrovano arricchite del suporto rinnovato di ogni artista.

Per il grande pubblico, l'irruzione brutale nel campo familiare dell'arte, di idiomi nuovi suscita sempre un fenomeno naturale di incomprensione e richiede un tempo di assimilazione. Nell’attuale allargamento delle prospettive artistiche a delle discipline appartenenti alle scienze umane, l’espressione personale tende a divenire la traduzione di un problema più generale all’interno delle sue implicazioni politiche, sociali, psicologiche, filosofiche. Questa integrazione delle scienze umane nel contesto artistico delle arti plastiche si accompagna allo stesso tempo a una diversificazione a livello delle tecniche e di prestito ai generi letterari (pittura narrativa), come al teatro (happening) o al cinema (ertvideo) etc.

“A conferma che la proliferazione delle nostre tecnologie crei tutta una serie di nuovi mezzi, gli uomini si sono resi conto che le arti sono dei contro mezzi o degli antidoti che ci danno i mezzi per percepire il mezzo stesso…L’arte vista come contro mezzo o antidoto diviene più che mai un mezzo per formare la percezione e il giudizio‿. Nel corso di un lungo tempo, il discorso sull’arte ha consistito nel discutere essenzialmente del sesso degli angeli. Le cose cominciano a cambiare. L’artista comincia a comprendere,oggigiorno nella sua pratica, che il “potere‿ è legato a ogni azione umana. Volerlo negare nel nome di un idealismo naif ritorna a negare la realtà. Gli uomini sono circondati da contrasti e dispongono di qualche libertà. Il rapporto tra gli uomini è sempre condizionato dal gioco del potere che interviene costantemente nelle loro relazioni. Non bisogna credere di riconoscerla. Il potere si manifesta a tutti i livelli nelle relazioni umane. Il potere è l’attributo di ogni attore sociale. Ognuno esercita un potere, nello stesso tempo in cui lo subisce. Ognuno di noi è obbligato a comporre dopo la sua più tenera età con il suo ambiente. Ognuno si vede costretto a mettere a punto una strategia di comportamento cosciente o incosciente, all’interno del sistema nel quale agisce. Il cambiamento individuale collettivo necessita il rovesciamento di questo gioco. Necessita che ognuno apprenda a ricusare contrasti e libertà che costituiscono il suo campo di azione. E’ perché prende in conto questi dati che l’Arte Sociologica si è voluta un arte degli atti. Anche nei sistemi sociali i più controllati, c’è sempre un margine di manovra nel quale l’individuo, o la minoranza, arriva a glissarsi. Dunque una speranza. Nel rapporto di forze, il più debole non è mai interamente disarmato. Ha sempre modo di rivoltare la situazione a suo favore se trova il punto di applicazione fino a cui fare lavorare la leva. La nozione di gioco e di strategia è estremamente legata alla condotta sociale. Ha per limite, certamente, i poteri avversi ma anche i limiti della nostra immaginazione che bisogna esercitare, che bisogna sviluppare, che bisogna aguzzare. L’artista diviene a sua volta operatore sociale. Diventa un attore sociale. La demoltiplicazione del potere, il suo incitamento e la sua deviazione sono una forma ludica, appartenente al campo dell’arte. L’artista responsabile conosce il suo potere e lo confronta con il mondo che lo circonda.

ESTETICA DELLLA COMUNICAZIONE; NUOVE SENSIBILITA' E NOZIONI DI RELAZIONE

Le tecnologie elettriche, elettroniche, informatiche ci hanno introdotto ormai nella società di comunicazione. Queste tecniche sono al cuore dei cambiamenti intervenuti nella vita sociale da un secolo, modificando il nostro sviluppo fisico, ma anche le nostre rappresentazioni mentali. Elettricità, Elettronica e informatica forniscono oggigiorno agli artisti dei nuovi strumenti di crezione. Ma ciò che è senza dubbio più importante, è la trasformazione del nostro sviluppo ogni giorno un po’ più in questo senso e il nostro rapporto di cambiamento senza tregua nell’evoluzione con una reltà in movimento. Ciò che esige un riordino giornaliero delle nostre percezioni per conoscere il mondo nel quale noi viviamo.

In questo registro, l’artista ha qualche cosa da dire, qualche cosa da fare. L’apparizione successiva nel corso degli anni, delle tecniche di trasformazione dei materiali, poi delle tecniche di maestria dell’energia e intanto delle tecniche dell’informazione ha cambiato l’essere umano nelle successive e molteplici forme di espressione. La sensibilità contemporanea si trova modellata attraverso molteplici canali da molteplici media. Una certa nozione di "arte in sé" che prevaleva precedentemente, e rimessa in discussione. L’artista oggi e più precisamente l’artista della comunicazione, reintroduce nella sua funzione antropologica originale l’estetica come sistema di segni, si simboli e di azioni. Una nuova estetica sta nascendo: l’Estetica della Comunicazione.

La stessa parola artista necessita di aggiustamenti in una società in mutazione. I ruoli, i mezzi, la sensibilità che lo designano si evolvono.

Questa parola deve essere sbarazzata dai connotati ideologici che lo legano ancora nel nostro spirito ad una visione romantica ed anacronistica dell’arte. Se si è avuto sempre un decadimento al livello politico ed educativo tra la “cultura acquisita‿ e la “cultura che si crea‿, chi ne fruisce non può essere mai così segnato nell’epoca che noi viviamo all’era del computer e della televisione. Sequestrato dalla vertigine e dall’angoscia davanti ad un mondo dove non domina il cambiamento, l’uomo ha tentato di rifugiarsi nel passato.

L’artista respinge questo rimpiazzo, egli assume il presente, si sforza di esplorarne le possibilità.

L’artista è così un uomo ed un testimone impegnato nell’avventura di un’epoca. Egli non può ignorare, non può sfuggire alle trasformazioni radicali che la scuotono. La sua qualità di artista lo piazza davanti la necessità imperativa di afferrarne il “ senso‿ e di formularne i “linguaggi‿. Il suo proposito non è, sicuramente, di sfidare l’uomo delle scienze e delle tecniche su i propri terreni.

Quello sarà stupido e naif. Il suo proposito, in una maniera più modesta, consiste piuttosto di utilizzare, se non addirittura a dirottare, i nuovi strumenti di conoscenza e di azione per tentare di allargare gli orizzonti della nostra percezione, della nostra sensibilità, della nostra coscienza alfine di rinnovare i nostri codici, il nostro punto di vista, di sentire, di comprendere. Ugualmente di partecipare ai rinvii a giorno indispensabili che permettono all’individuo di collocare il suo posto, qui e ora, nel mondo. Certamente l’impresa non è di grande facilità.

“Se per l’artista, il suo tentativo è di comunicare a proposito degli elementi incoscienti della sua impresa, egli si troverà allora su una specie di scala mobile dove tenterà di comunicare la posizione, ma dove la velocità del movimento sarà lei stessa una funzione dei suoi sforzi per comunicarla. Apparentemente, il suo compito è impossibile, ma come si sa, qualcuno vi arriva molto bene‿ (6).

La nozione di relazione gioca un ruolo importante nelle correnti del pensiero contemporaneo. La sociologia contemporanea nel suo insieme fa un largo posto alla nozione di relazione quando analizza la società come una totalità, come un sistema complesso di relazioni e di interazioni e no più come un corpo isolato ed inerte.

L’idea di relazione non è tuttavia solamente presente all’interno di ciascuna scienza, essa è ugualmente al centro di un interrogativo portante sull’insieme delle scienze, e, al di là delle scienze, interroga la vita stessa. L’individuo è preso in una rete chiusa e complessa di interdipendenza formando il ricciolo di un continuo dove niente non è straniero a niente! Questa idea ha preso, attualmente, diverse scienze e impregna la nostra sensibilità. L’arte non dovrebbe essere tenuta al di fuori dal concetto di sistemico. L’idea di relazione e di comunicazione riguarda la nostra epoca. Alcuni campi di ricerca quali la cibernetica, la teoria dell’informazione, la teoria dei giochi, la teoria della decisione, sono naturalmente legate alle preoccupazioni degli artisti particolarmente attenti e recettivi alle “onde‿ della loro epoca.

Se i concetti di “totalità", somma di meccanizzazione, centralizzazione, di ordine gerarchico, di stato stazionario stabile, di "equifinalità" (7)... si ritrovano nei differenti domini delle scienze naturali e così sia in psicologia che in sociologia, poiché non li ritroveremo sotto una forma o l’altra, trasferiti nel dominio delle arti. Rimpiazzare l’arte, oggi, nei sistemi situati ai diversi livelli di organizzazione della realtà, facendo saltare le tramezzature disciplinari, mi sembra un compito necessario e a volte inevitabile. L’artista, nella nostra società, abita una molteplicità di spazi e di tempi specifici. La sua vita e la sua attività sono fatte di una rete complessa dove tutto circola in tutti i sensi su degli schemi di connessioni diversificate.

Oggo ci sono queste connessioni che dovrò esprimere. Anche la velocità, la natura, il ritmo, i flussi, i dati che li traversano che noi attraversiamo, prima di preoccuparci dei “contenuti‿. Non sempre riconosciuto come un valore primario nella nostra società utilitaria, l’arte ha anche i suoi diritti e le sue esigenze, allo stesso titolo delle scienze,le tecnologie, la politica. Se mi sembra necessario sviluppare qualche considerazione sui rapporti che legano l’arte al suo ingresso in una società informatizzata, il mio proposito non sarà di trattare problemi particolari come questi, per esempio, dell’immagine numerica con le sue incidenze sulla creazione, la fabbricazione, la produzione e l’economia che ne rileva, ma di restare su un piano più generale; più filosofico in qualche maniera.Mi sembrava necessario in esistere sugli effetti relazionali dove ancora non si ha sempre coscienza e dove il mondo delle arti va a trovarsi direttamente attento.

