Interview with Steve Dietz: differenze tra le versioni
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'''Steve Dietz''' è il direttore delle iniziative new-media al Walker Art Center di Minneapolis, Minnesota. 'The Walker', come viene soprannominato, apparentemente è unico per la relativa profondità dell'impegno nella programmazione pluridisciplinare (non interdisciplinare): visual arts, film/video, performing arts (il più grande programma museo-basato negli Stati Uniti.)e New-Media. Ha comprato e creato l'hosting ada'web. È uno dei dieci centri/musei dell'arte più visitati in U.S, e fra le attività di questo anno ci sono Olia Lialina e Vuk Cosic che faranno le presentazioni questa primavera, più l'incarico del lavoro nuovo di Alexei Shulgin e Natalie Bookchin. | '''Steve Dietz''' è il direttore delle iniziative new-media al Walker Art Center di Minneapolis, Minnesota. 'The Walker', come viene soprannominato, apparentemente è unico per la relativa profondità dell'impegno nella programmazione pluridisciplinare (non interdisciplinare): visual arts, film/video, performing arts (il più grande programma museo-basato negli Stati Uniti.)e New-Media. Ha comprato e creato l'hosting ada'web. È uno dei dieci centri/musei dell'arte più visitati in U.S, e fra le attività di questo anno ci sono Olia Lialina e Vuk Cosic che faranno le presentazioni questa primavera, più l'incarico del lavoro nuovo di Alexei Shulgin e Natalie Bookchin. |
Revisione 10:08, 24 Apr 2007
== Autore == Bosma Josephine e Dietz Steve
== Tratto da == http://laudanum.net/cgi-bin/media.cgi?action=display&id=953755089; http://www.walkerart.org/gallery9/dietz
== Titolo Originale == Interview with Steve Dietz
== Traduzione di == Nocetti Giovanni
== Anno == 1998
Testo:
Intervista a Steve Dietz
Steve Dietz è il direttore delle iniziative new-media al Walker Art Center di Minneapolis, Minnesota. 'The Walker', come viene soprannominato, apparentemente è unico per la relativa profondità dell'impegno nella programmazione pluridisciplinare (non interdisciplinare): visual arts, film/video, performing arts (il più grande programma museo-basato negli Stati Uniti.)e New-Media. Ha comprato e creato l'hosting ada'web. È uno dei dieci centri/musei dell'arte più visitati in U.S, e fra le attività di questo anno ci sono Olia Lialina e Vuk Cosic che faranno le presentazioni questa primavera, più l'incarico del lavoro nuovo di Alexei Shulgin e Natalie Bookchin.
JB: Eri focalizzato sull' arte in rete fin dall'inizio? Puoi dirmi quando e perchè hai deciso di esplorare la net.art?
SD: Sono arrivato al Walker nel 1996 per fondare un dipartimento di "new media initiatives". Fin dal primo istante la rete come mezzo per l'espressione creativa è stata un pilastro per le cose che volevo fare e le tematiche che volevo esplorare, oltre che un buon metodo per coinvolgere il pubblico e fornire una accesso all' informazione. Nel suo libro sulle comunità virtuali, Haward Rheingold si riferisce a una comune "esperienza di conversione" dei primi innovatori dei media interattivi. Secondo la mia esperienza, molte persone avvicinatesi ai media interattivi e di rete, che non si sentivano a loro agio con le esperienze da cui erano partiti, vuoi che fossero la fotografia, o la pittura, o la letteratura o qualunque altra cosa adesso sentono un forte attaccamento a questo mezzo di comunicazione ibrido e fluido, in qualuque maniera vogliamo chiamarlo. Da un punto di vista personale leggere al mio giovane figlio è stata un'esperienza molto profonda e interattiva rimane un' ideale di quello che i media di rete e interattivi potrebbero essere. Da un punto di vista professionale l' ammisione del Walker è essere un catalizzatore per l'espressione artistica. Le due cose si mescolano.
JB: Potresti dire di trovarti a fronteggiare specifiche difficoltà nel far accettare il tuo lavoro, visto che tu lavori negli Stati Uniti (logicamente comparato ai direttori e critici della net.art in Europa?)
