Interview with Jodi

Tratto da EduEDA
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Autore: Baumgärtel Tilman e Jodi

Tratto da: http://www.heise.de/tp/english/special/ku/6187/1.html

Titolo Originale: We love your computer - The Aesthetics of Crashing Browsers

Anno: 1997


L’arte di guastare i browser

La seguente intervista con Dirk Paesmans e Joan Hemskerk, i due artisti che hanno dato il via al noto sito Jodi presentato alla manifestazione Hacking in Progress in Olanda. L’intervista è focalizzata sulla presentazione dell’opera di Jodi in Documenta e tocca le tematiche riferite alla istituzionalizzazione rappresentazione e cura dell’arte basata sul Net e sull’importanza che assumerà nel futuro.

In Documenta le opere di Net Art furono esibite in uno spazio vicino ad un ufficio con una sola entrata nascosta dietro la caffetteria. Lo spazio dell’esibizione fu concepito non da un disegnatore, ma, come dice Jodi nell’intervista da due artisti: Franz West (che ha costruito la stanza e la sedia) e Heimo Zoberning (che ha dipinto le pareti d’azzurro alludendo sottilmente a IBM, uno dei maggiori sponsor dell’evento). I computer nei quali furono esibite le opere di Net Art non erano connessi in Internet.

Amiamo il tuo computer

L’arte di guastare i browser

T.B.: L’arte creata attraverso la presentazione su Internet sarà considerata come un modo per evitare il sistema artistico, le gallerie, i musei le amministrazioni ecc?

J.H.: Non credo che realmente si possa evitare il mondo artistico esibendo l’arte in Internet. Noi stavamo lavorando con i computer e credo che il modo migliore di usufruire delle opere create con il computer sia quello di lasciarle nel computer. Inoltre Internet è un ottimo sistema per diffondere questo tipo di lavoro……….
Il computer non è solo un strumento per creare arte ma è anche il mezzo per mostrarla nella rete. Inoltre la rete non ha etichette stabilite né sistemi di categorizzazione, tanto è vero che ciò che sta facendo il piccolo Steve può essere considerata arte. Questo succede con il nostro lavoro: non è arte etichettata. Il medium con il quale il nostro lavoro è comunemente visualizzato dagli spettatori, non è necessariamente importante. Ma se il nostro lavoro viene esibito in una galleria o in [


T.B.: Cosa pensate a proposito del modo in cui è stato presentato il vostro materiale in Documenta?

J.H.: In Kassel l’interfaccia utilizzata per esibire la Net Art è uno spazio tipico da officina. Credo che questa metafora sia un clichée ovvio. Senza alcun dubbio però non è grazioso, è volgare, ma anche simpatico. Questa forma di rappresentazione può essere ripetuta un’altra volta e un’altra volta…..

D.P.:Lo stesso successe nei primi anni della video arte quando il video uscì fuori dalla critica della televisione. Gli esperimenti con la video arte furono proiettati dalle stazioni TV americane locali. Le prime pellicole di Paik June Nam

J.H.: Allora qual è la maniera alternativa di esibire la Net Art? Rispetto a come è stato pensato in Documenta? Lasciarla nella rete?

J.H.: Personalmente penso che se tieni uno spazio fisico per esibire la Net Art hai la possibilità di mostrarla alla gente che non usa il computer e puoi pure dare agli artisti l’opportunità di aggiungere elementi alla loro installazione. Io penso che sia molto importante che i Net Artisti concedano la presentazione del loro lavoro che potrà essere ripresentata ad altre persone, per esempio per i disegnatori incaricati dell’allestimento di un luogo che si adatta alla specificazione di uno spazio espositivo in particolare. Questo è il problema perché avrà un costo. Le opere scompaiono nell’allestimento di un interfaccia grafica che tratta con lo spazio reale il quale è più potente dei networks. Quando voi state vedendo il lavoro voi siete in uno spazio reale. Se voi fate il vostro lavoro solo sulla rete voi diventate un frammento di una situazione locale e potete facilmente manipolarla in ogni direzione.


T.B.: Furono consultati gli organizzatori di Documenta rispetto alla presentazione del vostro lavoro nella manifestazione?

J.H.: No. All’inizio noi lavorammo con le nostre opere Net Art per metterle nell’angolo del Documenta Hall. Questo piano fu cambiato prima dell’apertura. Finalmente la Net Art fu esibita in uno spazio dietro la caffetteria, sul piano inferiore e i disegnatori dipinsero le pareti di azzurro e costruirono strane rifiniture. Gli artisti non furono mai contattati.

D.P.: Agli altri artisti non è molto piaciuto il luogo in cui è stata ubicata la Internet room vicino alla caffetteria, alla libreria e alla sala delle conferenze.



T.B.: Vorrei capire come tirate fuori i links del vostro lavoro per una presentazione a Documenta.

D.P.: Abbiamo creato una mappa di Internet , abbiamo preso tutte le dorsali di Internet e i nomi dei maggiori provider. Abbiamo sostituito i nomi dei provider tecnici indirizzi di siti alternativi e di siti di arte nella rete implementiamo questa opera nel sito di Documenta. Se qualche visitatore della Documenta Hall vedeva questa mappa e cliccava su uno di questi links, il computer si bloccava.


