Education and Crisis: differenze tra le versioni
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Revisione 23:08, 18 Gen 2006
Autore: Spehr Cristoph (intervistato da Trebor Scholz)
Tratto da: http://newmediaeducation.org (distribuito anche sulla mailing list idc idc@bbs.thing.net http://mailman.thing.net/hypermail/idc)
Titolo Originale: Education and Crisis
Traduzione di: Simona Pogliani
Anno: 2005
Educazione e crisi, intervista a Christoph Spehr
Contents
- 1 Cristoph Spehr
- 2 Discussione
- 2.1 La crisi dell'educazione
- 2.2 La necessità di manipolazione dell'apprendimento
- 2.3 La crisi dei sistemi educativi tradizionali
- 2.4 La cooperazione libera in educazione
- 2.5 Il fondamentalismo dell'educazione istituzionalizzata
- 2.6 Ipotesi di "new-media art education"
- 2.7 Spazio alla cooperazione libera
Cristoph Spehr
Discussione
Il testo "Educazione e crisi" è tratto dalla trascrizione di una discussione via webcam tra Trebor Scholz e Christoph Spehr. La discussione riguarda la crisi che sta vivendo il sistema educativo moderno, l'insoddisfazione di tutti gli attori coinvolti nell'educazione e la necessità di applicare la cooperazione libera anche in educazione.
Testo originale su [1]
La crisi dell'educazione
Christopher Spehr: Oggi viviamo una crisi generale dell’educazione: gli insegnanti, gli studenti, il sistema educativo, così come la società intera, nei riguardi dell’educazione, sono insoddisfatti. In Europa siamo testimoni degli orribili risultati dei test PISA, condotti in alcuni dei paesi più ricchi del mondo, tra cui la Germania. Tutti si occupano di educazione, ma nessuno è veramente interessato a rifletterci sopra con impegno. Oggi abbiamo un’immensa forza data dalle risorse dell’educazione e contemporaneamente sembra che abbiamo perso tutti gli standard stabiliti dalle precedenti discussioni su apprendimento, insegnamento, educazione e società. L’educazione è nel caos. Da una parte c’è un forte malcontento, dall’altra un profondo desiderio di educazione, per lo più insoddisfatto e incosciente.
Questo esempio dice tutto sull’educazione: mostra l’insegnante come uno degli agenti del sistema, l’educazione come oppressione, non come indottrinamento, ma come ostacolo al pensiero e al risveglio. Nello stesso tempo c’è una chiamata e questa rappresenta l’altro lato dell’educazione. La chiamata è la fantasia dell’insegnamento: produrre qualcosa che abbia un senso, che provochi un effetto su qualcuno e crei un cambiamento. E’ una fantasia illegittima e oscena, una fantasia di violenza, perché implica che l’insegnante (in questo caso Morpheus) faccia qualcosa che lo studente chiaramente non ha chiesto. Non lo avrebbe chiesto se ne avesse avuto la possibilità.
La necessità di manipolazione dell'apprendimento
Trebor Scholz: L’educazione è un processo caotico?
Christopher Spehr: Completamente, per fortuna. Altrimenti saremo tutti morti. Ma pensiamo un po’ più sistematicamente all’educazione. Molti di noi non amano questo termine , per le sue associazioni con oppressione e manipolazione. Ma questo è un modo per girare attorno al problema, quindi concentriamoci sul termine. Come sappiamo (dall’era post-moderna, dalla scienza cognitiva e dalla critica alla scienza) l’educazione è sostanzialmente qualcosa che il soggetto compie, attraverso mappe cognitive del mondo, per divenire abile a fare qualcosa o immaginare soluzioni alternative. In senso stretto quindi, l’insegnamento è impossibile, perché lo studente deve svolgere l’apprendimento, deve creare. E non è possibile dire esattamente cosa gli faccia cambiare quella mappa, attitudine, immaginario su questa o quella cosa. E’ così, perché è questo il modo in cui la nostra mente lavora.
Dunque l’insegnamento non può mai formare o informare, può solo facilitare il processo di auto-apprendimento, fornendo risorse (libri, storie, discussioni, immagini e quant’altro) e manipolando questo processo. Ecco il motivo per cui paghiamo qualcuno per imparare: per manipolare il nostro processo di apprendimento, in modo da renderlo più veloce, più sicuro e salvarci almeno da alcune delle più difficili lezioni della realtà.
