Cinema
russian soldier execution video piraterie internet cafe crack pass word crackers mars video clip latest cartoon movie rip video lesbian sex video wrestling adult cilps free movie view route 66 videos pablo francisco video download pam and tommy movie latest hindi video song palahniuks laughter video by fightstar jay and silent bob strike back movie quote american clip movie taboo top mayfair mall movies milwaukee i like jimmies video sign on san diego movie Con lÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂinvenzione del cinema e con le prime sperimentazioni artistiche e linguistiche correlate ad esso, si ha una vera e propria rivoluzione. Scoperto il mezzo, gli artisti sperimentano e codificano una serie di linguaggi che permettano loro di esprimersi artisticamente con tale mezzo. Nel testo di Benjamin ÃÂÃÂÃÂè interessante notare il punto di vista dei critici piÃÂÃÂÃÂù reazionari e scettici nei confronti della settima arte: essi affermano che con essa si fa un balzo indietro fino allÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂepoca dei geroglifici egiziani, nei quali la raffigurazione era sequenziale e piatta. In realtÃÂÃÂÃÂàil cinema rappresenta la prima vera e grande opera dÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂarte immateriale, e possiamo affermare che ha insita in sÃÂÃÂÃÂé giÃÂÃÂÃÂàla dimensione virtuale, che in futuro diverrÃÂÃÂÃÂàsempre piÃÂÃÂÃÂù preponderante allÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂinterno delle sperimentazioni artistiche.
Il cinema ÃÂÃÂÃÂè luce proiettata e suoni che scorrono nel tempo, quindi materialmente non esiste. Certo, fisicamente le immagini sono impresse sulla pellicola, ma ÃÂÃÂÃÂè lo stesso che affermare che lÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂoggetto della musica sono gli altoparlanti dalla quale fuoriesce. UnÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂaltra caratteristica del cinema, come sottolineato anche da Water Benjamin, ÃÂÃÂÃÂè la sua totale riproducibilitÃÂÃÂÃÂà. Esso non possiede unÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂaura, come per esempio un quadro, ma dipende dagli apparati tecnici che lo riproducono, dalla sala nella quale ÃÂÃÂÃÂè proiettato, dallÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂimpianto audio che ne riproduce il suono e da innumerevoli altri fattori. E quando il film comincia, opera dÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂarte immateriale fatta di luce, suoni e spazio-tempo, ecco che le luci si spengono e ci ritroviamo nellÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂoscuritÃÂÃÂÃÂà, i nostri sensi sono come trasportati in unÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂaltra dimensione, una dimensione virtuale, appunto. Il cinema ÃÂÃÂÃÂè virtuale perchÃÂÃÂÃÂé percettivamente ci permette di entrare in un mondo artificiale, una dimensione quasi onirica che non esiste, dove vigono altre leggi rispetto a quelle del mondo reale. Leggi che consistono nel linguaggio cinematografico: il montaggio, i movimenti di macchina, le inquadrature, le ellissi temporali, la colonna sonora che sottolinea gli eventi. Siamo catapultati quindi in unÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂaltra realtÃÂÃÂÃÂà, che non esiste materialmente, nella quale il Dio onnipotente ÃÂÃÂÃÂè il regista del film, o comunque tutta la troupe che ha realizzato il film.
Il cinema ÃÂÃÂÃÂè paradossalmente unÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂarte capitalista e socialista insieme. Questa affermazione potrÃÂÃÂÃÂàsembrare una contraddizione allucinante, ma in realtÃÂÃÂÃÂàoggi la stragrande maggioranza dei film prodotti e che detengono il mercato del cinema sono in mano a grandi case ricche e potenti che possiedono il monopolio come quelle di Hollywood. Il cinema ÃÂÃÂÃÂè unÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂarte industriale, ha bisogno di capitali e produttori facoltosi per esprimersi al meglio, ed ÃÂÃÂÃÂè imprescindibilmente legato al mercato, alla pubblicitÃÂÃÂÃÂà, al consenso del pubblico e a tutti quei meccanismi che sono la base del capitalismo moderno. PerÃÂÃÂÃÂò ÃÂÃÂÃÂè anche unÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂarte democratica e socialista, ed essendo collettiva prevede la partecipazione di molte persone. Dagli attori ai tecnici, un film ÃÂÃÂÃÂè unÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂopera dÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂarte alla quale hanno lavorato centinaia di persone. Anche questÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂultimo attributo lo rende un ottimo predecessore di quella che in futuro probabilmente sarÃÂÃÂÃÂàlÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂopera dÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂarte: immateriale e collettiva.
