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− | La Storia della Internet Art.
| + | '''Rachel Greene''' |
− | di '''Rachel Greene'''
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− | articolo tratto da ArtForum, maggio 2000.
| + | [[Categoria:Green Rachel]] |
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− | Il termine "net.art" più che un'invenzione è il risultato di un piccolo incidente, ovvero la conseguenza del difetto di funzionamento di un software avvenuto nel dicembre del 1995, quando l'artista sloveno Vuk Cosic aprì una e-mail anonima che era stata danneggiata durante la sua trasmissione. In mezzo ad una poltiglia di caratteri alfanumerici, Cosic riuscì a decifrare un solo termine leggibile, "net.art", che in seguito usò per parlare di arte e di comunicazioni on-line. Diffondendosi come un virus tra le comunità Internet, il termine venne presto usato per descrivere un’ampia varietà di attività comuni. Net.art indicava comunicazioni e grafica, e-mail, testi e immagini. Si trattava di artisti, appassionati e critici della tecno-cultura che si scambiavano idee, sostenendo gli interessi di ciascuno attraverso un dialogo continuo.
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− | Sin dall'inizio, i net.artisti ebbero grandi ambizioni. Sviluppare una comunità in cui l'arte fosse presente in misura vistosa nelle attività di tutti i giorni era diventato uno scopo collettivo.
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− | Tra il 1994 e il 1998, quando si formarono molte delle comunità finalizzate all’arte, Internet consentì ai net.artisti di lavorare e discutere indipendentemente da qualsiasi burocrazia o istituzione mondiale dell’arte. L'atmosfera on-line era animata e socievole, ed esisteva un pubblico appassionato di net.art, compresi gli iscritti alle mailing list come Rhizome (www.rhizome.org), uno dei primi siti dedicati all'arte dei nuovo-media; Syndicate (www.v2.nl/syndicate), una lista centrata sulla politica e sulla cultura dell’est europeo; e Nettime (www.nettime.org), una piattaforma di indirizzo politico e teoretico che fu importante per molti appartenenti all’intelligenzia della techno-cultura. Non diversamente dai surrealisti e dai situazionisti, i net.artisti sin dall'inizio hanno mostrato una inclinazione per i manifesti pubblici e per le polemiche accese -- che spesso erano rese disponibili attraverso pubblicazioni come la serie ZKP del Nettime (WWW nettime.org/pub.html) e Read_me (che si riferisce alle istruzioni che si consultano dopo l'installazione del software); un'antologia di scritti postata nel secondo sito venne pubblicata l'anno scorso come ReadMe! ASCII Culture and the Revenge of Knowledge.
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− | Forse gran parte dell'energia che è stata riversata nell'arte e nelle comunicazioni era dovuta ai vasti cambiamenti politici che ebbero luogo in Europa nella metà degli anni ‘90, proprio quando la net.art stava appena cominciando a definirsi.
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− | Mentre Internet ha recentemente visto il predominio delle società americane, durante i primi anni furono l’Europa – in particolare l’Europa Orientale -- e la Russia i paesi fondamentali per un suo uso quale mezzo artistico (proprio quando gli accademici e i militari si dimostravano critici nel ritenerlo uno strumento efficace di comunicazione). Durante inizio-metà anni ’90, per gli artisti e per i media di nuova generazione dell’Europa orientale, Internet aveva un alone utopistico. L'Open Society Institute di George Soros ed altri NGO fondarono diversi Media Center - come il Ljudmila a Ljubljana, in Slovenia, un'iniziativa della Open Society in cui tuttora Vuk Cosic lavora - e i software e i programmi di insegnamento dell'informatica, resero relativamente facile ai più motivati far parte del nuovo e rischioso mondo delle comunicazioni internazionali. Appena i mercati europei orientali si aprirono all'occidente, i Media Centers e la tecnologia a cui essi aderivano venivano spesso additati quali prove della riforma politica e culturale e della collaborazione internazionale.
