Rammellzee Piccirello Stephen
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Personaggio o Gruppo:
Stephen Piccirello (RAMMELLZEE)
o (RAMMΣLLZΣΣ, pronunciato "Ram: Ell: Zee".
In una recente intervista, egli ha dichiarato che il suo nome deriva da "RAM" plus ", 'M' di 'Entità', 'Sigma' (Σ) il primo operatore sommatoria, prima 'L' - 'longitudine', seconda 'L' - 'latitudine', 'Z' - 'z-bar', Σ, Σ - 'sommatoria'.
Biografia:
Nato nel 1960 in Far Rockaway, Queens di New York, graffito scrittore, artista, rap/hip-hop, musicista e scultore. Esponente di spicco del graffitismo newyorkese degli anni 70-80; autore fra l'altro della poesia hip hop. Accanto alla pittura fa uso delle vernici spray, specchi, plexiglas, resina, tecniche miste su carta.
Rammellzee e i suoi seguaci, "Guarriglieri della parola", ribattezzatesi A-One, B-One, C-One hanno inscenato diverse performance. Lasciando alle spalle il mondo dei graffiti dall'inizio degli anni '80 si dedica all'elaborazione del "Futurismo Gotico" che egli stesso predica indossando complicate armature da samurai costruite con rifiuti meccanici e spazzatura. Artista poliedrico presente spesso anche in Italia nel 2005 e alla Biennale di Venezia con lo spettacolo-sermone The Bi-Conicals of the Rammellzee.
Rammelzee prosegue il suo lavoro negli anni '80, sia nella direzione della performance, ampliando i mezzi e gli interessi linguistici alla musica e allo spettacolo, sia nell'applicazione delle tecniche dell' "espressionismo spray" su molteplici supporti: disegni eseguiti a Bombing (bombolette di colore acrilico spray), riduzione della figurazione a logo (firma personale, uso del lettering), e Tag (sigla sintetica che riporta il credo dell'autore).
Presenze sideree, luminosità metalliche, dinamismo fluttuante e profondità astrali ricorrono nelle sue figurazioni, in un immaginari tecnologico di fine millennio più riferito a l mondo delle animazioni e del fumetto che ha la visione utopica cui dichiara di aspirare nel sito da lui fondato nel 1979, "www.gothicfuturism.com", dove si erge a samurai che risorge letteralmente dalla spazzature del mondo, per riformarlo totalmente, seguendo le spinte verticali del gotico.
Rammellzee ha fatto parte della nouvelle vague di pittori ed artisti che hanno alimentato le correnti dei graffitisti e dei post-graffitisti ( Haring, Basquiat, Futura 2000…). Nel suo caso particolare, la critica d’arte aveva coniato la definizione di “neo-amanuense” cercando di interpretare la sua passione per i caratteri gotici, per il lettering e per la sperimentazione grafica. Dai primi graffiti che fiorirono nella subway, estendosi al Bronx, a Brooklin e Broadway si giunge con Rammellzee ad una teorizzazione applicata alle varie calligrafie. Questo mentre a New York affiorano nuovi segni, non più graffiti impressi nella metropolitana, ma nuove composizioni che hanno come sfondo i capannoni del vecchio porto di Canal Street. In questa zona ritenuta pericolosa, non ancora “bonificata” dall’intellighentia, nascono nuove gallerie che ospitano i neo-amanuensi. Proprio in questa “zona temporaneamente autonoma” agiscono personaggi come Rammellzee e Douglas Abdell. Qui si compie una ricerca sulla grafia ispirata ai gerghi newyorkesi, alla babele linguistica che diventa metalinguaggio. Contemporaneamente Rammellzee porta avanti l’esperienza di cantante “Rap” e dichiara la sua appartenenza alla setta islamica dei “five per cent”. Sono le tante facce di un intrigo esistenziale che già si complica dal nome stesso che lui dice essere una “equazione militare” : “Ramm più l’elevazione di X alla Z” …… criptico vero? Ma non tutto può essere umanamente compreso in chi si definisce un essere divino! Non tutto può essere compreso dai critici d’arte quando definisce la sua ricerca grafica come “Panzerismo Iconoclasta” o “Futurismo Gotico”. Lui lavora su lettere stilizzate come carri armati, tutto questo per dimostrare che la vecchia raccomandazione della mamma “Le parole non possono farti del male” è falsa. Allora dall’underground scoppiato nel 1974 al “Wild-Style” dei primi ottanta, dal “Bomberismo” al “Panzerismo”, Rammellzee continua ancora oggi ad essere un caposcuola, un “Generale” che unisce lettere e formule tra paesaggi cosmici dai colori violenti dei fumetti e dei films di fantascienza. Non si poteva arrivare a parlare di musica senza aver prima raffigurato questo neo-amanuense, che ora la benemerita Gomma riporta tra noi in veste di MC-dadaista con un disco