Scanavino Emilio: differenze tra le versioni
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− | + | Il problema dello spazio, affrontato in modi diversi, ma sempre teso a creare un luogo degli accadimenti con connotazioni fortemente esistenziali è occasione di assonanze con Sironi, l’artista amato da Scanavino e con cui condivide le atmosfere ossessive, le difficili privazioni di una tavolozza con ricerca contrasti, ma con le infinite possibilità che possono dare pochi e insistiti colori. Con Sironi vi è ancora un comune interesse alla scansione definita di spazi che assorbono e si legano all’immagine contenuta. Un rapporto tra contenitore e contenuto che supera i confini puramente formali per diventare densamente simbolico.<br> | |
L’insofferenza dell’informale a ogni schema programmatico di avanguardismo, come ad ogni ideologia, ne fa un movimento che fonda la propria ragione d’essere sul tempo reale, sull’accadere dell’esperienza. L’informale non rinnega il passato, sentendone però più l’impulso vitale delle forze primordiali che la ricomposta narrazione della storia. Anzi è proprio la storia, quale forma chiusa del passato, che l’informale sente come estranea. Il passato è invece presente nella sua vastità di luogo della memoria e delle vicende, ma libero, fluttuante, suscettibile di evocazioni.<br> | L’insofferenza dell’informale a ogni schema programmatico di avanguardismo, come ad ogni ideologia, ne fa un movimento che fonda la propria ragione d’essere sul tempo reale, sull’accadere dell’esperienza. L’informale non rinnega il passato, sentendone però più l’impulso vitale delle forze primordiali che la ricomposta narrazione della storia. Anzi è proprio la storia, quale forma chiusa del passato, che l’informale sente come estranea. Il passato è invece presente nella sua vastità di luogo della memoria e delle vicende, ma libero, fluttuante, suscettibile di evocazioni.<br> | ||
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L’evocazione è una delle grandi modalità d’essere dell’informale e si trova sia nelle più dense e sedimentate paste materiche, sia nella inquieta mobilità del segno. E’ comunque già stato scritto più volte negli anni passati, ma forse oggi conviene ripeterlo, come le declinazioni di questa pittura siano state varie ed anche diversissime tra loro: si pensi alla distanzatra un Fautrier e un Burri e al loro raffronto con Wols o Scanavino.<br> | L’evocazione è una delle grandi modalità d’essere dell’informale e si trova sia nelle più dense e sedimentate paste materiche, sia nella inquieta mobilità del segno. E’ comunque già stato scritto più volte negli anni passati, ma forse oggi conviene ripeterlo, come le declinazioni di questa pittura siano state varie ed anche diversissime tra loro: si pensi alla distanzatra un Fautrier e un Burri e al loro raffronto con Wols o Scanavino.<br> | ||
− | Tutte queste radicate differenze avevano però più punti in comune, primo fra tutti l’idea dell’opera come concretizzazione di un fare, affermazione di esistenza priva di ogni progetto dimostrativo, di ogni riduzione ideologica della realtà. Riflettevano inoltre il malessere, l’angoscia, l’affanno di chi usciva appena dagli orrori di una guerra che aveva aggiunto alle inevitabili tragedie di un conflitto l’aberrazione dei lager e della bomba atomica.<br> L’ampiezza e la diversificazione dell’informale è poi già nelle premesse della propria stessa definizione: "informel" usato per la prima volta dal critico francese Michel Tapié, non significa affatto informe cioè senza forma, ma non formale. E’ chiaro che questo significato, se da un lato chiarisce il distacco da ogni concezione progettuale, da ogni stringata razionalità, da parametri o modelli di ristrutturazione linguistica, dall’altro apre una vastissima possibilità di forme espressive che, senza costituirsi in insiemi ragionati, si delineano con una propria coerenza stilistica e una proposizione di immagini anche molto definite.<br> | + | Tutte queste radicate differenze avevano però più punti in comune, primo fra tutti l’idea dell’opera come concretizzazione di un fare, affermazione di esistenza priva di ogni progetto dimostrativo, di ogni riduzione ideologica della realtà. Riflettevano inoltre il malessere, l’angoscia, l’affanno di chi usciva appena dagli orrori di una guerra che aveva aggiunto alle inevitabili tragedie di un conflitto l’aberrazione dei lager e della bomba atomica.<br> L’ampiezza e la diversificazione dell’informale è poi già nelle premesse della propria stessa definizione: "informel" usato per la prima volta dal critico francese Michel Tapié, non significa affatto informe cioè senza forma, ma non formale. E’ chiaro che questo significato, se da un lato chiarisce il distacco da ogni concezione progettuale, da ogni stringata razionalità, da parametri o modelli di ristrutturazione linguistica, dall’altro apre una vastissima possibilità di forme espressive che, senza costituirsi in insiemi ragionati, si delineano con una propria coerenza stilistica e una proposizione di immagini anche molto definite.<br> |
==Opere:== | ==Opere:== |
Revisione 17:50, 25 Ago 2009
Contents
Personaggio o Gruppo:
Scanavino Emilio, pittore e scultore italiano.
