Osmose

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Titolo:

Osmose

Autore:

Davies Char

Anno:

1995

Luogo:

Canada

Sito web:

http://www.immersence.com/

== Descrizione: ==
Osmose.jpg

Osmose è un ambiente virtuale immersivo e interattivo che utilizza una grafica computerizzata 3-D, un suono 3-D interattivo fruibile tramite un casco provvisto di occhiali con schermi stereoscopici e cuffie. La piccola stanza è ingombra di computer, cavi e apparecchiature elettroniche di ogni specie. Il fruitore sale su una pedana sovrastata da un dispositivo a infrarossi che capta movimenti del corpo e indossa una cintura che registra il volume toracico (per salire, si inspira – per scendere, si espira). Per avanzare avanti ci si piega in avanti – per indietreggiare ci si piega all’indietro. Per ciò lo spettatore è in grado di viaggiare ovunque, in tempo reale, nell’ambiente virtuale attraverso il suo respiro ed equilibrio. L’universo virtuale è composto da una decina de strati, radura – foresta – albero – foglie – nuvole – stagno – modo sotterraneo – abisso – mondo acquatico, la maggior parte basati sull’aspetto metaforico della natura. Il primo spazio virtuale che s’incontra è una griglia cartesiana tridimensionale che permette di orientarsi, attraversando strati di codici informatici simili a nuvole, poi correnti di parole e frasi si atterra finalmente in una radura. I vari spazi virtuale sono:

  • Uno stagno coperto di ninfee e strane piante acquatiche: è un mondo dolce, organico, dominato da una vegetazione lussureggiante.
  • Entrando in contatto con un salice che si trova al centro della radura, è possibile penetrare al suo interno e percorrere i canali lungo i quali scorre la linfa.
  • Inspirando profondamente si sale all’interno dell’albero fino a raggiungere i rami dove il fruitore è circondato da capsule di clorofilla verde chiaro.
  • Vicino allo stagno c’è un gran numero di lucciole che diffondono strane sonorità come di campanelli lontani.
  • Oltrepassando la superficie dell’acqua dello stagno, un pesce ondeggiante accoglie l’utente all’interno di un mondo acquatico.
  • Il mondo della foresta
  • Il mondo minerale
  • Uno spazio bizzarro scavato di righe di scrittura che bisogna percorrere affidandoci alla respirazione e ai movimenti del busto per poter decifrare le frasi di alcuni filosofi come Bachelard – Heidegger – Rilke, citazioni estratte da testi della stessa Davies: a inglobare la natura è il mondo del discorso umano
  • Infine si raggiunge il mondo informatico, popolato unicamente da istruzione in codice.

Infine un movimento ascensionale lento ma deciso fa abbandonare il pianeta Osmose al fruitore. I principi che hanno guidato la concezione di Osmose sono agli antipodi di quelli su cui si reggono i videogiochi. Non è possibile agire con le mani. L’abilità prensile, manipolatoria e aggressiva va necessariamente delusa. Al contrario, per muoversi in questo mondo vegetale e meditativo, si è spinti a concentrarsi sulla respirazione e sulle sensazioni cinestetiche. L’utilizzatore deve essere in osmosi con questa realtà virtuale per poterla conoscere. I movimenti bruschi o rapidi sono inefficaci. Per converso, i comportamenti pacati e l’atteggiamento contemplativo sono “ricompensati”. Il respiro e l’equilibrio sono gli elementi simbolicamente fondanti dell’opera della Davies che tenta di provocare con questa installazione un comportamento che vada nella direzione di una ricerca del proprio “centro” e di un equilibrio stabile tra sé e il mondo. Per cui la solitudine è un aspetto fondamentale dell’opera. Lo spostamento tramite respirazione è stato suggerito a Char Davies dalla pratica dell’immersione subacquea, di cui è appassionata. Osmose è un viaggio in un mondo di colori e suoni in incessante trasformazione (l’osmosi è il processo biologico di travaso di liquidi da una membrana a un’altra) vissuto come una simbolica simbiosi tra esterno e interno, tra naturale e artificiale attraverso il corpo usato come interfaccia, come “medium dell’esperienza”. Piuttosto che colori decisi, i mondi dell’albero, dello stagno, della radura e della foresta offrono allo sguardo un chiaroscuro di verdi e marroni che evoca più i colori vegetali che la brillantezza tecnologica delle immagini di sintesi. Osmosi segna l’uscita delle arti virtuali dalla loro matrice originaria di simulazione “realistica” e geometrica. Quest’opera è una secca smentita per quanti si ostinano a vedere nel virtuale solo la prosecuzione del “progetto occidentale e/o macchinista di dominio della natura e manipolazione del mondo”. Qui il virtuale è esplicitamente concepito per incoraggiare il raccoglimento, la coscienza di sé, il rispetto della natura, una forma “osmotica” di conoscenza e di rapporto col mondo. Lo spazio d’immersione percettiva ed esperienza sensoriale e interiore di Osmosi è paragonato da Olivier Grau (2003) alla pompeiana Villa dei Misteri in cui è illustrato in affresco un rituale di iniziazione dionisiaca.


Genere artistico di riferimento:

Installazione di Realtà Virtuale

Bibliografia:

  • 1999, Lévy P.,Cybercultura. Gli usi sociali delle nuove tecnologie, Feltrinelli, Milano.

Webliografia: