Benjamin Walter: differenze tra le versioni

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'''Personaggio o Gruppo:''' Benjamin Walter
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'''Biografia:'''Walter Benjamin nasce a Berlino il 15 luglio 1892, da Emil, antiquario e mercante d'arte, e Paula Schönflies, di famiglia alto-borghese di origine ebraica. Dei suoi primi anni rimane il visionario scritto autobiografico degli anni Trenta Infanzia berlinese intorno al millenovecento. Dal 1905 per due anni si reca al "Landerziehungsheim" in Turingia, dove fa esperienza del nuovo modello educativo impartito da Gustav Wyneken, il teorico della Jugendbewegung, il movimento giovanile di cui Benjamin farà parte fino alla scoppio della Grande Guerra. Nel 1907 torna a Berlino, concludendo gli studi secondari nel 1912. In quello stesso anno comincia a scrivere per la rivista "Der Anfang", influenzata dalle idee di Wyneken. Dall'università di Berlino si trasferisce a quella di Friburgo in Bresgovia, dove, oltre a seguire le lezioni di Rickert, stringe un forte sodalizio col poeta Fritz Heinle, che morirà suicida due anni dopo. Scampato all'arruolamento dopo l'inizio della guerra, rompe con Wyneken, che aveva entusiasticamente aderito al conflitto. Nel 1915, trasferitosi a Monaco, dove segue i corsi del fenomenologo Moritz Geiger, conosce Gerschom Scholem, con cui inizia un'amicizia durata fino alla morte. L'anno dopo incontra Dora Kellner, che sposa nel 1917: dalla relazione nasce nel 1918 il figlio Stefan. La coppia si trasferisce a Berna, dove Benjamin, già autore di importanti saggi ( Due poesie di Friedrich Hölderlin ; Sulla lingua in generale e sulla lingua degli uomini), nel 1919 si laurea in filosofia con Herbertz, discutendo una tesi sul Concetto di critica d'arte nel Romanticismo tedesco . In Svizzera fa la conoscenza di Ernst Bloch, con cui avrà fino alla fine un rapporto controverso, tra entusiasmi e insofferenza. Nel 1920, tornato a Berlino, progetta senza successo la rivista Angelus Novus, scrive Per la critica della violenza e traduce Baudelaire. Nel 1923 conosce il giovane Theodor Adorno. Il suo matrimonio entra in crisi e nel 1924, durante un lungo soggiorno a Capri, conosce e s'innamora di Asja Lacis, una rivoluzionaria russa che lo induce ad avvicinarsi al marxismo. Pubblica un saggio su Le affinità elettive per la rivista di Hugo von Hoffmanstahl. Nel 1925 l'università di Francoforte respinge la sua domanda di abilitazione all'insegnamento accademico, accompagnata dallo scritto sull'Origine del dramma barocco tedesco, pubblicato infine tre anni dopo, insieme agli aforismi di Strada a senso unico. In questo periodo Benjamin si mantiene con la sua attività di critico e recensore per la "Literarische Welt" e traduttore (di Proust, con Franz Hessel) e viaggia tra Parigi e Mosca, cominciando a maturare il progetto (destinato a rimanere incompiuto) di un'opera sulla Parigi del XIX secolo (il cosiddetto Passagenwerk). Nel 1929 stringe un profondo rapporto con Brecht, che negli anni Trenta, dopo l'avvento del Terzo Reich, lo ospita a più riprese nella sua casa in Danimarca. Il 1933 segna infatti la definitiva separazione dalla Germania. Esule a Parigi, trascorre comunque lunghi periodi a Ibiza, Sanremo e Svendborg. Per la "Jüdische Rundschau" esce Franz Kafka, ma le sue condizioni economiche si fanno sempre più precarie: l'assegno garantitogli dallo "Zeitschrift für Sozialforschung" di Adorno e Horkheimer, per cui pubblica nel 1936 L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica e Eduard Fuchs, il collezionista e lo storico nel 1937, diventa il suo unico mezzo di sussistenza. Nel 1938-39 lavora su Baudelaire (Di alcuni motivi in Baudelaire), ma lo scoppio della seconda guerra mondiale lo induce a scrivere di getto il suo ultimo testo, le tesi Sul concetto di storia. Internato nel campo di prigionia di Nevers in quanto cittadino tedesco, viene rilasciato tre mesi dopo. Abbandona tardivamente Parigi e cerca di ottenere un visto per gli Stati Uniti. Nel settembre del 1940 viene bloccato alla frontiera spagnola dalla polizia: nella notte tra il 26 e il 27 si toglie la vita ingerendo una forte dose di morfina. Ai suoi compagni di viaggio fu concesso di passare il confine il giorno seguente.
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'''Sito web:'''
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'''Opere:''' Nel 1916 scrive Sulla lingua in generale e sulla lingua degli uomini; Benjamin descrive una situazione originaria di perfetta corrispondenza fra parole e cose, realtà e linguaggio, conseguenza dell'attribuzione da parte di Dio dei nomi alle cose. Questa iniziale trasparenza delle cose nei nomi s'interrompe col peccato originale. L'originaria lingua divina si frantuma in una pluralità di linguaggi umani privi ormai della forza rivelatrice della lingua divina e ridotti a semplici strumenti di comunicazione.
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Un testo molto interessante, ma meno famoso è L’infanzia berlinese, che è un'anomala autobiografia più volte rimaneggiata (fra il 1932 e il 1938) sulla base della precedente "Cronaca berlinese" e di articoli apparsi sulla "Frankfurter Zeitung". Al centro della narrazione sta un mondo di immagini, luoghi e oggetti sepolti e ritrovati, attraverso cui la città pare educare il bambino scelto come interlocutore segreto. Nei 32 brani della raccolta, Benjamin ha la pazienza di dare nuovamente voce ai viali, agli stagni, al Giardino zoologico, ai mercati coperti, alla pista di pattinaggio, alla residenza estiva vicino a Potsdam.
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Nel 1928 Benjamin scrive L’origine del dramma barocco: questo saggio presenta un discorso sui concetti di simbolo e allegoria, giunse ad una rivalutazione dell'arte allegorica e ad una corrispondente svalutazione dell'arte simbolica. Questa opera non servì a far ottenere a Benjamin l'abilitazione in filosofia all'Università di Francoforte, che comunque continuò a lavorare come saggista e traduttore.
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'''Bibliografia:'''
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Werner Kraft, Walter Benjamin hinter seinen Briefen,in “Merkur„21 (1967) 3, pp. 226 - 232.
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Friedrich Geyrhofer, Magischer Materialismus. Zum Werk Walter Benjamins, in “Literatur und Kritik„14 (1967), pp. 235 - 242.
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Hans Heinz Holz,  Philosophie als Interpretation. Thesen zum theologischen Horizont der Metaphysik Benjamins, in “Alternative„, 10 (1967) 56/57, Berlin, pp. 253-242.
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Heinz- Dieter Kittsteiner, Die geschichtsphilosophischen Thesen, in  “Alternative„, 56/57, Berlin 1967, pp.243-251.
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Anna Lazis, Brief an Hildegard Brenner. Zu Walter Benjamin, in“ Alternative„, 10 (1967) 56/57, Berlin, pp. 211-214.
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Helmut Lether, Zur materialistischen Kunsttheorie Benjamins, in Alternative, 10 (1967) 56/57, Berlin, pp. 225-234.
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Hisao Takagi,  der Grundbegriff der Kritik bei Walter Benjamin, in Doitsu Bungaku, 39 (1968), pp.79-88, pp. 142-143.
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Helmut HeiBenbüttel, Zu Walter Benjamins Spätwerk, in Merkur 22 (1968) 1 /2, pp. 179-185.
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Asja Lacis, Städte und Menschen. Erinnerungen, in Sinn und Form, 21( 1969),  pp.1326-1357.
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Chryssoula Kambas, Walter Benjamin im Exil. Zum Verhältnis von Literaturpolitik und Ästhetik, Tübingen (Nyemeyer) 1983.
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Caroline Neubaur, Walter Benjamin: Soziologe. Anmerkungen über eine Philosophie ohne Begriffe, in "Freibeuter" 22 (1984) Berlin (Freibeuker Vlg/Wagenbach), pp. 143-149.
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Marta Jukubowicz- Pisarek,  Zur Teorie der Aura bei Walter Benjamin, in Rocznik nauk-dydakt, 4/59 (1984), pp. 7-42.
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Momme Brodersen, Kommentierte (Auswahl) Bibliographie der italienischen Benjamin-Rezeption, in Benjamin auf italienisch Frankfurt (Vlg Neue Kritik), pp. 143-159.
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Momme Brodersen, Kommentierte (Auswahl) Bibliographie der italienischen Benjamin-Rezeption, in Benjamin auf italienisch Frankfurt (Vlg Neue Kritik), pp. 120-142.
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Passagen. Walter Benjamins Urgeschichte des 19. Jh., a cura di Norbert Bolz und Bernd Witte, München ( Fink) 1984.
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Norbert Bolz, Bedingungen der Möglichkeit historischer Erfahrung, in Passagen. Walter Benjamins Urgeschichte des 19.Jh., München (Fink) 1984, pp. 137-162.
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Susan Buck- Morss,  Der Flaneur, der Sandwichman und die Hure. Dialektische Bilder und die Politik des Müßiggangs, in Passagen. Walter Benjamins Urgeschichte des 19.Jh., München (Fink) 1984, pp. 96-113.
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Philippe Ivernel, Paris Hauptstadt der Volksfront oder das posume Leben des 19. Jahrhunderts, in Passagen. Walter Benjamins Urgeschichte des 19.Jh., München (Fink) 1984, pp. 114-135.
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Heinz- Dieter Kittsteiner, Walter Benjamins Historicismus, in Passagen. Walter Benjamins Urgeschichte des 19.Jh., München (Fink) 1984, pp. 163-197.
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Revisione 21:41, 23 Mar 2005