Biografia:
Emilio Scanavino nasce a Genova il 28 febbraio del 1922. Il padre Sebastiano è teosofo e la madre, Maria Felicina Sterla, è fervente cattolica. Queste due culture determineranno in seguito il conflitto interiore, che caratterizza la personalità e l’espressione dell’artista.
Nel 1934 frequenta la scuola magistrale di Genova e nel 1938 il Liceo Artistico Nicolò Barabino, dove diventa allievo di Mario Calonghi, figura di grande stimolo culturale e dove avviene la sua prima formazione: paesaggi e soggetti umili sono le opere realizzate fino alla fine degli anni Trenta, che Scanavino presenterà nel 1942 nella mostra personale presso il Salone Romano di Genova. Nello stesso anno si iscrive alla Facoltà di Architettura dell’Università di Milano, ma nel 1943 è chiamato alle armi e deve abbandonare gli studi.
Nel dopoguerra si sposa con Giorgina Graglia, conosciuta durante gli anni del liceo; lavora come disegnatore tecnico presso l’amministrazione comunale di Genova e aderisce al clima di rinnovamento culturale e artistico della sua città. L’atelier dove vive e lavora è sopra le mura dello Zerbino. Nelle tele di questo periodo ricorrono moduli linguistici di declinazioni espressionista.
Nel 1947 Scanavino si reca per la prima volta a Parigi dove soggiorna qualche tempo e, accanto ai critici, incontra i poeti e gli artisti, Edouard Jaguer, Wols, Camille Bryen. L’esperienza parigina si rivelerà fondamentale nel suo percorso stilistico, in particolare per gli echi del postcubismo che assimila e interpreta in chiave personale fin dal 1948, quando espone alla Galleria l’Isola di Genova. Alle suggestioni della lezione di Picasso verso la fine del decennio Scanavino avverte anche l’influenza delle contemporanee esperienze astratte.
Nel 1949 nasce il figlio Sebastiano.
Nel 1950 alla XXV Biennale di Venezia espone Soliloquio musicale e suscita l’attenzione della critica. Nello stesso anno riceve ex aequo il Primo Premio alla V Mostra regionale genovese. Si dedica completamente alla pittura, affermandosi da questo momento in avanti nell’ambito dell’arte contemporanea internazionale.
Nel 1951 s’inaugura una mostra personale alla Apollinaire Gallery di Londra. Conosce Philip Martin, Eduardo Paolozzi e Francis Bacon: le opere di quest’ultimo in particolare lasciano in Scanavino un segno profondo.
Ad Albisola, in Liguria, frequenta il laboratorio di ceramica di Tullio d’Albisola, dove incontra e stringe amicizia con Fontana, Dangelo, Baj, Dova, Crippa, Jorn, Appel, Corneille del gruppo Cobra, Matta, Lam. Accanto agli artisti incontra e frequenta Jaguer e Verdet, che Scanavino ha già conosciuto a Parigi dove continua a tornare anche per brevi viaggi fino al 1958. In questo periodo incontra e conosce anche Carlo Cardazzo, destinato a diventare nel giro di poco tempo il suo attento e lungimirante mercante.
Nel 1952 è titolare della cattedra di disegno e figura presso il Liceo Artistico di Genova. Il critico Guido Ballo e i galleristi Le Noci, Schwarz e Gastaldelli si interessano alla sua ricerca.
Nasce la figlia Paola.