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Cenni di storia del cinema
I primi rudimentali esempi di cinematografia erano semplici sviluppi della lanterna magica e strumenti ottici simili, che potevano essere usati per proiettare immagini ferme per fare in modo che l'occhio umano percepisse il movimento tramite la loro successione rapida. Naturalmente, le immagini usate per simili strumenti dovevano essere scelte e preparate con cura per raggiungere l'effetto desiderato. Usando immagini simili tra loro, ma con lievi differenze, si poteva trasmettere alla percezione del pubblico l'effetto del movimento. Il principio ÃÂÃÂÃÂè ancora oggi quello applicato nel campo dell'animazione.
Con lo sviluppo della fotografia, e in particolare della pellicola cinematografica (film) di celluloide, divenne possibile registrare le immagini. L'uso della pellicola, inoltre, era decisamente piÃÂÃÂÃÂù comodo per un sistema di proiezione delle immagini ad un pubblico, quando all'epoca si usavano strumenti che potevano essere utilizzati da una persona per volta, che doveva guardare all'interno dell'oggetto.
Il 28 dicembre 1895 i fratelli Lumiere proiettarono al Grand CafÃÂÃÂÃÂè di Parigi dieci film di circa un minuto l'uno, tra i quali un primo piano di uno dei fratelli e sua moglie che davano da mangiare a loro figlio e Arroseur et arrose (Innaffiatore e innaffiato).
Il cinema fu inizialmente pura arte visiva. Comunque, quando un film veniva proiettato in un cinematografo, per lo piÃÂÃÂÃÂù teatri adattati alle esigenze, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti per accompagnare la proiezione con della musica. I musicisti, solitamente un pianista, dovevano dunque adattarsi ed accompagnare l'umore del film nei vari passaggi.
PiÃÂÃÂÃÂù tardi, lo sviluppo tecnologico permise di creare una colonna sonora sincronizzata con le immagini sullo schermo, e che poteva essere registrata a parte dalle riprese del film. I film sonori vennero inizialmente conosciuti come "film parlanti".
L'ultimo decisivo gradino che ha portato il cinema alla concezione moderna fu l'introduzione del colore, che venne adottato piÃÂÃÂÃÂù gradualmente rispetto al sonoro. Come la tecnologia si sviluppÃÂÃÂÃÂò, sempre piÃÂÃÂÃÂù film si avvalsero del colore, ed ÃÂÃÂÃÂè oggi ormai una pratica universale, diversamente dalla fotografia, dove il bianco e nero ÃÂÃÂÃÂè sopravvissuto per vari motivi. In rare eccezioni, comunque, come nel film di Steven Spielberg "Schindler's List", la scelta del B/N ha a che fare con ragioni artistiche.
Proiezione
Le pellicole cinematografiche vengono proiettate in apposite sale dette appunto cinematografiche o cinematografi, per lo piÃÂÃÂÃÂù teatri, adattati ad ospitare uno schermo al posto del palco e un proiettore in fondo alla sala; oggi, visto il numero e la specializzazione in generi del cinema, la tendenza ÃÂÃÂÃÂè di riunire piÃÂÃÂÃÂù sale cinematografiche di varia capienza in una sola struttura creata appositamente, i cinema multisala o piÃÂÃÂÃÂù semplicemente multisale.
