Stop Motion: differenze tra le versioni
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Il Dynamation è una tecnica di Stop Motion combinata con la Live Action, capace di rendere più veloce il lavoro del tecnico degli effetti speciali. Non ci stancheremo mai infatti di ripetere che tutto questo lavoro di animazione passo uno svolto oggi dal computer veniva fatto a mano fotogramma per fotogramma. La carriera di Ray Harryhausen proseguì con altre pellicole tra le quali dobbiamo citare: ''L'Isola Misteriosa, Gli Argonauti, Base Luna chiama Terra, Un Milione di anni fa, La Vendetta di Gwangi, il Viaggio Fantastico di Simbad'' e ''Scontro di Titani'' | Il Dynamation è una tecnica di Stop Motion combinata con la Live Action, capace di rendere più veloce il lavoro del tecnico degli effetti speciali. Non ci stancheremo mai infatti di ripetere che tutto questo lavoro di animazione passo uno svolto oggi dal computer veniva fatto a mano fotogramma per fotogramma. La carriera di Ray Harryhausen proseguì con altre pellicole tra le quali dobbiamo citare: ''L'Isola Misteriosa, Gli Argonauti, Base Luna chiama Terra, Un Milione di anni fa, La Vendetta di Gwangi, il Viaggio Fantastico di Simbad'' e ''Scontro di Titani'' | ||
− | ==Procedimento | + | ==Procedimento Tecnico== |
I modellini da animare erano alti, normalmente una cinquantina di centimetri al massimo e venivano spostati a mano, essendo completamente snodabili perché costruiti in lattice e gommapiuma sopra uno scheletro in legno o in alluminio completamente articolato, con una pazienza ed una precisione infinita. In altre parole e per chiarire con un esempio, il regista prendeva l'animale (o il mostro, o il disco volante) e lo poneva in mezzo allo scenario in miniatura appositamente creato e poi, con la cinepresa, scattava un fotogramma. Ottenuta questa singola immagine Harryhausen si accostava all'animale (o al mostro o al disco volante) e gli spostava di quel minimo indispensabile gli arti, dalla bocca, alle zampe, alla coda quindi tornava vicino alla cinepresa e di nuovo impressionava un fotogramma quindi ritornava dal modellino e lo spostava di un'altra frazione di millimetro e lo fotografava nuovamente andando avanti così fino a che la scena non era completa. Ora si calcoli che ogni secondo di proiezione è pari a ventiquattro fotogrammi, questo vuole dire che per fare un secondo di movimento c'è bisogno di fotografare ventiquattro frazioni di movimento. All'epoca voleva dire metterci dai due ai quattro anni per poter realizzare un film. Se poi il copione prevedeva una scena in cui un mostro, diciamo un dinosauro cercava di afferrare degli attori che si affacciavano alle finestre degli edifici, la cosa diventava più complicata. In primo luogo bisognava riprendere davanti ad un fondale vuoto (e di colore blu perché il blu era per il colore quello che il nero era per il bianco e nero: cioè non impressiona la pellicola ed allora in seguito ci si può sovrapporre qualunque cosa) gli attori che reagiscono come se davanti o dietro la scena ci fosse davvero questo mostro. (In realtà quando si gira la scena lì non c'è proprio nulla). Successivamente si allestiva un particolare schermo di proiezione dove venivano proiettati, singolarmente, i fotogrammi girati dagli attori, come se si trattasse di una serie di diapositive. Il regista sistemava poi davanti allo schermo un vero e proprio set in miniatura e quindi ecco che davanti agli sguardi terrorizzati degli attori, collocava il suo pupazzo. Con un'altra cinepresa scattava un fotogramma poi, subito dopo, proiettava sullo schermo il fotogramma successivo del film con gli attori e, contemporaneamente, spostava il suo mostro di una frazione di millimetro e via di seguito fino a che non si otteneva la sequenza completa di un mostro che attcca o insegue gli attori in fuga. Quando poi era necessario si dovevano cancellare dalla scena fili o quant'altro non aveva nulla a che a fare con la scena stessa o ne avrebbe rivelato il trucco. | I modellini da animare erano alti, normalmente una cinquantina di centimetri al massimo e venivano spostati a mano, essendo completamente snodabili perché costruiti in lattice e gommapiuma sopra uno scheletro in legno o in alluminio completamente articolato, con una pazienza ed una precisione infinita. In altre parole e per chiarire con un esempio, il regista prendeva l'animale (o il mostro, o il disco volante) e lo poneva in mezzo allo scenario in miniatura appositamente creato e poi, con la cinepresa, scattava un fotogramma. Ottenuta questa singola immagine Harryhausen si accostava