Nel 1953 gravita intorno al gruppo milanese degli spazialisti, che ha come punto di riferimento la Galleria del Naviglio, senza mai aderire ufficialmente agli intenti del movimento, e sarà inserito nel volume di Giampiero Giani Spazialismo: origini e sviluppi di una tendenza artistica, pubblicato nel 1956.
Nel 1954 Scanavino è nuovamente invitato a esporre alla XXVII Biennale di Venezia, partecipa al primo degli Incontri Internazionali della ceramica, organizzati ad Albisola da Jorn.
Nel 1955 riceve il Premio Graziano. La poetica dell’informale si delinea nel segno e nella materia. Scanavino entra in contatto con Peppino Palazzoli della Galleria Blu, sensibile alle più contemporanee ricerche della poetica dell’Informale europeo.
Nel 1956 Scanavino alterna il soggiorno parigino a brevi viaggi a Londra, dove incontra di nuovo Eduardo Paolozzi, del quale diventa amico; mentre più tardi, nel 1958 quando Scanavino è a Parigi, frequenta Bertini e Dova coi quali vede Corneille, Poujet e lo stesso Jaguer.
É in questi anni, più precisamente nel 1957, che avviene l’incontro anche con un giovane critico, che sarà uno degli studiosi dell’Informale italiano ed Europeo, Enrico Crispolti, con cui Scanavino terrà un importante carteggio (cfr. R. Ferrario, Scanavino/Crispolti. Carteggio 1957-1970, Silvana Editoriale, 2006). Dal carteggio emergono l’attualità della poetica del segno e della materia di Scanavino e il confronto del suo linguaggio pittorico con l’informale di matrice europea, in particolare con la lezione di Wols e con le suggestioni di Bacon e di Paolozzi.
Nascono in questo periodo i primi Rituali e gli Alfabeti senza fine, i temi che ricorrono nella pittura di Scanavino: il segno si fa protagonista sulla tela di un racconto ritmato, di un tempo sospeso, di pieni e vuoti di presenze suggestive, evocate nell’ombra dello studio o nella natura di Calice Ligure, dove, alla fine degli anni Sessanta, Scanavino sposterà il suo studio per alcuni periodi dell’anno.
Nel 1957 Scanavino realizza anche il bassorilievo per il Genio Civile di Imperia, esempio del dialogo e della costante verifica che Scanavino attua fra pittura, scultura, ceramica e arti applicate e ravvisabile nella coeva produzione di oggetti in ceramica, vasi, formelle e nelle sculture (cfr. G.Graglia Scanavino, G.M. Accame, Scanavino. La scultura 1952-1980, Documenti dell’Archivio Scanavino, Edizioni Aspasia, Bologna, 2004).
Nel 1958 è invitato alla XXIX Biennale di Venezia riceve il Premio Prampolini e al X Premio Lissone (Premio acquisto per l’Ecce Homo, 1956-1957).
Si trasferisce con la famiglia a Milano e inizia un rapporto esclusivo con Cardazzo. Conosce Gianpiero Giani, Gillo Dorfles, Roberto Sanesi, Franco Russoli e Alain Jouffroy.
Nel 1960 è invitato alla XXX Biennale di Venezia con una sala personale. Vince il Premio Spoleto, il Premio Sassari, il Premio Valsesia e il Premio Lignano.
Nel 1962 acquista una casa a Calice Ligure e la trasforma in atelier.
Nel 1963 riceve il Premio La Spezia.
Nel 1966 Scanavino è invitato di nuovo alla XXXIII Biennale di Venezia con con una sala personale: vince il Premio Pininfarina.
Nel 1968 risiede a Calice Ligure, dove si stabiliscono molti altri artisti che formano intorno al maestro una piccola comunità.
Nel clima di ritorno alla figurazione Scanavino partecipa alla rassegna Possibilità di Relazione (L’Attico, Roma, 1960) e le due edizioni di Alternative Attuali (L’Aquila, 1962-1965) con le quali Crispolti cerca di fare il punto sulla situazione di “superamento dell’informale” grazie a una oggettivazione delle forme.
Nel 1965 Scanavino espone alla Quadriennale e nel 1966 è di nuovo protagonista alla Biennale di Venezia con una sala personale in cui espone grandi tele, accompagnate in catalogo da un saggio di Guido Ballo.