I cinematografi
I primi luoghi ad ospitare delle proiezioni cinematografiche furono dei teatri adattati per l'occasione con uno schermo. Inizialmente, infatti, essendo i film muti, non servivano apparecchiature per la riproduzione del sonoro, e una qualsiasi stanza si adattava alle esigenze. Spesso, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti, in genere un pianista, per accompagnare musicalmente lo spettacolo.
Con l'avvento del sonoro, anche i cinematografi dovettero adattarsi alle nuove esigenze di quello che stava comiciando a diventare un ricco business, e nacquero le prime sale cinematografiche vere e proprie, dedicate esclusivamente alla proiezione di film.
CominciÃÂÃÂÃÂò cosÃÂÃÂÃÂì la prima etÃÂÃÂÃÂàdell'oro del cinema, e le sale si diffusero rapidamente in tutto il mondo.
Oggi ormai le sale uniche sono una raritÃÂÃÂÃÂà, e si sono sempre piÃÂÃÂÃÂù diffusi i cinema multisala, che sfruttano il richiamo di piÃÂÃÂÃÂù pellicole e sale piÃÂÃÂÃÂù piccole per ottimizzare i ricavi, secondo la logica ormai diffusa dello show-business.
I mestieri del cinema
- produzione
Se la proiezione di un film ÃÂÃÂÃÂè una cosa tutto sommato semplice ed economica, la sua creazione invece ÃÂÃÂÃÂè una vera e propria impresa che richiede la coordinazione di una troupe di centinaia di persone, l'impiego di macchinari e attrezzature molto costose, la pianificazione di molte attivitÃÂÃÂÃÂàdiverse, a volte contemporanee, e l'investimento di grosse somme di denaro: girare (creare) un film in modo professionale, anche in economia, costa comunque cifre dell'ordine del milione di euro. A fronte di questi costi e di queste difficoltÃÂÃÂÃÂàun film riuscito, che ha successo, puÃÂÃÂÃÂò rendere cifre straordinarie. D'altra parte, se il film non piace, la perdita ÃÂÃÂÃÂè molto grave.
- Regia
Quella che ÃÂÃÂÃÂè inizialmente solo un'idea di trama nella mente di una persona, puÃÂÃÂÃÂò essere trasposta, dalla persona stessa, in romanzo, oppure, piÃÂÃÂÃÂù semplicemente, in sceneggiatura; quest'ultima ÃÂÃÂÃÂè anch'essa, in un certo senso, una specie di romanzo, con la differenza che una sceneggiatura ÃÂÃÂÃÂè molto piÃÂÃÂÃÂù schematica e meno romanzata, in quanto ha il solo scopo di spiegare al regista come deve fare per trasferire sullo schermo l'idea iniziale.
Basandosi quindi sulla sceneggiatura, il regista decide il tipo di inquadratura, la durata delle sequenze, l'ambientazione, il modo in cui attori e comparse devono interagire tra loro e con il set, affinchÃÂÃÂÃÂé il risultato finale sia che lo spettatore creda di stare realmente assistendo all'avvenimento descritto dall'autore del romanzo o della sceneggiatura.
Successivamente, ÃÂÃÂÃÂè sempre la regia a stabilire che tipo di musica o di colonna sonora in generale dovrÃÂÃÂÃÂàaccompagnare quella o quell'altra scena allo scopo di enfatizzare uno stato d'animo, evidenziare una situazione, sottolineare un particolare, e quant'altro serva a far capire allo spettatore qualche cosa che nel romanzo veniva reso tramite le parole, mentre nel film puÃÂÃÂÃÂò essere reso solo con immagini e suoni.
L'abilitÃÂÃÂÃÂÃÂ di un regista sta infatti proprio nel riuscire a sopperire alla impossibilitÃÂÃÂÃÂÃÂ delle semplici immagini di trasmettere pensieri e sensazioni che possono invece essere facilmente descritte con le parole.
