Markopoulos Gregory
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Personaggio o gruppo:
Gregory Markopoulos
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Poetica:
Un’altra strada che conduce in un certo modo ‘fuori dal cinema’ e ‘fuori dai segni’ è la via seguita dal Trance-film americano. Se Markopoulos definisce il mito all’interno dei formati del cinema.Gli ambienti sono simbolici, i paesaggî spettacolari e i personaggî, lungo quei paesaggî medesimi, del tutto fantasmatici. Nel cinema mitografico in ogni caso la pluralità degli Dei, dei personaggî, delle situazioni, degli ‘io’ trova in un certo modo la sua controparte visiva nelle doppie, triple, multiple esposizioni. Anche per Gregory Markopoulos esiste una via alla mitopoiesi, ma una via in un certo modo alternativa. In Twice a Man, The Illiac Passion, Eros, o Basileus, Himself as Herself l’ispirazione ellenica e il classicismo (assimilabile come purezza e stilistica solo agli esempî di Carmelo Bene o di Werner Schroeter) conduce Markopoulos verso declinazioni inedite del mito.L’utilizzo del montaggio rapido armonico in Markopoulos, basato sull’impiego di brevi sequenze che rappresentano immagini-pensiero, selezionate come unità molecolari alla stregue di frasi musicali, fa sì che il fotogramma conservi una plasticità geroglifica irriducibile e inalienabile: «Costanti cambiamenti di ritmo, irruzione improvvisa d’allitterazioni, di metafore, di simboli, una discontinuità introdotta nella struttura del film… », secondo le parole dello stesso regista. In Himself as Herself è poi evidente lo sforzo di sbarazzarsi dell’impianto narrativo più oneroso attraverso il geroglifico, lungo la scia del concetto di ermafrodita così come vuole la stessa novella di Balzac (da cui è tratto il soggetto del film). Aleggiando in tal modo tra l’estasi sessuale di un essere ambiguo, l’empireo swedenborghiano e il fotogramma, l’arte di Markopoulos s’incammina verso la sintesi di The Illiac Passion. Nell’opera, un film senza voci eccetto l’ultima frase che pronuncerà il protagonista Prometeo stesso, agiscono in primis il mito greco e le sue componenti tragiche, in un ideale filo rosso da Eschilo e Shelley. È il film universale dell’underground americana, quello che più di tutti vorrebbe dettare i canoni di una passione: nella fattispecie quella di Prometeo torturato da Giove nella fossa iliaca dove ha sede il fegato. Questa passione si presenta come la summa visiva di un montaggio parallelo, ritornante e anticipante dove ogni personaggio è permutato secondo le onde e il ritmo con cui si affacciano sulla scena i differenti miti. Il film avrebbe dovuto essere originariamente filmato con formati di 35, 16 e 8mm, secondo una teoria elaborata da Markopoulos che prevedeva un progressivo inscatolamento di tutti i formati al fine di ‘sillabare’ in modo diverso le diverse sequenze del film. Un vero e proprio lavoro strutturale, simbolico e semantico di critica dei formati standard del cinema, dalle connotazioni sontuose. Il progetto non venne purtroppo mai realizzato per mancanza di fondi, privando con ogni verosimiglianza il cinema di un capolavoro senza precedenti.
Filmografia:
Chrismas Carol (1942, 3’, muto), Du Sang, de la Voluptè et de la Mort (1948, 70’, comprende: Psiche, 25’; Lysis, 30’; Charmides, 15’) The Dead One (35mm, 1949, 35’, muto), Flowers of Asphalt (1949, 10’ muto) Swain (1950, 24’), Eldora (8mm/16mm, 1950 , 7‘, muto), Twice a Man (1963, 49’) The Deatof Hemingway (35mm, 1965, 12’), Galaxie (1966,90’) MingGreen (1966, 15’), Himself as Herself (1966, 55’) Thrugh a Lens Brightly: Mark Turbyfill (1966, 15’), Eros, O Basileus (1966, 45’), Bliss (1966, 6’), The Illiac Passion (1965-67, 90’), Gammelion (1967-68, 60’), The Mysteris (1969), Political Portraits (1969), Sorrows (1969), The Olympian (1969, 30’), Moment (1969), Alph (1969), Index-Hans Richter (1969), Genius (1971, 90’).
Bibliografia:
AA.VV., Seminario internazionale di studi sul cinema underground, Biennale di Venezia, Ca’ Giustinian 19-23maggio 1970. - (The) American Federation of Arts, A History of the American Avant-Garde Cinema, Published by The American Federation of Arts, New York, 1976.- APRA’, Adriano (a cura di), New American Cinema, Il cinema indipendente americano degli anni Sessanta, Milano, Ubulibri, 1986.- BATTCOCK, Gregory, The New American Cinema: A Critical Anthology, E. P. Dutton, New York, 1967.- BRAKHAGE, Stan, Metafore della visione, Milano, Feltrinelli, 1970. - JACOBS, Lewis, L’avventurosa storia del cinema americano, Torino, Einaudi, 1961. - JAMES, Davis E., To Free the Cinema, Jonas Mekas & The New York Underground, Princetown University Press, New Jersey,1992. - LEONARDI, Alfredo, Occhio mio dio, Il New American Cinema, Milano, Feltrinelli, 1971.- MEKAS, Jonas, Movie Journal: The Rise of a New American Cinema, 1959-1971, Macmillan Co., New York, 1972 (Questo libro è stato ripubblicato in Francia a cura di Noguez Dominique, con il titolo Cine-Journal, Un Nouveau Cinema Americain (1959-1971), Edition Paris Experimental, 1992).
Webliografia:
http:/www.anthologyfilmarchives.org http:/www.arthouseinc.com http:/www.film-makerscoop.com/core.htm http:/www.blackthistlepress.com/ http:/www.clark.net/pub/cosmic/99bpr.html http:/www.geocities.com/Hollywood/Theater/1809/ http:/www.dla.utexas.edu/depts/ams/Deren/index.html http:/www.albertogrifi.com/12/schedabase.asp http:/www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2005/04_Aprile/06/tecno2.shtml http:/www.albertogrifi.com/12/53/schedabase.asp http:/www.roccobiondi.it/link_cinema.htm