Personaggio o Gruppo: Benjamin Walter

Biografia:Walter Benjamin nasce a Berlino il 15 luglio 1892, da Emil, antiquario e mercante d'arte, e Paula Schönflies, di famiglia alto-borghese di origine ebraica. Dei suoi primi anni rimane il visionario scritto autobiografico degli anni Trenta Infanzia berlinese intorno al millenovecento. Dal 1905 per due anni si reca al "Landerziehungsheim" in Turingia, dove fa esperienza del nuovo modello educativo impartito da Gustav Wyneken, il teorico della Jugendbewegung, il movimento giovanile di cui Benjamin farà parte fino alla scoppio della Grande Guerra. Nel 1907 torna a Berlino, concludendo gli studi secondari nel 1912. In quello stesso anno comincia a scrivere per la rivista "Der Anfang", influenzata dalle idee di Wyneken. Dall'università di Berlino si trasferisce a quella di Friburgo in Bresgovia, dove, oltre a seguire le lezioni di Rickert, stringe un forte sodalizio col poeta Fritz Heinle, che morirà suicida due anni dopo. Scampato all'arruolamento dopo l'inizio della guerra, rompe con Wyneken, che aveva entusiasticamente aderito al conflitto. Nel 1915, trasferitosi a Monaco, dove segue i corsi del fenomenologo Moritz Geiger, conosce Gerschom Scholem, con cui inizia un'amicizia durata fino alla morte. L'anno dopo incontra Dora Kellner, che sposa nel 1917: dalla relazione nasce nel 1918 il figlio Stefan. La coppia si trasferisce a Berna, dove Benjamin, già autore di importanti saggi ( Due poesie di Friedrich Hölderlin ; Sulla lingua in generale e sulla lingua degli uomini), nel 1919 si laurea in filosofia con Herbertz, discutendo una tesi sul Concetto di critica d'arte nel Romanticismo tedesco . In Svizzera fa la conoscenza di Ernst Bloch, con cui avrà fino alla fine un rapporto controverso, tra entusiasmi e insofferenza. Nel 1920, tornato a Berlino, progetta senza successo la rivista Angelus Novus, scrive Per la critica della violenza e traduce Baudelaire. Nel 1923 conosce il giovane Theodor Adorno. Il suo matrimonio entra in crisi e nel 1924, durante un lungo soggiorno a Capri, conosce e s'innamora di Asja Lacis, una rivoluzionaria russa che lo induce ad avvicinarsi al marxismo. Pubblica un saggio su Le affinità elettive per la rivista di Hugo von Hoffmanstahl. Nel 1925 l'università di Francoforte respinge la sua domanda di abilitazione all'insegnamento accademico, accompagnata dallo scritto sull'Origine del dramma barocco tedesco, pubblicato infine tre anni dopo, insieme agli aforismi di Strada a senso unico. In questo periodo Benjamin si mantiene con la sua attività di critico e recensore per la "Literarische Welt" e traduttore (di Proust, con Franz Hessel) e viaggia tra Parigi e Mosca, cominciando a maturare il progetto (destinato a rimanere incompiuto) di un'opera sulla Parigi del XIX secolo (il cosiddetto Passagenwerk). Nel 1929 stringe un profondo rapporto con Brecht, che negli anni Trenta, dopo l'avvento del Terzo Reich, lo ospita a più riprese nella sua casa in Danimarca. Il 1933 segna infatti la definitiva separazione dalla Germania. Esule a Parigi, trascorre comunque lunghi periodi a Ibiza, Sanremo e Svendborg. Per la "Jüdische Rundschau" esce Franz Kafka, ma le sue condizioni economiche si fanno sempre più precarie: l'assegno garantitogli dallo "Zeitschrift für Sozialforschung" di Adorno e Horkheimer, per cui pubblica nel 1936 L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica e Eduard Fuchs, il collezionista e lo storico nel 1937, diventa il suo unico mezzo di sussistenza. Nel 1938-39 lavora su Baudelaire (Di alcuni motivi in Baudelaire), ma lo scoppio della seconda guerra mondiale lo induce a scrivere di getto il suo ultimo testo, le tesi Sul concetto di storia. Internato nel campo di prigionia di Nevers in quanto cittadino tedesco, viene rilasciato tre mesi dopo. Abbandona tardivamente Parigi e cerca di ottenere un visto per gli Stati Uniti. Nel settembre del 1940 viene bloccato alla frontiera spagnola dalla polizia: nella notte tra il 26 e il 27 si toglie la vita ingerendo una forte dose di morfina. Ai suoi compagni di viaggio fu concesso di passare il confine il giorno seguente.