SD: C'è stata più di una disputa a finchè la net.art venisse accettata come un 'arena critica per le attività del museo, molte più di quante se ne sono incontrate a finchè fosse riconosciuta come risorsa di informazione in rete o come un' insieme di interattività indirizzate all' educazione. Gli esempi di programmi rivolti agli artisti, in Europa, come pure l 'organizzazzioni virtuali negli Stati Uniti quali ArtNetWeb, The Thing, Ada'web sono stati tutti molto istruttivi oltre che fonte di ispirazione. Io sospetto, comunque, che noi tutti possiamo essere competitivi in termini di difficoltà che sentiamo di dover affrontare senza neanche prendere in considerazione su che cosa si basano i nostri obbiettivi.
JB: Non era mia intenzione incominciare alcuna competizione, stavo solamente chiedendo qualcosa riguardo le differenze fra gli Stati Untiti e l' Europa quando ci si trova a dover recepire e percepire la net.art, perchè molte persone continuano a enfatizzare il fatto che questa differenza esiste. Sono curioso di capire cosa realemente vogliano dire. Tu stai dicendo che esiste una minore differenza o che in verità non esiste alcuna differenza o che le differenze non sono importanti?
SD: Voglio dire che c'è un network più attivo e stimolante in Europa. Certamente molti artisti si sentono più supportati ed apprezzati per il loro lavoro in Europa, e forse in Australia. Se questo sia una questione di tempo o una questione strutturale non è ancora ben chiaro.
JB: Quale tipo o stile di net.art è quella che personalmente preferisci? Come pensi che questo specifico tipo di net.art sia meglio supportate, o come potrebbe essere esplorata di più e più profondamente?
SD: Al momento sono avidamente eclettico nei miei interessi. Io penso che tendo ad essere sempre meno coinvolto nei lavori che troppo facilmente sembrano essere un' estenzione di altri mezzi di comunicazione. In termini di sostegno voglio dire che i campi in cui sto lavorando più attivamente proprio adesso sono il dare incarichi e il contesto, questioni che ritengo entrambi di grande valore, sebbene la contestualizzazione possa essere inganevole. "Di più e più profondamente" sembra un qualcosa di autoesplicativo, sono cose che richiedono impegno.
JB: Forse, dopo 3 anni che sei impegnato a creare un contesto per la net.art, potresti dire qualcosa riguardo all' aspetto del tempo nella ricezione della net.art? Impegno non significa solo dedizione, ma anche un investimento a lungo termine, giusto?
SD: Un impegno profondo verso l 'arte contemporanea è molto importante e si può manifestare solo con il passare del tempo. Riguardo alla net.art hai ragione a metà; cosa vuol dire a lungo termine in un mondo "real time"? Io penso che sia quasi più importante l' esistenza di un sostegno e di una rigorosa apertura menteale verso la sperimentazione, come antidoto al rigor mortis delle categorie estetiche.
JB: Propio in relazione a questo mi domando se l'influenza di internet sulla nostra percezione del tempo e quindi del mondo crea per l'arte una via più veloce ma allo stesso tempo meno potente e più effimera per entrare nella storia dell' arte.
SD: Se bene riconosca tutte queste questioni riguardo all' arte contemporanea se ho una generica protesta nei riguardi del mondo della net.art in generale, è l 'esistenza di una sorta di ossessione verso quello che è nuovo oggi in questo momento, proprio ora. Questo non è tutto rigurado le novità. Mentre potrebbe essere vecchio come strategia, per esempio io trovo ancora molto affascinante la "Form Art" di Alexsei Shulgin. Giusto un esempio. In un certo senso sin dal 1997 questo lavoro viene considerato classico, già parte del potere del verso, ma in un altro senso non lo abbiamo ancora digerito. Forse questo è quello che intendi esattamente?
JB: Sbagliato, non ne sono tanto convinto nemmeno io. Sia l' aspetto di "Tempo, memoria e presente" sia quello di "Spazio, architettura, visibilità, accessibilità" erano presenti nella mia mente quando cercavo di formulare questa domanda. Questo limitato spazio di memoria, penso che sia un problema, ma penso anche al fatto che sebbene molta della net.art è basata su testo e immagine, internet come mezzo di comunicazione per òla sua ristretta visuale (il percorso che noi scegliamo) e per la sua velocità di scambio di comunicazioni (anche se questa è solo relativa) sia veramente molto più fuggente di quanto noi abbiamo sempre sostenuto fino ad ora. Cosa ne pensi?
SD: La velocità è u apercezione molto popolare nella vita contemporanea e come un primo colpevole internet ha rimpiazzato la macchina per il fax, che aveva rimpiazzato il telefono, che aveva a sua volta rimpiazzato il telegrafo, che ... Ma questo vuole veramente significare che le nostre idee, la nostra arte, la nostra connessione, sono più fuggenti? Io penso che sia Kittler, fra tutti gli altri, quello che ha fatto notare che i media digitali si soppiantano la sequenza termporale degli eventi in una sistemazione spaziale di 1s e 0s che sono poi ritradotti su richiesta. In altre parole voglio discutere sul fatto che ciò che è più significativo o forse più fruibile è la dialettica tra la trasmissione (la velocità) e la memoria (memorizzazione), e non l' una o l'atra prese separate. Tuttavia il brivido della velocità e il canto della sirena della biblioteca di Babele sono troppo forti per essere ignorati.
JB: Così velocità potrebbe non essere la parola giusta per indicare un' esperienza che in tempi relativamente brevi si trova ad avere un' abbondanza di scelta, comunicazione e piatteforme. Forse l' esistenza apparente del tempo reale o l'evoluzione di queste cose da giusto un 'illusione di velocità. Tuttavia non sei entrato dentro l'aspetto "spazio". Per me questo semplicissimo fatto che uno non può vedere niente della rete attraverso le linee che segue mentre clikka qua e la è un fattore importante. E potrebbe diventare ancora più importante quando certi siti di blockbuster commerciali già esistenti in ampio numero nella rete cominciano a dominare i traffici. Ma già dall' inizio questo aspeto di oscurità e di buoio al di là del percorso di links, ha creato una cultura on-line nel momento in cui qualcuno la compara con la cultura sviluppatasi off-line. Sono daccordo comunque che io non do alla memoria sia alla memorizzazione sia ai database, sia agli archivi l' attenzione di cui hanno bisogno. Fai bene a correggermi dunque. Lo scorrere e la presenza del tempo reale è per me molto più attrattivo da esplorare, una cattiva abitudine. Che cosa vuoi dire con Canto di Sirena, l' attrazione o la morte della memoria?
SD: Io non credo che sia una cattiva abitudine. La velocità è molto seducente. E così non lo è la morte della memoria ma l' idea di un sistema infallibile che dispensa conoscenza in tempo reale ogni qual volta tu vuoi conoscere qualcosa. Victoria Vesna ha parlato di un magnifico Project-Connundrum, si chiama "data mining bodys" che riguarda una comunità di persone che non hanno tempo (per essere una comunità). C'è un sistema per bilanciare il tempo reale con il tempo che cambia, entrambi dei quali sono aumentati dalla tecnologia. Per me, questo ristretto percorso come tu lo descrivi è forse una delle cose più affascinati della rete anche se tu non visiti mai una certa stanza in una costruzione, questa è sempre presente nella planimetria del piano ma in un senso molto reale la rete è costruita attraverso la navigazione di una persona. Uno costruisce continuamente la planimetria del piano, così per parlare, penso che le opere di Maurice Benyund "Is God Flat" e "Is the Devil Curve" sono magnifici esempi di questo e questo è anche il motivo pwer cui sono interessato a lavori come c5's che ha in progetto di guardare alle vie di mappaggio di internet senza pretendere che noi conosciamo cos'è una mappa e a cosa dovrebbe assomigliare. Se la cultura on-line è più o meno frammentata di quella off-line è un discorso discutibile. Questo non potrebbe avere alcun senso al difuori degli Stati Uniti ma c'è una battuta che dice "Tutti i miei amici hanno votato per MacGovern" (che è stato battuto per la corsa alla presidenza in una valanga di voti). Il ritretto casting di internet crea frammentazione o la sua mpia portata permette all' individui di creare una compagnia? Come per la dominanza degli interessi commerciali, etoy è solo uno degli esempi più recenti. E' importante per mantenere una struttura che relaziona molti con molti, che protegge la privacy che promuove internet come una comunità, ma potrebbe anche saltere fuori che un discreto numero di persone preferisce ancora un modello tv per l' interattività o un liverllo gameboy di contenuto. Che fare allora?
JB: Ho sentito che frequentemente pensi e parli di archiviare. Tu stesso stai lavorando ad un archivio di net.art? E allora una domanda filosofica: quale pensi possa essere la ragione che spingere a salvare certi net.artworks?
SD: Io ho cominciato una "Collezione di Studi di Arte Deigtale" al Walker, inizialmente per ospitare ada's web. In un certo senso è un' attività a due facce: una vuole riconoscere il valore del significato della net.art, l'altra è uno stratagemma museologico, cosicchè, in un certo senso, il Walker ha l'opportunità di pensare collettivamente alla net.art. Io ho anchw un progetto che considero più personale: "memory_archive_database", che si figura come lo sforzo in atto di pensare ad alcune di queste questioni. L'ultima versione è già swtata pubblicatga in "Switch" di Cadre.
JB: Che cosa intendi quando parli del Walker che pensa collettivamente a qualcosa?
SD: Non penso che sia una questione specifica del Walker. Quello che volgio dire è che gli individui animano un programma ma esporre quel programma alla discusione di molteplici punti di vista può non soltanto rafforzare il programma stesso, ma anche, nelle migliori situazioni, cambiare quello chefinioa questo momento è stato norma consensuale. Ho detto e volgio ancora sostenere che per la società, che non si preoccupa di preservare l'attività culturale, il significato della net.art è simile a bruciare i libri. L'ignoranza passiva diventa repressione attiva. Allo stesso tempo alcuni artisti potrebbero non volere che i loro lavori vengano archiviati e io di sicuro non mi metterò a discutere su quella che ritengo essere il mio migliore modo di agire adesso. Però penso che bisognerebbe pensaRCI sopra e una delle migliori vie per pensare a qualcosa è sperimentarla. Collezionare, di sicuro, ha uno scopo del tuitto differente dall' archiviare, sebbene esistono parallelismi interessanti e confusi, considerato che un' archivio di originali degitali piò differire da una collezione solo per le intenzionalità.
JB: Allora chiameresti ada's web una collezione o un archivio? Come funzionerebbe ada's web all' interno del Walker Art Center?
SD: Buona domanda! E questo non è solo una collezzione o un archivio, ma qual'è la relazione della parte con il tutto? Per me Ada's web come un tutto è un lavoro di arte, sebbene ultimamente potrebbe anche richiamare alla questione se questa è la sua designazione più interessante, così io non considero ada's web stessa una collezzione di oggetti più disparati sebbene puoi nettamente distinguere tra Vivian Selbo's Vertical Blaking Interval e Group Z's I Confess. In questo senso, ada's web al Walker non sarebbe un archivio. Non è documentazione di qualche altra opera originale, è un originale, un "pezzo", per usare la terminologia museologica tradizionale sebbene non gli calzi perfettamente. Allo stesso tempo ada's web come un organismo che vive e che cresce ha smesso di crescere. Benjomin and co. non si stanno piu preoccupando e non stanno più producendo progetti o simili; non stiamo aggiungendo attivamente links ai nuovi lavori, ecc... Ma io non penso nemmeno che sia morto. Ha ancora vita sebbene sia più un testamento di come è stato messo insieme piuttosto che un testamento di ciò che abbiamo fatto oltre che continuare ad ospitarlo e a non rinchiuderlo in delle volte. L' ironia, almeno negli Stati Uniti, è che c'è una crescente discussione sull' archiviare\collezionare net.art e media digitali ma non esiste ancora un supporto significativo per la lorocreazione e produzione. Per questo credo che sia natural che gli artisti guardino a questi sforzi con qualche scetticismo se non si fidano. Il mio interesse nell' archivio è certamente una questione i preservazione, ma ce n'è anche una di trasformazione, tutte e due viste in termini di trasformazione dell' archivio statico in una piattaforma attiva per supportare e per creare la possibilità di allargare la nozione di museo stesso.
