Arte biologica: differenze tra le versioni
Riga 1: | Riga 1: | ||
= Arte Biologica negli anni cinquanta-sessanta-settanta = | = Arte Biologica negli anni cinquanta-sessanta-settanta = | ||
− | [[ | + | |
+ | [[Image:Giovanni_Valentini_radar.jpg]] | ||
All’inizio degli anni sessanta ed anche prima, [[Giovanni Valentini (artista)]] lavorava intorno ad una macchina a vibrazioni elettromeccaniche, al servizio della biotecnologia. | All’inizio degli anni sessanta ed anche prima, [[Giovanni Valentini (artista)]] lavorava intorno ad una macchina a vibrazioni elettromeccaniche, al servizio della biotecnologia. |
Revisione 18:01, 14 Feb 2012
Arte Biologica negli anni cinquanta-sessanta-settanta
All’inizio degli anni sessanta ed anche prima, Giovanni Valentini (artista) lavorava intorno ad una macchina a vibrazioni elettromeccaniche, al servizio della biotecnologia.
In quel periodo Valentini, in collaborazione con l’ingegner Dore Benelli ed altri tecnici, pagati dall’artista stesso, lavorava intorno ad una grande pedana vibrante, quale prototipo modulare per un pavimento auto vibrante.
Nel 1966 lo stesso Valentini invitò l’amico Gianni Colombo a salire su questa particolare macchina, il quale esclamò: “Che bello!!”, dove in quell’esclamazione c’era uno dei quattro fondatori dell’arte cinetica, che si meravigliava per una sorpresa che andava al di là dell’arte cinetica stessa e di qualsiasi esperimento visivo, nel senso che si trattava di un’esperienza diversa.
L’esclamazione di Gianni Colombo fece felice Valentini: era la verifica con uno dei pochissimi uomini d’arte di quegli anni, dotato della lucidità necessaria per intuire il diverso (Galleria Rizzato - Whithwort - Diagramma di Milano, diretta da Luciano Inga Pin).
Persino lo stesso Roberto Sanesi, poeta e storico, era rimasto turbato e silenzioso per quell’esperimento ed anche Bruno Munari era rimasto molto sorpreso. Era l’inizio di un percorso che portava Valentini a operare, quasi fosse allievo di un medico chirurgo, direttamente nella biologia e nell’organismo umano.
Il processo era tutt’altro che casuale, escludendo qualsiasi forma artistica visiva preesistente, per entrare in un territorio nuovo e diverso dell’ingegneria genetica, della nascente bionica e dell’organismo robotizzato.
Valentini aveva richiesto e avuto la collaborazione di medici dell’università di Pavia, di biologi, di ingegneri, ecc.
Quel cammino umile e solitario lo portò poi verso i procedimenti innovativi dell’ibernazione, presentata nel 1971, nella personale – premio San Fedele alla galleria San Fedele di Milano e nella galleria Apollinaire di Milano.
Il tema complesso dell’ibernare era affrontato, a largo spettro, con tessuti umani ibernati, con piccoli animali ibernati, ecc., posti in congelatori ad azoto liquido a -270°C. Il tutto si sperava portasse verso la futura ibernazione dell’uomo.
Lo stesso Giulio Carlo Argan era visibilmente interessato e sorpreso per questo argomento.
Inutile dire che se, poi, nei decenni successivi, non si è realizzata la totale ibernazione dell’uomo, ciò è dovuto a diverse cause.
Una delle tante è che occorre un’alta tecno-scienza, da cui siamo lontani oggi. Un’altra causa è che occorrono complesse strutture socio-umane e tecniche che matureranno probabilmente tra un secolo o più, per realizzare compiutamente le complesse ricerche in collaborazione tra varie università internazionali ed istituti di ricerca.
Un’auspicabile, anche se parziale, pace internazionale potrà far rifiorire la ricerca multipla tra i diversi settori di un’Arte-Scienza e di una spinta del sapere verso un’alta ricerca internazionale.