CosÃÂÃÂÃÂì, se in un romanzo, per dare l'idea di caldo soffocante, ÃÂÃÂÃÂè sufficiente dire "faceva un caldo soffocante", in un film il regista dovrÃÂÃÂÃÂàservirsi di artifici vari per comunicare questa idea allo spettatore: potrÃÂÃÂÃÂàfare un inquadratura ponendo la telecamera al livello del suolo e riprendendo soggetti lontani, in modo da far vedere sullo schermo l'aria che "tremola" per il caldo; oppure potrÃÂÃÂÃÂàinquadrare la camicia inzuppata di sudore del protagonista; o potrÃÂÃÂÃÂàfar vedere una persona che cerca di far funzionare un ventilatore, o ancora potrÃÂÃÂÃÂàsemplicemente far comparire in un angolo dell'inquadratura un ventilatore a soffitto che ruota lentamente, e cosÃÂÃÂÃÂì via.
Una volta terminato di girare le scene secondo le istruzioni del regista, si ottiene appunto il girato, ossia l'insieme di tutte le scene girate durante la produzione del film; sarÃÂÃÂÃÂàpoi il regista stesso a decidere se eliminare qualche scena dal montaggio finale, al quale perÃÂÃÂÃÂò potrÃÂÃÂÃÂàanche eventualmente contribuire il produttore (che ÃÂÃÂÃÂè colui che ha finanziato il film) allo scopo di rispettare i limiti prefissati di durata del film, le richieste della censura, e cosÃÂÃÂÃÂì via.
- soggetto e sceneggiatura
La produzione di un film parte generalmente da un'idea. Lo sviluppo di questa idea porta alla stesura del soggetto, una prima bozza di quello che potrebbe diventare il copione di un film. Il soggetto, contenente solo lo svolgimento della vicenda in linea di massima, ÃÂÃÂÃÂè presentato a uno o piÃÂÃÂÃÂù produttori. Se ci sono i presupposti per uno sviluppo del progetto, il soggetto viene tramutato in sceneggiatura. Questo secondo processo ÃÂÃÂÃÂè decisamente piÃÂÃÂÃÂù lungo e delicato del precedente, e richiede delle buone conoscenze tecniche: una buona sceneggiatura, infatti, getta le basi per una buona riuscita del prodotto finale. Lo svolgimento dell'azione narrato nel soggetto viene elaborato e raffinato, creando il copione finale del film, che comprende la suddivisione in scene, i dialoghi, le ambientazioni, indicazioni sulle azioni dei personaggi e sulle loro personalitÃÂÃÂÃÂà, tutto quello che, insomma, puÃÂÃÂÃÂò servire al regista per sviluppare le riprese. Il regista, se giÃÂÃÂÃÂàcoinvolto nel progetto durante questa fase (spesso il regista viene scelto a sceneggiatura ultimata), puÃÂÃÂÃÂò fornire il suo apporto nella stesura del testo. In seguito, avrÃÂÃÂÃÂàcomunque la possibilitÃÂÃÂÃÂàdi cambiarlo e modificarlo in itinere durante le riprese.
- Fotografia
La fotografia cinematografica ha un ruolo fondamentale nella produzione di un film, essendo la responsabile principale dell'aspetto estetico finale del prodotto. Il direttore della fotografia ÃÂÃÂÃÂè uno dei collaboratori piÃÂÃÂÃÂù stretti ed importanti del regista. Insieme decidono la composizione ed il taglio dell'inquadratura, a che distanza inquadrare un soggetto, con quale angolo di ripresa, etc. In base alla scena che si vuole riprendere, si deciderÃÂÃÂÃÂà, ad esempio, se effettuare una carrellata, una panoramica, un primo piano, un campo lungo, etc. La vicinanza o meno della macchina da presa puÃÂÃÂÃÂò influire, infatti, sulla carica emotiva della scena. Ad esempio, inquadrando il volto di un attore, lo spettatore ÃÂÃÂÃÂè coinvolto maggiormente rispetto ad un'inquadratura piÃÂÃÂÃÂù ampia comprendente tutto l'ambiente circostante. Oppure, in una scena di guerra, utilizzando una steadicam ed adottando il punto di vista di un soldato, si proietta lo spettatore nel vivo dell'azione. In questo contesto, possiamo affermare che la fotografia ÃÂÃÂÃÂè l'arte di "raccontare per immagini", ed ÃÂÃÂÃÂè parte integrante di quello che ÃÂÃÂÃÂè definito come "il linguaggio cinematografico": le immagini non sono altro che le parole (o i segni) del linguaggio, ed il montaggio ne ÃÂÃÂÃÂè la grammatica (o la sintassi).
