Mapping the studio 1: differenze tra le versioni

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Mapping the Studio 1
  
  
==Autore== [[Nauman Bruce]]
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==Anno== 2001
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E’ una [[Videoinstallazioni|videoinstallazione]] a proiezioni multiple che riflette concettualmente sullo spazio dello studio dell’artista e sull’attività al suo interno. Nauman vi rielabora il senso delle relazioni tra corpo tempo e spazio che tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta aveva caratterizzato le sue videoperformance e le installazioni a circuito chiuso. Tutt’intorno agli spettatori sette grandi schermi rimandano le immagini delle studio di notte, in un’atmosfera monocroma appena virata di verde; la quiete, l’abbandono e l’immobilità delle ore notturne si animano all’improvviso dei rumori e delle apparizioni di un branco di topi e di un gatto che dà loro la caccia. Le immagini si rincorrono, attendono, si intravedono fuggevolmente o occupano tutto lo schermo, tra fruscii, silenzi, calpestii. Una presenza viva, inquietante, sfuggente, che destabilizza la percezione dell’immobilità dello spazio e del tempo nello studio, tra sagome e ombre di oggetti, frammenti di opere, tracce di idee lasciate da parte, pezzi di memoria di anni di immaginazione e attività. Lo spazio mentale dello studio si apre all’aspetto notturno e surreale di un microcosmo abitato dalle presenze irriverenti di animali repulsivi. Una metafora ambiguamente dissacrante, forse, delle contraddizioni, tra materialità e irrealtà, consapevolezza e oblio, di quello che siamo soliti pensare come creatività artistica.
 
E’ una [[Videoinstallazioni|videoinstallazione]] a proiezioni multiple che riflette concettualmente sullo spazio dello studio dell’artista e sull’attività al suo interno. Nauman vi rielabora il senso delle relazioni tra corpo tempo e spazio che tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta aveva caratterizzato le sue videoperformance e le installazioni a circuito chiuso. Tutt’intorno agli spettatori sette grandi schermi rimandano le immagini delle studio di notte, in un’atmosfera monocroma appena virata di verde; la quiete, l’abbandono e l’immobilità delle ore notturne si animano all’improvviso dei rumori e delle apparizioni di un branco di topi e di un gatto che dà loro la caccia. Le immagini si rincorrono, attendono, si intravedono fuggevolmente o occupano tutto lo schermo, tra fruscii, silenzi, calpestii. Una presenza viva, inquietante, sfuggente, che destabilizza la percezione dell’immobilità dello spazio e del tempo nello studio, tra sagome e ombre di oggetti, frammenti di opere, tracce di idee lasciate da parte, pezzi di memoria di anni di immaginazione e attività. Lo spazio mentale dello studio si apre all’aspetto notturno e surreale di un microcosmo abitato dalle presenze irriverenti di animali repulsivi. Una metafora ambiguamente dissacrante, forse, delle contraddizioni, tra materialità e irrealtà, consapevolezza e oblio, di quello che siamo soliti pensare come creatività artistica.
  
  
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[[Videoarte]].
  
  
==Genere artistico di riferimento== [[Videoarte]].
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==Bibliografia:==  
 
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*2004, Arte elettronica: video, installazioni, web art, computer art, ed. Giunti, Milano, pp. 85
 
*2004, Arte elettronica: video, installazioni, web art, computer art, ed. Giunti, Milano, pp. 85
 
 
==Webliografia==
 
  
  

Versione attuale delle 09:34, 14 Feb 2012

Titolo:

Mapping the Studio 1


Autore:

Nauman Bruce


Anno:

2001


Descrizione:

E’ una videoinstallazione a proiezioni multiple che riflette concettualmente sullo spazio dello studio dell’artista e sull’attività al suo interno. Nauman vi rielabora il senso delle relazioni tra corpo tempo e spazio che tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta aveva caratterizzato le sue videoperformance e le installazioni a circuito chiuso. Tutt’intorno agli spettatori sette grandi schermi rimandano le immagini delle studio di notte, in un’atmosfera monocroma appena virata di verde; la quiete, l’abbandono e l’immobilità delle ore notturne si animano all’improvviso dei rumori e delle apparizioni di un branco di topi e di un gatto che dà loro la caccia. Le immagini si rincorrono, attendono, si intravedono fuggevolmente o occupano tutto lo schermo, tra fruscii, silenzi, calpestii. Una presenza viva, inquietante, sfuggente, che destabilizza la percezione dell’immobilità dello spazio e del tempo nello studio, tra sagome e ombre di oggetti, frammenti di opere, tracce di idee lasciate da parte, pezzi di memoria di anni di immaginazione e attività. Lo spazio mentale dello studio si apre all’aspetto notturno e surreale di un microcosmo abitato dalle presenze irriverenti di animali repulsivi. Una metafora ambiguamente dissacrante, forse, delle contraddizioni, tra materialità e irrealtà, consapevolezza e oblio, di quello che siamo soliti pensare come creatività artistica.


Genere artistico di riferimento:

Videoarte.


Bibliografia:

  • 2004, Arte elettronica: video, installazioni, web art, computer art, ed. Giunti, Milano, pp. 85