all'animale (o al mostro o al disco volante) e gli spostava di quel minimo indispensabile gli arti, dalla bocca, alle zampe, alla coda quindi tornava vicino alla cinepresa e di nuovo impressionava un fotogramma quindi ritornava dal modellino e lo spostava di un'altra frazione di millimetro e lo fotografava nuovamente andando avanti così fino a che la scena non era completa. Ora si calcoli che ogni secondo di proiezione è pari a ventiquattro fotogrammi, questo vuole dire che per fare un secondo di movimento c'è bisogno di fotografare ventiquattro frazioni di movimento. All'epoca voleva dire metterci dai due ai quattro anni per poter realizzare un film. Se poi il copione prevedeva una scena in cui un mostro, diciamo un dinosauro cercava di afferrare degli attori che si affacciavano alle finestre degli edifici, la cosa diventava più complicata. In primo luogo bisognava riprendere davanti ad un fondale vuoto (e di colore blu perché il blu era per il colore quello che il nero era per il bianco e nero: cioè non impressiona la pellicola ed allora in seguito ci si può sovrapporre qualunque cosa) gli attori che reagiscono come se davanti o dietro la scena ci fosse davvero questo mostro. (In realtà quando si gira la scena lì non c'è proprio nulla). Successivamente si allestiva un particolare schermo di proiezione dove venivano proiettati, singolarmente, i fotogrammi girati dagli attori, come se si trattasse di una serie di diapositive. Il regista sistemava poi davanti allo schermo un vero e proprio set in miniatura e quindi ecco che davanti agli sguardi terrorizzati degli attori, collocava il suo pupazzo. Con un'altra cinepresa scattava un fotogramma poi, subito dopo, proiettava sullo schermo il fotogramma successivo del film con gli attori e, contemporaneamente, spostava il suo mostro di una frazione di millimetro e via di seguito fino a che non si otteneva la sequenza completa di un mostro che attcca o insegue gli attori in fuga. Quando poi era necessario si dovevano cancellare dalla scena fili o quant'altro non aveva nulla a che a fare con la scena stessa o ne avrebbe rivelato il trucco. |
Revisione 12:52, 13 Ago 2006
Definizione
Storia
La Stop Motion è nata con il cinema perché lo stesso George Mèliés la utilizzò nelle sue produzioni ma i due veri iniziatori, in luoghi diversi, furono Willis O'Brien e George Pal che la perfezionarono e ne fecero la base del loro lavoro.
George Pal
George Pal nacque il primo Febbraio del 1908 a Ceglad, in Ungheria e all'età di dieci anni il futuro regista e produttore aveva già acquisito una buona educazione e il suo interesse per l'arte e per il disegno l'avevano spinto a studiare per diventare architetto. Così, nel 1925, a diciassette anni, egli venne ammesso al Liceo Artistico di Budapest e, a causa di un errore di trascrizione si trovò iscritto alla facoltà di Belle Arti. Fu un errore dettato dal destino perché in questo modo Pal si trovò a frequentare i corsi di anatomia, composizione e colore e apprese tutti i principi basilari dell'arte del disegno. A Berlino trovò lavoro come animatore nei famosi studi dell'UFA, la casa di produzione tedesca alla quale si debbono capolavori come Metropolis e Una donna sulla Luna di Fritz Lang. Dopo solo due mesi di lavoro Pal riuscì a entusiasmare i suoi superiori a tal punto che gli venne affidata la direzione di tutto il settore UFA dei cartoni animati. Ma due anni dopo le cose cominciarono a cambiare con la salita al potere di Adolf Hitler. L'artista si trasferì a Praga dove aprì uno studio per conto proprio cominciando a realizzare i disegni e cercando disperatamente una cinepresa a passo uno per poter mettere su pellicola ciò che andava raffigurando ma sembrava che in Cecoslovacchia questa tecnica fosse assolutamente sconosciuta. Fu anche per questo che George Pal pensò di portare la tecnica di animazione dei cartoni agli oggetti tridimensionali animandoli fotogramma per fotogramma. Questa tecnica fu dapprima conosciuta come Passo Uno o come Stop Motion, in seguito come Dynamation, e ancora oggi è usata, con il nome di Go Motion, anche se non è più effettuata a mano ma direttamente filtrata con estrema precisione dal computer. Nel 1934 George Pal si trasferì a Parigi e cominciò a realizzare i suoi filmati pubblicitari dapprima con una fabbrica di sigarette, animandole sullo schermo a passo uno e poi, spostatosi in Olanda, a Eindhoven, per un industriale olandese ed anche per la Philips. Cominciò così a realizzare dei brevi filmati animati completamente autonomi e avulsi da pubblicità come Ship of the Ether e Philips Cavalcade