- Montaggio
Il montaggio ÃÂÃÂÃÂè solitamente considerato l'anima del cinema e parte essenziale della messa in scena operata dal regista. Il primo a rendere evidenti le potenzialitÃÂÃÂÃÂàdel montaggio fu David W. Griffith nel film La nascita di una nazione, ove teorizzÃÂÃÂÃÂò gli elementi alla base del "linguaggio cinematografico": inquadratura, scena e sequenza.
Grande attenzione al montaggio venne riservata dai registi sovietici degli anni '20. Kulesov ed Ejzenstejn furono i principali teorici del montaggio. Kulesov dimostrÃÂÃÂÃÂò l'importanza del montaggio nella percezione del film attraverso un famoso esperimento. Facendo seguire sempre lo stesso primo piano dell'attore Mozzuchin di volta in volta ad un piatto di minestra, un cadavere o un bambino, rese evidente che lo spettatore avrebbe letto nel volto fame, tristezza o gioia. Questo prende il nome di "Effetto Kulesov". Ejzenstejn invece teorizzÃÂÃÂÃÂò il "Montaggio delle attrazioni". Nel 1923 pubblicÃÂÃÂÃÂò un saggio in cui anticipava la pratica che avrebbe usato poi nelle sue pellicole. Nei suoi lavori, come Sciopero (1925) o La corazzata Potemkin (1925), il regista inserÃÂÃÂÃÂì varie immagini non diegetiche, cioÃÂÃÂÃÂè estranee al testo filmico rappresentato, ma che per la loro capacitÃÂÃÂÃÂàdi esemplificazione potevano essere associate alle scene. Ad esempio, in Sciopero, la soppressione della rivolta viene mostrata attraverso lo sgozzamento di un bue. PraticÃÂÃÂÃÂò un'estrema frammentazione delle inquadrature, per cui un unico gesto viene mostrato da piÃÂÃÂÃÂù angolazioni. Questo metodo di Montaggio si contrapponeva al montaggio classico o invisibile. Hollywood infatti attraverso i campo-controcampo o i raccordi sullo sguardo cercava di rendere il montaggio il piÃÂÃÂÃÂù fluente possibile.
Il montatore segue le indicazioni del regista, che supervisiona il lavoro, e procede a visionare il girato tagliando le inquadrature utili ed unendole tra loro. Tutte le scene, girate in un ordine casuale, sono poi montate nell'ordine previsto dalla sceneggiatura. Il montaggio detta, quindi, il ritmo del film ed il suo stile narrativo.
- colonna sonora
Con il termine colonna sonora (in inglese soundtrack) ci si riferisce in senso lato all'audio di un film. In termini di formati cinematografici, la colonna sonora ÃÂÃÂÃÂè l'area fisica della pellicola cinematografica dedicata a registrare il sonoro sincronizzato.
Il termine ÃÂÃÂÃÂè comunemente usato per riferirsi semplicemente alla musica di un film, e/o all'album che contiene le musiche.
In molti casi, queste vengono composte esclusivamente ed appositamente per il film o l'album (come quella di Saturday Night Fever). Nel 1916, Victor Schertzinger registrÃÂÃÂÃÂò le prime musiche per essere usate specificatamente per una pellicola cinematografica, e la vendita di colonne sonore di film divenne uno standard negli anni Trenta.
