Courbet Gustave: differenze tra le versioni
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Revisione 12:19, 21 Set 2009
Courbet Gustave
Contents
Biografia
Il padre, mezzo signorotto e contadino, il nonno materno, fedele ai principi del 1789, e la madre, prudente e accorta, spiegano, in larga parte, la perplessa psicologia dell'artista. Inoltre, Ornans e la valle dalla Loue, rappresenteranno una fonte continua di ispirazione. La sua vocazione si manifesta molto presto. Dopo gli studi presso il piccolo seminario di Ornans, poi a Besançon, ove si accosta alla pittura, si reca a Parigi nel 1840. I suoi inizi sono oscuri: si sa solo che frequenta diversi atelier in qualità di allievo esterno. Ma il fatto che egli si sottragga al cursus accademico, non deve indurci a sottovalutare la formazione e la cultura del giovane Courbet. Le opere degli anni 1840-48 che, secondo il soggetto (Le Guitarrero, 1845, collezione privata) o lo stile (L'homme à la pipe, 1846, museo di Montpellier) si possono definire romantiche, sorprendono per la qualità immediata dell'esperienza acquisita e la complessità delle influenze: i modelli cui il pittore fa riferimento sono italiani, da Venezia a Napoli, spagnoli, nordici. In Courbet au chien noir (1842, Petit Palais, Parigi) l'autorità della composizione, l'eleganza del contorno che circonda animale e padrone, la semplicità dell'effetto del chiaroscuro e infine la luminosità del paesaggio appartengono a un sapiente pittore che rende omaggio a Bellini, a Tiziano e anche a Bronzino. Con un bagaglio narrativo ridotto all'essenziale, Les amants dans la campagne (versioni al Petit Palais e a Lione) denotano un lirismo niente affatto scialbo, ma immediatamente popolare. L'artista si afferma al Salone del 1849. Fra le sette tele che egli invia, mentre L'homme à la ceinture de cuir (Louvre), definito «studio dai Veneziani», appartiene alla generazione degli autoritratti precedenti, l' Aprésdîner à Ornans (Lilla) offre qualcosa di nuovo. Questa riunione di amici sorprende per il formato: Courbet osa trattare in grande la scena di maniera. Del resto, l'influenza di un viaggio compiuto in Olanda è stata decisiva: «Rembrandt incanta le intelligenze e stordisce gli imbecilli [...] , Van Ostade, Van Craesbeeck mi seducono». Il romanziere e critico Champfleury eleva l'opera all'altezza «delle grandi assemblee di borgomastri di Van der Helst»: il paragone è, però, giusto solo a metà: Courbet è infatti più vicino ai pittori monocromi che non alla brillantezza di Van der Helst. Con il Enterrement à Ornans (Salone del 1850-51, Louvre), oggetto, allo stesso tempo, di scandalo e di successo, nasce la leggenda di Courbet. Insieme di ritratti (hanno posato gli abitanti di Ornans, dal sindaco al becchino) l'Enterrement sbalordisce sia per il suo verismo sia per le dimensioni. Un episodio banale è trattato con la stessa cura e la stessa attenzione psicologica del Sacre de Napolèon di David. Le reazioni sono violente: «È mai possibile dipingere gente così orrenda?», si chiedono i borghesi in un disegno di Daumier. «Feroce accesso di misantropia», «ignobili caricature che ispirano disgusto e sono solo fonte di risate», questi sono i giudizi della critica. «Per essere realista, non occorre tanto fare il vero. Occorre invece fare il brutto», verseggia de Banville. In ciò risiede il controsenso che l'opera di Courbet continua a suscitare. In effetti, l'Enterrement è una pagina di umanità in cui Courbet, con un'attenzione scrupolosa unita alla simpatia per un «paese», mostra come un villaggio re agisce di fronte alla morte. «È forse colpa del pittore, si chiede Champfleury, se gli interessi materiali, gli egoismi sordidi, le meschinità di provincia [...] graffiano il volto, spengono questi occhi, corrugano le fronti?» Ma Courbet non ha dimenticato né l'emozione né la vera afflizione, e la sua commedia umana è complessa quanto quella di Balzac. La lezione satirica e il giudizio morale passano in secondo piano; di fatto, la realtà è magnificata e