Nel 1970 riceve il Gran Premio alla Biennale di Mentone.
Nel 1971 si trasferisce per qualche tempo a Roma ed è invitato alla Biennale di San Paolo del Brasile insieme con Alik Cavaliere: i due artisti realizzano l’opera-installazione Omaggio all’America Latina, un grande retablo in omaggio ai martiri per la libertà dei popoli latinoamericani composto da nove pannelli di legno dipinti a olio con innesti di sculture in bronzo, argento e alluminio. I pannelli, suddivisi in 156 riquadri secondo l’iconografia degli alfabeti senza fine di Scanavino, riportano ognuno il nome di un martire per la libertà misteriosamente scomparso e la cui documentazione anagrafica è stata ritrovata da Cavaliere e Scanavino nei registri degli archivi dei consolati di San Paolo. L’opera venne censurata per il soggetto “di natura politica e quindi extra artistica”; tornato in Italia il “retablo” diventò simbolo di libertà, richiesto da istituzioni pubbliche, da galleristi e dagli studenti della Facoltà di Architettura dell’Università Statale di Milano per la manifestazione con Giorgio Gaber. Oggi - grazie al restauro del 2003 dovuto alla collaborazione tra i rispettivi archivi degli artisti e l’accademia di Belle Arti di Brera – l’opera è esposta al Museo della Permanente di Milano.
Lungo gli anni Settanta Scanavino trascorre periodi sempre più lunghi nella sua casa di Calice Ligure; il suo segno si semplifica e si raccoglie in griglie o architetture geometriche, che preludono a una riflessione sull’oggettivazione della pittura.
Nel 1973 la Kunsthalle di Darmstadt gli dedica una vasta e approfondita antologica. La mostra, modificata in alcuni punti, è itinerante in Italia, a Venezia a Palazzo Grassi e a Milano a Palazzo Reale.
Nel 1976 Scanavino alterna la sua attività artistica tra Parigi e l’Italia.
Tra il 1979 e il 1980 espone alla Galerie Matthias Fels di Parigi e a Palazzo Massari a Ferrara. Negli anni Ottanta partecipa alle mostre dedicate alla pittura degli anni Cinquanta e Settanta.
Tra il 1984 e il 1985 si svolge una sua mostra personale a Firenze al Palazzo dei Congressi e a Tours, presso il Chateau de Tours.
Muore a Milano il 28 novembre del 1986.
Sito web:
Poetica:
Dopo un inizio figurativo la pittura di Scanavino assunse ben presto caratteristiche postcubiste, con le forme che si stilizzarono progressivamente sino a dissolversi del tutto nei primi anni '50.
Nel '54 nelle sue tele comincia ad affiorare quello che poi diventera' il suo segno caratteristico, vale a dire il nodo stilizzato che caratterizzera' tutta la sua produzione successiva. I lavori degli anni '50 sono considerati fra i suoi piu' belli, in quanto e' possibile vedere in essi la genesi di quella trasposizione pittorica dell'interiorita' con tutti i suoi tormenti, che rende inconfondibile la sua arte.
Nei suoi quadri piu' tardi degli anni '70 il "nodo" e' perfettamente delineato e riconoscibile, declinato in inquietanti forme, talvolta minacciose e macchiate di rosso sangue. Sebbene Scanavino sia un artista di difficile collocazione in una specifica corrente, lo si puo' considerare un astrattista informale, vicino all' Espressionismo astratto e alla ricerca artistica di Hans Hartung e Georges Mathieu.
Testo tratto da uno scritto di Giovanni Maria Accade:
Il problema dello spazio, affrontato in modi diversi, ma sempre teso a creare un luogo degli accadimenti con connotazioni fortemente esistenziali è occasione di assonanze con Sironi, l’artista amato da Scanavino e con cui condivide le atmosfere ossessive, le difficili privazioni di una tavolozza con ricerca contrasti, ma con le infinite possibilità che possono dare pochi e insistiti colori. Con Sironi vi è ancora un comune interesse alla scansione definita di spazi che assorbono e si legano all’immagine contenuta. Un rapporto tra contenitore e contenuto che supera i confini puramente formali per diventare densamente simbolico.