Dopo aver vissuto nelle società di produzione, eccoci ora introdotti nella società di comunicazione. Certamente, se l’elettricità e l’informatica oggi forniscono già agli artisti nuovi strumenti di creazione, bisogna notare da parte del corpo sociale una grande resistenza ad ogni cambiamento. Resistenza sensibile nei circuiti specializzati dell’arte e le sue istituzioni dove impervessano mentalità che datano spesso un altro secolo.

Alcuni artisti, al di fuori del mercato, non perseguendone con meno ostinazione una ricerca fondamentale malgrado modelli artistici che raccomandano un ritorno incondizionato alla pittura.

Privilegiando il pigmento della pittura, il mercato dell’arte attuale risponde unicamente ad imperativi economici a breve termine. C’è bisogno di oggetti tangibili per alimentare il commercio dell’arte. I circuiti commerciali dell’arte non hanno trovato ancora le astuzie per integrare altri tipi di informazione che tangibili e materializzati alla loro merce capitalizzabile.

Se l’informazione borsistica telefonata è già diventata per gli agenti di cambio un “oggetto‿ economico in sé. Allo stesso titolo d’altronde di certe comunicazioni erotiche tariffate per quindici minuti (8), il poeta, e molto di più la pittura, avranno molto male a monetizzare la loro produzione sotto questa forma... Questa tiene al fatto che l’arte, contrariamente alle scienze applicate ed alle pratiche economiche, non ha un punto di applicazione reale nella vita sociale e quotidiana. Si accusa dunque del ritardo! E’ considerata, ahimè, la maggior parte del tempo, come puro “ornamento‿. La “pressione‿ del nostro sviluppo non è pertanto senza incidenze sul tipo stesso e la natura della produzione artistica. Malgrado la lentezza di adattamento dei circuiti di diffusione e di consumo dell’arte, una evoluzione notevole si è manifestata. Differenti tappe sono state superate, noi facendo passare successivamente dall’estetica dell’immagine all’estetica dell’oggetto, poi all’estetica del gesto e dell’avvenimento (happening). Questa traettoria testimonia di una lenta “dematerializzazione e disintegrazione‿ dell’oggetto dell’arte (9).

Nella pratica dell’Arte Sociologica di cui ho proposto le azioni dal 1967 e i primi principi nel 1969 (10), il concetto di comunicazione costituiva già il nucleo centrale. Ho sempre considerato il terreno dell’attività sociale come il campo che potrebbe essere elargito ed esplorato all’aiuto delle nuove tecnologie di comunicazione. Questa opzione dirotta i sostenitori di una concezione estetica stereotipata che non sono in misura di afferrare l’articolazione, pertanto evidente, tra questo tipo di pratica, il concetto di arte, e il rapporto con una società in mutazione. Noi siamo condotti a porre la questione del sapere dove si situano le frontiere dell’arte. Ma bravo si dirà. Non c’è frontiera. L’arte è un’attitudine, un modo di posizionarsi faccia a faccia delle cose più una cosa stessa! C’è un’estetica del posizionare faccia a faccia delle cose più delle cose stesse! C’è un’estetica del comportamento, un’estetica della gestione come c’è un’estetica dell’oggetto. Bisognerà ora contare con una nuova categoria: l’Estetica della Comunicazione. I supporti di questa estetica sono spesso immateriali. La sua sostanza rileva materiali impalpabili che appartengono alle tecnologie dell’informazione. Informazioni di cui i segnali elettrici tracciano al di sopra delle nostre teste, nel cielo, delle configurazioni invisibili, folgoranti e magiche.

ESTETICA DELLA COMUNICAZIONE E STATO DELL’ARTE NELLA NOSTRA SOCIETA’

Il ruolo dell’artista, è dato di sentire ciò che gli altri, nello stesso momento, non percepisce ancora. L’artista della comunicazione tenta di tradurre la nuova realtà del mondo in un linguaggio trasportato di cui egli stabilirà i codici.In un nuovo dominio di espressione che scappa ai mezzi plastici tradizionali, egli si trova confrontato al reale problema dei mezzi di intervento per costituire un linguaggio. Il suo linguaggio. Egli dovrà risolvere il problema di leggibilità dei segni che utilizza in cui l’alfabeto non è riconosciuto, né il repertorio definitivamente fissato. La storia dell’Arte ci insegna che ogni tentativo di introduzione di nuovi segni s’accompagna sempre da un forte odore di scandalo. Dada e le prime manifestazioni del neo-Dada degli anni 60 hanno dovuto giocare sulla trasgressione dei divieti e sull’introduzione di nuovi mezzi di azioni per l’esplorazione di campi nuovi. L’estensione dei domini abbracciati e il carattere tutto affatto straniero al dominio dei segnali plastici sul quale si esercitano ormai certe pratiche conducono gli artisti a dovere inventare interamente linguaggi per un tipo di altra espressione. Ci sono nuove forme d’arte che devono inventarsi oggigiorno per avere un adeguamento con la sensibilità contemporanea.

Attenendosi quasi esclusivamente alla manipolazione del pigmento pittorico, la maggior parte degli artisti attuali danno prova di una stupefacente passività di fronte la varietà di nuovi supporti e le situazioni che procura a loro la vita contemporanea. Sembrano contenere delle vie già tutte tracciate che offre loro una tradizione senza sorpresa e le convenzioni del mezzo. Si può immaginare questa stessa passività in Ricasso che avrebbe conosciuto nella sua giovinezza i satelliti, il video e la telematica? Questo mantiene stretto su domini perfettamente delimitati, e largamente esplorati peraltro, costituisce un’attitudine sorprendente. Un’attitudine che mal si accorda con l’idea di ricerca, l’idea di sperimentazione, l’idea di avventura e di scoperta che si manifesta negli altri settori dell’attività umana. Settori che danno prova di spirito di rinnovamento, dove i ritmi di cambiamento al contrario non cessano di accelerarsi. Un tale fenomeno merita tutta la nostra attenzione. Costituisce davanti ai miei occhi un situazione sociologica molto particolare che esige spiegazione. Io no mi ricordo che questa situazione abbia suscitato e nutrito i commenti e le riflessioni di qualche commentatore di buon senso, tutto il mondo sembra clorofirmizzato in questo mezzo. Vorrei comprendere il perché di una tale decadenza con lo spirito del tempo. Questa ingannevole stabilità questo sorprendente conformismo delle creature questo immobilismo delle arti plastiche mi danno la vertigine. La situazione denota una grande impresa del potere commerciale sui contenuti stessi della creazione da una manipolazione sottile del mercato. L’estrema confidenza del circuito che funziona in vaso chiuso rende possibile questo condizionamento poiché i centri di decisione si ripartono tra un numero molto ristretto di individui. La pittura ne è ridotta agli epigoni dell’espressionismo. Gli ultimi prodotti della “Trasavarguardia‿ o della “Bad paiting‿ che ci si sforza di presentare come delle “rivoluzioni‿ pittorici di primaria importanza nel dominio dell’arte ci sembrano molto derisorie rispetto alle innovazioni e sconvolgimenti che riguardano la nostra epoca negli altri campi. Lo spirito di creazione suggerisce oggi altrove; e c’è in questo altrove che si reperisce il mondo che ci è sensibile, che si forgia l’estetica che sarà l’estetica del nostro tempo. Dalla fisica moderna alle tecnologie dell’esplorazione spaziale, passando dalla biologia, la genetica, l’intelligenza artificiale, l’informatica, lo sviluppo delle comunicazioni ed il pensiero ecologico, è là. Senza alcun dubbio, che risiede la sensibilità moderna più che nelle produzioni condizionate dell’arte.

Noi poniamo ancora la domanda: Perché si trasmette un po’ di cose nella sfera dell’arte contemporanea e il micro-mezzo delle arti plastiche quando tutto si muove attorno a noi? Che tutto ruota attorno a noi e che si prepara, come mille segni l’annunciano, una nuova scienza, una nuova società, una nuova cultura?

La creazione produce e riconosce nel momento attuale non manifestano il riflesso della nostra sensibilità moderna.

Ciò che si fa davvero innovatore non è ancora preso in conto dai circuiti istituzionali dell’arte. Ciò dipende anche dal fatto che per delle ragioni economiche e perché non c’è accesso alle tecnologie sofisticate ed onerose, l’artista è tenuto ai margini degli strumenti della creazione attuale. Non è sempre ridotto, in qualche maniera, ad una pratica artigianale! E’ totalmente tributario di un mezzo e di circuiti dove la preoccupazione maggiore, per non dire unica, resta il profitto a breve termine. Fin dall’inizio egli si vede nell’obbligazione categorica di porre la sua sensibilità e la sua espressione in un determinato registro dalle condizioni ideologiche ed economiche imposte dai suoi sponsor che sono anche u suoi “inventori‿. Contrariamente ai ricercatori delle discipline scientifiche, egli non beneficia di uno statuto che gli da i mezzi della sua creazione. Se la nostra società tollera gli artisti al rigore, essa non riconosce ancora la loro funzione come una funzione necessaria alla collettività, al suo equilibrio, alla sua espansione, al suo divenire. Il problema è in problema di valori.