Sito web:

[…] Al concetto di un presente che non è passaggio, ma in bilico nel tempo ed immobile, il materialista storico non può rinunciare. Poiché questo concetto definisce appunto il presente in cui egli per suo conto scrive la storia. Lo storicismo postula un'immagine eterna del passato, il materialista storico un'esperienza unica con esso. Egli lascia che altri sprechino le proprie energie con la meretrice 'C'era una volta' nel bordello dello storicismo. Egli rimane signore delle sue forze: uomo abbastanza per far saltare il 'continuum' della storia ".

Opere: Nel 1916 scrive Sulla lingua in generale e sulla lingua degli uomini; Benjamin descrive una situazione originaria di perfetta corrispondenza fra parole e cose, realtà e linguaggio, conseguenza dell'attribuzione da parte di Dio dei nomi alle cose. Questa iniziale trasparenza delle cose nei nomi s'interrompe col peccato originale. L'originaria lingua divina si frantuma in una pluralità di linguaggi umani privi ormai della forza rivelatrice della lingua divina e ridotti a semplici strumenti di comunicazione.

Un testo molto interessante, ma meno famoso è L’infanzia berlinese, che è un'anomala autobiografia più volte rimaneggiata (fra il 1932 e il 1938) sulla base della precedente "Cronaca berlinese" e di articoli apparsi sulla "Frankfurter Zeitung". Al centro della narrazione sta un mondo di immagini, luoghi e oggetti sepolti e ritrovati, attraverso cui la città pare educare il bambino scelto come interlocutore segreto. Nei 32 brani della raccolta, Benjamin ha la pazienza di dare nuovamente voce ai viali, agli stagni, al Giardino zoologico, ai mercati coperti, alla pista di pattinaggio, alla residenza estiva vicino a Potsdam.


Nel 1928 Benjamin scrive L’origine del dramma barocco: questo saggio presenta un discorso sui concetti di simbolo e allegoria, giunse ad una rivalutazione dell'arte allegorica e ad una corrispondente svalutazione dell'arte simbolica. Questa opera non servì a far ottenere a Benjamin l'abilitazione in filosofia all'Università di Francoforte, che comunque continuò a lavorare come saggista e traduttore.




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