Alcune colonne sonore, o alcune canzoni da queste estratte, sono rimaste memorabili nella storia del cinema. E alcuni sodalizi celebri tra compositori e registi hanno finito per diventare tratto distintivo della filmografia di questi ultimi: si pensi a Prokovief per Eisenstein, Rota per Fellini o Morricone per Leone.
Il cinema digitale
Sino ad alcuni anni fa, cinema e televisione erano due media ben distinti: il cinema fondava la sua forza sulla qualitÃÂÃÂÃÂÃÂ della pellicola e sulla visione dei film in apposite sale ove la proiezione avveniva al buio (favorendo l'attenzione degli spettatori); la televisione risultava imbattibile per la sua capacitÃÂÃÂÃÂÃÂ di rappresentare l'evento contestualmente al suo verificarsi, pur se la qualitÃÂÃÂÃÂÃÂ e la definizione delle immagini erano appena sufficienti per una visione su uno schermo domestico.
Lo sviluppo dell'elettronica ha mutato questo rapporto. CosÃÂÃÂÃÂì come giÃÂÃÂÃÂàavvenuto in campo musicale, ove il CD ha soppiantato l'LP analogico (ma non del tutto, visto che molti continuano a preferire il suono dell'LP, giudicato piÃÂÃÂÃÂù veritiero in quanto piÃÂÃÂÃÂù ricco di frequenze e dunque dotato di maggiore spazialitÃÂÃÂÃÂàsonora), anche nel mondo del cinema si sta tentando di imporre sistemi interamente digitali di registrazione-riproduzione.
ÃÂÃÂÃÂàbene ricordare che un'immagine non ÃÂÃÂÃÂè altro che una massa di informazioni. E l'informazione, a sua volta, ÃÂÃÂÃÂè qualsiasi oggetto fisico capace di distinguersi, di differenziarsi, di essere diverso da ciÃÂÃÂÃÂò che gli sta vicino. Nel cinema tradizionale, ogni singola informazione dell'oggetto da rappresentare ÃÂÃÂÃÂè raccolta in modo analogico: vale a dire che un altro oggetto fisico modifica il suo stato in modo proporzionale con l'oggetto da rappresentare. In particolare l'immagine ÃÂÃÂÃÂè ottenuta per mezzo di una emulsione fotosensibile, la quale ÃÂÃÂÃÂè una sospensione di minuti cristalli di alogenuri d'argento - sali assai sensibili all'effetto della luce - dispersi in una matrice di gelatina fissata ad un supporto solido.
Nel cinema digitale, invece, l'informazione ÃÂÃÂÃÂè raccolta da una cifra (in inglese: digit): dato un certo spazio, si puÃÂÃÂÃÂò stabilire che al numero "0" corrisponda il bianco, ed al numero "1" il nero. In questo modo, scomponendo un'immagine in punti, ÃÂÃÂÃÂè possibile trasformarla in una sequenza numerica. ÃÂÃÂÃÂàovvio che maggiore ÃÂÃÂÃÂè la quantitÃÂÃÂÃÂàdi informazioni numeriche raccolte, maggiore sarÃÂÃÂÃÂàl'accuratezza dell'immagine ottenuta.
La registrazione e riproduzione digitale delle immagini comporta due ordini di problemi: il primo riguarda la raccolta di tutte le informazioni necessarie per comporre l'immagine; il secondo attiene alla gestione di queste informazioni; compito, questo, che compete al dispositivo incaricato di trasformare le sequenze numeriche in unitÃÂÃÂÃÂàvisibili (cd. matrice). Ogni singola unitÃÂÃÂÃÂàvisibile, che puÃÂÃÂÃÂò assumere un unico stato cromatico, si chiama pixel (contrazione dell'espressione picture element).
