Schultz Pit: differenze tra le versioni
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La mailing list assume le vesti di un'impresa non commerciale basata su un’economia di regalo generata dal flusso di scambi testuali. La componente principale dei sottoscrittori appartiene geograficamente ad un’area centro ed est europea, e, ideologicamente, ad una linea anarco-attivista, con una forte componente critica nei confronti della società e della Rete stessa, una vera e propria fucina per la net.art europea, ospitando tra il 1995 e il 1998 alcune importantissime discussioni relative al nome, agli intenti, al rapporto con le istituzioni dell'arte in rete. Nei suoi archivi si possono reperire anche molti testi teorici ed interviste ai net-artisti. | La mailing list assume le vesti di un'impresa non commerciale basata su un’economia di regalo generata dal flusso di scambi testuali. La componente principale dei sottoscrittori appartiene geograficamente ad un’area centro ed est europea, e, ideologicamente, ad una linea anarco-attivista, con una forte componente critica nei confronti della società e della Rete stessa, una vera e propria fucina per la net.art europea, ospitando tra il 1995 e il 1998 alcune importantissime discussioni relative al nome, agli intenti, al rapporto con le istituzioni dell'arte in rete. Nei suoi archivi si possono reperire anche molti testi teorici ed interviste ai net-artisti. | ||
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+ | Dai dibattiti scaturiti dalla lista net Nettime ho scelto uno stralcio di colloquio avvenuto tra Geert Lovink e Pit Schultz, a proposito del significato di net art. | ||
+ | “Considerazioni sulla domanda: Cos’è la net art? | ||
+ | «I criteri di inclusione ed esclusione del mondo in Rete si descrivono meglio osservandone con maggiore attenzione architettura e accessibilità. Le possibilità di collegamento stanno effettivamente moltiplicandosi a ritmo esponenziale - fenomeno considerato con una certa positività - tuttavia ci si continua a chiedere quale sarà la rappresentazione che gli utenti avranno del mondo virtuale. Partendo dalla pura raffigurazione, saremo in grado di sviluppare attività legali o serviranno gli strumenti illustrativi estetici tradizionali impiegati con plauso nei rapporti di potere attuali? Nella gerarchia delle possibilità di sviluppo di protocolli di trasmissione a complessità ridotta, la pura creatività dell’arte autonoma occupa il primo posto. Si ricercano le personalità artistiche geniali in grado di convertire la rivoluzione digitale in un costruttivismo monumentale. | ||
+ | Solo l’arte ha il privilegio di materializzare l’interiorizzato. A tale scopo è necessario, per quanto possibile, tenerla lontana e proteggerla dagli altri settori del sociale. Si sta lavorando intensamente ad una ricostruzione simbolica dei White Cubes e dei grandi musei nello spazio immaginario delle reti informatiche. La digitalizzazione e la produzione di licenze per centomila capolavori stanno compiendo passi da gigante. L’artista con riga e compasso è diventato il meta-designer con algoritmo e work station sgi. Per la prima volta è consentito scorrere tutti i fattori storici combinatori, barocco elettronico, rinascimento VR, espressionismo astratto e tutte le fasi del modernismo sono implementate in Hot Java Script per spianare la strada a quello che si suppone essere il radical-new dell’avvenire. Non l’estetica immaginistica digitale, quanto il design fantastico dei libido-sistemi su canale, non la messa in discussione, ma la compensazione di critica, non il vuoto di valori, ma scenari grandiosi indicano l’importante missione dell’arte come salvatrice della Rete. Tutte le questioni intellettive, autoreferenze e polivalenze, così come sfondi mitici e grandi opere manuali di un certo talento sulla questione sociale e tecnica non ancora risolta, individuano, quasi ovunque, l’ultima soluzione nella ricerca dell’arte.[…] | ||
+ | Se si vuole trovare un’estetica pragmatica della Rete, questa va ricercata quindi non solo nei singoli oggetti e nelle singole opere, ma in generale nella loro architettura. Come si fa ad orientarsi? Come ci si può creare un corpo elettronico? Cosa significa cultura nell’era delle reti di massa? Gli artisti devono garantire l’autonomia della Rete, istruire il popolo proponendosi come designer di interfacce, oppure rappresentare la cattiva coscienza del paese globale? Devono mettere in opera le fantasie non strutturate dei soggetti controllati come guerillias semiotici? Esiste la necessità di uno sviluppo artistico di film e Tv? Deve avvenire realmente in galleria e museo? | ||