diventa verità generale, grazie all'ampiezza della trattazione, alla scienza dell'assembramento disordinato degli astanti, al lirismo del colore. Ormai Courbet è consacrato dalla critica capo dei realisti, a fianco di Champfleury. Le provocazioni del personaggio, i discorsi tenuti alla birreria Andler, luogo di riunione del cenacolo, spiegano la celebrità chiassosa che sarà propria della scuola. Ma le etichette vanno accettate solo con prudenza. Quando Courbet, all'Esposizione internazionale del 1855, deciderà arditamente di organizzare una presentazione separata delle sue opere, egli stesso spiegherà nella prefazione del suo catalogo: «La qualifica di realista mi è stata imposta così come agli artisti del 1830 venne imposta quella di romantici [...] Essere in grado di tradurre i costumi, le idee, gli aspetti del mio tempo, secondo la mia valutazione, [...] in una parola fare arte viva, ecco il mio scopo». Del resto, Courbet vede prima di pensare. Casseurs de pierres (Salone del 1850-51, dipinto andato distrutto a Dresda durante l'ultima guerra), opera socialista secondo Proudhon, è nato, prima di tutto, da un incontro, da una visione di miseria su una strada: «Senza volerlo, semplicemente dipingendo ciò che ho visto, ho sollevato ciò che chiamano la questione sociale». Courbet sarà definito «occhio» da Ingres. Les demoiselles de village (Salone del 1852, New York, Metropolitan Museum) rappresentano senz'altro un soggetto sociale, l'elemosina fatta dalle sorelle del pittore a una pastorella, ma, per l'artista, l'essenziale era costituito da un problema pittorico, quello di inserire dei personaggi in un luogo. Allo stesso modo, il quadro delle Bagnanti (Montpellier), che si dice sia stato preso a scudisciate da Napoleone III al Salone del 1853, è quasi staccato dal soggetto. Quanto di più accademico di un nudo in un paesaggio? «Nulla sarebbe la volgarità delle forme, ma la volgarità e l'inutilità del pensiero sono abominevoli», annota Delacroix nel suo Diario, associandosi a Ingres e annunciando Baudelaire in un'alleanza paradossale ma comprensibile contro una pittura così disinteressata e «antisovrannaturalista». Nello stesso tempo, sotto l'influenza di Proudhon e come sospinto dalla propria reputazione, Courbet si convince di essere un pittore socialista e partecipa alla stesura di Du principe de l'art et de sa destination sociale (1865) che propone una nuova lettura della sua opera. Così, la nudità deformata delle Bagnanti diventa un monito contro i pericoli della vita oziosa e debilitante della borghesia, mentre Les demoiselles des bords de la Seine (Salone del 1857, Petit Palais) rappresentano l'immagine dell'universo triste del lusso. L'Atelier du peintre «allegoria reale, interno del mio studio che ha determinato sette anni della mia vita artistica» (Esposizione del 1855, Louvre) è un'ambiziosa sintesi dell'ideologia di Courbet. Il relativo insuccesso deriva dal fatto che la trascrizione simbolica è ancora confusa e, soprattutto, troppo sensibile alle «porzioni», come quella della donna nuda che osserva Courbet mentre questi dipinge. Le retour de la confèrence (Salone del 1863, quadro distrutto), pesante satira che mostra alcuni preti euforici dopo un buon pranzo, è troppo picaresco per essere realista. La volontà di satira ne impedisce la riuscita.
Paradossalmente, Courbet trionfa con i dipinti senza «problemi». La femme au perroquet (New York, Metropolitan Museum) suggerisce, secondo Castagnary, il paragone con Tiziano, mentre le sue conturbanti donne addormentate riescono a sedurre l'ambasciatore di Turchia, Khalil Bey, acquirente del Bain turc di Ingres. Le grandi composizioni, quali il Combat des cerfs e La remise des chevreuils (1861 e 1866 rispettivamente, Louvre) o L'hallali du cerf (1867, Besançon), gli valgono un deciso successo popolare. In esse, egli dà prova di tutta la sua conoscenza della natura e degli animali, confermata dai soggiorni nelle foreste germaniche, con una verve e una facilità talvolta fin troppo disinvolte.