che uscirà a Marzo del 2004. “Bi-Conicals of the Rammellzee” è un codice miniato di neologismi sonori, di sincretismi elettronici e di pidgin verbali. Il nostro calligrafo universale compare in copertina come un capo tribù Zulu (Nation), con gli stessi colori appariscenti degni di una cerimonia sciamanica, soltanto che non sono più piume d’uccello, pelli di animale, colori vegetali, ma il suo corpo è rivestito da moderne corrazze tecnologiche: plastiche, scarti hi-tek, parti d’androide reperite in discariche, rendendolo più simile ad un robot giapponese o ad un sopravvissuto post-atomico. Un George Clinton tech-funkadelico. Un capo tribù urbano che si sposta, vincendo fusi orari e turbolenze, tra NY, Berlino, Monaco e Tokyo. Seguendo queste mappe dimensionali il nuovo lavoro nasce grazie all’aiuto di gente come Stuart Argabright & Death Comet Crew, i gommosi padroni di casa Munk, Jaws, Takedo & Ferris Wheel, Naughty & Kaos. Un opera sonora estremamente stilizzata, proprio come il lavoro grafico sulle lettere, una trasfigurazione della Old School che si addestra ai nuovi campi di battaglia pur utilizzando le vecchie armi : vocoder, beat-box, giradischi, effetti a volontà. Questo per prepararsi all’avvento delle cyber-stregonerie sparate con rime plurilinguistiche e con invenzioni verbali iperboliche. I suoni sono cupi, marziali, ossessivi. Servono i preparativi della prossima guerriglia Funk!
Sito web:
Poetica:
Con il progresso della civiltà urbana, crolla infatti il determinismo dei programmi e dei rituali socioculturali, a vantaggio del gioco casuale degli interessi economici. Attraverso questo dispiegarsi dell'apparente disordine dei movimenti individuali, avviene la nascita dei fenomeni ipercomplessi; questi costituiscono al tempo stesso delle sfere di libertà personali, fisiche, economiche, intellettive, sessuali che tendono a raggrupparsi e a sedimentare come aree sociali e politiche. Ed è in questi ambiti, ora limitati a una piccola elite, ora aperti ad una categoria più vasta di uomini liberi, che la grande metropoli diventa un ambiente favorevole alla creatività, alle innovazioni, alle idee nuove e dal pensiero evolutivo. Parallelamente, la specializzazione fa progredire la complessità sociale, moltiplicando le intercomunicazioni in senso al sistema; essa contribuisce alla differenziazione in classi sociali e divisioni radicali tra lavoro di esecuzione e lavoro di decisione, lavoro manuale e quello intellettuale determinando differenze enormi nella vita quotidiana. La grande metropoli di cui stiamo parlando è New York, dove ogni territorio diventa centro etnico di forte identità socio-culturale, portando il futuro della società alla vecchia antinomia di "reazione o rivoluzione". La popolazione di colore invece colpita nei suoi bisogni primari, trova nel sistema creativo della strada dei treni, dei quartieri una nuova possibilità di auto-riorganizzazione sociale. Tale si presenta il messaggio di auto-affermazione dei neri contro i bianchi, delle minoranze di colore contro l'America reaganiana. Già affermatasi nella storia Americana di questo secolo attraverso gli spirituals, i blues, jazz, il tip tap, questa rinascita nera che viene dal Bronx, trova la sua prima forma di espressione nel "rap", un particolare modo veloce ultrasincopato di parlare, applicato ad un ritmo funky martellante e nevrotico. La danza che accompagna tale musica (il breaching) mima i gesti più consueti con i suoi ritmi ansiosi e frammentati con la sua capacità acrobatica e video-musicali, di consumare il movimento in istanti energetici. Se gli anni '60 avevano trovato nuove forme di arte che le scritte a spray producono sulle metropolitane, rendono questi mezzi tecnologici di trasporto, dei veri e propri luoghi di arte ingrado di produrre un coinvolgimeto emozionale collettivo. Come un grande happening metropolitano i treni divengono supporto di comunicazione e la grande rinascita nera e portoricana trova finalmente un veicolo per visualizzare la propria affermazione di identità e di presenza. New York, questa metropolitana che tende a diventare economicamente doppia, una minoranza sempre più produttiva ed un magma sociale sempre più degradato. Come dice Stefan Eins, il direttore di "FASHION MODA", nel Bonx tu vedi crescere piante e fili elettrici, animali e carcasse di automobili, uomini e tecnologie. Difficile allora sapere natura e cultura, barbarie e civiltà, arte e non arte. Oggi qualsiasi bambino del Bronx