L’insofferenza dell’informale a ogni schema programmatico di avanguardismo, come ad ogni ideologia, ne fa un movimento che fonda la propria ragione d’essere sul tempo reale, sull’accadere dell’esperienza. L’informale non rinnega il passato, sentendone però più l’impulso vitale delle forze primordiali che la ricomposta narrazione della storia. Anzi è proprio la storia, quale forma chiusa del passato, che l’informale sente come estranea. Il passato è invece presente nella sua vastità di luogo della memoria e delle vicende, ma libero, fluttuante, suscettibile di evocazioni.
L’evocazione è una delle grandi modalità d’essere dell’informale e si trova sia nelle più dense e sedimentate paste materiche, sia nella inquieta mobilità del segno. E’ comunque già stato scritto più volte negli anni passati, ma forse oggi conviene ripeterlo, come le declinazioni di questa pittura siano state varie ed anche diversissime tra loro: si pensi alla distanzatra un Fautrier e un Burri e al loro raffronto con Wols o Scanavino.
Tutte queste radicate differenze avevano però più punti in comune, primo fra tutti l’idea dell’opera come concretizzazione di un fare, affermazione di esistenza priva di ogni progetto dimostrativo, di ogni riduzione ideologica della realtà. Riflettevano inoltre il malessere, l’angoscia, l’affanno di chi usciva appena dagli orrori di una guerra che aveva aggiunto alle inevitabili tragedie di un conflitto l’aberrazione dei lager e della bomba atomica.
L’ampiezza e la diversificazione dell’informale è poi già nelle premesse della propria stessa definizione: "informel" usato per la prima volta dal critico francese Michel Tapié, non significa affatto informe cioè senza forma, ma non formale. E’ chiaro che questo significato, se da un lato chiarisce il distacco da ogni concezione progettuale, da ogni stringata razionalità, da parametri o modelli di ristrutturazione linguistica, dall’altro apre una vastissima possibilità di forme espressive che, senza costituirsi in insiemi ragionati, si delineano con una propria coerenza stilistica e una proposizione di immagini anche molto definite.
Opere:
- NATURA MORTA - 1942
olio su tela
- PAESAGGIO SOTTO LA PIOGGIA - 1942
olio su tela
- FUGA IN EGITTO - 1942
olio su tela
- LA BATTAGLIA DEI CANI - 1946
90 x 140 - olio su tela
- FIGURE DI ANIMALI - 1948
olio su tela
- CATALANA - 1949
olio su tela
- PLURALITA' - 1950-51
120 x 80 - olio su tela
- PERSONAGGI - 1951
154 X 177 - olio su tela
- RITUALE - 1952
52.5 x 105 - olio su tela
- NASCENZA - 1953
113 x 146 - olio su tela
- IL MURO - 1954
45 x 55 - olio su tela
- NASCENZA - 1954
100 x 70 - olio su carta intelata
- SENZA TITOLO - 1954
119.5 x 83 - olio su tela
- IL MARE IN LIGURIA - 1955
91 x 150 - olio su tela
- IL SIMBOLO SUL MURO - 1955
120 x 104.5 - olio su tela
- LA FESTA - 1955
116 x 89 - olio su tela
- ENTROTERRA - 1956
60 x 100 - olio su tela
- SENZA TITOLO - 1956
55 x 75 - olio su tela
- TRA IL SI' E IL NO - 1956