Io non contesto affatto certe forme del sensibile possano transitare oggi nei circuiti istituiti dell’arte. Le mie riserve portano sull’adeguamento tra queste produzioni e la sensibilità specifica della nostra epoca. Noi costatiamo che tali prodotti fabbricati dall’artista, promozionali dai musei, commercializzati dalle gallerie hanno successo sotto forma di quadri o di oggetti per convertire la sensibilità in mercanzia. Per entrare nel circuito. Queste opere devono necessariamente rispondere a certe condizioni: esse devono potersi guardare, toccarsi, appendersi su un muro o posarsi su un basamento, scambiarsi o vendersi in ogni momento. Nel circuito dell’arte odierna, è riconosciuta come arte, e per estensione nella nostra società, unicamente oggetti che rispondono a questi criteri, La “Performance‿ o il “Video‿ gioiscono di uno statuto più sfumato ed anche più precario. Spesso non sono riconosciuti in fin dei conti che come somma-valore a dei prodotti di prima categoria.

C’è un’antinomia irriducibile tra le esigenze economiche e l’espressione di una sensibilità che non può virtualizzarsi attraverso gli oggetti. I quadri, le sculture, i diversi oggetti d’arte presentano certe proprietà che ne facilitano il commercio. Invece la nature stessa dei loro supporti e impropria a tradurre il mondo sensibile di oggi. Ciò tiene al fatto inevitabile che la loro struttura materiale costituisce una frontiera insuperabile che limita irriducibilmente la capacità di espressione, particolarmente per restituire delle forme del sensibile rilevando l’Estetica della Comunicazione. Il supporto di espressione determina inevitabilmente il contenuto dell’espressione. In conseguenza di ciò noi affermiamo che il medium pittura-tavolo e improprio a tradurre questa sensibilità specificatamente contemporanea. Noi abbiamo visto precedentemente come l’artista plastico si trova chiuso nelle contraddizioni inconciliabili tra la funzione del mercato e la sua vocazione naturale a fare riconoscere il sensibile odierno. Il funzionamento del mercato non solleva solamente un questione di ordine economico. Ciò che è più grave, è che fonde e regola ugualmente il sistema di riconoscenza e di valori della nostra società.

Forza è di costatare, in funzione delle ragioni che vogliono essere evocate qui, che la creazione prodotta e riconosciuta al momento attuale non è, nel suo insieme, il riflesso di una “sensibilità moderna‿. Questa sensibilità pertanto è dappertutto presente attorno a noi, essa impregna il nostro quotidiano, guida i nostri atti. La situazione che domina nelle arti plastiche testimonia piuttosto attraverso i prodotti che genera, più che legittima, di una sensibilità di sapere appartenente ad una cultura del passato che si spegne dolcemente.

Da questo punto di vista, il campo delle arti è in ritardo sugli altri settori del pensiero e dell’attività umana dove si opera già sui dei concetti, basi, dati che sono parti integranti di un nuovo presente. In un contesto dove la pittura non era diventata che un gioco tautologico sterile di referenze, non è stupefacente che si sia gridato al genio davanti ai primi venuti che avevano lo zoccolo di coltivare la goffaggine e di esaltare una spontaneità di circostanza. Ma là ancora, niente restituisce la sensibilità specifica di notare epoca in modo pertinente. Noi abitiamo in vaso chiuso. Mi stupisco che questa situazione paradossale nella quale si trova la creazione plastica attuale non abbia fatto l’oggetto della riflessione accorta di quelli di cui è pure professione di riflettere sull’arte. Invece, questa situazione si è accertato con compiacenza intrattenuta da una coorte di critici e di universitari. Io non credo che sia un altro campo delle arti, letteratura, teatro, architettura, cinema, che sia così caricaturalmente tagliato dalla realtà del nostro tempo.

L’assurdo domina incontrastato. Nessuno bambino è là per proclamare che “il re è nudo‿. La multinazionale culturale gira apparentemente soddisfatta delle sue fusa, e dei suoi profitti, gli artisti fanno forcing per produrre una mercanzia ed un materiale inadatti alle esigenze della nostra sensibilità moderna di cui la promozione è assicurata con grandi spese dai musei. Alcuni musei che moltiplicano le esposizioni per la grande soddisfazione delle diecimila persone nel mondo a cui si sentono riferiti. Dieci mila persone, ciò non fa mai, (lo stesso se esse sono di qualità…), la sensibilità di “un’epoca‿. Niente non è mai definitivamente giocato: tre galleristi ed un critico decidono, come di abitudine, di che cosa sarà fatta l’arte del domani. L’investimento è deciso da uno scambio di tele che transitano da Bale, New York e Milano…


ESTETICA DELLA COMUNICAZIONE, PARTECIPAZIONE INTERATTIVITA’ E SISTEMI ARTISTICI

Nei sistemi retroattivi e di scambi messi in opera dagli artisti della comunicazione, bisogna segnalare la nozione di partecipazione del pubblico che prenderà a mio avviso nel futuro un importante grandezza. Questo non del tutto, come si era immaginato negli anni 70 sotto una forma di relazione collettiva e necessariamente fisica. Tipi di azioni nutriti di buone intenzioni che oscillano veloci nei contesti di animazione sociale di cui certi artisti non sono mai tornati… io peso a forme di partecipazione più elaborate. Alcune forme di partecipazione di partecipazione si effettuano attraverso strutture multi-mediali di scambi di informazioni messi in piazza dall’artista presente come ideatore del dispositivo ed eventualmente come autore-animatore della rete costituita. La nozione di feed-back e di retroattività avanzata dalla cibernetica ha già trovato delle applicazioni lasciando il campo delle scienze per raggiungere le nostre pratiche più comuni della vita quotidiana. Ci sono delle pratiche che finalmente alimentano la nostra sensibilità di oggi e contribuiscono a formarla. Questa sensibilità moderna talmente assente, a nostro avviso, dalla scena operativa delle arti plastiche.

“La messa in forma tradizionale è abolita. Una tendenza si manifesta verso una cultura più globale, dove la distinzione tra le categorie della scienza e la categoria artistica della creatività perde il suo senso. Una nuova definizione di queste relazioni triangolari suscitano necessariamente un nuovo pensiero estetico…C’è una nuova arte che sta per nascere, fondata sulle aspirazioni ed i bisogni creativi dell’uomo e che, di conseguenza, ingloba il suo ambiente: è un’arte che permette di oltrepassare lo stadio dell’arte concettuale come quella di propaganda…Malgrado la diversità delle sue origini e dei suoi modi di apparizione, l’arte dell’ambiente presenta un’unità di orientamento. Tenta implicitamente ad una dimensione più larga, che sarebbe quella di un “spazio sociologico‿ autentico, un’aerea privilegiata di investigazione‿(11).

Questo spazio sociologico evocato da Frank Poper è uno spazio che i protagonisti dell’Arte Sociologica si sono impegnati ad esplorare e a rastrellare dagli anni 1967 (12) e da una parte continua a partire dal 1974 sotto l’impulso dei membri del Collettivo Arte Sociologica. Questa nozione di spazio era legata ancora qualche anno all’idea di una rappresentazione fisica circoscritta geograficamente. La moltiplicazione dei media di ogni specie e il loro uso generalizzato ci induce oggi ad un concetto più “astratto‿ di questo spazio. E’ lo spazio di “incontro‿ sopra il supporto di comunicazione. E’ lo spazio della comunicazione sociale creata da tutti questi supporti tecnologici sovrapposti al nostro spazio fisico. Idea di un immensa rete chiusa costituita da un filo invisibile dove transitano i nostri messaggi, s’impigliano le nostre emozioni. Rete dove si annodano nuovi tipi di relazioni tra gli esseri umani, ci offrono une “realtà‿ supplementare. Spazio di meditazione che sempre di più s’impone come un terreno nuovo e privilegiato delle nostre relazioni. Superficie di dialogo strappato al nulla dalle tecnologie di comunicazione come i polders l’avevano sul mare. Campo privilegiato dell’interattività. E’la nozione stessa di sviluppo che tende ora a‿dematerializzarsi‿ e ad apparire come un terreno di “tangibilità‿ delle nostre relazioni dall’informazione. Questa forma più astratta del nostro sviluppo non resta meno relegato nella nostra rappresentazione come nel nostro vissuto. Il solo nome di sviluppo aveva tendenza a rinviarci esclusivamente ad una percezione fisica di ciò che ci circonda. Particolarmente all’architettura. Oggi, questa nozione evoluta e la nozione di spazio è associata sempre più nelle nostre rappresentazioni all’idea di sviluppo informatico.

ARCHITETTI ED ARCHITETTATURA DELL’INFORMAZIONE

Gli artisti hanno di che decifrare in questo spazio ancora vergine per essi. Gli resta di contribuire attraverso la loro pratica, la loro riflessione e immaginazione alla messa in opera delle prime basi di un ‘arte fondata sulla comunicazione. Un’arte della comunicazione irrigante i ruscelli del fiume dei dati dell’immaginario. L’artista della comunicazione utilizza il telefono, il video, il fax, il computer la fotocopiatrice, la radio, la televisione…Non si contenta di utilizzarli uno per volta, separatamente; egli li ordina in sistemi ed in dispositivi. E’là, ormai, che si trova messa in gioco la sua capacità di creare ed inventare. Egli compone delle configurazioni date, dei risultati più o meno complessi nei quali posiziona mezzi di trasmissione, mezzi di ricezione multi-mediali che organizza in sistemi interattivi. Egli anima questi sistemi. L’artista della comunicazione diventa una specie di architetto in informazioni. Egli considera dei processi in una relazione interattiva di partecipazione con interlocutori intercambiabili.