conosce l'esistenza del computer e apprende attraverso la tv e i mass-media. L'arte dei Kids è un arte spontanea sottoforma di libera espressività. Per tanto il movimento dei graffiti americani può essere visto oggi dopo più di un decennio dalla sua apparizione sulla scena culturale come un momento fondamentale degli anni '80 e uno dei più significativi in questa ultima parte del secolo. In revisione storica ciò che è successo a New York negli anni '80 e sulle metropolitane indubbiamente può essere considerato come un forte momento culturale, una società non più legata ai canoni della cultura bianca, ma alla salvaguardia dell'identità dei vari gruppi etnici sul territorio. Il Graffitismo americano, pur nella sua complessità e contraddizione, ha indubbiamente aperto ed imposto questa nuova "universalità meticcia", basata sulla categoria della simbiosi e dall'ibridazione, dove l'associazione e la solidarietà divengono il nuovo motore della storia. La ferma opposizione esercitata dal sistema dell'arte al riconoscimento museale di questi artisti non è immune dall'ostruzione che la società civile di allora esercitava contro questa forma ideologica di "mondialismo". Il grafico, cioè la scrittura per segni, parole e immagine su delle superfici pubbliche e una delle manifestazioni pubbliche più antiche dell'uomo. Ma a partire degli anni '70-80 del nostro secolo, lo scrivere, il disegnare e il dipingere sui muri ha cambiato stile, o meglio per la prima volta è diventato uno stile moderno. Per la prima volta in questo tipo di comunicazione istintiva, la grafica delle lettere ha preso il sopravvento sui contenuti. Le lettere dell'alfabeto che compongono le parole del graffito, ha somiglianza dei capoversi miniati degli amanuesi medioevali, sono diventate esse stesse immagine e scrittura visiva colorata, ispirata ad un nuovo senso di bellezza, solo che invece di restare racchiuse in un libro essi sono state dipinte su quelle pagine pubbliche che sono i numeri delle città. Il graffito come forma di comunicazione spontanea e pubblica, esiste praticamente da sempre, quando l'essere umano a cercato di esprimere visivamente attraverso la parola e l'immagine i suoi sentimenti, le sue emozioni, le sue ribellioni e le sue idee. Per questo molti parlando dei graffiti sottolineando l'analogia fra le antiche caverne graffite dai nostri progenitori e i disegni allo spray che illuminano di bagliori colorati il buio delle grotte metropolitane. Ciò che accomuna questi due fenomeni così distanti fra loro-le grotte di Altamira e le strade di una grande città. Il bisogno di manifestare visivamente, descrivendoli, raccontandoli, gridandoli, i propri desideri e moti interiori. Alle strade della città e i treni dei sotterranei ritroviamo le norme psichiche del passaggio di innamorati, arrabbiati, disperati, o anche solo di osservatori della vita che vogliono lasciare una traccia. Il graffista del metrò newyorkese non solo firma la sua icona, anche se spesso con una sigla formata da pseudonomo e della zona geografica della città in cui abita, ma inventa un nuovo tipo di grafica e di scrittura assai elaborate che, prima di venire velocemente dipinte sui treni o sulle pareti delle metrò sono schizzate e progettate nei minimi particolari su un quaderno. Niente più segni scarni e tremolati, contorni infantili e scritte a stampatello ma un ricco, armonioso, musicale intreccio di lettere bordate di ricami, di improvvisazioni, di giochi grafici che sia che vengano o no completate con delle figure (i pop), trasformano di per se stesse la scrittura in immagine. Malgrado il mondo dei graffiti sotterranei sia stato definito subcultura si tratta in realtà di una cultura legata più alla tradizione delle meravigliosamente decorati, manoscritti medioevali, che al mondo delle culture consumistiche popolari. questo rito iniziato dai ragazzi per misurarsi in pubblico è stato appunto il "calligraffito". La scoperta delle bombolette spray è stata importante, non tanto per gli effetti coloristici quanto per la velocità con cui in poche ore si poteva realizzare una scritta lunga parecchi metri. (Lo stile con cui ogni "writer " o "scrittore" crea gli incroci per inserire le lettere l'una nell'altra si chiama "loop"). Ogni uno di questi giovani inventava la sua "Tag". Una firma anonima nel senso che non coincideva con il suo nome e cognome ma con il suo pseudonimo, col quale siglare la sua opera e il suo stile. Di solito questi ragazzi provenivano dalle