55 x 85 - olio su tela
- ALFABETO SENZA FINE - 1957
70 x 100 - olio su tela
- COSCIENZA DELL'INFINITO - 1957
90.5 x 116.3 - olio su tela
- COSE TACIUTE - 1957
82 x 100 - olio su tela
- LA SINDONE - 1957
193 X 129 - olio su tela
- PRESENZA - 1957
150 x 120 - olio su tela
- PRESENZE - 1957
121 x 149 - olio su tela
- RITUALE - 1957
100 x 120 - olio su tela
- ALL'ORIGINE - 1957-58
149 x 121 - olio su tela
- COSE VIVE - 1958
130 x 162 - olio su tela
- DIALOGHI CON L'INFINITO - 1958
148 x 120 - olio su tela
- IMMAGINE IN MOVIMENTO - 1958
89 x 116 - olio su tela
- IN ATTESA CHE MUTI - 1958
162 x 130 - olio su tela
- LA TAVOLA DELLE PRESENZE - 1958
120 x 147 - olio su tela
- MESSAGGIO AL SOLE - 1958
146 x 114 - olio su tela
- MEMORIA DELLA RIVELAZIONE - 1959
146 x 114 - olio su tela
- COME FUOCO DALLA CENERE - 1960
200 x 300 - olio su tela
- IMMOBILITA' - 1960
130 X 97 - olio su tela
- PROIEZIONE - 1960
200 x 162 - olio su tela
- IL GIOCO DEL PERCHE' - 1961
200 x 160 - olio su tela
- IL GOMITOLO - 1961
200 x 300 - olio su tela
- IL GRANDE NERO - 1961
72 x 93 - olio su tela
- IL TRIONFO DELLA MORTE - 1961
200 x 300 - olio su tela
- TEMPO PRESENTE - 1961
300 x 160 - olio su tela
- FRAMMENTI (storia di un giorno) - 1962
100 x 300 - olio su tela
- I LOCULI - 1962
130 x 200 - olio su tela
- RESIDUO - 1962
200 x 130 - olio su tela
- TEMPO DI RIVOLTA - 1962
130 x 162 - olio su tela
- 20-22 AGOSTO 1963 ORE 14.00 - 1963
110 x 95 - olio su tela
- LE TENTAZIONI 2 - 1963
89 x 116 - olio su tela
- NASCENZA - 1963
200 x 200 - olio su tela
- DENTRO COME FUORI - 1964
200 x 200 - olio su tela
- DIO - 1964
150 X 150 - olio su tela 98 x250 x h55 - transenna in legno
- IN PROSSIMITA' DI UN EVENTO - 1964
200 x 200 - olio su tela
- TEMPO DI PREGHIERA - 1964
130 x 162 - olio su tela
- ALL'ORIGINE - 1966
200 x 200 - olio su tela
- HO COSTRUITO SOPRA UN TRIANGOLO
BIANCO - 1966 150 x 150 - olio su tela
- LUNETTA - 1966
200 x 200 - olio su tela
- L'UOVO - 1966
200 x 200 - olio su tela
- SENZA TITOLO - 1967
90 x 100 - olio su tela + inserti in legno
- TAVOLA DI BIOLOGIA - 1967
147 x 124 - olio su tela
- COSTRETTO - 1968
146 x 120 - olio su tela + inserti in legno
- IL GOMITOLO INGABBIATO - 1968
150 x 150 - olio su tela + inserti i legno
- LA SCALA - 1968
200 x 80 - olio su tela + inserti in legno
- IERI - 1969
132 x 163 - olio su tavola
- IMPALATO - 1969
150 x 150 - acrilico su tavola
- LA CURVA FORZATA - 1969
150 x 150 - acrilico su tavola
- LA RUOTA - 1969
150 x 150 - olio su tavola
- ALFABETO SENZA FINE 1 - 1970
150 x 150 - olio su tavola
- ALFABETO SENZA FINE 4 - 1970
150 x 150 - olio su tavola
- ALFABETO SENZA FINE 7 - 1970
150 x 150 - olio su tavola
- I PER - 1970
150 x 150 - olio su tavola
- CON LA SPERANZA CHE
L'AZZURRO RESTI - 1970 100 x 100 - olio su tavola
- LA PORTA - 1970
150 x 150 - olio su tavola
- I CONTRARI - 1971
150 x 150 - olio su tavola
- LA LUNETTA - 1971
150 x 150 - olio su tavola
- PITTURA n.1 - 1971
150 x 150 - olio su tavola