L’educazione avviene ovunque nella sfera del sociale, è inseparabile dalla nostra pratica sociale, è sostanzialmente un’interazione sociale. L’educazione, come struttura istituzionalizzata, come la scuola o il sistema educativo, esiste per insegnare cosè l’insegnante per l’apprendimento: un mezzo per facilitare l’apprendimento, fornendo risorse ed eseguendo una manipolazione da e per gli insegnanti. Non si può avere educazione senza manipolazione. Ma manipolare, in educazione, non significa semplicemente creare qualcosa dopo averla immaginata. Non è possibile fare educazione come si costruisce una sedia. Possiamo concepire l’educazione solo come cooperazione.
Perchè la nostra società è così stupida? La ragione è che l’oppressione funziona molto meglio per il non apprendimento che per l’apprendimento. E’ esorcismo anziché educazione; ed è questo quello che gli insegnanti fanno agli studenti. I sistemi educativi e la società, gli spazi e gli strumenti educativi producono zombie. E le lamentele a proposito della mancanza di creatività, di inventiva e conoscenza sono solo lacrime di coccodrillo.
La crisi dei sistemi educativi tradizionali
Trebor Scholz: Cosa è cambiato nell’educazione e come spiegare questa crisi nell’educazione?
Christopher Spehr: La crisi esiste perché il mondo è cambiato profondamente, ma l’educazione no. A dispetto di quanto appena menzionato, l’educazione avviene perché ogni sistema educativo è legato non solo alla cooperazione forzata, ma anche, parzialmente, alla cooperazione libera. Nessun sistema educativo potrebbe lavorare se non includesse spazi di cooperazione libera, di apprendimento/insegnamento non autoritari, oltre all’educazione stessa.
Il sistema sa, almeno praticamente, di non poter realmente forzare l’educazione, e quindi la creatività, l’apprendimento e l’immaginazione. Sa che occorre creare degli accordi e lasciare spazi di libertà, almeno in parte. E’ tutta una questione di accordi.
Oggi però gli spazi vengono ridotti e gli accordi falliscono. Questo è causato dai cambiamenti dovuti alla globalizzazione: l’emergenza di una risorsa di informazioni globale (Internet), il lavoro immateriale e la mancanza di socialismo. La contraddizione nell’educazione si intensifica. E’ abbastanza chiaro che oggi l’educazione deve cambiare: le risorse informazionali sono disponibili ovunque; molte abilità sono computerizzate; non ha più senso memorizzare informazioni, automatizzare abilità, ma è più importante avere un orientamento, che ci aiuti a capire come muoversi, dove trovare le cose, come cooperare, come comunicare tra sistemi diversi, ecc. Il lavoro è diventato più immateriale e l’educazione deve riflettere questo. Ormai molte funzioni sono svolte delle macchine. Quindi nell’educazione occorre concentrarsi sull’interazione tra la persone, le abilità sociali, perché non ha senso ripetere quello che già le macchine offrono.
Ma come tutti sappiamo non esiste il modo giusto perché le cose funzionino. I sistemi educativi di tutto il mondo sono diventati liberi, la società stessa è diventata molto libera, ponendo una forte pressione economica sull’individuo e su tutte le cooperazioni. Questo è il motivo per cui l’apprendimento è in crisi. Non puoi imparare con un’arma puntata su di te. Puoi diventare impostato-condizionato, come negli esperimenti con gli animali. Ma il condizionamento fallisce non appena la situazione attorno cambia ed è quasi inutile in tempi di globalizzazione, rapidi cambiamenti informazionali e lavoro immateriale.
Il sistema non può cambiare se stesso, ma ha bisogno di essere cambiato, anche per il suo amor proprio. Così di solito c’è un accordo tra il sistema e i suoi nemici; essi sono i migliori insegnanti e, da soli, possono generare cambiamenti sistemici. Ma oggi non c’è nessuno che voglia cambiare il sistema. Il sistema uccide ogni sforzo molto presto e con successo. Così la crisi aumenta.
La mancanza di socialismo, la mancanza di visioni alternative e di una critica fondamentale al sistema capitalistico globale di oggi rappresenta una parte della crisi. L’educazione non può svilupparsi se non riceve una critica, e non c’è una critica praticabile senza un accordo. E non c’è accordo perché il sistema ha bisogno di cambiamento, ma non viene veramente forzato a cambiare. Così le cose vanno sempre più male.