zone periferiche della città, e spesso appartenevano a delle minoranze di colore. Ma pur provenendo dai ghetti metropolitane non solo non appartenevano alle bande, ma ansi spesso il graffitismo era per loro un modo per differenziarsi e di emanciparsi dal disordine e dalla violenza che abita in quei mondi sotterranei. I più svelti di questi ragazzi che avevano voglia di emanciparsi dal loro ambiente di origine, i giovani artisti in cerca di ispirazione cominciarono a traghettare questo tipo di "scrittura-immagine" in alcune cooperative di artisti e gallerie (tra questi: Colab e Fashion Moda, galleria di Tony Shafrazi e da molte altre gallerie). Mentre l'amministrazione municipale di New York cominciava a fare piazza pulita dei graffiti spontanei, le gallerie si riempivano di questi nuovi intrecci calligrafici e i critici cominciavano a distruggere lo stile dell'uno da quello dell'altro. Ma sostanzialmente la distinzione di base rimane quella di sempre: da un lato vi è la predilezione per il design delle lettere per l'abilità di inventare nuovi tipi di incroci e di fusioni, per la capacità di mettere in fuga tridimensionale i segni che compongono le parole, dando loro uno spessore da oggetti, dall'altro ci sono i narratori, cioè quelli che sono particolarmente bravi ad inventare "i pop", estratti anche loro dalla vita della strada mescolata con l'iconografia del cinema e dei fumetti. Issandosi su quelle precarie zattere di libertà che sono i quadri. Insomma oggi quando si parla di "energia metropolitana" si parla di luoghi di sviluppo della tecnica, dell'avviarsi di costruzioni nuove, dell'aprirsi di cantieri. Si tratta di luoghi in cui si sperimenta nel presente più di ogni altra cosa il futuro. Si tratta di luoghi in cui si attiva la velocità di tram, bus e automobili. Si tratta di luoghi della meccanica delle industrie e del tempo accellerato della vita, sono luoghi dell'elettricità dove si accendono le luci artificiali che permettono di estendere la vitalità anche alla notte. Rapporto natura-cultura della campagna anche essa diventata industria, della società diventata fabbrica, della società moderna dei materiali che passerà alla società postmoderna dei servizi dell'industria culturale, ansi della comunicazione. Si tratta di uno dei temi dell'avanguardia figlia della civiltà moderna, della rivoluzione industriale, l'avanguardia che ha avuto come luogo di residenza e ispirazione, la città. Stiamo parlando quindi dell'utopia moderna dei futuristi che trova realizzazione nella vita odierna post-moderna, dove la città non è solo luogo o non luogo abitativo, ma punto di produzione, arrivo e partenza delle reti di movimento e comunicazione. Effimera, perchè il movimento e la trasformazione sono una delle costanti della poetica futurista che vede il futuro non come un punto di arrivo di un processo, come lo è per molte avanguardie, ma come una continua energia, un continuo flusso e quindi un eterno presente che, come la vita non sta mai ferma, per questo il futurismo diviene una di quelle fonti di ispirazione, ispirazione nel linguaggio pop-futursta della vita contemporanea e a fianco nella funzione fantascientifica; si tratta di una realtà che ha nella comunicazione il suo centro espressivo. Si tratta di poter utilizzare tutto il vecchio e il nuovo, ieri e oggi per la creazione di modelli comunicativi. Non è più il corpo a stabilire l'eterno modello vitruviano ripreso da Leonardo e ne anche quello standard del moderno modulo di Le Courbusier, ma il corpo esistenziale e mobile della vita, come immobile è il battito delle palpebre, l'aprirsi e il chiudersi dell'osservare che sottopone alla messa a fuoco continua quella New York, allora, la più futurista delle città. Ci si occupa di A-Cne che correva nella metropolitana newyorkese carico di bombolette spray a tracciare segni e segnali sui treni, memori delle locomotive agit-prop iniziate ai tempi della rivoluzione sovietica. E' la cultura pop-rock del nuovo soggetto sociale in una metropoli a colori resa felice. Rammellzee da New York agisce con il suo futurismo gotico, dal linguaggio armato di lettere, di segni mitra, di forme astronavi, di linguaggio combattente memore della filosofia postrutturalista francese. Graffiti-lettere in lotta contro la standardizzazione. Afrofuturista volto a ridefinire l'identità tramite l'estetica della fantascienza. Si tratta ancora una volta dell'energia metropolitana in libertà e quindi dell'anarchia della tradizione.