+ | Molti sono gli indizi che ci portano a considerare che l’arte come tale cerca di diventare trasparente e di capire le necessità di una società che si sta sgretolando nei settori della scienza, delle pubbliche relazioni e del workgroup management. L’immigrazione del marginale verso il centro si contrappone alla fuga dai centri dell’alta cultura. Il vuoto di valori dell’arte contemporanea, il disastro costante nel tentativo di soddisfare i propri standard, il diktat di corruzione e carrierismo, i deliri della teoria, l’angoscia della noia, la dipendenza dall’industria e dal dominio degli enti, nonché un annullamento generale della volontà ad opera del ricco ceto dei commercianti, permettono di chiudere facilmente il cerchio della crisi locale sull’incapacità decisionale e sociale a livello generale. Le Reti giocano in effetti il loro ruolo, ma non sono in grado di riformare un sistema artistico in crisi e tanto meno sono in grado di consentire una certa acquisizione di conoscenza nell’attuazione dell’arte dei media museali degli ultimi 20 anni. Abbiamo già tanto kitsch, pathos e illustration nel nome dell’amato diverso. Ma si sente anche parlare di una prassi estetica virale che fa di tutto per prepararsi a mutazioni generali e nel suo svolgersi crea singolarità proprie temporanee e vaghe che rappresentano ogni metodo atto a sottomettersi all’indirizzamento e alla svalutazione nelle cultural networks of power. Nel migliore dei casi si può dire che non esiste alcuna arte in Rete». | ||
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Revisione 22:16, 15 Giu 2006
Personaggio o Gruppo: Pit Schultz
Biografia: Pit Shultz è nato nel 1965 ad Heidelberg ha studiato informatica a Berlino nel 1991 fu co-fondatore e collaboratore di Botschaft e.V. (fondamento culturale interdisciplinare a Berlino) e di parecchie mostre e progetti locali, nazionali ed internazionali del gruppo. Si occupa di net-cultura con The Thing bbs network dal 1992 fino al 1994 al tempo dell’ascii ed internet testuale come Muds e MOOs prima del Web. Nel 1994 si dedica a progetti per il Web, il primo fu l’Orgasmotron Progect (( un database di registrazioni di onde cerebrali degli orgasmi umani).
Sempre nell’ambito della net-arte, nel 1993 costituisce l’archivio dell’ e-smog, mostre nello spazio pubblico. In collaborazione con Daniel Pflumm da il via a progetti radiofonici.
Svolge inoltre un ruolo di co-organizzatore in un lavoro ibrido, denominato DocumentaX È co-fondatore di Bootlab di Berlino e prima che, del nettime della lista spedire . Attualmente è responsabile di progetto per reboot.fm , una radio aperta di Berlino che è una rete locale ed internazionale dei gruppi di P2P, degli individui e delle radio non commerciali che combinano "vecchia radio" e "nuovo" software libero.
Sito web: http://www.nettime.org
Poetica: Pit Schultz autore, artista e informatico vive e opera a Berlino, si occupa di arte dei media , della critica di rete, della politica delle reti. I suoi assunti teorici si inquadrano nell’area dei media e dell’attivismo sviluppa le principali linee di net-critica su argomenti di urbanizzazione virtuale, globalizzazione/tribalizzazione della rete. Il suo obiettivo fondamentale è quello di creare una rete sociale interessandosi dell’essenza di aspetti collaborativi, teorici e discorsivi del cyberspazio e della cultura.
Assume molta importanza nelle attività a cui si dedica, la sua concezione dell’arte.
Pit Schultz gestisce in qualità di moderatore la lista di discussione nettime, nella quale si trattano argomenti di net critica, discussioni aperte su nuovi media, attivismo e globalizzazione. La lista si esprime con capacità di riflessione autoreferenziali molto fertili. Nettime ha contribuito in questi anni, insieme ad altre liste simili (come Syndicate, Rhizome, Recode, X-Change) ad alimentare l'attenzione intorno ai nuovi mezzi di comunicazione nascenti e alle mutazioni economiche, antropologiche e sociali che li stanno accompagnando. Nettime è in qualche modo modellato su un tavolo di incontro
Nettime nacque da 3 giorni di incontri in un piccolo teatro di Venezia nella primavera del 1995, durante la Biennale nel Teatro Malibran nella cornice della manifestazione "Club Berlino" per discutere sulle modalità di quello che allora era chiamato net.criticism.