La cooperazione libera in educazione
Trebor Scholz: Come immagini una parziale cooperazione libera in educazione?
Christopher Spehr: Ricorda: l’educazione è per natura violenta, è qualcosa di aggressivo e osceno, e non funziona senza la manipolazione. Ma questo è accettabile nella cooperazione libera, sotto forma di aiuto alla realizzazione, di un processo che possa essere controllato e riportato al suo stato iniziale, dove l’apprendimento/insegnamento sia svolto da tutti i partecipanti, dove i ruoli non siano fissi, ma intercambiabili tra studenti e insegnanti. In una cooperazione forzata, la parte più debole segue le regole fino a quando sono obbligatorie, ma istintivamente rigetta la manipolazione. Così in una struttura autoritaria, lo studente rifiuterà l’apprendimento o costruirà un muro di protezione. Senza fiducia non c’è apertura, e senza uguale potere di contrattazione non c’è fiducia. L’educazione deve distruggere questi muri, altrimenti saremo in trappola. Questo è un problema per il sistema in generale: non vi è nessun trionfo per lo studente, perchè egli non impara niente. L’apprendimento è in difficoltà ovunque: nella scuola, nella società, nei media, al lavoro. E questo è un male per la gente, per noi.
Il fondamentalismo dell'educazione istituzionalizzata
Christopher Spehr: Oggi esiste un nuovo fondamentalismo, che si esprime in nome di valori e virtù conservative, ma che non si può prendere sul serio. Non è un’ideologia, in quanto non funziona come un modo per gestire i cambiamenti di oggi, non è in grado di fornire prospettive. Il mondo ammira il capitalismo e l’America non perché abbia leader capaci, ma perché è un sistema così forte che può pagare i leader più stupidi per evitare di fallire. Le forze di opposizione sono così deboli , così come lo sono ancora le prospettive dei movimenti, quindi non esiste la minaccia di una alternativa.
Questo è finito. Oggi l’educazione istituzionalizzata non è niente più che un’occupazione militare, posizionata in un paese formalmente chiamato educazione, e il suo principale incarico è quello di prevenire che qualcosa accada. Non crea niente e non cerca neanche di insegnare qualcosa. Mostra soltanto gli strumenti disponibili nella società di oggi, le regole crude e crudeli della competizione totale, e stermina ogni spazio e processo che possa andare fuori controllo e creare qualcosa di pericoloso.
Il fondamentalismo di Bush si riduce alla semplice formula secondo cui gli USA hanno sempre ragione perché hanno il culo più grasso del mondo. Non si può proprio chiamare una ideologia. E’ piuttosto un atto di umiliazione nei confronti dei loro nemici, dimostrando un incontestabile stupidità.
Ipotesi di "new-media art education"
Christopher Spehr: In generale, vedo poca educazione ai nuovi media nelle nostre società. Ricordo ancora l’insegnante di nostro figlio rifiutare il suo compito di geografia perché aveva stampato delle cose da Internet. Quando ho parlato con l’insegnante, mi disse che non lo poteva accettare perché era troppo facile, non abbastanza laborioso. Se mio figlio avesso stampato i documenti e li avesse poi scritti a mano, l’avrebbe accettata. Questo è lo stato delle cose nella new-media education a scuola, per quanto ho visto.
Per me questo è molto importante per lo sviluppo di una educazione democratica, per immaginarla come una pratica per la società nel suo complesso indirizzata principalmente alla gente.
Spazio alla cooperazione libera
Trebor Scholz: Cosa intendi esattamente con "cooperation assholes?
Christopher Spehr:
Io non ho veramente un’idea originale sulla new-media education. Proprio per essere onesto, cerco solo di non avere paura; accetto di essere una parte del problema e cerco di essere anche una parte della soluzione. Avere idee, cooperare, supportare la cooperazione libera e contemporaneamente rifiutare la cooperazione forzata. Andare in giro, non vivere all’interno delle istituzioni, fare altre cose, chiedere alla gente. Cercare i ribelli. Essere paziente, essere rivoluzionario. Cose normali. Cercare di trovare una soluzione migliore a questa.