“Figure‿ o “architetture di informazioni‿ si fanno e si disfanno e possono, anche, ad un dato momento, fare l’oggetto di una “fotografia‿ che li fissa e li arresta. I punti d’appoggio della sua rete non sono i punti fissati unicamente tecnici o formali; sono ancorati e direttamente allacciati sul tessuto sociale. Le tecniche di informazione facilitano le interferenze tra i settori divisi. L’artista può sperare per la prima volta manifestarsi ora in altri campi di quelli che gli erano una volta assegnati limitatamente. E’ molto probabile che questa idea di “messa in relazione‿ che segna il pensiero e le pratiche della nostra epoca raggiunge anche la preoccupazione degli artisti ed appare nelle loro creazioni in una maniera sempre più significativa negli anni a venire.

La molteplicità dei media visivi e la loro inflazione espansiva produttrice di immagini contribuiscono paradossalmente, se non alla sparizione dell’immagine e della sua estetica, per lo meno alla sua svalutazione. E’ così che si può spiegare uno spostamento verso nuovi comportamenti percettivi latenti nella società che l’artista della comunicazione si sforza di integrare al campo dell’arte e di organizzare nella nuova cornice dell’Estetica della Comunicazione che egli propone.

“E quando l’immagine ebbe invaso il mondo fino alla saturazione, quelli che avevano la funzione di produrre le immagini più significative e ricche non hanno altre alternative che dileguarsi o di spostare il campo della loro pratica. E’ ciò che spiega che le creature di oggi abbiano meno bisogno di comunicazione e di relazione. A questo stadio dello sviluppo culturale, l’opera d’arte non può che cambiare di funzione. Ormai, essa deve veicolare meno una concezione o ideologia che le sono straniere che impostare un quesito sul suo statuto, dei suoi componenti e del suo potere relazionale. Quanto i media hanno tirato fuori l’immagine dell’esemplarità dei modelli dei musei, gli artisti non possono che fare il suo processo, relativizzandola… La questione del relazionale nell’arte va dunque posta in altro modo…(13).

La concezione dell’opera concepita come struttura aperta da Umberto Eco (14), introduceva già, le nozioni di sistema, di aleatoria, di implicazione dello spettatore nel processo di comunicazione proposto dall’artista.

Nel nuovo ruolo che si attribuisce l’artista della comunicazione, egli non si presenta più come un “fabbricante‿ di un oggetto materiale, ma fonda il suo passo sulla relazione particolare, specifica ed originale, che stabilisce tra se stesso, lo (gli) spettatore (i) e l’ambiente. Bisogna insistere, qui, attraverso pensiero di chiarezza sul fatto che questa andatura non potrebbe essere assimilata ad alcuni tipi di creazione rilevante dell’arte concettuale. Certamente, l’artista della comunicazione s’appoggia, anche, su una idea singolare, ma ciò che non è offerto come per la sua “bellezza‿ per dire anche astratta in una messa in scena formale che si indirizzava unicamente al destinatario ben mirato del museo o della galleria. Le opere che rilevano la sfera di comunicazione e che si reclamano della sua estetica, danno luogo alla messa a posto operativa e concreta di un sistema funzionale materializzato, lo stesso se, ripartito in uno spazio estensibile, l’insieme del sistema non è prensile nella sua totalità a prima vista.

L’osservatore potrà sempre constatare la presenza di certi elementi (fisici), segnali (visivi ed uditivi) che lo introdurranno attraverso una proiezione mentale a ricostituire la visione globale. Rappresentazione della posizione e disposizione gli uni attraverso un rapporto agli altri dei suoi differenti elementi in uno spazio che ha le sue differenti novità di realtà (spazio geografico, spaziale, sociale, comunicativo). Rappresentazione del flusso delle informazioni e delle loro configurazioni nei movimenti che lo animano.

Proponendo sistemi di comunicazione come “opere‿ ad afferrare nelle loro funzioni e movimenti, l’artista della comunicazione pretende molto semplicemente modificare le nostre abitudini di percezione; pretende incidere sui nostri comportamenti percettivi e l’interpretazione stessa dell’arte.

“Gli psicologi transazionali hanno dimostrato che la percezione non è passiva, ma appresa e fatta altamente strutturata. Essa costituisce una vera transizione alla quale il mondo e ciò che lo percepisce partecipano entrambi. Una pittura o un' incisione devono dunque essere conforme alla Weltanschauung della cultura alla quale fa indirizzo e alle strutture percettive dell’artista al momento della creazione dell’opera. Gli artisti sanno bene che la percezione è una transizione; e infatti loro considerano questo come evidente. L’artista è nello stesso tempo un osservatore ed un comunicatore. La sua riuscita dipende in parte dalla sua capacità ad analizzare ed organizzare i dati percettivi in forme significative per il suo pubblico‿ (15).

Ormai, concertatore del sistema di scambio di informazioni che egli realizza ed anima nello spazio sociale di comunicazione, l’artista cambia di statuto.

Ieri, di un modo artigianale ma qualche volta anche industriale, egli “fabbricava‿ oggetti; oggi, l’arte si smaterializza definitivamente: egli “produce servizi‿. Questa evoluzione si accorda perfettamente alla curva di una evoluzione della società che lo ha condotto in qualche decennio da una società di produzione ad una società di scambi. L’arte praticata dall’artista della comunicazione è un’arte di organizzazione, un’arte che ormai è più attenta alle funzioni che agli oggetti.

Noi segnaliamo le scoperte successive nella storia dell’umanità delle tecniche di trasformazione dei materiali, delle tecniche dell’energia, oggi delle tecniche dell’informazione. Queste differenti tappe senza contesto possibile hanno condizionato la natura di certe forme di arte ad un dato momento e continueranno a condizionarli. La più recente, la tecnica dell’informazione, non produce più oggetti ma informazioni, Informazioni organizzate in messaggi e situazioni “comunicative‿. L’arte diviene emissione, recessione, disposizione, sottrazione di informazioni e messaggi. Da questo fatto, egli getta le basi della nuova Estetica della Comunicazione, e costituire una riflessione sulla natura, la circolazione e la messa in rappresentazione dei messaggi nella comunicazione sociale dei nostri tempi.

L’evoluzione delle società avanzate, con le loro tecnologie avanzate, ha fatto apparire un movimento di conversione continuo verso il settore terziario opposto alle chiazze di trasformazione della materia. Per Quali ragioni l’arte scapperebbe da questa evoluzione che colpisce tutti gli altri settori della società? Attraverso quale miracolo o quale aberrazione misteriosa scapperebbe alle sollecitazioni sociologiche, agli imperativi tecnologici imposti dal contesto? I sociologi hanno constatato che nelle nostre società, più della metà degli atti degli individui è consacrata alla comunicazione e no più alla trasformazione o al trasposto della materia…Dall’istante in cui la popolazione di un paese da un’ora su due del suo tempo alla comunicazione, egli deve ben avere nella popolazione del suo paese una sensibilità corrispondente a questa attività che nasce qualche parte… E’in questa situazione che si sviluppa questo nuovo concetto di estetica della Comunicazione che ha tutte le chance di imporsi domani alla coscienza dei nostri contemporanei dopo aver segnato la loro sensibilità.

ESTETICA DELLA COMUNICAZIONE E FENOMENOLOGIA DELL’IMMAGINARIO CONTEMPORANEO

Centrando la sua riflessione sulla comunicazione e i sistemi di scambio, la ricerca che tratteggio qui come prolungamento dell’Arte Sociologica suggerisce le basi di una teoria che resta da fondare.

Esplorare ed attivare l’universo dei media di comunicazione significa nello stesso tempo costruire la fenomenologia dell’immaginario contemporaneo

Era il proposito stesso dell’azione “La Borsa dell’immaginario-La Borsa del fatto diverso‿ realizzata al Centro Gerges Pompidou nel 1982 e di questa azione Dusseldorf Presse-Agentur “Che io preparo attualmente. Bisogna ammettere, una volta per tutte, che la storia e la genesi delle configurazioni dell’immaginario sono iscritte in un modo indelebile nelle “tecnologie‿ di comunicazione. Come noi l’abbiamo già sottolineato il supporto non è mai neutro. “I leoni di Trafalgar Square sarebbero stati degli angeli o dei bulldog, se non avessero almeno trasmesso lo stesso messaggio (o messaggio analogo) relativo all’Impero ed alle premesse culturali dell’Inghilterra del XIX secolo. Eppure come il messaggio sarebbe stato differente se i leoni fossero stati nel bosco‿ (16).

CIRCOLAZIONE DEI MESSAGGI.

Il messaggio dell’artista non è solamente subordinato al mezzo del veicolo; è ugualmente dipendente del sistema di scambio o mezzo sociale nel quale circola. E’ per questo che le nostre azioni si sforzano di fare circolare questi “messaggi‿, non solo nel “sistema dell’arte‿ ma li introducono in tutti i canali di comunicazione praticabili, in tutti i sistemi di comunicazione sociali possibili…Cercando i punti di intersecazione dove i sistemi si ritagliano per creare “effetti di sensi‿ da telescopio.