Secondo alcuni studi, l'accuratezza (piÃÂÃÂÃÂù nota come risoluzione) massima di una pellicola negativa 35 mm ÃÂÃÂÃÂè pari a 6 milioni di pixel (che si abbassa 4 milioni di pixel per le distorsioni introdotte dalle ottiche). Tale misurazione ÃÂÃÂÃÂè, tuttavia, da alcuni criticata, in quanto tale definizione verrebbe valutata secondo un parametro estraneo all'immagine chimica: la risolutezza di una pellicola ÃÂÃÂÃÂè infatti propriamente misurata dalla curva MTF (Modulation Transfer Function) che esprime i valori percentuali di riproduzione delle linee per millimetro presenti sulla mira di riferimento.
In realtÃÂÃÂÃÂà, meglio dovrebbe dirsi che un'immagine digitale, per consentire di distinguere gli stessi dettagli esprimibili da una pellicola 35 mm, dovrebbe essere composta da 4 milioni di pixel. Ma la qualitÃÂÃÂÃÂàdi un'immagine ÃÂÃÂÃÂè data anche da altri fattori, come il contrasto, la luminositÃÂÃÂÃÂà, il numero di colori e la loro pastositÃÂÃÂÃÂà, la gamma dinamica: ecco per quale ragione la semplice misurazione in pixel dell'immagine chimica non appare sufficiente ad esprimere tutte le caratteristiche dell'immagine stessa.
Appare chiaro, comunque, che il cinema digitale per eguagliare e superare il cinema chimico ha bisogno di dispositivi di immagazzinamento dati (cosiddetto storage) di eccezionale capienza; e deve, altresÃÂÃÂÃÂì, disporre di matrici che non abbiamo meno di due milioni di pixel. La registrazione della enorme massa di informazioni contenuta in un film di circa due ore non costituisce piÃÂÃÂÃÂù un problema, grazie alla capienza dei moderni hard disk e di supporti ottici come il Dvd, nonchÃÂÃÂÃÂé all'impiego degli algoritmi di compressione, i quali consentono di operare un vero e proprio "sunto" delle informazioni.
Gli attuali limiti del cinema digitale sono invece a monte e a valle del processo di acquisizione delle immagini. Le telecamere HD (High Definition) non offrono ancora la stessa risoluzione del negativo fotografico, hanno una minore profonditÃÂÃÂÃÂÃÂ di campo, la latitudine di posa va da 8 a 11 stop (contro gli 11 - 12 delle emulsioni negative).
Per quanto riguarda la proiezione, invece, sorgono altri problemi. V'ÃÂÃÂÃÂè da notare, innanzi tutto, che l'altissima risoluzione del negativo originale viene perduta durante i vari passaggi (internegativi e stampa del positivo finale), sÃÂÃÂÃÂì che la risoluzione della copia da stampa non supera i due milioni di pixel. Con queste premesse gli attuali videoproiettori con tecnologia DLP dovrebbero poter reggere il confronto con la proiezione meccanica della pellicola 35 mm. I piÃÂÃÂÃÂù sofisticati videoproiettori utilizzano tre microchip DMD (Digital Micromirror Device) per il controllo dell'immagine.
All'interno di ogni DMD sono montati dei microspecchi capaci di oscillare indipendentemente gli uni dagli altri, cosÃÂÃÂÃÂì da riflettere i tre colori primari della luce (verde, rosso e blu) e formare sul grande schermo le immagini cinematografiche. Ogni microspecchio ÃÂÃÂÃÂè grande circa un quarto della sezione di un capello umano. Se si pensa che queste macchine impiegano matrici la cui risoluzione ÃÂÃÂÃÂè di 1920 righe verticali per 1080 orizzontali pari 2.073.600 pixel (questo standard ÃÂÃÂÃÂè detto a 2K in rapporto alla risoluzione orizzontale, ma sono giÃÂÃÂÃÂàin arrivo matrici a 4K pari 3840 x 2048 pixel) ÃÂÃÂÃÂè facile concludere che l'immagine chimica sia giÃÂÃÂÃÂàstata surclassata. Ed invece non ÃÂÃÂÃÂè cosÃÂÃÂÃÂì: il "look and feel" della proiezione tradizionale risulta ancora superiore a quella digitale in tutte le proiezioni comparative che sono state effettuate. Le ragioni sono intrinseche alla proiezione tradizionale e non sono misurabili solo in termini di definizione pura.