del 1934 o The Sleepeng Beauty del 1935, o Simbad e Alladin del 1936. Nel 1937 realizzò, sempre con successo, What Ho, She Bumps conosciuto anche come Captain Kidding, nel 1938 Sky Pirates e Love on the Range nel 1939. Trasferitosi negli USA il presidente della Paramount, Barney Balaban, il quale aveva casualmente visto uno dei prodotti di Pal ed era rimasto colpito dalla sua tecnica di animazione e dal suo senso dell'umorismo, lo fece trasferire da New York a Los Angeles facendogli firmare un contratto con la Paramount garantendogli assoluta libertà nel lavoro e la diffusione ampia e capillare delle sue animazioni. Nel 1944 l'Accademy of Motion Picture Arts and Science, gli aveva attribuito un Oscar Speciale "per aver saputo creare e sviluppare nuove tecniche di ripresa con la sua serie dei Puppetoons" (in questo modo egli aveva chiamato i suoi pupazzi animati fotogramma per fotogramma). Nel 1949, grazie alle coperture finanziarie della Eagle Lion, egli riuscì a realizzare The Great Rupert, le imprese di un piccolo scoiattolo ammaestrato, realizzato a pupazzi animati, che però interagiva perfettamente con i protagonisti umani della pellicola. Mentre Pal stava ancora completando The Great Rupert, la Eagle Lion decise di concedergli i finanziamenti per realizzare un altro film, il primo di una serie che avrebbe consegnato l'artista ungherese alla storia del cinema di fantascienza. Tratto da un romanzo di Robert Heinlein, la pellicola si intitolò Destination e Moon da noi fu conosciuta dapprima come Uomini sulla Luna o Destinazione Luna.
Willis O'Brien
Willis O'Brien (1886-1962) ha continuato, invece, durante la sua lunga carriera ad occuparsi di animazione a passo uno. Già nel 1920 aveva realizzato gli effetti di The Ghost of Slumber Mountain ma, circa cinque anni dopo, aveva firmato quelli di Un Mondo Perduto (The Lost World) che trattava di una landa deserta nella quale i dinosauri erano sopravvissuti. Il soggetto, tratto da un romanzo di Sir Arthur Conan Doyle, sarà ripreso e manipolato più volte nel corso degli anni ma, per l'epoca, queste animazioni passo uno di animali preistorici erano quanto mai spettacolari. Nel 1933 O'Brien si cimenta nella sua realizzazione più importante, quella di un gigantesco scimmione che imperversa per le strade di New York. Il film oggi è un mito, il suo nome: King Kong. La vera anima di King Kong fu il co-regista e produttore Merian C. Cooper, il quale fu anche produttore di film di John Ford e dei primi spettacoli in Cinerama.
Ray Harryhausen
Ray Harryhausen è nato nel 1920 a Los Angeles. Ha studiato alla facoltà di cinema dell'Università della California e già da ragazzo, influenzato dalla visione di King Kong, ha cominciato ad effettuare i primi tentativi di riprese a passo uno riprendendo dei modellini di mostri ed animali modellati da lui stesso. In seguito ha studiato pittura e scultura in una scuola di Hollywood prima e di New York poi. Ormai maggiorenne, si è visto assegnare il primo lavoro cinematografico e ad assumerlo fu George Pal che inserì Harryhausen nell'equipe tecnica che realizzava i suoi Puppetoons. Lo scoppio della guerra lo costrinse ad abbandonare il lavoro e alla fine del conflitto riprese la propria attività mettendosi però in proprio realizzando dei filmati a pupazzi animati aventi come soggetto le favole dell'infanzia. Nel 1946 gli giunse l'offerta di unirsi alla equipe tecnica di Willis O'Brien e con lui Harryhausen debutta in Il Re dell'Africa. Una versione accreditata parla di un 85% del lavoro di effetti speciali del film realizzato da Harryhausen con la sola supervisione di O'Brien ma anche se l'oscar è andato nelle mani di O'Brien lo si può considerare un riconoscimento tardivo per il suo ottimo lavoro svolto in King Kong. Nel 1951 Harryhausen decise di staccarsi da O'Brien che stentava ormai di trovare lavoro a Hollywood per l'eccessivo costo delle sue prestazioni e si mise in proprio. Fu indiscutibilmente fortunato perché trovò subito dei produttori che decisero di affidargli la realizzazione di un film che stavano finendo di approntare. Nacque così l'ormai storico Il Risveglio del Dinosauro a cui seguì Il Mostro dei Mari (It Came from Beneath the Sea) dove Ray Harryhausen animava una gigantesca piovra dotata di soli quattro tentacoli al posto dei canonici sei per mere ragioni di budget. Nel 1957 Harryhausen porta sullo schermo A Trenta milioni di chilometri dalla Terra (Twenty Million Miles to Earth) a cui seguirà, nel 1958 Il Settimo Viaggio di Simbad (The Seventh Voyage of Simbad), un incasso commerciale notevolissimo nel quale appare per la prima volta il termine: Dynamation, il miracolo dello schermo. Il Dynamation è una tecnica di Stop Motion combinata con la Live Action, capace di rendere più veloce il lavoro del tecnico degli effetti speciali. Non ci stancheremo mai infatti di ripetere che tutto questo lavoro di animazione passo uno svolto oggi dal computer veniva fatto a mano fotogramma per fotogramma. La carriera di Ray Harryhausen proseguì con altre pellicole tra le quali dobbiamo citare: L'Isola Misteriosa, Gli Argonauti, Base Luna chiama Terra, Un Milione di anni fa, La Vendetta di Gwangi, il Viaggio Fantastico di Simbad e Scontro di Titani
