Yes men: differenze tra le versioni

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La clonazione del sito si può ottenere tramite l’utilizzo del software Reamweaver (chiaramente una parodia del noto software Dreamweaver), o del software “Yes I Will" entrambi creati dagli Yes Men, che una volta installati  non solo copiano fedelmente il sito prescelto, ed sono anche in grado di tenerlo aggiornato in tempo reale. Un utente poco attento può essere facilmente tratto in inganno da un sito clonato, esattamente come è successo al professor Nousiamen dell’Istituto di Scienze dei Materiali in Fibre, invitando un rappresentante del WTO al seminario “Fibre e tessuti per il futuro" che si teneva a Tampere in Finlandia nell’agosto del 2001. Certamente il più clamoroso e divertente intervento degli Yes Men! Il finto rappresentante del WTO accettò l’invito e il giorno stabilito il prof Hank Hardy Unruh puntualmente si presentò al seminario finlandese.Il prof Unruh dapprima incantò la folta platea di manager del tessile con dichiarazioni deliranti circa lo schiavismo e l’inutilità delle guerre civili, definendo Gandhi e Lincoln due criminali, e per concludere la sua stravagante performance si strappò gli abiti rimanendo con un’aderente tuta dorata, la Management Leisure Suit, dal quale con l’aiuto di una bomboletta a gas gonfiò un gigantesco fallo. L’enorme strumento, spiegò, era un modernissimo strumento di controllo studiata dal WTO, con il quale si poteva controllare a distanza l’operato dei dipendenti di una qualsiasi azienda, da cui si potevano trasmettere piccole scariche elettriche ai lavoratori meno efficienti, e infine ricevere impulsi positivi se nell’azienda andava tutto bene. L’unica obiezione in mezzo ad un pubblico entusiasta pervenne da una donna manager femminista.
 
La clonazione del sito si può ottenere tramite l’utilizzo del software Reamweaver (chiaramente una parodia del noto software Dreamweaver), o del software “Yes I Will" entrambi creati dagli Yes Men, che una volta installati  non solo copiano fedelmente il sito prescelto, ed sono anche in grado di tenerlo aggiornato in tempo reale. Un utente poco attento può essere facilmente tratto in inganno da un sito clonato, esattamente come è successo al professor Nousiamen dell’Istituto di Scienze dei Materiali in Fibre, invitando un rappresentante del WTO al seminario “Fibre e tessuti per il futuro" che si teneva a Tampere in Finlandia nell’agosto del 2001. Certamente il più clamoroso e divertente intervento degli Yes Men! Il finto rappresentante del WTO accettò l’invito e il giorno stabilito il prof Hank Hardy Unruh puntualmente si presentò al seminario finlandese.Il prof Unruh dapprima incantò la folta platea di manager del tessile con dichiarazioni deliranti circa lo schiavismo e l’inutilità delle guerre civili, definendo Gandhi e Lincoln due criminali, e per concludere la sua stravagante performance si strappò gli abiti rimanendo con un’aderente tuta dorata, la Management Leisure Suit, dal quale con l’aiuto di una bomboletta a gas gonfiò un gigantesco fallo. L’enorme strumento, spiegò, era un modernissimo strumento di controllo studiata dal WTO, con il quale si poteva controllare a distanza l’operato dei dipendenti di una qualsiasi azienda, da cui si potevano trasmettere piccole scariche elettriche ai lavoratori meno efficienti, e infine ricevere impulsi positivi se nell’azienda andava tutto bene. L’unica obiezione in mezzo ad un pubblico entusiasta pervenne da una donna manager femminista.
  
==Sito web== http://www.theyesmen.org/wto/
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Revisione 12:48, 7 Feb 2010

YES MEN

Personaggio o Gruppo

YES MEN

Biografia:

“Gli Yes Men rientrano in una branca della Net Art che viene definita “Hacktivism". Questo termine è il risultato dell’unione di due parole, ‘hacker’ e ‘activism’, che fanno riferimento a due ideologie. Hacking non vuol dire distruggere tutti i computer che possiamo, ma è un modo ludico e creativo di studiare e usare i computer; l’hacker è una persona che, attraverso lo studio e la collaborazione con altre persone, cerca di migliorare i computer e rende poi pubbliche le sue scoperte, senza insomma di tirarne fuori brevetti che ne impediscano il libero utilizzo. Hacktivism è invece un termine che indica, in senso stretto, tutte quelle forme dirette di propaganda e attivismo sociale come i picchetti o i boicottaggi. Con la diffusione e l’evoluzione dei mezzi informatici e tecnologici questo termine si è ovviamente esteso ed ha inglobato tutte quelle pratiche affini alle precedenti ideologicamente ma svolte attraverso l’uso dei computer, come netstrike o detournamenti . Computer e reti non sono più solamente mezzi produttivi ma strumenti di un nuovo conflitto politico e sociale che vengono usati soprattutto in due modi: per una informazione libera e prodotta ‘dal basso’ e per sabotare simboli e modelli della comunicazione dominante. Già sul finire degli anni Ottanta l’organizzazione Act Up aveva attuato una serie di azioni in difesa dei diritti dei malati di AIDS, intervenendo a sorpresa in televisione e inserendosi in eventi. Dopo poco però i media si erano già abituati, e naque da qui l’idea di una disobbedienza elettronica: ormai le sedi del potere non erano più i palazzi o le strade, ma il cyberspazio. Nel gruppo Act Up milita Ricardo Dominguez, che a New York inizia a diffondere l’idea di una disobbedienza elettronica che viene però sentita dalla maggior parte degli attivisti tradizionali come troppo fantascientifica e viene accolta solo dalla comunità della net art, e in particolare dalla BBS di The Thing, fondata nel ’91 e trasferitasi sul web nel ’95. [In realtà la "disobbedienza civile elettronica" viene teorizzata dal gruppo di New York Critical Art Ensemble che scrive un libro con quel titolo a metà anni Novanta (tradotto in Italia da Castelvecchi). Dominguez dice di aver partecipato alle attività del gruppo, ma essendo un parolaio non so quanto sia da prendere in considerazione la sua affermazione. In ogni caso lui inizia solo nel 1998 a fare azioni di disobbedienza civile elettronica con il suo Floodnet In quell’anno in segno di protesta contro gli esperimenti atomici di Mururoa il gruppo toscano “Strano Network" organizzò il primo netstrike mondiale. Questa pratica è stata poi portata avanti in serie dall’Electronic Disturbance Theatre, fondato dallo stesso Dominguez. Altra pratica frequente è la clonazione dei siti, che ha le sue radici nelle tecniche di falsificazione e detournèment. La clonazione è una delle pratiche più diffuse nella net.art, a partire da quella del sito di Documenta X fino al gruppo 0100101110101101.org. Pratiche molto simili a quelle che verranno poi usate dagli Yes Men, basate su un abile uso dei domini, vengono messe in atto a partire dal 1992 dal gruppo RTMark ,http://www.rtmark.com, ( se andate in questo momento sul sito vi viene proposto di disegnare le prossime monete e medaglie americane..) che ha preso di mira siti politici come quelli di Bush o Giuliani. Scopo dichiarato dell’associazione è quello di ‘’ricondurre le corporation a un senso di responsabilità sociale’’ promovendo azioni di sabotaggio creativo. Alcuni esempi delle azioni messe in atto sono il Barbie Liberation Organization, contro l’industria dei giocattoli da guerra, e che si attuò concretamente con l’inersione delle voci pi alcune Barbie con quelle di altrettanti G.I. Joe, per cui alcune Barbie con voce maschile pronunciavano frasi da donna emancipata mentre il gijoe proponeva con vocina suadente di uscire a fare shopping. Altro sabotaggio è stato fatto poi ai danni di un software educativo della Panasonic nel 1998. Anche la società austriaca Ubermorgen (‘sopra tutti’ oltre che ‘dopodomani’) opera in maniera simile. I gruppi che si dedicano al sabotaggio creativo sono insomma molti e agiscono tutti in maniera ludica e sovversiva. Resta comunque evidente che spesso il confine fra Net Art e politica è molto sottile, e anzi, spesso l’arte e la rete si rivelano validi strumenti per fare attivismo sociale se non vera e propria politica e che gli esempi di questa commistione sono molti e in particolare vari gruppi di persone e associazioni. Gli Yes Men sono fra questi. Il nome del gruppo si riferisce, ovviamente in tono sarcastico, agli “uomini sì", ossia i consiglieri e lo staff dei potenti uomini politici o industriali, in grado solo di dire sì ai padroni. I nostri sono un gruppo di simpatici imbroglioni – e programmatori, e sarti, e disegnatori e un sacco di altre cose – che è balzato agli onori della cronaca grazie al New York Times e ad un’intera pagina che il giornale gli ha dedicato in seguito ad una delle loro performance.