Com'ÃÂÃÂÃÂè noto, durante la proiezione vengono offerte allo spettatore 24 immagini per secondo. Nella proiezione digitale ogni informazione dell'immagine ha una posizione costante, essendo generata sempre dallo stesso pixel, il quale muta continuamente il suo stato. Nell'immagine chimica, invece, la disposizione dei singoli cristalli di alogenuri di argento ÃÂÃÂÃÂè casuale, sÃÂÃÂÃÂì che le informazioni che si succedono al ritmo di 24 per secondo non hanno una posizione costante: la struttura della grana, in altri termini, ÃÂÃÂÃÂè dinamica, mentre quella della matrice ÃÂÃÂÃÂè statica. Dunque il confronto tra le due forme di acquisizione delle immagini ÃÂÃÂÃÂè molto complesso e non valutabile solo in termini di risoluzione pura.
A ciÃÂÃÂÃÂò si deve aggiungere che non soltanto il cinema digitale sta compiendo progressi: anche le aziende produttrici delle pellicole stanno investendo soldi ed energie per proporre al mercato pellicole con un potere risolvente sempre maggiore. Si pensi che le attuali pellicole da stampa hanno un potere risolvente doppio a quello che avevano quindici anni fa. Nello stesso tempo anche i negativi appaiono sempre piÃÂÃÂÃÂù sofisticati e ben al di sopra dei limiti fisici delle ottiche (limiti che valgono anche le acquisizioni digitali).
I proiettori meccanici, infine, pure continuano ad essere oggetto di migliorie utili all'aumento del contrasto e della definizione: si pensi alla trazione diretta elettronica per la guida intermittente dell'alberino di precisione - in luogo della tradizionale croce di malta - trazione la quale elimina l'onda di immagine verticale, con conseguente aumento della stabilitÃÂÃÂÃÂÃÂ dell'immagine, del contrasto e del fuoco.
Allo stato attuale, dunque, non appare cosÃÂÃÂÃÂì vicino il giorno in cui tutti i film siano girati e proiettati con tecniche digitali. Per ora i due sistemi sembrano, invero, ben collaborare, considerato che l'elaborazione digitale delle immagini viene adoperata in tutta la fase intermedia tra l'impressione del negativo e la stampa del positivo da proiezione (c.d. Digital Intermediate, abbreviato in "DI"). In estrema sintesi, questa ÃÂÃÂÃÂè l'attuale lavorazione tipica di un film:
sul set si provvede alla ripresa delle immagini per mezzo di una cinepresa tradizionale; i negativi originali vengono scannerizzati ad alta definizione (2k) per poi essere subito archiviati e conservati; tutto il processo di montaggio e post-produzione avviene per mezzo di computer dotati di grande potenza di calcolo; il file finale viene trasferito su un unico negativo tramite una macchina da stampa; il negativo cosÃÂÃÂÃÂì originato viene impiegato per ottenere le copie finali da proiezione. In linea teorica, questo sistema potrebbe consentire di ottenere una copia da proiezione con una risoluzione pari a quella del negativo originale (4k); tuttavia, considerato che per motivi di costi si preferisce scannerizzare il negativo con una risoluzione pari a 2k, tale ultimo valore ÃÂÃÂÃÂè quello massimo ottenibile dal negativo destinato alla produzione delle pellicole per la proiezione, le quali avranno, a loro volta, una risoluzione leggermente inferiore (ogni processo di copia ottica porta ad una perdita di risoluzione); valore in ogni caso superiore a quello che si otterrebbe se alla copia finale si arrivasse facendo ricorso a copie intermedie analogiche.
Collegamenti esterni
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