“Essere di fronte ad un' "opera d’arte" nell’organizzazione del senso prodotto dai venditori,il museo, il collezionista, è dunque essenzialmente e soprattutto, essere di fronte al sistema di scambio e di senso che la sostengono. Attraverso sistema di senso, bisogna intendere anche tutti i sistemi riflessivi nei quali l’esistenza di ciascun elemento si trova giustificato e legittimato unicamente dall’esistenza degli altri elementi del sistema senza che, di nessuna maniera, sia giustificato e legittimato il significato del sistema nel suo insieme, né nei suoi elementi particolari. È ben per questo, che una volta ammessa la funzione costituente e dissolvente effettuata dai media e dal sistema di arte nel suo rapporto al messaggio artistico, l’artista distacca allora completamente il suo interesse dei messaggi, per riportarlo giustamente sulle tecniche ed i meccanismi sociali che lo generano. Ciò che vuole dire che al posto di attardarsi ancora sulle informazioni e significati come ha fatto, o creduto di fare, la ricerca artistica fino ad oggi, l’artista si trova ora in posizione di dover tematizzare, investire e rappresentare un comunicazione senza informazione e sistemi di senso senza significato. Il problema affrontato qui non riguarda solamente la produzione artistica, ma l’universo intero della comunicazione così anche la totalità dei sistemi di scambio, Tutto, in effetti, può essere soggetto ad una investigazione e ad un trattamento di carattere estetico: il luogo di pertinenza di una ricerca estetica si allarga in modo considerevole, ormai, e si propaga ai media tecnologici come ai media sociali, Il Collettivo dell’arte Sociologica così che certi rappresentanti dell’Arte Concettuale, vedere la Post-Avanguardia, hanno già lavorato, di una certa maniera, dui dati relativi alla comunicazione ed ai sistemi‿ (17).

Dopo i ruoli di attivazione e coscienza che sono sempre stati assi fondamentali dell’arte Sociologica, mi sembra, senza abbandonare la pratica sociale, che l’arte dovrebbe ora attaccarsi in modo più risoluto ai problemi di “comunicazione‿ e sforzarsi di mettere in evidenza gli aspetti formali e funzionali che gli sono inerenti.

All’in fuori della mia partecipazione puntuale nel seno del Collettivo dell’Arte Sociologica tra il 1974 e 1979, una grande parte della mia attività personale è stata consacrata a questa ricerca.

PRATICA ARTISTICA DELLA COMUNICAZIONE, ESTETICA DELLA COMUNICAZIONE E PRODUZIONE DI SIGNIFICATO

Dalle mie azioni ed interventi artistici, dai dispositivi, segni e sistemi di segni che io metto in piazza, ho tentato (e tento ancora) di produrre del significato. Questa produzione del significato, è ciò che io credo alla base la ragione e giustificazione di ogni attività artistica. Questa produzione si è manifestata (e si manifesta ancora) dalla preparazione di un certo numero di “messaggi‿. La natura, la sostanza e consistenza di questi messaggi è molto complessa, dal fatto della loro eterogeneità. Qualche volta, il messaggio è costituito dall’azione globale, qualche volta da taluni dei suoi sviluppi particolari, qualche altra volta ancora dai fattori esteriori a mio proposito che si trovano automaticamente integrati.

Una cosa è sicura: si tratta, in ciascun caso, per me, di elaborare un metalinguaggio (quali che siano il mezzo e la forma utilizzata) che si applica sul discorso dominante della comunicazione, per mettere in opera una pratica di disturbo, di sottrazione dei codici dominanti della comunicazione, o di perturbazione dei campi specializzati di questa comunicazione. Questa pratica passa necessariamente dall’appropriazione dei mezzi di trasmissione dei messaggi, di un lavoro sui media, media per media, e sul sistema di significato di insieme. In effetti. Il mio fine mira a creare, nel destinatario plausibile degli stati di incertezza. Per esempio, impegnandomi a far passare nei mass-media messaggi strutturati di tale specie che si contraddicono (o contraddicono i messaggi attigui dalla continuità nello spazio o nel tempo) per generare una rottura, un paradosso, un quesito. Ciascuna di queste situazioni di comunicazione provocata incitano i destinatari toccati a ricercare un ordine,chiamano la sua partecipazione, vedere la sua complicità dalla trasgressione deliberata dal codice che io gli ho proposto.

Il lavoro artistico che io ha impegnato è un lavoro sulla comunicazione stessa. Io stesso posso aggiungere che è questa sua capacità di metacomunicazione, vale a dire di comunicare a proposito della comunicazione che ne costituisce il carattere fondamentale e specifico.

Lo stimolo estetico di ogni opera non può essere isolato da un contesto che fa intervenire dei dati culturali, delle regole ammesse condizioni mentali diverse…Il suo “significato‿: multiforme e dipendente direttamente da questi fattori. E’ dipendente ,anche, dalle predisposizioni individuali di ciascuno tra noi: Se questa regola di ordine generale vale per tutte le opere d’arte, si conviene che essa diventa esplicita nella pratica di comunicazione messa in opera da certe forme d’arte attuale e specialmente in quelle che provo io stesso di sperimentare. Il primato della struttura mediatica sui contenuti nella comunicazione contemporanea è un fatto che è stato messo in evidenza in tutte le sue implicazioni da Marshall Mc Luhan. Su questo punto, gli si è potuto rimproverare un giudizio categorico che meritava, senza dubbio, di essere sfumato; In fatti bisogna rilevare nei comportamenti della nuova generazione una pratica della comunicazione che non si fonda necessariamente sulla volontà di scambiare “contenuti‿ ma sul bisogno, più fondamentale, di essere connesso al risultato. Il contenuto della comunicazione è paradossalmente la comunicazione stessa: Questa attitudine risponde certamente ad una evoluzione delle sensibilità. Sensibilità che è essa stessa modellata in un modo complesso da fattori diversi del nostro sviluppo fisico, psicologico, tecnologico contemporaneo.

Nell’arte si pone ugualmente il problema dei contenuti. Nella pittura analitica, è gia il lavoro stesso che si da come l’essenza significativa dell’opera. L’oggettivo da attendere resta la comunicazione e l’analisi del processo dell’atto stesso di dipingere. Analisi metodica degli elementi costitutivi in tutte le combinazioni. Questa preoccupazione si ritrova sotto alcune forme differenti nelle ricerche dell’Arte Minimale come dai protagonisti del gruppo Supporto-Superfice. Si assiste in tutti i casi ad una riduzione dei contenuti al profitto di una riflessione sulla relazione tra elementi, forme e materiali. L’opera non rinvia che a se stessa come la comunicazione in talune delle sue pratiche non rinvia ugualmente che a esse stesse… Per la mia parte, io avrei tendenza a ritenere che il messaggio artistico è tanto più specificatamente “artistico‿ che è vuoto del contenuto reale… E’ allo spettatore che incombe, attraverso un meccanismo mentale, di ricostruire un messaggio a sua scelta a partire dagli elementi che gli sono forniti. Di ricostruire in tutte le variazioni possibili il puzzle, in kit, che gli è stato consegnato dall’artista. Ad egli di fabbricare la sua “cosa‿, di operare una scelta di lettura, di accatastare una interpretazione soddisfacente a partire dai segnali che gli sono sottoposti.

L’arista della comunicazione non si sente più tenuto a dare una rappresentazione visiva o concreta all’aiuto di materiali qualsiasi della realtà poiché sperimenta in presa diretta sul reale. Lo spettatore ha il suo ruolo da giocare ormai nel significato dell’opera d’arte. Lo sviluppo di informazioni che costituisce l’universo quotidiano dell’uomo moderno lo posiziona in una moltitudine di segni che lo bombardano a selezionarne qualcuno a partire dai quali egli costruisce il suo proprio reale. E’nella sfera di questo contesto informale familiare che l’artista della comunicazione piazzerà i segnali che emette verso il suo destinatario. A carico di quest’ultimo di reperirlo, di identificarli, di metterli mentalmente in relazione ed infine di riconoscerli come sistemi portatori di significati. E’solamente dopo tutte queste operazioni che gli sarà accordata l’ultima e suprema ricompensa: il piacere estetico!

In questa prospettiva, noi siamo in presenza di un nuovo tipo di opera conosciuta sotto forma di una combinazione di informazioni programmate che raggiungono successivamente il destinatario virtuale. Le condizioni particolari della performance con la presenza dell’artista mediatore possono facilitare l’integrazione dell’omogeneizzazione di queste di queste informazioni ma fuori la sua presenza, l’opera non deve restare meno reperibile. Basterà, unicamente, che il concetto iniziale di realizzazione tiene conto delle condizioni particolari dell’azione al fine di adattarvi le adeguate modalità. In mancanza di un contenuto esplicito, riguardo all’artista, ben inteso, di prevedere ed inventare un modello, un’architettura spazio-temporale di significati, che renderanno reperibile ed identificabile la sua azione come tale.

Il legame stretto tra la realtà e comunicazione è oggi un idea ammessa di recente. In effetti, è ammesso ora che la comunicazione stessa, in qualche maniera, che crea ciò che noi chiamiamo realtà. I lavori della “scuola di Palo Alto‿ hanno largamente contribuito ad accreditare questa idea, Noi abbiamo tendenza ad immaginare, precedentemente, che la comunicazione era unicamente la transizione dalla quale questa realtà poteva esprimersi, spiegarsi, cambiarsi. La comunicazione non è un semplice supporto di trasmissione.

