Curating (on) the Web: differenze tra le versioni

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(Gli artisti come musei)
 
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[[Dietz Steve|Steve Dietz]] Direttore (all’epoca della stesura di questo testo) di New Media Initiatives, Walker Art Center
  
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http://www.archimuse.com/mw98/papers/dietz/dietz_curatingtheweb.html
  
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==Titolo Originale==
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Curating (on) the Web
  
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==Traduzione di==
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Patrizia Diliberto
  
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1998
  
  
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==Fare il curatore (su) il web==
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'''Autore:''' [http://www.archimuse.com/mw98/bios/dietz.html Steve Dietz] Direttore (all’epoca della stesura di questo testo) di New Media Initiatives, Walker Art Center
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==INDICE==
 
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'''Tratto da:''' [http://www.archimuse.com/mw98/papers/dietz/dietz_curatingtheweb.html http://www.archimuse.com/mw98/papers/dietz/dietz_curatingtheweb.html]
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'''Titolo Originale:''' Curating (on) the Web
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'''Traduzione di:'''
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'''Anno:''' '''Curating (su) il web'''
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'''Indice'''
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1. '''I musei in una cultura dell'interfaccia'''
 
1. '''I musei in una cultura dell'interfaccia'''
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* L'artista come museo
 
* L'artista come museo
 
5. '''net.curator?'''  
 
5. '''net.curator?'''  
* Guide on the Side
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* Guide sul lato 
 
* Auto-Curation  
 
* Auto-Curation  
 
6. '''Ibridazione & Fusione'''
 
6. '''Ibridazione & Fusione'''
  
Links
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==Links==
  
Note
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==Note==
  
  
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== (1) '''I musei in una cultura dell’interfaccia'''==
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== (1)I musei in una cultura dell’interfaccia==
  
 
''Una volta si pensavano i musei  come istituzioni per collezionare e preservare oggetti da tutto il mondo, luoghi per lo studio scientifico delle loro collezioni e solo alla fine luoghi per  mostrare al pubblico lo straordinario. Alcuni hanno attribuito a questo periodo di mostra come un mucchio profondo, come a un ammasso di alta filosofia della mostra. Negli anni i musei sono cambiati moltissimo. Oggi, mentre i musei sono mutevoli, così lo sono anche le loro anime, si può ben dire che primariamente si occupano di distribuzione dell’informazione piuttosto che degli artefatti. Il vantaggio di pensare in termini di informazione è che rende valide le collezioni immateriali, così come le storie orali e le copie e gli artefatti attuali; mette i musei in una posizione chiave nell’era dell’informazione; rende più facile integrare le funzioni tradizionali di collezionare, preservare, ricercare e mostrare con le nuove parole della visione, l’educazione e la comunicazione.''
 
''Una volta si pensavano i musei  come istituzioni per collezionare e preservare oggetti da tutto il mondo, luoghi per lo studio scientifico delle loro collezioni e solo alla fine luoghi per  mostrare al pubblico lo straordinario. Alcuni hanno attribuito a questo periodo di mostra come un mucchio profondo, come a un ammasso di alta filosofia della mostra. Negli anni i musei sono cambiati moltissimo. Oggi, mentre i musei sono mutevoli, così lo sono anche le loro anime, si può ben dire che primariamente si occupano di distribuzione dell’informazione piuttosto che degli artefatti. Il vantaggio di pensare in termini di informazione è che rende valide le collezioni immateriali, così come le storie orali e le copie e gli artefatti attuali; mette i musei in una posizione chiave nell’era dell’informazione; rende più facile integrare le funzioni tradizionali di collezionare, preservare, ricercare e mostrare con le nuove parole della visione, l’educazione e la comunicazione.''
 
--David Bearman (1)
 
--David Bearman (1)
  
Scrivendo nel 1992 sulla tecnologia nei musei, Bearman riassume in modo acuto un profondo cambiamento nella percezione della missione dei musei, cambiamento che ora si è velocizzato da quando Internet ed il ''World Wide Web'' è esploso.
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Scrivendo nel 1992 sulla tecnologia nei musei, Bearman riassume in modo acuto un profondo cambiamento nella percezione della '''missione dei musei''', cambiamento che ora si è velocizzato da quando Internet ed il ''World Wide Web'' è esploso.
Questo cambiamento ha inevitabilmente posto sotto pressione il ruolo centrale del curatore nei musei.  Non che essi non fossero già sottotiro da molti fronti, dalle istanze di autorità onnisciente in un’era postmoderna di significati multipli a accuse di guardiani chiusi alle sfide delle idee difficili per comunicare e di complesse ricerche per un pubblico (che di solito significa un sacco di diversissimi pubblici con necessità specifiche e punti di vista spesso difesi strenuamente). Indifferente a come il ruolo del curatore sia definito, comunque, la Rete in particolare e la cultura dell’interfaccia in generale introducono opportunità interessanti e forse profonde, che potrebbero anche essere percepite come pressioni competitive nell’arena della cultura. (2)
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Questo cambiamento ha inevitabilmente posto sotto pressione il '''ruolo centrale del curatore''' nei musei.  Non che essi non fossero già sottotiro da molti fronti, dalle istanze di autorità onnisciente in un’era postmoderna di significati multipli a accuse di guardiani chiusi alle sfide delle idee difficili per comunicare e di complesse ricerche per un pubblico “generale‿ (che di solito significa un sacco di diversissimi pubblici con necessità specifiche e punti di vista spesso difesi strenuamente). Indifferente a come il ruolo del curatore sia definito, comunque, '''la Rete''' in particolare e '''la cultura dell’interfaccia''' in generale introducono opportunità interessanti e forse profonde, che potrebbero anche essere percepite come '''pressioni competitive''' nell’arena della cultura. (2)
La mia esperienza attuale (in opposizione a quella dell’anno passato) nel lavorare con i musei ed i nuovi media è che mentre la maggior parte del personale non comprende come Internet lavori - che sembra perfettamente ragionevole – sempre più però comprende come esso possa lavorare per loro. Di solito ciò è un altro accesso all’educazione e comunicazione. In questo senso, non c’è niente di particolarmente rivoluzionario riguardo al Web. E’ un poco come un marketing diretto, solo più divertente. E’ come l’apprendimento a distanza, soltanto attraverso un computer invece che attraverso una videocamera. E’ come pubblicare un opuscolo o un catalogo, soltanto che si possono anche apportare cambiamenti dopo la stampa. La eco di McLuhan  - tendiamo a capire i nuovi media, all’inizio, nei termini della nostra comprensione dei vecchi media – è qui familiare e completamente appropriata.
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La mia esperienza attuale (in opposizione a quella dell’anno passato) nel lavorare con i musei ed i nuovi media è che mentre la maggior parte del personale non comprende come Internet lavori - che sembra perfettamente ragionevole – sempre più però comprende come esso '''possa lavorare per loro'''. Di solito ciò è un altro accesso all’educazione e comunicazione. In questo senso, non c’è niente di particolarmente rivoluzionario riguardo al Web. E’ un poco come un marketing diretto, solo più divertente. E’ come l’'''apprendimento a distanza''', soltanto attraverso un computer invece che attraverso una videocamera. E’ come pubblicare un opuscolo o un catalogo, soltanto che si possono anche apportare cambiamenti dopo la stampa. La eco di McLuhan  - tendiamo a capire i nuovi media, all’inizio, nei termini della nostra comprensione dei vecchi media – è qui familiare e completamente appropriata.
Alla fine sono interessato a considerare se e come la cultura digitale può riguardare la cultura museale in modi inaspettati – e forse . Steven Johnson scrive verso la fine di “Cultura :
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Alla fine sono interessato a considerare se e come la '''cultura digitale''' può riguardare la '''cultura museale''' in modi inaspettati – e forse “irragionevoli‿. Steven Johnson scrive verso la fine di “Cultura dell’interfaccia‿:
  
 
''Il più profondo cambiamento introdotto dalla rivoluzione digitale non coinvolgerà campane, fischi o nuovi artifici di programmazione… Il più profondo cambiamento riguarderà le nostre aspettative generiche sull’interfaccia stessa. Finiremo con il pensare al design dell’interfaccia come ad un tipo di forma artistica – forse la forma artistica del prossimo secolo. E con quel cambiamento più ampio arriveranno centinaia di effetti corollari, effetti che goccioleranno in un’ampia sezione d’incrocio della vita quotidiana, '''alterando i nostri desideri di racconto, il nostro senso dello spazio fisico, il nostro gusto musicale, il design delle nostre città.'''(3)
 
''Il più profondo cambiamento introdotto dalla rivoluzione digitale non coinvolgerà campane, fischi o nuovi artifici di programmazione… Il più profondo cambiamento riguarderà le nostre aspettative generiche sull’interfaccia stessa. Finiremo con il pensare al design dell’interfaccia come ad un tipo di forma artistica – forse la forma artistica del prossimo secolo. E con quel cambiamento più ampio arriveranno centinaia di effetti corollari, effetti che goccioleranno in un’ampia sezione d’incrocio della vita quotidiana, '''alterando i nostri desideri di racconto, il nostro senso dello spazio fisico, il nostro gusto musicale, il design delle nostre città.'''(3)
  
