Rivolte studentesche del 68

Tratto da EduEDA
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Introduzione

Interpretazioni e trasposizioni dei fatti francesi iniziano a circolare fin dai primi giorni di giugno, quando appare evidente che la “rivoluzione” viene derubricata ad “elezione”.
Il dibattito nasce quasi subito all’interno della galassia del movimento italiano e dei gruppi della nuova sinistra che leggono il Maggio francese come la riconferma di impostazioni teoriche fin lì inapplicate o l’affacciarsi di nuove interpretazioni.
In questo senso le riflessioni maggiormente diffuse inquadravano la crisi francese come una profonda rivolta sociale capace di scuotere fin dalle fondamenta il sistema capitalistico in Francia. Analisi che tendevano a non delimitare gli avvenimenti alla “sola” rivolta giovanile.


Inizi

L’arrivo delle notizie dal Maggio durante il maggio 1968 ha innescato molteplici e opposte letture. In questo breve saggio ci si concentrerà per l’appunto, soprattutto su quelle del movimento italiano, anche mediante alcuni ricordi di protagonisti e comprimari dell’epoca. Da un lato c’è una “trasposizione” che si gioca tutta nell’interpretazione variegata e complessa dell’avvenimento.
Dall’altro vi è l’”appropriazione”, da parte dei gruppi nati dal Movimento Studentesco, di un modo nuovo di fare politica, soprattutto dal versante comunicativo.
Protesta in strada
Sullo sfondo, la lettura più emotiva con non rari accenti di mito che ha fatto del Maggio una sorta di luogo della memoria della generazione del Sessantotto.


Cause

prime cause

seconde cause

La valutazione della “integrazione” o meno della classe operaia, s’inserisce in questo contesto dopo essere stata perno di dibattiti ininterrotti nella seconda metà degli anni sessanta e all’interno dei movimenti studenteschi europei. L’impressione generale è che la Francia abbia dimostrato una volta di più che la classe operaia sia ancora e saldamente il più importante – ma non più l’unico – soggetto rivoluzionario nelle società occidentali.
Tracce del dibattito aperto sulla scorta dell’esempio francese sull’integrazione o meno della classe operaia nel sistema capitalista sono visibili su varie fonti in quel lontano giugno.
Se ne sentono gli echi anche nelle osservazioni di Lelio Basso e Massimo Cacciari, che rilevano come il Maggio francese sia un punto di non ritorno dell’ideologia capitalista che non può più ritenere la classe operaia non suscettibile di rivoltarsi contro il capitale e la gabbia dorata della società dei consumi. 


Sviluppi