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− | Nel 1994, la rete Internet era ancora relativamente spopolata. Era affollata in gran parte dalle homepage che pubblicavano hobby e storie personali, pubblicità ad aziende tecnologiche, o che promuovevano comunità on-line di tutti i tipi.
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− | A quel tempo ancora poche persone legate alle istituzioni del mondo artistico erano dentro il circuito Internet.
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− | [[Nettime]] ed The Well. Le mailing list e il BBS (Bulletin Board System) erano molto più di semplici strutture per la distribuzione e la promozione: erano contemporaneamente contenuto e comunità. Sia le persone che i metodi di produzione e di distribuzione erano parte del significato stesso del progetto. Fra i siti più memorabili in voga durante quegli anni c’erano ada'web, Irational.org e Jodi.org.
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− | Irational.org (il nome stesso lo inquadra contro la logica del capitale e dell’industria) fu fondato da Heath Bunting, un analista di sistemi inglesi diventato "artivista". Il suo primo lavoro su Internet, del 1994, fu un progetto denominato King Cross Telefono-Phone-In. Bunting pubblicò in una pagina Web e su varie mailing list i numeri di telefono di trentasei cabine telefoniche situate nei dintorni della stazione di King Cross a Londra, invitando la gente a chiamare quei numeri in qualunque momento di un determinato giorno. Le chiamate hanno generato un’evento musicale che interruppe la monotonia quotidiana del mezzo di trasporto urbano poiché i viaggiatori in stazione si misero a chiacchierare con sconosciuti di tutto il mondo.
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− | Jodi.org cominciò con una collaborazione fra Dirk Paesmans e Joan Heemskerk, dopo che i due europei trascorsero del tempo a San Jose, in California, legati ad aziende come Netscape ed Apple. In molti dei progetti di Jodi.org si possono vedere le linee di codice HTML. Il linguaggio di programmazione, cioè ciò che di solito in una pagina web è oscurato, viene qui mostrato per formare il contenuto principale in una sorta di minestra alfanumerica così fitta che spesso mette in difficoltà persino l’informatico più esperto.
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− | Nel mese di maggio del 1996, un gruppo di net.artisti si incontrò a Trieste, in Italia, al congresso Net.Art Per Se. Il resoconto di questa riunione è ancora accessibile on-line (www.ljudmila.org/naps).
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− | I link ai progetti di net.art da quel momento in poi sono celati in titoli come "Art Without Social Involvement Is Impossible" e "There's No More Abroad Today".
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− | Vi era una preoccupazione crescente per il fatto che Internet presto sarebbe stato colonizzato dai tradizionali media e dal sistema pubblico. Durante il periodo di Net.Art Per Se, l'artista Paul Garrin di New York fondò Name.Space, un progetto con l’intento di allargare l'insieme troppo limitato delle estensioni dei domini URL (per esempio, com, net, co.uk, edu, org, jp). La logica di Name.Space era che se ci fosse stato un corpo più esteso di nomi per i siti web, sarebbe stato più difficile per le società o gli individui monopolizzare gli indirizzi web.
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− | Mentre il progetto di Garrin richiedeva una complessa azione legale per rompere il monopolio del nome di dominio e non aveva alcuna pretesa artistica, tuttavia condivideva con i lavori contemporanei di Muscovite Alexei Shulgin e di Heath Bunting lo stesso interesse nella organizzazione letteraria dello spazio pubblico del web. I progetti di Shulgin e Bunting, dello stesso periodo -- rispettivamente Link X (www.desk.nl) e Own, Be Owned or Remain Invisible (www.irational.org/heath_readme.html) -- dimostrano che, anche se i nomi di dominio (per esempio, www.artforum.com, www.love.com) possono definire la proprietà Internet, tuttavia possono essere contestualizzati e recuperati in modi interessanti.