Si incontrarono in quella circostanza media-attivisti, teorici, artisti, giornalisti provenienti da diversi paesi d’Europa. (Heath Bunting, Geert Lovink, Diana McCarty, Vuk Cosic, David Garcia, Nils Roeller, Tommaso Tozzi, Paul Garrin, e molti altri).
In questo meeting si sono raccolte istanze critiche presenti sin dagli albori di Internet, Pit Schultz, traendo spunto da tale evento, con la collaborazione di Geert Lovink fonda 'the international nettime circle' che è una sorta di mailing list, una rete di testi in diverse lingue.
Nei mesi successivi la comunità di discussione assume la forma attuale di mailing list moderata. Ma l’obiettivo di Pit era quello di superare la condizione stessa di semplice mailing list e mettere in atto un tentativo di creare un intellettuale collettivo internazionale e reticolare, in grado di portare avanti un discorso critico e consapevole sui linguaggi di rete, senza sfociare negli eccessi di un'euforia partigiana e di un cinico pessimismo. Quindi una rete di individui provenienti da paesi differenti, dalle discipline, dalle imprese e dalle istituzioni che ripartiscono un interesse in un discorso critico sulle implicazioni politiche e culturali dei media e della tecnologia. Conta più di 900 abbonati da circa 25 paesi differenti alla data del 1998.
La mailing list assume le vesti di un'impresa non commerciale basata su un’economia di regalo generata dal flusso di scambi testuali. La componente principale dei sottoscrittori appartiene geograficamente ad un’area centro ed est europea, e, ideologicamente, ad una linea anarco-attivista, con una forte componente critica nei confronti della società e della Rete stessa, una vera e propria fucina per la net.art europea, ospitando tra il 1995 e il 1998 alcune importantissime discussioni relative al nome, agli intenti, al rapporto con le istituzioni dell'arte in rete. Nei suoi archivi si possono reperire anche molti testi teorici ed interviste ai net-artisti.
=== Dai dibattiti scaturiti dalla lista net Nettime ho scelto uno stralcio di colloquio avvenuto tra Geert Lovink e Pit Schultz, a proposito del significato di net art. “Considerazioni sulla domanda: Cos’è la net art? «I criteri di inclusione ed esclusione del mondo in Rete si descrivono meglio osservandone con maggiore attenzione architettura e accessibilità. Le possibilità di collegamento stanno effettivamente moltiplicandosi a ritmo esponenziale - fenomeno considerato con una certa positività - tuttavia ci si continua a chiedere quale sarà la rappresentazione che gli utenti avranno del mondo virtuale. Partendo dalla pura raffigurazione, saremo in grado di sviluppare attività legali o serviranno gli strumenti illustrativi estetici tradizionali impiegati con plauso nei rapporti di potere attuali? Nella gerarchia delle possibilità di sviluppo di protocolli di trasmissione a complessità ridotta, la pura creatività dell’arte autonoma occupa il primo posto. Si ricercano le personalità artistiche geniali in grado di convertire la rivoluzione digitale in un costruttivismo monumentale. Solo l’arte ha il privilegio di materializzare l’interiorizzato. A tale scopo è necessario, per quanto possibile, tenerla lontana e proteggerla dagli altri settori del sociale. Si sta lavorando intensamente ad una ricostruzione simbolica dei White Cubes e dei grandi musei nello spazio immaginario delle reti informatiche. La digitalizzazione e la produzione di licenze per centomila capolavori stanno compiendo passi da gigante. L’artista con riga e compasso è diventato il meta-designer con algoritmo e work station sgi. Per la prima volta è consentito scorrere tutti i fattori storici combinatori, barocco elettronico, rinascimento VR, espressionismo astratto e tutte le fasi del modernismo sono implementate in Hot Java Script per spianare la strada a quello che si suppone essere il radical-new dell’avvenire. Non l’estetica immaginistica digitale, quanto il design fantastico dei libido-sistemi su canale, non la messa in discussione, ma la compensazione di critica, non il vuoto di valori, ma scenari grandiosi indicano l’importante missione dell’arte come salvatrice della Rete. Tutte le questioni intellettive, autoreferenze e polivalenze, così come sfondi mitici e grandi opere manuali di un certo talento sulla questione sociale e tecnica non ancora risolta, individuano, quasi ovunque, l’ultima soluzione nella ricerca dell’arte.