Gli Yes Men sono un gruppo di attivisti americani che attraverso le loro azioni,, o performance cercano di mettere in evidenza la soggezione all’autorità del mercato nell’era del mercato globale. La “vittima" preferita degli Yes Men è il WTO (World Trade Organizazion, organizzazione con sede a Ginevra, nata nel 1995, succedendo al GATT General Agreement on Tariffs and Trade, fondato nel 1947), cioé l’Organizzazione Mondiale del Commercio, le loro tecniche la clonazione e la parodia. Gli Yes Men gestiscono, infatti, un sito Identico a quello del WTO, registrato con il dominio http://gatt.org, donatogli dall’agenzia ®tmark (www.rtmark.com), che era riuscita ad aggiudicarselo alla vigilia del round di Seattle nel novembre del 1999. La clonazione del sito si può ottenere tramite l’utilizzo del software Reamweaver (chiaramente una parodia del noto software Dreamweaver), o del software “Yes I Will" entrambi creati dagli Yes Men, che una volta installati non solo copiano fedelmente il sito prescelto, ed sono anche in grado di tenerlo aggiornato in tempo reale. Un utente poco attento può essere facilmente tratto in inganno da un sito clonato, esattamente come è successo al professor Nousiamen dell’Istituto di Scienze dei Materiali in Fibre, invitando un rappresentante del WTO al seminario “Fibre e tessuti per il futuro" che si teneva a Tampere in Finlandia nell’agosto del 2001. Certamente il più clamoroso e divertente intervento degli Yes Men! Il finto rappresentante del WTO accettò l’invito e il giorno stabilito il prof Hank Hardy Unruh puntualmente si presentò al seminario finlandese.Il prof Unruh dapprima incantò la folta platea di manager del tessile con dichiarazioni deliranti circa lo schiavismo e l’inutilità delle guerre civili, definendo Gandhi e Lincoln due criminali, e per concludere la sua stravagante performance si strappò gli abiti rimanendo con un’aderente tuta dorata, la Management Leisure Suit, dal quale con l’aiuto di una bomboletta a gas gonfiò un gigantesco fallo. L’enorme strumento, spiegò, era un modernissimo strumento di controllo studiata dal WTO, con il quale si poteva controllare a distanza l’operato dei dipendenti di una qualsiasi azienda, da cui si potevano trasmettere piccole scariche elettriche ai lavoratori meno efficienti, e infine ricevere impulsi positivi se nell’azienda andava tutto bene. L’unica obiezione in mezzo ad un pubblico entusiasta pervenne da una donna manager femminista.

Sito web

http://www.theyesmen.org/wto/

Poetica:

Quello che gli Yes Men attraverso queste divertenti azioni cercano di dimostrare è la totale mancanza di obiettività nei confronti delle autorità, in questo caso il fatto di essere un rappresentante del WTO può giustificare qualsiasi tipo di comportamento, e come ebbe modo di dichiarare uno Bilchbauer “nel nome del WTO si potrebbe anche giustificare un omicidio". Tra i tanti interventi degli Yes Men si ricordano anche quello nel 2000 ai danni della compagnia aerea KLM Alitalia e quello della McDonald. Durante il primo il finto rappresentante WTO affermò che se il fallimento della suddetta compagnia era avvenuto era perché gli italiani dormono troppo, e la conferenza terminò a torte in faccia, nel secondo invece il solito rappresentante WTO era stato invitato all’Università di Plattsburg. In compagnia del presunto presidente della Mc Donalds, Bonanno, il prof Sprat cercò di convincere gli studenti che un modo per risolvere il problema della fame nel mondo era quello del riciclo della carne: se un hamburger viene riciclato anche dopo essere stato defecato il costo di questi ultimi sarà più basso, e tutti potranno permettersi di mangiarsene. L’incontro non finì con gli studenti inferociti dopo che i due dichiararono che anche gli hamburger che erano stati loro offerti prima della conferenza erano frutto di questo filtraggio.