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− | La net.art esplose nel 1997. Nacquero lavori divertenti come 7-11 (una mailing list, archiviata su 7-11.org), Desktop Is (curata da Shulgin, www.easylife.org/desktop), Form Art (anch’essa curata da Shulgin, www.c3.hu/collection/form), Documenta Done (Vuk Cosic, www.ljudmila.org/[sim].vuk/dx) e Easylife (un dominio di Shulgin, www.easylife.org), come pure lavori più seri quali My Boyfriend Came Back From the War (www.teleportacia.org/war) e il software collettivo di Stalker I/O/D (www.backspace.org/iod/iod4Winupdates.html).
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− | Circa nello stesso periodo, alcune net.artiste donne cominciarono a guadagnare una fetta di visibilità. Rachel Baker, Beth Stryker, Josephine Bosma, Shu Lea Cheang e VNS Matrix sono giusto alcune delle donne che stavano lavorando.
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− | Nel 1991, VNS pubblicò il "manifesto delle Cyberfemministe" di un collettivo di donne australiane che vivevano nei dintorni di Adelaide, in Australia.
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− | La regista Shu Lea Cheang, dopo il film Fresh Kill, aprì una serie di siti web nel 1997 e nel 1998, come Buy One Get One (www.ntticc.or.jp/HoME2), ora parte della collezione del ICC.
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− | In quel periodo, la Cheang fu incaricata di realizzare il primo sito web di Guggenheim.
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− | C’era inoltre una notevole componente off-line: una forum era tenuto al Theatre Anatomicum, un teatro olandese di performance dei nuovi-media una volta usato per la chirurgia sperimentale dei generi sui prigionieri; un forum sulla legge cyber ebbe luogo ad Harvard, resuscitando un caso di "cyber-stupro", segnalato quando un uomo venne smascherato mentre si spacciava per donna in una chat room per sole donne.
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− | Il femminismo cyber risultò essere comunque un interesse di pochi.
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− | My Boyfriend Came Back From the War, che fece uso della "struttura" di base della programmazione, fu discusso da Lev Manovich, un professore di storia dell’arte all'Università della California, a San Diego, in "Behind the Screen", un saggio introspettivo sulle varie influenze tipiche delle opere dei net.artisti russi. Manovich nota che in "War" è rivisitato il retaggio visivo dello schermo, del montaggio parallelo, e dei fotogrammi. Gli ospiti del sito di Lialina sono incoraggiati a sperimentare, creando fotogrammi su fotogrammi e nuove combinazioni di testo e immagine. Si potrebbe sostenere che My Boyfriend Came Back From the War sia un aggiornamento delle teorie di Eisenstein sul montaggio all’interno dei confini del browser web.
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− | Facendo una panoramica sul 1997, si potrebbe sostenere che prevalse il formalismo, con progetti come Desktop Is e Form Art che invitavano gli artisti a creare l’opera usando un insieme definito di oggetti o di protocolli HTML.
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− | Desktop Is era una mostra seminale di net.art. La sua premessa era semplice: i partecipanti dovevano inviare gli screenshot del loro desktop. Come spiega Alexei Shulgin, il desktop è lo psicanalista dell'utente, l'amico, il volto quotidiano del computer, o forse solo l'ultima cosa che si vede prima di spegnerlo.
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− | Quell’anno ci furono anche diversi scambi di identità: un ignoto burlone, per esempio, pubblicò i testi su Rhizome e Nettime sotto il nome dei critici Timothy Druckrey e Peter Weibel, usando e-mail rubate dai loro indirizzi. Vi era inoltre l’ immaginario Keiko Suzuki, che creò un nuovo servizio di list, prendendo in prestito il nome 7-11. In rete i trucchetti delle identità false sono relativamente facili da fare e sono molto efficaci nelle comunità perché pervadono lo cyberspazio di un'alone di discordia e di imprevedibilità.