Opere:
Fig. 1 "Hell, the finance field wars, unfinished studies in second dimension, first six panels, merging of decoyism (back-up unit) 1979
Fig. 2 "Fiat 500" 1984 spray su telaio auto
Fig. 3 "Mettropposttersizer- Epilogue Futurism the weather vainer 720 z" 1985-86 ferro, zinco, oggetti e spray cm 300 x 400 Galleria Lidia Carrieri, Roma.
Fig. 4 "Crime of infinity" 1986 spray
Fig. 5 "Atomic Futurism atomic Note Atomblast Mster", 1986 olio, spray, resina su moquette cm 173 x 120 Galleria Lidia Carrieri, Roma.
Fig. 6 "the costume" 1987/1992
Ram compare in copertina come un capo tribù Zulu (Nation),con gli stessi colori appariscenti degni di una cerimonia sciamanica, soltanto che non sono più piume d’uccello, pelli di animale, colori vegetali, ma il suo corpo è rivestito da moderne corrazze tecnologiche: plastiche, scarti hi-tek, parti d’androide reperite in discariche, rendendolo più simile ad un robot giapponese o ad un sopravvissuto post-atomico. Questo per prepararsi all’avvento delle cyber-stregonerie sparate con rime plurilinguistiche e con invenzioni verbali iperboliche. Servono i preparativi della prossima guerriglia Funk!
Fig. 7 "Untitled" 1988
Fig. 8 "Violin of grimances" 1988
Fig. 9 "Atomic Futurism Rat Note" 1990
Fig. 10 "Tower of Panzerism" 1991
Fig. 11 "Imprisonment" 1991 tecniche miste
Fig. 12
Sistema stilistico di scrittura dove è chiaro che Rammelzee si sta preparando per la guerra, cioè una guerra culturale, una guerra che proviene dal tempo dei Romani. Per RAMM: ELL: ZEE' lo stile di scrittura può essere una derisione della lingua dell'accademia, così ha lanciato la sua propria guerra di parole generante un trattato enigmatico sullo sviluppo dell'oppressione con simboli e lettere per la battaglia sulle linee del sottopassaggio di New York City
Fig. 13
Sistema di scrittura completo e personale di RAMM: ELL: ZEE decorato con armamento, frecce e lanciarazzi. Egli prepara i disegni per poi invadere i treni a " bomba++rdamento, " trasformando la scrittura in un agente patogeno contro l'avvelenamento del " system" di anima della città proprio come un monaco ha decorato le lettere del suo manoscritto con i arabesques, più incomprensibili e impermeabili sono le lettere, più sono difficili da essere copiate o attaccate dall' l'autorità metropolitana di transito di New York.
Fig. 14
I pavimenti sono coperti di residui, tra cui cartone, gomme di automobile e mobilia scartata. Un vecchio boombox viene appeso sul finestrino di una delle automobili che gioca con un nastro di hip-hop forte. Questa stanza è una ricreazione di un terreno incolto urbano che nel reale causa i graffiti (un grande ghetto), riferendosi al suo desiderio di ribellarsi contro la società apparentemente omogenea bagnata dalla convenzione sociale rigorosa.
Fig. 15
Nel centro della stanza ci sono automobili e della roba di rifiuto, le auto sono impilati uno in cima all'altra, completamente etichettate.
Oltre ad avere opere esposte nelle gallerie d'arte, Rammellzee ha allo stesso tempo una sua funzione in rete come galleria d'arte on-line, rivista on-line, archivio on-line e forum on-line.
Bibliografia:
▪ 1989, Roberto Spadea, Tatiana Travaglini. L'influenza del fumetto nelle arti visive del XX Secolo, Electa, Napoli.
▪ 1992, Coming from the Subway. New York graffiti art.
▪ 1995, Enrico Pedrini, Nel mondo dei graffiti art, Comune di Gallarate.
▪ 2007-08, Giacinto Di Pietroantonio, Maria Crisina Podeschini, Il futuro del Futurismo, Electa, Bergamo.
Webliografia:
▪ Wikiartpedia. L'enciclopedia libera sull'arte delle reti e le culture digitali