Quelli trattati fino a qui sono esempi di come sia semplice riuscire a propinare idee e concetti molto discutibili purché provengano da bocche autorevoli. L’azione che gli Yes Men svolsero nel maggio 2002 poco dopo lo "scherzo McDonald" è, infatti, di diverso intento. Questa volta un falso rappresentante WTO si presentò ad un convegno per il commercio a Sidney, annunciando l’imminente scioglimento della suddetta organizzazione allo scopo di trasformarla in una nuova associazione, che avrebbe basato le sue operazioni sulla carta dei diritti dell’uomo. Un pubblico partecipe si espresse con entusiasmo, cercando di dare anche consigli e indicazioni. La notizia dello scioglimento non ci mise molto a balzare sulle tavola dei vari ministeri, che si interrogavano sul destino dell’economia del loro paese, fino a quando dalla sede ufficiale di Ginevra arrivò la smentita ufficiale. Ciò che gli Yes Men avevano compiuto questa volta era sì un’azione di sabotaggio, ma l’attenzione era stata puntata sul contributo che un’organizzazione mondiale del commercio come il WTO avrebbe potuto portare per diffondere il senso di uguaglianza tra i popoli e diminuire il divario culturale ed economico tra le popolazioni ricche e quelle povere. Nel dicembre dello stesso anno gli Yes Men crearono un sito parodia della Dow Chemical (http://www.dow-chemical.com). La Dow Chemical è la più grande azienda chimica del mondo che nel 1984 aveva provocato un disastro ecologico con il gas al carburo a Bhopal ,in India ,causando la morte di 20000 esseri umani. Sul comunicato stampa del nuovo sito si leggeva che la Dow Chemical si rendeva responsabile solo verso i suoi azionisti, e non verso tutti gli altri cittadini indiani. Puntualissima arrivò la risposta della vera Dow Chemical che il giorno dopo esortò a Verio, il provider di banda larga che ospita Thing-net il provider degli Yes Men che ospita il loro sito www.theyesmen.org, alla rimozione immediata del sito clone. Gli Yes Men decisero da soli di rimuovere le pagine sotto accusa per non causare problemi a Thing.net, la quale si trovò comunque bloccata, preventivamente, da Verio. Il blocco di Thing.net non causò solo il blocco del sito Yes Men ma anche di numerosi altri siti che lì erano ospitati, come quello del MOMA di New York, e quelli di vari attivisti dell’arte. Dopo questo episodio Thing.net fu costretto a trovarsi un altro provider. Un fatto analogo ma con un esito meno drastico era avvenuto nel novembre 2001, quando fu il WTO, impegnato in un summit in Qatar a chiedere la chiusura di Thing.net accusandolo di violazione del copyright.

L’obiettivo di questo gruppo di persone è di riuscire a penetrare le fortificazioni del mondo del commercio, mettere allo scoperto i suoi meccanismi interni e di coercizione dei poveri consumatori, e poi far trapelare e diffondere il tutto. Rappresentanti degli Yes Men sono stati visti in azione un po’ ovunque: vestiti da “Capitan Euro" davanti al consolato ceco, alla Ars Electronica, o ancora ad eventi artistici a Barcellona o Vienna. La loro tecnica più famosa e che probabilmente ha avuto maggior successo è però quella di farsi passare per rappresentanti del WTO, l’organizzazione mondiale del commercio, e con questo escamotage sono riusciti a mettere a segno, fra il 2000 e il 2002, almeno quattro bei colpi. Per capire come tutto questo possa accadere è però necessario fare una cronologia dei fatti. Nel marzo del 2000, dopo Seattle, gli Yes Men ricevono in regalo dagli stessi creatori del sito la gestione di Gatt.org: questo altro non è che una copia del sito ufficiale del WTO. A questo punto il meccanismo è chiaro e semplice: basta una segretaria o un organizzatore distratto ed ecco che il sito pirata viene scambiato per quello ufficiale e gli Yes Men possono entrare in azione.

Opere:

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Bibliografia:

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  • T. Tozzi, A. Di Corinto, (2002), “Hacktivism. La libertà nelle maglie della rete", Roma, Manifestolibri, pagg. 13-15
  • M. Desiriis, G. Marano,(2003), “Net.art. L’arte della connessione",Milano, Shake Edizioni, pagg. 153-188


Webliografia:

http://www.epidemic.ws/downJones_press/DINA_Milano.htm

http://www.theyesmen.org/wto/

http://www.republicart.net/disc/artsabotage/ afrikagruppe01_it.htm

http://www.rekombinant.org/article.php?sid=1923

http://www.neural.it/nnews/rtmarkdow.htm

http://test.globalradio.it/article.php3?id_article=1190

http://www.zmag.org/Italy/mahajan-bhopal.htm

http://www.rtmark.com