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− | Forse il materiale artistico più ambizioso del 1997 proveniva dal collettivo I/O/D, che pubblicò un web browser. Web Stalker, legge l’HTML in modo diverso dai browsers tradizionali come Microsoft Internet Explorer e Netscape Navigator. Invece di visualizzare ciò che i progettisti ed i produttori intendevano far vedere, il Web Stalker mappa i collegamenti esterni da una qualsiasi pagina HTML. Il browser dell’ I/O/D traccia semplicemente lo spazio fra le pagine web.
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− | Da una prospettiva più ampia, Web Stalker segnalava uno spostamento paradigmatico verso la net.art.
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− | Nel 1998, il collettivo britannico Mongrel rilasciò un software shareware impressionante chiamato Heritage Gold (www.mongrel.org.uk/heritagegold). Basato sull' onnipresente software di grafica Adobe Photoshop, Heritage Gold sostituisce i suoi banali strumenti e comandi ("ingrandisci," "appiattisci") con i termini pregni di importanza razziale e classista ("definisci la razza," "incolla nella pelle ospitante," "ruota la visione del mondo"). I menu del software permettono agli utenti di aggiungere, modificare, o ridurre i livelli e le flessioni di origine etnica nelle proprie foto, dal cinese all'africano, dall’orientale indiano al caucasico. La quasi-bellezza di Heritage Gold è il suo candore come strumento software socialmente impegnato.
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− | La net.art ha prodotto una vibrazione molto differente nel 1999.
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− | Molti artisti iniziarono a far uso della possibilità offerta dal e-commerce, sia su eBay sia costruendo una propria galleria on-line, come hanno fatto Olia Lialina (art.teleportacia.org/art-ns4.html) e John Simon Jr. (www.numeral.com/everyicon.html). Wolfgang Staehle, Tamas Banovich, Marie Ringler, Rachel Baker ed altri luminari della net.art cominciarono a ricevere numerosi inviti a parlare alle conferenze su Internet. Effettivamente, la net.art aveva acquistato un tale cachet, se non un vero e proprio prestigio, al punto che sorprese poco il fatto che circa un sesto delle borse di studio concesse agli artisti da Creative Capital, una nuova fonte di arte, andò a persone che lavorano ai progetti basati sull’Internet.
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− | E, naturalmente, quell’anno la net.art è stata non solo inclusa per la prima volta nel Whitney Biennial, ma anche ben rappresentata, con una ampia gamma di progetti, compresi i lavori di Fakeshop, Ben Benjamin, Annette Weintraub, Mark Amerika, Ken Goldberg e, tra gli altri, [ R ] [ TM ] ark.
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− | Originalmente concepito come un campo sociale alternativo in cui l'arte e la vita di tutti i giorni si sono fuse, la net.art può ora sembrare minacciata dal suo relativo successo. Oltre alla prodigiosa capacità di Internet di ospitare e ispirare i politicanti, non dovrebbe essere sottovalutata anche la grafica degli "hacktivisti". E dato che la rete si muove precipitosamente verso una convergenza con la televisione, è urgente la necessità di nuove strategie per agire liberamente, sovranamente, e attraverso un ambiente sempre più virtuale.
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− | Nel suo saggio " The ABC of Tactical Media " (1997), David Garcia, un artista e un attivista dei media, e Geert Lovink, un membro del collettivo mediatico olandese Adilkno, nonché moderatore di Nettime, descrive in modo eloquente l’approccio che la maggior parte dei più ambiziosi operatori culturali della net.art hanno adottato e continuano ad adottare: "come noi quali consumatori usiamo i testi e i manufatti che ci circondano?" e, in The Practice of Ever yday Life di Michel de Certeau (1974) hanno trovato la risposta: "con la tattica". "Cioè", Garcia e Lovink continuano, "in modi molto più creativi e più ribelli di quanto era stato immaginato in precedenza.... Un estetica esistenziale. Un estetica della cottura in camicia, dell’inganno, della lettura, del parlare, passeggiare, dell’acquisto, del desiderio. I trucchi intelligenti, l'astuzia del cacciatore, le manovre, le situazioni polimorfe, le allegre scoperte, poesia e guerra".
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