Sono scettico riguardo al fatto  che l’'''interfaccia''' diventi la nuova forma d’arte del secolo, ma trovo plausibile che la nostra comprensione dell’interfaccia si espanderà drammaticamente e avrà un impatto diretto sull’espressione creativa, che è la ragione per cui, in questo testo, guardo prima di tutto, sebbene non in modo esclusivo, agli esempi di intersezione dei musei con il Web nelle arti. Credo che gli artisti contemporanei e gli (Johnson) abbiano molto da insegnarci sulle grandi possibilità di un nuovo mezzo in una società in evoluzione.
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Sono scettico riguardo al fatto  che l’'''interfaccia''' diventi la nuova forma d’arte del secolo, ma trovo plausibile che la nostra comprensione dell’interfaccia si '''espanderà drammaticamente''' e avrà un impatto diretto sull’espressione creativa, che è la ragione per cui, in questo testo, guardo prima di tutto, sebbene non in modo esclusivo, agli esempi di intersezione dei musei con il Web nelle arti. Credo che gli artisti contemporanei e gli “interfacers‿ (Johnson) abbiano molto da insegnarci sulle '''grandi possibilità''' di un nuovo mezzo in una società in evoluzione.
  
  
== (2) '''I musei rispondono al Web'''==
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== (2)I musei rispondono al Web==
 
'''Tour virtuali ed esibizioni museali in aumento'''
 
'''Tour virtuali ed esibizioni museali in aumento'''
  
Saltando a piè pari l’era dell’“opuscolo-dei siti web del museo, i musei hanno rapidamente realizzato la possibilità di mettere on line le loro mostre, spesso aumentando gli sforzi con una informazione più ricca che potrebbe non essere adatta alla esibizione.
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Saltando a piè pari l’era dell’“opuscolo-merce‿ dei siti web del museo, i musei hanno rapidamente realizzato la possibilità di mettere '''on line le loro mostre''', spesso aumentando gli sforzi con una '''informazione più ricca''' che potrebbe non essere adatta alla esibizione.
 
[[Immagine:Whc.jpg|center|White House Crafts, NMAA]]
 
[[Immagine:Whc.jpg|center|White House Crafts, NMAA]]
'''The White House Collection of American Crafts, National Museum of American Art'''
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'''The White House Collection of American Crafts, National Museum of American Art'''<br>
Per esempio, la prima mostra on line di Smithsonian è stata "The White House Collection of American Crafts," presentata e prodotta dal ''National Museum of American Art''. Questa mostra includeva video e audio clip estensivi del curatore che parlava dei pezzi selezionati e discuteva di essi in un modo impossibile durante una mostra. In più, ad ogni artista era richiesto di rispondere ad una serie di domande sul proprio lavoro, cosa che non faceva parte dell’esibizione stessa. (4)
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Per esempio, la prima mostra on line di Smithsonian è stata "[http://nmaa-ryder.si.edu/whc/whcpretourintro.html The White House Collection of American Crafts]," presentata e prodotta dal ''National Museum of American Art''. Questa mostra includeva video e audio clip estensivi del curatore che parlava dei pezzi selezionati e discuteva di essi in un modo impossibile durante una mostra. In più, ad ogni artista era richiesto di rispondere ad una serie di domande sul proprio lavoro, cosa che non faceva parte dell’esibizione stessa. (4)
Un altro esempio più vicino nel tempo di tour on line di una mostra museale è il bell’allestimento di ''Alternating Currents del Jose Museum of Art's''. Il sito mostra chiaramente come la sofisticatezza crescente del linguaggio HTML permetta un maggior controllo del design e del layout delle pagine web. Nota che le versioni on line sia di The White House Collection of American Crafts che di Alternating Currents sono riportate come ''tour'', un’importante differenza semantica che cerca di rendere chiara e mantenere separata la nozione per cui le presentazioni on line non vengano intese come sostitutive delle mostre.
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Un altro esempio più vicino nel tempo di tour on line di una mostra museale è il bell’allestimento di ''[http://www.sjmusart.org/AlternatingCurrents/ Alternating Currents] del Jose Museum of Art's''. Il sito mostra chiaramente come la '''sofisticatezza crescente''' del linguaggio HTML permetta un maggior controllo del design e del layout delle pagine web. Nota che le versioni on line sia di The White House Collection of American Crafts che di Alternating Currents sono riportate come ''tour'', un’importante differenza semantica che cerca di rendere chiara e '''mantenere separata''' la nozione per cui le presentazioni on line non vengano intese come sostitutive delle mostre.
 