La comunicazione non è una semplice operazione di trasmissione come si aveva l’abitudine di pensare. E’ ben più di questo: allo stesso tempo il luogo stesso, e l’utensile dove si forgia la realtà. L’oggetto degli esperti dell’arte ha sempre consistito attraverso proposizioni funzionali diverse a regalarci a percepire la realtà di un “altro‿ mondo. Ciò che è un certo modo di costruire un’altra realtà. Se la comunicazione essa stessa è generatrice di realtà, la moltiplicazione, la diversificazione dei mezzi di comunicazione che caratterizzano la nostra società costituiscono fattori di potenti cambiamenti nell’elaborazione della nostra realtà contemporanea. Questo equivale a dire che chi agisce nella comunicazione è in qualche maniera costruttore di realtà. Questo equivale ad affermare che chi accede alla tecnologia della comunicazione ha una possibilità di “modellare‿ la realtà. Ma chi oggi ha accesso a questa tecnologia? Certamente non l’artista ed ancora meno il cittadino medio. Noi siamo senza illusioni. Noi non condividiamo l’ottimismo eccessivo di Marshall Mc Luhan sul soggetto. La possibilità di accesso ai canali di comunicazione come attore resta ancora interamente determinata da condizioni di potere. Noi siamo ancora molto lontani da questo villaggio planetario mitico al quale rivediamo ogni mancanza di poterlo vivere… Non resta meno che il ruolo degli artisti sarà precisamente di mobilitare tutte le loro energie per appropriarsi, che sia dalla forza di immaginazione o dall’astuzia, di tutti nuovi veicoli di comunicazione. Questi veicoli di espressione e di azione dove si elaborano la formula dei linguaggi e dell’ idee proprie della nostra epoca.

“Se la cultura alfabetica ha fatto di noi in qualche maniera dei “resistenti‿, senso elettrico del termine, come luogo di ritenzione dell’informazione per la costituzione del sapere oggi siamo diventati dei ‘trasistors’ che al contrario accelerano l’energia dell’informazione nel suo trasferimento‿ (18).

L’essenziale ora, è di essere “collegato‿ o altrimenti detto “connesso‿, “commutato‿. Commutato al risultato per sentirsi gomito a gomito in comunicazione con gli altri.

Con l’Estetica della comunicazione, noi siamo entrati in modo irreversibile nell’era della modulazione, l’era organizzativa degli scambi e delle reti, l’era della messa in relazione, l’era della carezza elettromagnetica. Ogni creazione oggi rileva una creatività al nuovo delle strutture di comunicazione e della messa in forma prima di rilevare loro contenuti intrinsechi.

ESTETICA DELLA COMUNICAZIONE, PERCEZIONE DI SPAZIO E TEMPO

Le nuove tecnologie, anche se questa idea lede la nostra eredità umanista, modificano progressivamente i nostri sistemi di valori, i nostri sistemi di pensiero, le nostre percezioni, il nostro senso del Tempo e dello Spazio. Il fine dell’Estetica della Comunicazione non consiste in nessun modo ingenuo ad innalzare un quadro apologetico esaltando la potenza tecnica. Contrariamente ad alcuni movimenti artistici, specialmente quello del “Futurismo‿, l’Estetica della Comunicazione segnala l’attenzione sui suoi pericoli quando il suo uso si sviluppa in un modo tutt’affatto separato di considerazioni etiche, filosofiche o sociali. L’Estetica della Comunicazione si presenta con l’ambizione di concorrere ad una nuova comprensione della realtà e di favorire una concezione del mondo che ci porta verso oggetti profondamente spirituali. Al momento dove il pensiero orientale sotto tutte le sue forme esercita un fascino su un numero sempre più importante di individui, un’elite attiva di studiosi rivelano che il pensiero mistico fornisce una cornice adeguata alle teorie della scienza contemporanea. L’immaginario dell’uomo ed il suo quesito teso al senso della sua esistenza sono identici a quelli che erano dopo la sua origine. Ciò sono sempre i misteri della vita, della morte, l’amore, l’angoscia, del piacere, che restano ancora le grandi domande di attualità; di contro, è la forma di porre queste domande che diventa differente. L’artista contemporaneo si vede dotato di nuovi mezzi di investigazione per interrogare l’inconscio collettivo e per dargli forma. Le risorse della tecnologia lo introducono nelle zone innocue che gli spettano di esplorare. La posta vera dell’arte contemporanea si situa ben al di là, ora, dello statuto dell’immagine e dello statuto della forma. Si gioca attorno al rapporto che noi intratteniamo nella nostra relazione al mondo con ciò che noi nominiamo comunemente realtà. Nello sfondo, dei comportamenti estetici che evolvono in funzione dello sviluppo dell’evoluzione delle tecnologie, ciò che propongono gli artisti che prendono in cambio questi nuovi strumenti, è la costituzione di nuovi modelli antropologici.

Il Tempo e lo Spazio vogliono costituire domani “la materia prima‿ dell’artista. Come egli ha lavorato nel corso degli anni la pietra, il marmo, il bosco o il ferro, ora si sforza di imprimere il suo marchio a questi “immateriali‿… Lo Spazio ed il Tempo sono non solo dei concetti fisici che tendono ad evolvere considerevolmente all’ora attuale con la progressione delle conoscenze ma anche delle realtà sensibili da vivere. E’ su questo terreno che si situa e che si legittima la pratica artistica.

Nell’inconscio dell’individuo occidentale, la nozione di Tempo e la nozione di Spazio sono indissolubilmente legate. Per noi, occidentali, non c’è alcun dubbio che il tempo e lo Spazio siano organicamente strutturati. Lo Spazio con le sue tre dimensioni s’impone come un dono immanente al mondo.

Quanto al tempo nel suo svolgimento lineare, noi l’accompagniamo continuamente: il Passato dietro, il Futuro davanti, noi avanziamo nel presente. L’uomo costruisce il suo orizzonte temporale su un asse di progressione di cui i cursori ad un tempo solidi e mobili delimitano queste tre zone distinte. Questa coscienza lineare del Tempo appare, allora, come un dato costitutivo normale. I nuovi concetti avanzati dalle scienze come l’utilizzazione nel quotidiano di nuove tecnologie rischiano di rimettere in discussione questi schemi mentali… le nostre “certezze‿ acquisite e fondate sui dati socio-culturali anteriori necessitano di urgenti revisioni.

La nuova struttura del Tempo produce già degli effetti sociali spettacolari. Le campane del Medio Evo suonano le ore, il cronometro Taylorien riporta la cadenza di produzione al secondo, il microprocessore ci offre oggi la padronanza di processi che si misurano in nanosecondi… La microelettronica si definisce come un’altra strutturazione del Tempo di cui il ritaglio supera la soglia della percezione umana. Ciò vuol dire chiaramente che se ieri, si poteva ascoltare battere un cronometro ed osservare il movimento pendolare di un orologio, bisogna effettuare oggi un buon prodigio nell’immaginario per comprendere il funzionamento di una calcolatrice.

Strutturando lo Spazio fisico, l’automobile ci ha dato la possibilità di dominare le distanze. La sua apparizione ha sconvolto profondamente il nostro sviluppo naturale, la nostra economia, il nostro modo di vivere. Trasformazioni di una portata ancora più radicale si annunciano con l’avvento del computer. In effetti, il computer ci colonizza e, in una maniera irreversibile, ristruttura il nostro Tempo ed il nostro Spazio. Il computer è in fase di realizzare prossimamente la sintesi tra il pensiero tecnico ed il pensiero simbolico: La macchina a vapore aveva vantaggiosamente rimpiazzato le risorse fisiche dell’uomo o dell’animale, l’informatica e la sua rivoluzione amplifica le risorse intellettuali dell’uomo.

L’evoluzione attuale dei computer rileva che questa macchina è finalmente una macchina che ci permette di raggiungere le nostre più grandi mete. Di raggiungere le nostre più grandi mete nella misura in cui vanno a contribuire a respingere le limitazioni che il Tempo e lo Spazio hanno sempre imposto all’uomo. Questa evoluzione dei computer si traduce attraverso la sua crescita in rapidità, vale a dire in potenza con la sua funzione in tempo reale. La possibilità di connessione dei computer tra essi così che con altre macchine anticipa sulla generalizzazione dei risultati telematici e l’abolizione di sicuri costrizioni di distanza. La ripartizione dei centri di decisione e la loro moltiplicazione conducendo alla “disseminazione‿ dell’intelligenza e del potere lascia sperare in altre forme di strutturazione socio-politici. Noi assistiamo infatti, in questa, all’emergenza di una nuova conoscenza e coscienza dell’individualità.

I computer detti della “quinta generazione‿ che si profilano all’orizzonte dei prossimi anni ci introducono nell’universo sconosciuto dell’intelligenza artificiale. Essi tratteranno non solo i dati, cifre o lettere, ma anche “conoscenze‿ sviluppando ragionamenti da deduzioni.

La difficoltà di domare un mezzo di espressione, che opera sul materiale pittorico o della resistenza del marmo, ha sempre partecipato all’arricchimento dell’atto creativo. L’arricchimento essenziale provvederà, delle facilitazioni offerte all’artista dalle risorse dell’informatica che delle difficoltà che imporrà a loro per esprimere la sua sensibilità, difficoltà che li impegneranno su vie inedite.

Siamo al limitare di una nuovo Rinascimento culturale? La telematica sta creando le condizioni oggettive di una forma di socievolezza “alternativa‿ ad una scala che abolisce le distanze fisiche? L’atto di creazione in tutti i campi si libera delle costrizioni spaziali e temporali grazie alle trasmissioni a distanza, alla convergenza dei dati nei sistemi di messaggeria, alle consultazioni rese possibili senza spostamento fisico. Bisogna, anche, prendere in considerazione che la potenza di calcolo fantastico che ci offrono questi utensili dà agli artisti il potere mai uguagliato di esplorare con una rapidità inedita il campo infinito dei possibili che solleva il mondo dal risveglio, l’immaginario del pensiero umano.

