Metodi progettuali: differenze tra le versioni
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Revisione 17:42, 12 Gen 2015
Contents
Argomento:
Metodi progettuali
Descrizione:
La parola metodo deriva dal greco "methodos" che etimologicamente significa "via, direzione a un termine, a una meta"[1] e generalmente è intesa come modo di operare per ottenere uno scopo. In origine quindi il metodo era la via più breve e agevole per ottenere un fine prefissato. La parola progettare invece deriva dal latino "projectare" che significa gettare in avanti, anticipare. Se ne deduce che il metodo progettuale consiste nel trovare la modalità di attuare un obiettivo prefissato. La parola progettazione spesso viene associata all'architettura e proprio in questo campo si possono trovare molti testi teorici. In realtà però la progettazione si può estendere a diversi campi e nello scenario italiano una figura determinante che ha delineato una metodologia sia in campo pratico che teorico è stato Bruno Munari artista e designer.
Il metodo progettuale che propone Munari nei suoi libri può essere applicato dai professionisti di diversi settori. "Per processo progettuale si intende sinteticamente una successione consapevolmente organizzata di atti originati da un fine e destinati a realizzarlo. L’organizzazione consapevole di tali atti è appunto il metodo, cioè un atteggiamento, un modo di porsi, nel processo, tale da farne una attività razionale, scientifica, che riconosca i principi supremi dell’essere e del conoscere".[2]. Coloro che però sostengono che la creatività non debba avere restrizioni questa definizione sta stretta, ma seguire una metodologia non significa limitarsi impedendo la libera espressione. Significa semplicemente organizzare una struttura, una specie di impalcatura dove le idee possano disporsi velocemente.
Enzo Mari altro grande esponente del designer, considera la progettazione un qualcosa di innato in qualsiasi uomo ed è una qualità molto spiccata quando si è bambini. "Ogni persona sa ampiamente progettare, indipendentemente dal suo grado di istruzione. La differenza tra chi è stato o non è stato addestrato al progetto è minima. Le specifiche, ma sempre delimitate, conoscenze tecniche e culturali di un progettista riconosciuto ovviamente integrano e completano la sua capacità innata comune a tutti che però già in sé corrisponde quasi totalmente all’abilità di progetto. [...] quella spinta che mi sembra essere all’origine della nostra abilità di progetto. Quella della tensione alla vita [...]."[2]
I problemi che si incontrano ogni giorno ci mettono nella condizione di elaborare una scelta tra una serie di ipotesi grazie all'esperienza maturata nel passato. In questo modo ci si evolve sempre e come sostiene Tomás Maldonado artista, designer e filosofo, la passione dell'uomo per la risoluzione dei problemi è profondamente connessa alla volontà di sopravvivere. Perciò il binomio problema/soluzione sta alla base del metodo progettuale.
Il metodo di Munari si adatta a varie tipologie di problemi sia piccoli che grandi. Il metodo progettuale si fonda su "una serie di operazioni necessarie, disposte in un ordine logico dettato dall’esperienza. Il suo scopo è quello di giungere al massimo risultato col minimo sforzo."[2]
Quando si sceglie di non seguire un ordine logico e si segue invece una propria ispirazione è possibile sottovalutare certi aspetti rischiando di fallire e di non raggiungere il proprio obiettivo. Il primo passo dunque è definire in maniera precisa il problema per trovare una soluzione che andrà a migliorare la qualità della vita. Oltre a questo bisogna capire l'utenza a cui è indirizzato il lavoro e il mezzo attraverso il quale si manifesterà.
Un progetto è la risposta a un bisogno espresso da una domanda che non è mai chiara ma sottintende sempre ambigue interpretazioni. Per questo motivo il problema va scomposto in sezioni più piccole in maniera tale che si possano affrontare le varie questioni singolarmente. Per trovare le possibili soluzioni è fondamentale la fase della raccolta di dati. Questo serve a capire cosa sia stato progettato precedentemente per non essere ripetitivi e quindi per chiarire meglio quale sia il fine da concretizzare. La raccolta di dati serve anche per escludere ciò che precedentemente si è rivelato sbagliato di modo che si rendano più solide le scelte da attuare.
Una volta raccolti i dati si analizzano e solo a questo punto entra in scena la fase della creatività. La creatività serve a trovare e a coordinare le soluzioni delle varie sottosezioni del problema. Le soluzioni hanno dei confini determinati in base ai costi, allo scopo del progetto, al mezzo con cui si esplica e all'utente a cui è destinato. Inoltre le soluzioni proposte dovranno poi avere un riscontro con la produzione industriale.
Sempre Munari spiega come anche la semplicità sia un ingrediente necessario per una buona progettazione. Riprende i valori letterari di di Italo Calvino espressi in Lezioni Americane che sono appunto la leggerezza la rapidità e l'esattezza applicate però alla comunicazione e conseguiti con un costante lavoro "a togliere". "Le metodologie, siano esse criticate od approvate, hanno un punto in comune: guidano il processo di progettazione e impediscono che manchi di riflessione chi presume che esista ancora la spontaneità, che ormai non ha più credito. I metodi limitano cattive decisioni dovute alla fretta. Della razionalità del metodo ha bisogno chi pensa di poterne fare a meno. Questa razionalità si rivela anzitutto nell’analisi, nella chiarificazione della struttura dei problemi, nel mettere a nudo gli attributi che compongono un problema e nella loro soddisfazione sistematica."[2]
Bibliografia:
inserire la bibliografia principale relativa all'argomento trattato.
Webliografia:
- Bruno Munari e il metodo progettuale
- PROJECT CYCLE MANAGEMENT MANUALE PER LA FORMAZIONE
- La metodologia progettuale di Bruno Munari
- Enzo Mari: lezioni di design
Note:
- ↑ http://www.treccani.it/enciclopedia/metodo_%28Enciclopedia-Italiana%29/
- ↑ 2,0 2,1 2,2 2,3 http://www.luciaferroni.com/2morrowson/Lucia/capitolo_2.pdf
Tipo di scheda:
InteractiveResource