T.B.: Voi pensate che questa forma di arte provochi ripercussioni negative sul modo di percepire un’opera?

D.P.: No, lasciamo questi links di pagine web in fase di lavorazione, malgrado si pensi che non sia molto intelligente lasciarli prendere, non prendiamo diritti d’autore al Documenta e ciò ci fa sentire bene. Non è facile ottenere una buona impressione del nostro sito e non è un caso isolato delle nostre opere.Se vuoi vedere bene i lavori devi guardarli nella rete. In uno spazio che è solo rappresentazione simbolica in Kassel. Se vuoi realmente esplorare l’opera devi collegarti in rete.




T.B.: Se l’opera consiste solo in una pagina con links ad altri siti in che senso questa è NET ART? non è possibile presentarlo su CD-rom?

J.H.: Internet è il punto di partenza. La nostra opera giunge con la velocità di trasmissione in Internet o per meglio dire con la lentezza di connessione. Se l’opera venisse presentata su un cd-rom questo aspetto si perderebbe. Nessuna delle pagine del nostro sito per essere accessibile necessita di 30 kilobytes. In ogni caso pensiamo che quanto più è lento tanto è meglio. Il cd-rom è un mezzo statico e noi cambiamo il nostro sito ogni momento. Facemmo circa 150 cambiamenti del nostro sito la prima volta che lo implementammo.


T.B.: È necessario aggiornare il lavoro quando escono nuove versioni di browser?

J.H.: Non molto, trovammo un problema quando si passò dalla versione Netscape 2.0 alla versione 3.0.


T.B.: Non temete che la vostra opera scompaia da qualche parte perché cambiano i paradigmi tecnologici? Siete preoccupati per quello che può succedere al sito al cambiamento dei browser?





T.B.: Perché siete arrabbiati?

J.H.: Per esempio per la seriosità della tecnologia. È ovvio che il nostro lavoro è diretto contro l’alta tecnologia. Inoltre combattiamo con i computer a livello grafico. Il computer si presenta come un scrivania con una barra a destra e un menu in basso con tutte le icone di sistema. Noi esploriamo i computer dentro e li esploriamo nella rete.



T.B.: Ci sono pettegolezzi quando il vostro sito causa il blocco dei browser della gente? Vero?

J.H.: Questo non è un disagio per noi. Possiamo entrare nel computer di qualcuno con una sola linea di codice. Questo non è interessante?



J.H.: No, la media-art esiste sempre nella superficie. Cerca di catturare l’attenzione della gente molto rapidamente. Hai bisogno di darle un colpo di karate il più rapidamente possibile. D’altra parte loro non vedranno i dettagli e il sito rimarrà per i prossimi 5-10 anni o addirittura 100 e i loro bambini avranno il tempo di esplorare i dettagli... (risate)


T.B.: Ci spieghi come si muove la gente nel vostro sito?



T.B.: Questa è una delle specifiche proprietà di Internet : il pubblico può rispondere ad un’opera di Net Art molto facilmente. Quale tipo di reazione ottenete dal vostro audience?

ASCII non formattato. Scoprimmo che si vedeva molto bene, ma seguitammo e ricevere lamentele dalla gente.


T.B.: Ma non ricevevate solo lettere di lamentele?




T.B.: Quando una persona guarda il vostro sito si chiede: questa è una compagnia, è un’organizzazione, è un gruppo, è una comunità anonima in Internet?

J.H.: Abbiamo deciso di collocare l’opera immediatamente sullo schermo senza notizie o dati biografici. Non usiamo il sito per mostrare informazioni. Presentiamo schermate e cosa succede in queste schermate. Evitiamo le spiegazioni. Osserva qualche esibizione: la gente cerca delle informazioni poste vicino al lavoro artistico prima di guardare l’opera loro vogliono conoscere chi ha fatto l’opera prima di avere un’opinione su questa, evitiamo di prendere posizioni prima di averle esplorate.




T.B.: C’è qualche traccia di identità?

J.H.: No, solo il nostro indirizzo e-mail. Pensiamo che se la gente non sa chi sta dietro la nostra opera, questa evolve più poderosa. Molta gente cerca di sezionare il nostro sito e cerca il nostro programma. Il nostro anonimato non può essere giudicato in base alla nostra nazionalità. Infatti Jodi non fa parte di una cultura, di una nazione in senso geografico. Può sembrare romantico, ma esiste una cittadinanza del cyberspazio. Molte e molte URLS contengono il codice del paese. Non è giusto. Il nostro lavoro si sviluppa dentro un computer e non in un paese.


T.B.: Questa allora è solo una dematerializzazione dell’oggetto su un computer server, niente che possa essere venduto. Quale è il vostro modello di business come artisti?

D.P.: Non abbiamo pensato molto a questo però ci sono sempre gli onorari che possono venire richiesti come artisti se fate un workshop o fate una conferenza.


T.B.: Che cosa avete ricavato dalla partecipazione a Documenta?