==Tu sei qui: l’interfaccia immersiva==
 
==Tu sei qui: l’interfaccia immersiva==
[[Immagine:Andersen.jpg|left|National Gallery of Art's.jpg]]Un altro passo verso dell’esibizione che i musei hanno provato sul Web è un’interfaccia più immersiva del tipo “tu sei che usa '''QTVR''' (''e.g. Walker Art Center's Andersen Window Gallery''), '''RealSpace''' (''e.g. National Gallery of Art's Thomas Moran or VRML (e.g. The Natural History Museum's The Virtual Endeavour''). In modo interessante, l’esperimento di ''The Virtual Endeavour'' mette subito in evidenza che i visitatori più giovani preferiscono la maggior interattività ed il controllo della navigazione permessa da un’interfaccia immersiva. (5) Se ciò fosse vero, potrebbe diventare una ragione significativa perché i musei esperimentino nuove interfacce. Adesso, tali sforzi spesso sono considerati semplicemente “campane e , che, se non altro, complicano più che accrescere la comunicazione.  
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[[Immagine:Andersen.jpg|left|National Gallery of Art's.jpg]]Un altro passo verso l’‿aumento‿ dell’esibizione che i musei hanno provato sul Web è un’interfaccia più immersiva del tipo “tu sei qui‿ che usa '''QTVR''' (''e.g. Walker Art Center's [http://www.walkerart.org/archive/3/AA7381862DD262DF6164.htm Andersen Window Gallery]''), '''RealSpace''' (''e.g. National Gallery of Art's [http://www.nga.gov/exhibitions/webtours.htm Thomas Moran] or VRML (e.g. The Natural History Museum's The Virtual Endeavour''). In modo interessante, l’esperimento di ''[http://www.nhm.ac.uk/VRendeavour/ The Virtual Endeavour]'' mette subito in evidenza che i visitatori più giovani preferiscono la maggior interattività ed il controllo della navigazione permessa da '''un’interfaccia immersiva'''. (5) Se ciò fosse vero, potrebbe diventare una ragione significativa perché i musei esperimentino nuove interfacce. Adesso, tali sforzi spesso sono considerati semplicemente “campane e fischi‿, che, se non altro, complicano più che accrescere la comunicazione.  
''The Virtual Endeavourora'' ha un componente di rete VR. Altre istituzioni, come ''Ars Electronica'' di Linz e ''ZKM'' di Karlsruhe stanno provando ambienti pienamente immersivi che potrebbero anche essere in rete, come è stato dimostrato dal programma ''NICE del Electronic Visualization Lab dell’University of Illinois.'' (6)  
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''The Virtual Endeavourora'' ha un componente di rete VR. Altre istituzioni, come ''Ars Electronica'' di Linz e ''ZKM'' di Karlsruhe stanno provando ambienti '''pienamente immersivi''' che potrebbero anche essere in rete, come è stato dimostrato dal programma ''NICE del Electronic Visualization Lab dell’University of Illinois.'' (6)  
 