[…] Se si vuole trovare un’estetica pragmatica della Rete, questa va ricercata quindi non solo nei singoli oggetti e nelle singole opere, ma in generale nella loro architettura. Come si fa ad orientarsi? Come ci si può creare un corpo elettronico? Cosa significa cultura nell’era delle reti di massa? Gli artisti devono garantire l’autonomia della Rete, istruire il popolo proponendosi come designer di interfacce, oppure rappresentare la cattiva coscienza del paese globale? Devono mettere in opera le fantasie non strutturate dei soggetti controllati come guerillias semiotici? Esiste la necessità di uno sviluppo artistico di film e Tv? Deve avvenire realmente in galleria e museo? Molti sono gli indizi che ci portano a considerare che l’arte come tale cerca di diventare trasparente e di capire le necessità di una società che si sta sgretolando nei settori della scienza, delle pubbliche relazioni e del workgroup management. L’immigrazione del marginale verso il centro si contrappone alla fuga dai centri dell’alta cultura. Il vuoto di valori dell’arte contemporanea, il disastro costante nel tentativo di soddisfare i propri standard, il diktat di corruzione e carrierismo, i deliri della teoria, l’angoscia della noia, la dipendenza dall’industria e dal dominio degli enti, nonché un annullamento generale della volontà ad opera del ricco ceto dei commercianti, permettono di chiudere facilmente il cerchio della crisi locale sull’incapacità decisionale e sociale a livello generale. Le Reti giocano in effetti il loro ruolo, ma non sono in grado di riformare un sistema artistico in crisi e tanto meno sono in grado di consentire una certa acquisizione di conoscenza nell’attuazione dell’arte dei media museali degli ultimi 20 anni. Abbiamo già tanto kitsch, pathos e illustration nel nome dell’amato diverso. Ma si sente anche parlare di una prassi estetica virale che fa di tutto per prepararsi a mutazioni generali e nel suo svolgersi crea singolarità proprie temporanee e vaghe che rappresentano ogni metodo atto a sottomettersi all’indirizzamento e alla svalutazione nelle cultural networks of power. Nel migliore dei casi si può dire che non esiste alcuna arte in Rete».
Fondatore della mailing list:
- nettime http://www.nettime.org ,nella quale collabora nella raccolta di testi critici ed artistici filtrati,
- 1997, da luogo ad un lavoro ibrido il Documenta X
- 1999, fonda "Klubradio", http://www.klubradio.de
- infine collabora per http://www.mikro.org, le raccolte di testi filtrati da nettime ZKP1…5.
Bibliografia: Da 1995, Pit Schultz con la collaborazione di Geert Lovink e Diana McCarty raggruppa i contenuti e i testi critici ,( articoli, interviste, relazioni e raccolte organizzate in tematiche come, critica cibernetica, attrezzi per la resistenza, immaginando il niente...) Le discussioni su Nettime abbracciano molti aspetti fondamentali dell'estetica. I testi filtrati da Nettime, vengono pubblicati su varie edizioni:
- ZKP1, in occasione del Next 5 Minuts 2, Amsterdam, 1996,
- ZKP2 distribuito in occasione della Cyberconf 5 a Madrid, 1996,
- ZKP3 distribuito in occasione del Metaforum 3 a Budapest, 1996,
- ZKP3.2.1 nel ZK di Ljubljana,1996
- ZKP4, The Beauty and the East, Ljubljana, 1997,
- ZKP5 presenta e pubblica ReadMe! ASCII Culture and the Revenge of Knowledge Paperback, 1999,
- Autonomedia in Inglese, ReadMe! È un libro ai quali collaborano diversi autori ed esso raccoglie la storia di nettime e discussioni sulle diverse facce che la lista fa emergere, la presentazione di questo libro fu seguita da una discussione sul ruolo che le reti elettroniche svolgono in Germania nella ricostruzione della sfera pubblica, e sulle topologie sociali che emergono.
Webliografia: