Klein Micha: differenze tra le versioni
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Versione attuale delle 14:42, 4 Giu 2007
==Titolo== Klein Micha
Biografia
Micha Klein, Olanda classe 1964 è considerato uno dei più conosciuti esponenti dell’arte e cultura digitale degli ultimi anni, genio della computer-graphic e pioniere del vjing, nell’accezione in cui lo intendiamo noi oggi. Diplomatosi nel 1989 alla Rietveld Academy di Amsterdam, Micha Klein ha iniziato lo stesso anno ad esporre i suoi giganteschi pannelli fotografici, che impiegano diverse tecniche e stili digitali, nei principali musei e gallerie del pianeta. I suoi lavori attirano l’attenzione per i colori brillanti, le superfici lucide e raccontano un mondo che si rifà alla arte e cultura pop. Nel 1998 il Groninger Museum lo onora con una retrospettiva dedicata alla sua produzione grafica e video degli ultimi dieci anni. Dal 2000 la collaborazione con Eminem e le animazioni per Swatch, Coca Cola e il film ‘Il giro del mondo in ottanta giorni’. Pioniere del vjing, Micha Klein ha iniziato a proiettare ai primi parties Acid House nel 1988, con i primi software dedicati e un Amiga. Ad oggi Micha ha lavorato nei club più prestigiosi del mondo, collaborando con i superstar dj’s.
Sito web
Poetica
Klein scrive: “Ciò che noi percepiamo come bello in maniera classica spesso è qualcosa che ha a che fare con la proporzione della composizione ed il colore. Per me è affascinante vedere come funzionano questi elementi, per capirli e usarli per comunicare, vedere dove diventano universali e dove sono invece definiti culturalmente. Il colore è il principale strumento e la principale ispirazione del mio lavoro. Puoi usare il colore per suscitare emozione e sedurre”.Micha Klein esordisce come VJ negli anni Novanta, diventando uno dei protagonisti della scena techno del Nord Europa, producendo video ipnotici nei quali gigantesche pasticche di ecstasy fluttuano tra cuori alati, fiori, emoticons, forme geometriche e simboli pacifisti al ritmo incalzante della musica house. La tecnologia, la musica, la cultura del club e l’immaginario che ha prodotto sono gli elementi fondanti dell’arte di Micha Klein. Analogamente all’attività nel club come VJ, anche nella produzione visiva Klein opera per contaminazione: mescola (o meglio mixa) alle suggestioni provenienti dalla scena house, riferimenti colti, immagini prese dalla cultura di massa e dalla moda, creando un’enciclopedia dell’immaginario contemporaneo, una rassegna d’immagini brillanti e sintetiche, d’allucinazioni estatiche di spensierati paradisi artificiali. I lavori fotografici, rielaborati al computer, mostrano un olimpo contemporaneo, popolato da divinità seducenti e perfette, che si muovono tra pastiglie di ecstasy in paesaggi artificiali di architetture cristalline, con cieli dai colori improbabili, attraversati da inverosimili arcobaleni, dove fluttuano tetraedriche forme, e, ancora, elfi e fate, che spuntano da fiori di loto o scherzano seduti su funghi di consistenza plastica. Apparizioni chimico-tecnologiche, colorate e sgargianti e bellezze irreali create con la tecnica del morphing, sovrapponendo le fattezze di bellissimi modelli. Le visioni di Micha Klein, ai limiti della legalità, ironiche, gioconde, godibili e apparentemente facili, alludono a temi rilevanti: il primato dell’apparenza, l’ossessione per la bellezza e la perfezione estetica, la chirurgia plastica, i corpi sintetici, la clonazione, la tecnologia che, ormai parte di noi, si è fatta carne, l’utilizzo di sostanze stupefacenti e le alterazioni chimiche della coscienza. Oltre a questo ci sono numerosi riferimenti storico artistici, la reinterpretazione romanticamente allucinata e vaneggiante di un’età dell’oro, di un mondo parallelo da fiaba, di uno psichedelico sogno di una notte di mezza estate popolato da elfi e fate, putti e angeli, che assumono le sembianze degli eroi e delle eroine della passerella e della dance hall, figure allegoriche un tempo protagoniste dell’arte e della letteratura e ora relegate nell’universo del kitsch. L’opera di Micha Klein, così glamour e apparentemente leggera, è la rappresentazione estremizzata ed enigmatica del mondo della cultura dance, degli innumerevoli volti, forse tra i più eccessivi, ma sintomatici, della complessità contemporanea.