E’questo aspetto della trasformazione del nostro rapporto al Tempo e allo Spazio che privilegiano gli artisti che rivendicano la loro appartenenza a questa comunanza di sensibilità che costituisce l’Estetica della Comunicazione. Essi si sentono riguardati tutti, attraverso pratiche differenti, da quesiti che rinviano alle dimensioni spazio-temporali ed alle realtà crono-topologiche. Domande che non erano mai state anche poste che oggi. L’accelerazione delle nostre possibilità di spostamento geografico, l’allargamento del nostro capitale informativo, la realizzazione di talune sperimentazioni scientifiche sul Tempo fanno vacillare un po’ delle nostre belle certezze mentali su questo soggetto o su altri…

Queste fratture aprono agli artisti l’opportunità storica di praticare una rotture nelle convenzioni della rappresentazione cambiandole sulla via dei fenomeni extratemporali che sono verosimilmente la problematica base della nostra epoca. E’ ugualmente in questo stesso orientamento che si manifestano gli indici di una convergenza della “sensibilità moderna‿ verso le sorgenti profonde ed ancestrali del pensiero religioso, filosofico e mistico dell’oriente.Ci è constatato molto che l’insieme di queste mutazioni indotte dai sistemi mediatici riorganizza a nostra insaputa l’insieme delle nostre rappresentazioni estetiche.

ESTETICA DELLA COMUNICAZIONE, SPAZIO INTERIORE, PRECETTI ZEN

Se l’uomo moderno è alla ricerca del dominio del suo universo fisico, è sempre più preoccupato della conquista del suo proprio spazio interiore. Una tale preoccupazione attraverso sicuri significati si afferma di un modo più evidente attraverso un ritorno pendolare sul polo individuale. Se i principi Zen ci invitano attraverso la saggezza a rinunciare alla nostra tentazione di voler spiegare il mondo, essi ci invitano a concentrarci per poterlo constatare. Il constatare per avere una chance di confonderci in essa…

Potremo pretendere che è questo che fa, ad un grado o un altro del marciapiede del metrò, il viaggiatore che fissa lo schermo del controllo del circuito chiuso della TV, al punto di dimenticare di salire sul convoglio che avrebbe dovuto inoltrarlo verso la sua destinazione?

Constatare il mondo, un esercizio al quale sempre più spesso ci esortano le tecnologie de comunicazione che hanno la possibilità di rinviarci al nostro presente e di farcene prendere coscienza dalla sua meditazione istantanea. Nuove tecnologie di cui le modalità di funzionamento ci permettono in qualche maniera una riappropriazione del tempo ed una “riscoperta‿ del nostro Presente. Agendo come prolungamento dei nostri sensi, i nuovi media cancellano il pensiero strutturato e lineare, dissolvendo il concetto, e ci inducono in altri tipi di comportamenti antropologici. Alla loro maniera, come la mediazione, essi istaurano condizioni specifiche e privilegiate dove la nostra relazione al tempo, allo spazio, alla materia, agli oggetti si trova rinnovata. I nuovi media aprono la strada ad altri tipi di conoscenza, ad altre forme di coscienza… Proponendo una riflessione sul Tempo e lo Spazio che non si effettua a partire dal discorso e dalla teoria, ma da procedure originali e singolari, gli artisti dell’Estetica della Comunicazione tentano di farci sapere fatti immanenti. Fatti immanenti nei quali essi ci implicano direttamente, sforzandosi di mettere in evidenza il nostro rapporto esistenziale al mondo. Essi ci propongono una esplorazione ed una navigazione avventurosa in seno ad un universo delle comunicazioni sempre più denso e complesso. Viaggio verso questa terra promessa dove il tempo dei ritmi biologici, il tempo degli orologi, il tempo tecnico, il tempo profano ed il tempo consacrato si raggiungono per confondersi ed unificarsi in un tempo unico soprasensibile.

Lo scopo dell’arte mira oggi a renderci coscienti di una radicale cambiamento dei nostri comportamenti. In questo cambiamento dei comportamenti, l’artista propone i suoi propri modelli. Questi modelli hanno per funzione una più grande conoscenza di noi stessi. Le nuove tecnologie prolungano le nostre percezioni e predispongono ciascun individuo, nel suo vissuto, a respingere le frontiere per raggiungere i campi del soprasensibile che fremono là, oggi, alla punta delle nostre dita… Questo filo sempre più serrato che tesse il nostro sviluppo comunicativo contribuisce a lungo termine a favorire l’emergenza di una coscienza globale che tenderà a sostituire alla nozione tipicamente occidentale di frammentazione individuale. Facilitando una certa sincronia, i nuovi media rinforzano la coscienza collettiva. L’uomo moderno sviluppato da una sfera movente di informazioni. Deve trovare il tempo della sua propria partizione per realizzare la sua integrazione armonica al movimento generale.

L’Estetica della Comunicazione testimonia questo rapporto armonico e del piacere che ne consegue. Essa testimonia forme nuove di espressione proprie della nostra epoca, testimonia forme di arte estremamente diversificate che riposano tutte su un concetto fondamentale: il concetto di relazione. In queste forme d'arte, la nozione di intervallo costituisce la nozione base determinante. Noi siamo entrati nel periodo delle arti dell’intervallo.

Nel contesto dei rapporti dinamici messi in gioco, negli scambi multipli e le combinazioni interattive proposte dall’artista, è questo campo stesso circoscritto di energie che costituisce il suo primo oggetto.

Le forme d’arte che dipendono dall’Estetica della Comunicazione rendono conto dei ritmi naturali che fanno parte della vita di ciascun individuo e le mettono in relazione con il nostro universo quotidiano tecnologico delle comunicazione. Un ponte è gettato tra natura e cultura.. Attraverso i processi complessi di sincronia nei quali noi siamo costantemente impegnati, noi abbiamo la costante impressione di partecipare ad una pulsione globale composta da una varietà infinita di musichette particolari. Questa situazione, quando noi la proviamo, ci procura il sentimento di una profonda adesione al mondo che ci circonda. Sono le stesse frequenze che attraversano l’attività mentale del nostro cervello che si ritrovano in qualche specie, dopo, in espansione nelle reti elettriche, elettroniche e telematiche…

La messa in relazione dei ritmi individuali con quelli che si sviluppano nelle reti telematiche, la messa in evidenza dei ritmi umani in relazione con i campi dell’energia cosmica, ecco dove risiede, oggi, il nodo centrale dell’arte contemporanea. Un’arte contemporanea di ricerca che non bisogna soprattutto confondere. con la produzione artistica ispirata dal mercato.

Yves Klein. Il monocromo in precursore sensibile, ci aveva già indicato la via da seguire in questa direzione. La sua prematura scomparsa non gli ha permesso di conoscere gli sviluppi eclatanti della nostra società elettronica e di comunicazione. Da numerosi lati, è pertanto evidente che la sua pratica artistica, come il pensiero che sottintende, rilevano direttamente il campo circoscritto dall’Estetica della Comunicazione.

Per egli, come per noi, oggi, il problema dell’arte non è un problema di oggetto, di forma o di colore, ma prima di tutto un problema di energia. Di energia da localizzare, manipolare, replicare, rappresentare.. La conoscenza del sensibile non appare mai come l’interfaccia mediatrice del concetto e della conoscenza intellettuale. La conoscenza del percettibile rileva pratiche specifiche che si fondane piuttosto sull’esperienza vissuta offerta sul modello della spartizione e, qualche volta, della partecipazione attiva.

ESTETICA DELLA COMUNICAZIONE E CRISI DELLA PERCEZIONE

Vorrei insistere sul fatto che la sensibilità contemporanea è tutta impregnata di dubbi ed incertezze. La nozione di spazio, la nozione di tempo, le scale di grandezza che si crede acquisite sono rimesse in discussione, La nostra epoca attraversa una profonda crisi della percezione nel momento in cui l’interpretazione teorica di differenti fenomeni fisici è rimessa in causa. La nostra sensibilità si trova così marcata da questo clima ambientale; modellata dagli effetti continui di cambiamenti fondamentali di cui i ritmi si accellerano: I media tecnologici sono diventati per l’uomo moderno protesi che noi introduciamo nei contro del tempo e dello spazio che ci erano ancora inaccessibili ieri. La televisione ed il telefono nel quotidiano ci spediscono agli antipodi ed istallano il mondo nel nostro salotto. Alla nozione classica di oggetto separato, di limite, di luogo unico, noi siamo chiamati ora a reagire sempre più alle nozioni di interfaccia, di commutazione, di simultaneità.

L’ubiquità non è più una visione utopica dello spirito: la tecnologia di comunicazione si realizza tutti i giorni sotto certe condizioni.

