Moti del 68: differenze tra le versioni

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==La produzione artistica durante il '68:==
 
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Al Sessantotto o ad alcuni suoi aspetti sono ricondotti di frequente, con appigli quasi mai privi di fondamento, '''varie tendenze artistiche del dopoguerra''': dall’arte concettuale – per le sue propensioni smaterializzanti che, malgrado la pur documentatissima confutazione condotta da Alexander Alberro, trovano nelle dichiarazioni degli stessi protagonisti una conferma del loro implicare la “resistenza alla commercializzazione”– all’arte povera – la cui peculiare regressione ad una dimensione prelinguistica appare non peregrinamente raffrontabile alle accezioni più anticonsumiste ed antisviluppiste del Sessantotto-; dalla critica istituzionale – in quanto improntata ad una “poetica del sospetto”, una volontà di additare i fondamenti convenzionali, e quindi ideologici, e non naturali dei contesti nei quali l’arte si esplica, e dunque assai in consonanza con le attitudini di contestazione radicale del sistema di valori borghese tipiche del Sessantotto - alle mostre che in quegli stessi anni cura Harald Szeemann, la cui Live in your head: when attitudes Become Form. Works – Concepts – Processes – Situations – Informations (1969) è considerata da Hans-Joachim Müller addirittura l’unico autentico riflesso del Sessantotto nel mondo dell’arte.  
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Ma, nella migliore delle ipotesi, parliamo appunto - in quest’ultimo caso, così come in quelli precedenti - di meri riverberi secondari e giammai di un’arte come territorio in cui il Sessantotto si esprime primariamente.
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Ma, nella migliore delle ipotesi, parliamo appunto - in quest’ultimo caso, così come in quelli precedenti - di meri riverberi secondari e giammai di un’arte come territorio in cui il Sessantotto si esprime primariamente.</ref>
  
  

Revisione 13:30, 18 Mar 2016

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Introduzione:

Il Sessantotto è stato un movimento sociale e politico ancora oggi molto controverso: molti sostengono che abbia portato ad un mondo "utopicamente" migliore, mentre altri ritengono che abbia spaccato e distrutto la moralità e la stabilità politica mondiale. Il movimento nacque originariamente a metà degli anni sessanta negli Stati Uniti e raggiunse la sua massima espansione nel 1968 nell'Europa occidentale col suo apice nel Maggio francese.


Il Sessantotto (o movimento del Sessantotto) è il fenomeno socio-culturale avvenuto nel 1968 nel quale grandi movimenti di massa socialmente eterogenei (operai, studenti e gruppi etnici minoritari), formatisi spesso per aggregazione spontanea, attraversarono quasi tutti i Paesi del mondo con la loro forte carica di contestazione sulla corruzione e sui pregiudizi socio-politici. La portata della partecipazione popolare e la sua notorietà, oltre allo svolgersi degli eventi in un tempo relativamente ristretto e intenso, contribuirono ad identificare il movimento col nome dell'anno in cui esso si manifestò (o fu più attivo).

manifestazioni

Cause del '68:

A partire dal 1963-1964 le agitazioni dei neri si svilupparono rapidamente anche nelle grandi città del Nord degli USA. Qui però il problema non era la segregazione istituzionale: la rivendicazione della piena uguaglianza coi bianchi infatti, non si accompagnava (come nel movimento per i diritti civili del Sud) con la volontà di un'integrazione sociale totale nella "comunità dei bianchi", ma al contrario voleva preservare la diversità e la specificità, culturale e sociale. Eguaglianza e diversità, soppressione dei privilegi bianchi ma autogoverno dei neri nella loro comunità.

Tappe salienti:

Nel campo occidentale (Europa e Stati Uniti d'America) un vasto schieramento di studenti e operai prese posizione contro la corruzione e i favoreggiamenti. Negli Stati Uniti d'America la protesta giovanile si schierò contro la guerra del Vietnam, legandosi alla battaglia per i diritti civili e alle filosofie che esprimevano un rifiuto radicale ai principi della società del capitale (controcultura). Al contempo, alcune popolazioni del blocco orientale si sollevarono per denunciare la mancanza di libertà e l'invadenza della burocrazia di partito, gravissimo problema sia dell'URSS che dei paesi legati ad essa. Diffusa in buona parte del mondo, dall'occidente all'est comunista, la contestazione generale ebbe come nemico comune il principio di autorità come giustificativo del potere nella società. Nelle scuole gli studenti contestavano i pregiudizi dei professori e del sistema scolastico scarso e obsoleto. Nelle fabbriche gli operai rifiutavano l'organizzazione del lavoro. Facevano il loro esordio nuovi movimenti che mettevano in discussione le discriminazioni in base al sesso (con la nascita del femminismo e del movimento di liberazione omosessuale) e all'etnia.

Gli obiettivi comuni ai diversi movimenti erano il miglioramento della società sulla base del principio di uguaglianza, l'anti corruzione della politica in nome della partecipazione di tutti alle decisioni, l'eliminazione di ogni forma di oppressione sociale e di discriminazione razziale.


Luoghi e attori coinvolti:

La produzione artistica durante il '68:

Hans Haacke, Moma-Poli

[1]



Webliografia:


Note:

  1. Al Sessantotto o ad alcuni suoi aspetti sono ricondotti di frequente, con appigli quasi mai privi di fondamento, varie tendenze artistiche del dopoguerra: dall’arte concettuale – per le sue propensioni smaterializzanti che, malgrado la pur documentatissima confutazione condotta da Alexander Alberro, trovano nelle dichiarazioni degli stessi protagonisti una conferma del loro implicare la “resistenza alla commercializzazione”– all’arte povera – la cui peculiare regressione ad una dimensione prelinguistica appare non peregrinamente raffrontabile alle accezioni più anticonsumiste ed antisviluppiste del Sessantotto-; dalla critica istituzionale – in quanto improntata ad una “poetica del sospetto”, una volontà di additare i fondamenti convenzionali, e quindi ideologici, e non naturali dei contesti nei quali l’arte si esplica, e dunque assai in consonanza con le attitudini di contestazione radicale del sistema di valori borghese tipiche del Sessantotto - alle mostre che in quegli stessi anni cura Harald Szeemann, la cui Live in your head: when attitudes Become Form. Works – Concepts – Processes – Situations – Informations (1969) è considerata da Hans-Joachim Müller addirittura l’unico autentico riflesso del Sessantotto nel mondo dell’arte. Ma, nella migliore delle ipotesi, parliamo appunto - in quest’ultimo caso, così come in quelli precedenti - di meri riverberi secondari e giammai di un’arte come territorio in cui il Sessantotto si esprime primariamente.


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