- I NOSTRI FIORI - 1971
150 x 150 - olio su tavola
- COSI' PER FARE - 1971
100 x 100 - olio su tela
- SEQUENZA - 1971
150 x 150 - olio su tavola
- GEOMETRIA - 1971
150 x 150 - olio su tavola
- QUADRO I - 1971
150 x 150 - olio su tavola
- QUADRO - 1971
150 x 150 - olio su tavola
- TRAMATURA CON CERCHIO - 1972
100 x 100 - olio su tela
- TRAMATURA CON CERCHIO - 1972
150 X 150 - olio su tela
- TRAMATURA - 1972
80 x 80 - olio su tela
- NASCENZA - 1972
150 x 150 - olio su tela
- MOMENTO - 1972
150 x 150 - olio su tela
- TRAMATURA CON CERCHIO - 1973
60 x 60 - olio su tela
- TRAMATURA CON CERCHIO - 1973
60 x 60 - olio su tela
- TRAMATURA - 1973
80 x 80 - olio su tela
- INTOPPO - 1973
80 x 80 - olio su tela
- MODIFICAZIONE DI UN LATO
DEL QUADRATO - 1973 150 x 150 - olio su tela
- I NOSTRI FIORI - 1973
150 x 150 - olio su tela
- INTOPPO - 1974
150 x 150 - olio su tela
- LA PORTA - 1974
150 x 150 - olio su tela
- LA PORTA - 1974
150 x 150 - olio su tela
- ALFABETO SENZA FINE - 1974
150 x 150 - olio su tela
- ALFABETO SENZA FINE - 1974
80 x 80 - olio su tela
- ALFABETO SENZA FINE - 1974
150 x 150 - olio su tela
- QUADRO - 1974
100 x 100 - olio su tela
- PROMEMORIA - 1974
150 x 150 - olio su tela
- LA MONTAGNA - 1975
150 x 150 - olio su tela
- LA PORTA - 1975
160 x 128 - olio su tela
- STORIA IN TRE TEMPI - 1975
160 x 128 - olio su tela
- TRAMATURA - 1975
80 x 80 - olio su tela
- TRAMATURA CON CERCHIO - 1975
200 x 200 - olio su tela
- ALFABETO SENZA FINE - 1976
100 x 100 - olio su tela
- ALFABETO SENZA FINE - 1976
150 x 150 - olio su tela
- METAMORFOSI - 1976
160 x 128 - olio su tela
- TRAMATURA CON CERCHIO - 1976
80 x 80 - olio su tela
- LA PORTA - 1977
200 x 600 - olio su tela
- IL VIAGGIO (voyage) - 1977
200 x 600 - olio su tela
- PRESENZA - 1978
148 x 160 - olio su tela
- PRINCIPIO DI DANZA - 1978
148 x 160 - olio su tela
- CROCEFISSIONE - 1979
146 x 112 - olio su tela
- CROCEFISSIONE - 1979
146 x 112 - olio su tela
- PENTAGRAMMA - 1979
146 x 112 - olio su tela
- LO SCETTRO - 1979
160 x 140 - olio su tela
- PERSONAGGIO - 1979
120 x 120 - olio su tela
- SCHERZO RITMICO I - 1979
140 x 100 - olio su tela
- SCHERZO - 1979
140 x 100 - olio su tela
- IL CAVALLETTO - 1980
200 x 140 - olio su tela
- COME L'EDERA - 1980
200 x 140 - olio su tela
- LA MONTAGNA - 1980
100 x 100 - olio su tela
- LA SCALA - 1980
200 x 80 - olio su tavola
- MARIAGE - 1980
100 x 150 - olio su tela
- OLTRAGGIO ALLA LUNA - 1980
112 x 146 - olio su tela
- LE DUE META' - 1981
112 x 146 - olio su tela
- LE DUE META' - 1981
112 x 146 - olio su tela
- ALFABETO SENZA FINE - 1981
112 x 146 - olio su tela
- SOPRA E SOTTO - 1981
88 x 116 - olio su tela
- LA RUOTA - 1982
112 x 146 - olio su tela
- LA RUOTA - 1982
130 x 97 - olio su tela
- OMBRE - 1982
146 x 112 - olio su tela
- PICCOLA STORIA - 1982
146 x 112 - olio su tela
- STORIA IN DUE TEMPI - 1982
146 x 112 - olio su tela
- CONGIUNZIONE - 1983
97 x 130 - olio su tela
- LA MONTAGNA 1 - 1983