Il Courbet pittore di successo merita la Legion d'onore, ma il Courbet socialista olimpico non esita a rifiutarla. La guerra del 1870 e gli avvenimenti della Comune sconvolgeranno la vita di Courbet. Presidente della commissione nominata dagli artisti per vigilare sulla conservazione dei musei e delle ricchezze artistiche, egli svolge le funzioni di un sovrintendente alle Belle Arti. Si mette in mostra con la petizione del 14 settembre 1870 che richiede la rimozione della colonna Vendôme, «monumento privo di ogni valore artistico e tendente a perpetuare, con il suo significato, le idee di guerra e di conquista respinte dal sentimento di una nazione repubblicana», ed è presente, il 16 maggio 1871, al suo abbattimento. Dopo il crollo della Comune, Courbet «il rivoluzionario» viene arrestato e deferito al Consiglio di guerra: viene condannato a sei mesi di carcere. Il seguito della sua vita è dominato dalla preoccupazione per i suoi debiti. Viene anche respinto al Salone del 1873. Quando l'Assemblea approva il progetto di ricostruzione della colonna Vendôme, Gustave Courbet è ormai obbligato a recarsi in esilio in Svizzera. La vendita giudiziaria del 1877 lo prostra definitivamente: muore il 31 dicembre dello stesso anno. «Non compatiamolo [...], egli è passato attraverso le grandi correnti [...] , ha sentito battere, come colpi di cannone, il cuore di un popolo e ha terminato nel cuore della natura, in mezzo agli alberi» dirà, quale orazione funebre, Jules Vallés.
Poetica
Opere
- Autoritratto (1842)
- Autoritratto con cane (1842, Parigi, Musée du Petit-Palais)
- Uomo disperato (1843)
- Uomo disperato, autoritratto (1844)
- Uomo ferito (1844)
- L'amaca (1844)
- L'uomo con la pipa (1846, Museo di Montpellier)
- Autoritratto (1848)
- Contadina con madras (1848)
- Funerale a Ornans (1848-1850, Parigi, Museo d'Orsay)
- Contadini di Flagey ritornano dalla fiera (1850)
- Gli Spaccapietre (1850), andato perduto durante i bombardamenti a Dresda durante la seconda guerra mondiale
- Fanciulle del villaggio (1851)
- Le Bagnanti (1851)
- I lottatori (1852)
- Le vagliatrici di grano 1853, olio su tela, cm.131x167, Nantes, Musée des Beaux-Arts
- Le bagnanti (1853)
- Ritratto di P.J. Proudhon (1853)
- La setacciatrice di grano (1854)
- Bonjour monsieur Courbet 1854, olio su tela, cm.129x149, Musée Fabre, Montpellier.
- L'Atelier dell'artista (1855, Parigi, Museo d'Orsay)
- Vestizione della ragazza morta (1855)
- Fanciulle sulla riva della Senna, 1857, 174x200, Parigi, Musée du Petit Palais
- La signora di Frankfurt (1858)
- La valle della Loue vista dalla Roche-du-Mont (1859 Strasburgo, Museo delle Belle Arti)
- La volpe nella neve (1860)
- Donna in un podoscafo (1865)
- Spiaggia a Trouville in bassa marea (1865)
- Ruscello ombroso (1865)
- Castello di Thoraise (1865)
- Jo, la bella ragazza irlandese, 1866, 54x65, Stoccolma, Nationalmuseum
- Ritratto di Pierre Joseph Proudhon (1865)
- Ragazza con gabbiani (1865)
- L'origine du monde (1866), Parigi, Museo d'Orsay
- Barche da pesca sulla spiaggia di Deauville (1866)
- Donna con pappagallo (1866)
- La sorgente (1868)
- Baia con scogliera (1869)
- Natura morta con frutti (1871)
- Marina di Saint Aubin (1872)
- Tramonto sul lago Leman (1874)
- Castello di Chillon (1874)
- Studio per Paesaggio con cascata (1877)
Sito web
Webliografia
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