Procedimento Tecnico
I modellini da animare erano alti, normalmente una cinquantina di centimetri al massimo e venivano spostati a mano, essendo completamente snodabili perché costruiti in lattice e gommapiuma sopra uno scheletro in legno o in alluminio completamente articolato, con una pazienza ed una precisione infinita. In altre parole e per chiarire con un esempio, il regista prendeva l'animale (o il mostro, o il disco volante) e lo poneva in mezzo allo scenario in miniatura appositamente creato e poi, con la cinepresa, scattava un fotogramma. Ottenuta questa singola immagine Harryhausen si accostava all'animale (o al mostro o al disco volante) e gli spostava di quel minimo indispensabile gli arti, dalla bocca, alle zampe, alla coda quindi tornava vicino alla cinepresa e di nuovo impressionava un fotogramma quindi ritornava dal modellino e lo spostava di un'altra frazione di millimetro e lo fotografava nuovamente andando avanti così fino a che la scena non era completa. Ora si calcoli che ogni secondo di proiezione è pari a ventiquattro fotogrammi, questo vuole dire che per fare un secondo di movimento c'è bisogno di fotografare ventiquattro frazioni di movimento. All'epoca voleva dire metterci dai due ai quattro anni per poter realizzare un film. Se poi il copione prevedeva una scena in cui un mostro, diciamo un dinosauro cercava di afferrare degli attori che si affacciavano alle finestre degli edifici, la cosa diventava più complicata. In primo luogo bisognava riprendere davanti ad un fondale vuoto (e di colore blu perché il blu era per il colore quello che il nero era per il bianco e nero: cioè non impressiona la pellicola ed allora in seguito ci si può sovrapporre qualunque cosa) gli attori che reagiscono come se davanti o dietro la scena ci fosse davvero questo mostro. (In realtà quando si gira la scena lì non c'è proprio nulla). Successivamente si allestiva un particolare schermo di proiezione dove venivano proiettati, singolarmente, i fotogrammi girati dagli attori, come se si trattasse di una serie di diapositive. Il regista sistemava poi davanti allo schermo un vero e proprio set in miniatura e quindi ecco che davanti agli sguardi terrorizzati degli attori, collocava il suo pupazzo. Con un'altra cinepresa scattava un fotogramma poi, subito dopo, proiettava sullo schermo il fotogramma successivo del film con gli attori e, contemporaneamente, spostava il suo mostro di una frazione di millimetro e via di seguito fino a che non si otteneva la sequenza completa di un mostro che attcca o insegue gli attori in fuga. Quando poi era necessario si dovevano cancellare dalla scena fili o quant'altro non aveva nulla a che a fare con la scena stessa o ne avrebbe rivelato il trucco. Ma i tempi cambiarono, il lavoro con la Stop Motion era sempre più costoso ed il computer diede a questi artigiani il colpo di grazia. Oggi esiste la Go Motion la quale, anche se parte dalle stesse premesse della Stop Motion, viene invece realizzata in un modo completamente diverso e la strada verso questi risultati fu aperta da un allievo di Ray Harryhausen, Jim Danforth, quando realizzò gli effetti speciali di Quando i Dinosauri si mordevano la Coda (When Dinosaurs ruled the Earth) del 1970. A questo interregno fece seguito il prepotente ingresso del computer il quale permette ora di realizzare immagini tridimensionali computerizzate. Per creare un dinosauro al computer si deve innanzitutto creare un'immagine tridimensionale detta wire frame (Reticolo) che si ottiene collegando delle specifiche linee digitali ai punti chiave del corpo per poter così formare uno scheletro digitale. Grazie ad uno speciale software vengono poi costruiti i muscoli e quindi un'altra tecnica, detta Viewpaint, consente la colorazione della nostra creatura. E' indubbio che le tecniche moderne permettono, con sconcertante perfezione, delle realizzazioni una volta impensabili ma non per questo superiori alle prime sperimentazioni.