JB: In che direzione?
SD: Sia come un evento piattaforma (velocità, trasmissione, produzione), sia come una sorta di schedario di curiosità (museo, archivio biblioteca) dove le distinzioni acculturate tra originale e il quasi originale, l' oggetto unico e l' oggetto copiabile tra un pezzo e un evento delimitato e un pezzo ed un evento non delimitato proprietà e accessibiità diventano meno importanti.
JB: Dunque sarebbe ancora un museo?
SD: Certo. Non lo sò. No. Perchè no? Cosa c'è in palio?
JB: Sto leggendo e riflettendo molto riguardo allo spostamento dal museo dentro ai media della difinizione e ricezione di cosa è l' arte. Questo camvbia la funzione dell' arte o semplicemnte crea arte meno monumentale? Possiamo tracciare un esatto valore intrinseco dell' arte? La funzione del museo è completamente cambiata attraverso l' ultimo secolo, la domanda in generale è se l'importante funzione dell' arte come punto di riferimento per la nostra cultura finirà per essere persa in qualche modo in questo frammentato obbiettivo che l'arte può avere solo quando non ha più chiari confini. Le mie domande sono vecchie ma sempre più prominenti con l 'emergenze della net.art. §Quello che è un pochino èiù problematico per me è che non mi fido proprio delle politiche che avverto dietro molti scritti rigurdo am questa questione
SD: Vorrei aggiungere solo due commenti. Sono daccodo che la funzione di museo è completamente cambiata attraverso l' ultimo secolo ed è oper questo che non vedo com i cambiamenti che io propongo possano invalidare l 'idea di museo allo stesso tempo museo e arte non sono la stessa cosa. Tu sembri quasi voler suggerire che un' importante dìfunzione di museo è essere una sorta di obbiettivo-filtro per la (net) art piuttosto che dire semplicemte a qualcuno "guarda internet". Sono daccordo sul fatto che, quando è fatto bene, questo è un ruolo di valore anche se penso che ci sono profonde cadute qualora questo obbiettivo diventi confuso e combinato con quello che l 'arte è. Sono sicuro che questo è terribilmente ingenuo, ma sono fermanete convinot che l'arte sia più vicina a quello che gli artisti fanno piuttosto che a quelle cose a cui prestano attenzione i musei (esibire, collezionare), che è, senza dire che i musei non dovrebbero esibire, collezionare, esporre, quello che pensano che l 'arte sia. BTW, ho scritto profusamente riguardo la mia sensazione di come la cultura digitale interseca e influenza il ruolo tradizionale del museo in un progetto per il museo del Monterrey, chiamato "Cybermuseology".
JB: Vorresti dire che l'arte è sempre stata supportata per puro amore dell' arte piuttosto che per una visione generale che vede il mercsato dell' arte come uno degli oggetti scambiati per denaro? Mi sto giusto chiedendo se tutta questa discussione su come ricompensare i net artists è solo una di quelle discussioni già abbondantemente dibattuta nel mondo dell' arte e se l 'enfasi banale sull 'arte come oggetto ordinario è una discussione piuttosto recente ma comunque una parte dell' intera situazione dell' arte.
SD: Supportare gli artisti è importante. Certamente se l' industria della cultura negli Stati Uniti ha supportato l'arte contemporanea in generale nel modo in cui sostiene adesso la net.art, sarebbe un' ovvia imitazione. Detto questo, molta dell' arte contemporanea ha sollevato per un po' questioni per il prevalere di paradigmi di supporto\collezzione e queste sono state generalmente, ma comunque imperfettamente, risolte. Così per me, le questioni importanti non riguradano se è necessaria la creazione in rete di un equivalente di edizioni pay per view ma se c'èun livello di coinvolgimento commisurato con il livello di attività. Ora come ora non c'è.
Note
(1) http://tec.uno.edu/george/thesis/news/virtualcommunity.html
(2) http://www.c3.hu/collection/form/
(3) http://www.calarts.edu/~line/history.html
(6) http://www.museodemonterrey.org.mx/english/mediateca/tours/index2.html