Questo mondo del sensibile che noi viviamo si manifesta attraverso spostamenti di informazioni, configurazioni dinamiche che ci trattengono e ci prendono nei loro movimenti. Rappresentazioni che nascono e vivono nelle strutture agli elementi intercambiabili che hanno nome di dispositivi, sistemi risultati.. I cambiamenti sensibili della nostra percezione e del nostro rapporto al mondo che ne conseguono, nei nostri comportamenti più correnti attestano la nascita di una nuova estetica. Un'estetica di cui l’oggetto che designa si situa ormai fuori dal visibile, fuori dal tangibile nelle zone dell’infrapercezione dove la nostra sensibilità di uomo moderno si ritrova. I sistemi tecnologici di scambi nei quali noi siamo direttamente implicati talvolta come attori; ed a titolo individuale o collettivo come elemento costitutivo del sistema, aprono la via, in effetti, a dei rapporti sul sensibile che non passano più obbligatoriamente dal visivo o verbale.. Il nostro vissuto giornaliero si definisce in un campo globale di interazioni ed avvenimenti creati dai media elettrici o elettronici. Il bagno di informazioni permanente nel quale noi viviamo influenza il nostro modo di sentire verso forme nuove. Inevitabilmente, se non è dovuto e sviato da pressioni economiche dalla sua vocazione naturale, l’arte oggi dovrà rispondere alle attese di questa nuova sensibilità e darle scoprendole le sue forme specifiche di espressione. Forme di espressioni rilevano precisamente questa estetica della comunicazione e un’arte che sarà altra cosa che un’arte da vedere o ascoltare; un’arte di cui la pratica e la finalità si situa al di là dell’immagine, al di là del gesto pittorico, al di là dell’oggetto…nella comunicazione, essa stessa, e le sue modalità di funzionamento.

Il processo di smaterializzazione dell’arte da Duchamp, il ricorso degli artisti al concetto, all’attitudine, all’intenzione favorizza l’apertura della sua lettura. E’ il campo stesso dell’arte che ne trova elargito. Con Yves Klein, la sua scuola di sensibilità, il suo teatro del vuoto, la sua prospettiva cosmica, noi siamo introdotti foneticamente nella civilizzazione confrontata alla conquista dello spazio ed ai misteri della materia.

La rappresentazione che si sforzano di “figurare‿ gli artisti dell’Estetica della Comunicazione, è una rappresentazione che poggia la sua origine al di là del reale, al di là delle apparenze e dei quadri concettuali abituali. La Tecnologia ci impegna in un “sequestro‿ del mondo dove il riferimento perde il suo senso al profitto delle sorgenti elettroniche di valutazione. Le rappresentazioni videografiche ed infografiche si sostituiscono alla materialità delle distanze con una tale forza che esse sono nel passaggio di sciogliere puramente e semplicemente il loro referente.

Le basi sulle quali noi pretendiamo, ieri, fondare e legittimare le nostre rappresentazioni divengono precarie e spesso sospette. Con l’immagine televisiva, per esempio, la nostra percezione vacilla sotto lo choc temporale della diffusione istantanea. In questa stessa immagine, l’ostacolo fisico come l’ostacolo del tempo si dileguano improvvisamente in una nuvola illividita di elettroni…Lo spazio si trova appiattito, rimpicciolito, laminato da vettori di comunicazione. L’accelerato, il ralenti o …il ritorno indietro dell’immagine filmata o video sconvolgono i nostri concetti e la nostre convenzioni del tempo.

La nozione di spazio continuo ed omogeneo dell’eredità euclidea si sgretola davanti i nuovi concetti di spazio discontinuo, spazio picchettato da qualche picchetto che la nostra percezione alla scala umana è incapace di reperire, Bisogna dunque, ormai, che impariamo ad istallarci nel provvisorio. Bisogna abituarci all’idea di una erranza permanente. Adattarci ad una instabilità che dovremo finire con l’addomesticare.. Infine trovarre questo punto. Una volta fisso e mobile, da dove il nostro sguardo sarà in misura di scoprire e inventare questa nuova relazione tra il nostro spazio vissuto, il nostro spazio elettronico ed il nostro spazio nel divenire.. Per questo, noi dovremo appoggiarci su nozioni che bisogna integrare più velocemente e che portano per nome delle parole straniere e barbare: commutazione, arborescenza, intermittenza, intervallo, modulare, interattivo.

ESTETICA DELLA COMUNICAZIONE, SENSILIZZAZIONE, SENSIBILIZZAZIONE

Se la riflessione ed il lavoro condotto dall’Estetica della Comunicazione ci aiuta a dividere e comprendere processi ancora complessi, attraverso gli artisti che la rappresentano, essa contribuisce a mettere in evidenza i rapporti sensoriali che noi intratteniamo con i nuovi media, Dopo aver creduto durante lungo tempo che questi media “desensorializzano‿ la comunicazione, molto è da constatare che non è niente. Integrati sempre più al nostro modo di vivere, essi costituiscono una specie di rete sensibile da dove transitano in qualsiasi istante i nostri scambi. Essi sono diventati supporti, prolungamento, amplificazione delle nostre vibrazioni più intime. La nostra relazione di dipendenza dalle tecnologie di comunicazione nella vita quotidiana ci permettono di affermare che questa situazione è generatrice di nuove forme di sensibilità. La televisione ad esempio ha creato una forma di relazione estetica singolare sulla “presenza a distanza‿. La televisione come il computer sono sorgenti vive di pulsioni ambientalistiche di cui noi non conosciamo ancora gli effetti sui nostri sistemi nervosi. Ci si può interrogare, per esempio, su una utilizzazione che, a lungo termine, potrebbe trasformare alcuni dei nostri processi di pensiero. Noi siamo immersi in permanenza in un bagno elettronico che dispensa all’individuo una gamma sempre più intensa di stimoli. Il corpo della società, come il nostro proprio corpo, si trova avviluppato da una immensa rete di comunicazione. Al timore ed alla nostalgia di quelli che denunciano, il rischio di vederci amputato di una relazione fisica diretta con il mondo immediato-noi facciamo rilevare che pratichiamo ormai ibridazioni che costituiscono i riti di passaggio. Sempre più questi fenomeni di di ibridazione associano direttamente l’uomo e la macchina. In un futuro prossimo. È altamente probabile che il computer giocherà il ruolo di interfaccia tra le funzioni tecniche ed organiche. I media elettronici operano una rottura cognitiva che costituisce una vera rivoluzione psicologica suscettibile di modificare radicalmente la nostra relazione al mondo. Questa rivoluzione, contrariamente ai timori dei più pessimisti, contribuisce ad arricchire le facoltà sensoriali del nostro organismo. I nostri sensi tattili ed acustici si trovano attivamente sollecitati. Fatti di percezione e fatti di cognizione si integrano ormai simultaneamente nelle configurazioni nuove che sfuggono al pensiero lineare.

Ciò che l’artista della comunicazione mira ad esprimere attraverso le sue azioni, è che noi siamo situati al centro di un processo globale di informazione e che il suo funzionamento complesso situa l’individuo in una posizione inedita dove egli si vede impacciato di scoprire ed inventare le nuove forme di regolamento con il suo mezzo. Lo scopo degli artisti della comunicazione non è certamente produrre significati al primo livello, ma di farci prendere coscienza come la pratica generalizzata della comunicazione interagisce, finalmente, sugli insiemi del nostro sistema sensibile.

Come questa evoluzione mette al posto i dati di una “sensibilità moderna‿ nel limitare le nostre percezioni e nuove “forme di sentire‿; aprendo così nuove vie estetiche…

Fred Forest


NOTES

(1) Fritjof Capra, Le temps du changement, Rocher, Paris.

(2) Fred Forest, Art Sociologique Vidéo 10/18 U.G.E. Paris 1977. Rainer Wick, Nicht Kunst, nicht soziologie: Dans collectif d'art sociologique, " Kunstforum " Band 27 3-78.

(3) René Thom, Entretien, Journal Le Monde, Dimanche 2 juillet 1984, Paris.

(4) Marshall Mc Luhan, " Pour comprendre les médias ", Mame Seuil, Paris, 1968, page 266.

(5) Marshall Mc Luhan, " Pour comprendre les médias ", Mame Seuil, Paris, 1968, page 12.

(6) Gregory Bateson, " Vers une écologie de l'esprit ", p. 150, Le Seuil, Paris, 1977.

(7) Bertalanffy, " Théorie générale des systèmes physiques, biologiques, psychologique, sociologique, philosophique ", Paris, Dunod, 1973.

(8) En 1983 s'est mis en place à Paris un réseau téléphonique qui offre la possibilité d'un échange verbal érotique tarifé pour quinze minutes.

(9) Frank Popper, " Le déclin de l'objet ", Paris, Chêne, 1975. Lucy Lippard, " Six years: the dematerialization of the art object from 1966 to 1972 ", Ed. and Annoted by Lucy Lippard, New York.

(10) " Art sociologique ", Editions 10/18, U.G.E., Paris, 1977.

(11) Frank Popper, " Art action participation " Ed. Klincksieck, Paris, 1980.

(12) Fred Forest action " Portrait de famille " réalisée à l'Hay-Les-Roses dans un grand ensemble de la banlieue parisienne.

(13) " La relation comme interrogation ", J.L. Daval in " Relation et relation ", page 102, Yellow now, Liège, 1981.

(14) Umberto Eco, " L'oeuvre ouverte ", Editions du Seuil, Paris, 1965.

(15) Edward T. Hall, " La nouvelle Communication ", p. 212, Le Seuil, Paris, Current Anthropology Vol. 9, No 2-3 (1968) 95-108-NdE, 1981.

(16) Gregory Bateson, " Vers une écologie de l'esprit ", page 141, Seuil, Paris, 1977.

(17) Mario Costa, Conférence débat, Musée d'art moderne de la ville de Paris. Décembre 1982, Exposition Electra.

(19) Derrick de Kerckhove, Directeur du "Marshall Mc Luhan Programme".