Behind the screen. Russian New Media: differenze tra le versioni
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Revisione 12:16, 23 Mag 2006
Autore:
Manovich Lev [1]
Tratto da:
http://www.nettime.org/nettime.w3archive/199707/msg00119.html
Titolo Originale:
Behind the Screen/Russian New Media
Titolo del brano tradotto:
Dietro lo schermo/I nuovi Media Russi
Traduzione di:
Marco Stefanini
Anno:
1997
Dovremmo essere sorpresi del fatto che, mentre i nuovi media basati sulle tecnologie dei computer si espandono attraverso il mondo intero, gli orizzonti intellettuali e le possibilità estetiche sembrino restringersi?
Se si analizzano i gruppi di discussione che hanno sede su internet ed i giornali, da Londra a Budapest, da New York a Berlino e da Los Angeles a Tokyo, certi temi vengono ossessivamente richiamati come fossero mantra: il copyright, l’identità on line, i cyborgs, l’interattività, il futuro di internet.
Perciò, date le sue tradizioni intellettuali, l’esperienza totalitaria che distingue la visone mentale del ventesimo secolo (un mix particolare tra ideologia settentrionale e comunista, triste e desolato), e finalmente il continuo pre-utilizzo della brillante esperienza delle avanguardie negli anni '10 e '20, possiamo aspettarci una differente risposta riguardo i nuovi media da parte degli artisti ed intellettuali russi?
Uno di questi argomenti è l’attitudine ad essere sospettosi ed ironici.
Il moscovita [
Shulgin vede l’arte interattiva ed i media come creatori di strutture che sono spaventosamente simili ai laboratori psicologici messi in atto dalla CIA e dal KGB durante il periodo della guerra fredda. -"Sono nato a Mosca, e lì cresciuto durante il periodo di Brezney, quindi trovo i suoi pensieri non solo logici ma anche affascinanti. Il coinvolgimento nelle sue conclusioni comunque non mi nasconde certo i limiti delle sue analisi , o meglio, della sua specificità culturale: riprende un soggetto post comunista per dar forma all’arte interattiva ed ai media in termini rigidi"-.
Per un artista occidentale, così com'è, l’interattività rappresenta il veicolo perfetto sia per rappresentare che per promuovere ideali di democrazia ed uguaglianza; per un artista post-comunista, invece, si tratta ancora di una forma di manipolazione, in cui gli artisti utilizzano tecnologie avanzate per imporre il loro volere totalitario sulle persone. Ancora, i media-artisti occidentali, di solito, prendono in una considerazione estremamente seria la tecnologia, disperandosi quando essa non funziona; gli artisti post-comunisti, invece, riconoscono che è nella natura della tecnologia stessa il suo non funzionamento e che è destinata necessariamente a rompersi. Essendo cresciuto in una società dove verità e menzogna, realtà e propaganda vanno di pari passo, l’artista post-comunista è pronto ad accettare la verità basilare della vita all’interno di una società dell’informazione (enunciata nella matematica teoria della comunicazione di Claude Shannon): che ogni segnale contiene rumore; che segnale e rumore sono qualitativamente la solita cosa; e che ciò che è rumore in una situazione può essere segnale in un’altra.
Con questo spirito, l’artista concettuale e poeta moscovita Dimitry Pigov ha organizzato una performance durante il simposio internazionale sull’arte elettronica ad Helsinki (1994), in cui utilizzava programmi di viaggiatori per lavoro su alcune poesie del diciannovesimo secolo di Aleksander Pushkin, traducendole dal russo al finlandese, e successivamente dal finlandese all’inglese. Per Pigov il risultato finale non era una traduzione illegittima, rimossa per due volte dalla fonte originale, bensì una nuova poesia, la cui originalità, anche se ironicamente, è da attribuirsi alle operazioni di più basso livello dell’intelligenza artificiale.
[2])che viene assegnata alle pagine web che sono state "create non come opere d’arte, ma che ci danno quella definita sensazione di arte e artistico". [
Pigov e Shulgin esemplificano come il concettualismo, che ha recentemente dominato la scena artistica di Mosca, offra una valida strategia di approccio ai nuovi media. Un’altra strategia posiziona i nuovi media russi all’interno della più vasta tradizione storica della screen culture . Per i pensatori russi il significato di schermo va ben oltre la sua funzione, come superficie che mostra un’immagine originata da qualche altra parte: è anche un ponte tra due spazi, uno fisico ed uno immaginario; un collegamento tra un soggetto umano ed un flusso audio-visuale; una finestra rettangolare che si apre su realtà alternative (virtuali). Quindi è chiaro che lo schermo è ciò che unisce vecchi e nuovi media, immagini statiche ed in movimento, cultura analogica e digitale.
I progetti di Lialina e Tobreluts offrono una visione di come i nuovi media artisti russi sappiano negoziare tra l’estremo materialismo occidentale della pratica artistica col computer e lo storicismo ed il concettualismo caratteristico dell’arte del proprio paese. La domanda rimane, comunque, riuscirà la russia a fermare la marcia dell’imperialismo estetico di Bill Gates, così come precedentemente arrestò le truppe napoleoniche?