130 X 200 - olio su tela
- LA MONTAGNA 2 - 1983
140 X 200 - olio su tela
- TRAMATURA CON CERCHIO - 1983
146 x 114 - olio su tela
- BESTIARIO - 1984
146 x 114 - olio su tela
- IL DISCO - 1984
89 x 116 - olio su tela
- IMMAGINE ISTERICA - 1984
97 x 130 - olio su tela
- LA FESTA 2 - 1984
116 x 89 - olio su tela
- LA RUOTA - 1984
114 x 146 - olio su tela
- 23/12/84 SAN BENEDETTO,
VAL DI SAMBRO - 1984 97 x 130 - olio su tela
- ALFABETO SENZA FINE - 1985
81 x 100 - olio su tela
- ALFABETO SENZA FINE - 1985
81 x 100 - olio su tela
- CANTO ANDALUSO - 1985
146 x 114 - olio su tela
- L'UOVO - 1985
114 x 146 - olio su tela
- ALFABETO SENZA FINE - 1986
80 x 200 - olio su tela
- APPARIZIONE - 1986
114 x 146 - olio su tela
- STORIA IN QUATTRO TEMPI - 1986
81 x 119 - olio su tela
- BESTIARIO - 1986
97 x 130 - olio su tela
- BESTIARIO - 1986
73 x 92 - olio su tela
Scultura:
- SCULTURA - 1954
10.5 x 6 - terracotta smaltata incisa
- SCULTURA - 1954
terracotta policroma incisa
- SENZA TITOLO - 1954
terracotta
- SCULTURA - 1955
64 x 41 x 6 - fusione in bronzo
- FORMELLA - 1955
42 x 62 – gesso
- BASSORILIEVO - 1957
41 X 26 x 3 - terracotta policroma incisa
- SCULTURA - 1957
45.5 x 22 x 15 - fusione in bronzo
- COMPOSIZIONE 1 - 1959
Scatola in legno dipinta con intervento spago
- SCULTURA - 1963
legno - ferro – terracotta
- LO SPECCHIO - 1964
46 x 70 x 19.5 - fusione in bronzo
- SCULTURA A - 1964
29 x 69 x 6 - fusione in bronzo
- SCULTURA - 1964
33 x 40 x 48 - terracotta smaltata
- IL VUOTO E IL PIENO - 1965
142 x 107 - fusione in bronzo
- SUDARIO - 1965
104 x 105 - fusione in bronzo
- IMPRONTE - Primo Gesto - 1967
29 x 36 x 9 - fusione in bronzo
- NASCOSTO - 1967
80 x 80 - Tela gessata su tavola dipinta
- GEOMETRIA MALATA - 1967
54 x 53 x 3.5 - legno + corda
- COMPOSIZIONE 1 - 1967
terracotta smaltata
- GERMOGLIO – 1967
terracotta
- EMILIO SCANAVINO L'UOVO 1968
- PANE - 1968
50 x 22.5 x 4 - fusione in bronzo
- SFERA CON RONDELLE - 1968
38 x 38 x 36 - fusione in bronzo
- L'INNESTO - 1968
70 x 50 - legno e corda
- A GIORGI - 1968
10 x 10.5 x 8.8 - legno e corda
- SENZA TITOLO - 1968
56 x 67 x 18 - terracotta con sfera dorata a 3° fuoco
- SCULTURA - 1968
terracotta smaltata
- PANE - 1968
9 x 10 x 30 – terracotta
- FORMELLA 14 - 1968
38 x 45 - terracotta smaltata
- FORMELLA 16 - 1968
38 x 45 - terracotta smaltata
- FORMELLA 24 - 1968
40 - terracotta smaltata
- FORMELLA 44 - 1968
34 x 37 - terracotta smaltata
- FORMELLA 46 - 1968
35 x 45 - terracotta smaltata
- FORMELLA 55 - 1968
44 x 48 - terracotta smaltata
- SCULTURA - 1969
35 x 41 x 10 - fusione in bronzo
- SCULTURA 69 - 1969
66 x 50 x 32 - gesso e ferro
- IMMAGINE - 1969
carta e corda
- LE UOVA MAI SCHIUSE DI HIROSHIMA - 1969
64 x 108 x 10 - terracotta smaltata
- PANE - 1976
36 x 14 x 18 - terracotta smaltata
- FORMELLA - 1976
40 X 40 - terracotta smaltata
- I BASTONI DI DIO - 1976
23 X 5 - 3 in terracotta, 1 smaltato
- LA SCALA IMPOSSIBILE - 1980
63 x 15 - fusione in bronzo