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==L’esibizione estesa==
 
==L’esibizione estesa==
Infine, in termini di tour on line di mostre museali, accanto ad un aumento dell’esibizione ed alla presentazione di un’interfaccia immersiva, c’è anche l’opzione di ''estendere'' la mostra. Come le pubblicazioni delle migliori mostre, l’estensione di un’esibizione on line significa più che una semplice rappresentazione di essa, un riformattarla per la migliore esperienza possibile nel mezzo – davanti ad un video di computer, trasmesso via Internet.  
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Infine, in termini di tour on line di mostre museali, accanto ad un aumento dell’esibizione ed alla presentazione di un’interfaccia immersiva, c’è anche l’opzione di ''estendere'' la mostra. Come le pubblicazioni delle migliori mostre, l’estensione di un’esibizione on line significa più che una semplice rappresentazione di essa, un '''riformattarla''' per la migliore esperienza possibile nel mezzo – davanti ad un video di computer, trasmesso via Internet.  
[[Immagine:Thater.gif|right|Diana Thater]]Un esempio di estensione della mostra è ''Diana Thater: Orchids in the Land of Technology''. La versione on line è stata annunciata da una serie automatica di pagine che ha ripreso uno dei video-lavori della Thater, e che è apparso come un all’entrata della home page del Walker. .(7) Cliccando su essa si scarica il visore davanti ad una citazione scorrevole di [http://www.ecn.org/wikiartpedia/index.php/Benjamin_Walter Walter Benjamin], che era inoltre basata sulla “wall mostrata all’inizio su un monitor televisivo. Lo spettatore può poi vagabondare attraverso le gallerie QTVR dove molti degli oggetti rappresentati sono collegamenti. Mentre si naviga si possono ascoltare frammenti audio tratti da un dialogo aperto con l’artista. Ma è qui che il designer, [http://www.storia.unina.it/docenti/godart.html Louis Mazza], estende l’esperienza dal re-mixaggio audio in un modo che richiama l’attenzione al mix, proprio come il della Thater dei canali rgb del video proiettore richiama l’attenzione sui puntelli tecnologici e costruiti dell’esperienza normalmente trasparente e narrativa. E’ una bella linea tra il presentare il lavoro in un’esibizione e l’estenderlo in modo appropriato – adatti sia al lavoro che al mezzo.  
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[[Immagine:Thater.gif|right|Diana Thater]]Un esempio di estensione della mostra è ''[http://www.nhm.ac.uk/VRendeavour/ Diana Thater: Orchids in the Land of Technology]''. La versione on line è stata annunciata da una serie automatica di pagine che ha ripreso uno dei video-lavori della Thater, e che è apparso come un “tunnel‿ all’entrata della home page del Walker.(7) Cliccando su essa si scarica il visore davanti ad una citazione scorrevole di [[Benjamin Walter|Walter Benjamin]], che era inoltre basata sulla “wall label‿ mostrata all’inizio su un monitor televisivo. Lo spettatore può poi '''vagabondare attraverso le gallerie''' QTVR dove molti degli oggetti rappresentati sono collegamenti. Mentre si naviga si possono '''ascoltare frammenti audio''' tratti da un dialogo aperto con l’artista. Ma è qui che il designer, [http://www.storia.unina.it/docenti/godart.html Louis Mazza], estende l’esperienza dal re-mixaggio audio in un modo che richiama l’attenzione al mix, proprio come il “mixing‿ della Thater dei canali rgb del video proiettore richiama l’attenzione sui puntelli tecnologici e costruiti dell’esperienza normalmente trasparente e narrativa. E’ una bella linea tra il presentare il lavoro in un’esibizione e l’estenderlo in modo appropriato – adatti sia al lavoro che al mezzo.  
 
==Mostre progettate per essere on line==
 
==Mostre progettate per essere on line==
In maniera crescente, le mostre sono progettate per essere almeno parzialmente on line. Cioè, dalla prima concezione di una mostra, una componente on line integrata è pianificata. In primo luogo, queste coinvolgono mostre basate su siti, ma questo sta cambiando come vedremo.  
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In maniera crescente, le mostre sono progettate per essere almeno parzialmente on line. Cioè, dalla prima concezione di una mostra, una componente on line integrata è pianificata. In primo luogo, queste coinvolgono '''mostre basate su siti''', ma questo sta cambiando come vedremo.  
Proprio alcuni esempi includono: ''Arts As Signal: Inside the Loop, Bodies Incorporated, Mixing Messages: Graphic Design in Contemporary Culture, e Techno Seduction.'' Una delle più radicali mostre on line è ''Revealing Things'' di Smithsonian curata da Judy Gradwahl. Basata sugli  “oggetti della collezione di ''National Museum of Natural History'', non c’è alcuna installazione fisica relativa a questo sforzo, a cui Gradwahl si dedicò per più di due anni.  Non è chiaro se a lungo andare, le mostre interamente virtuali di oggetti fisici diverranno una pratica comune – alcuni direbbero che l’oggetto autentico è proprio l’unica cosa che differenzia i musei da tutte le altre pratiche curatoriali on line – ma ciononostante è un importante punto di riferimento. Il sito usa anche un’interfaccia innovativa basata su ''Plumb Design's Thinkmap''.  
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Proprio alcuni esempi includono: ''[http://gertrude.art.uiuc.edu/@art/leonardo/leonardo.html Arts As Signal]'': ''[http://arts.ucsb.edu/bodiesinc/ Inside the Loop]'', ''Bodies Incorporated'', ''[http://www.si.edu/organiza/museums/design/exhib/mixingmessages/start.htm Mixing Messages]'': ''Graphic Design in Contemporary Culture'', e ''Techno Seduction.'' Una delle più radicali mostre on line è ''Revealing Things'' di Smithsonian curata da Judy Gradwahl. Basata sugli  “oggetti quotidiani‿ della collezione di ''National Museum of Natural History'', non c’è '''alcuna installazione fisica''' relativa a questo sforzo, a cui Gradwahl si dedicò per più di due anni.  Non è chiaro se a lungo andare, le mostre interamente virtuali di oggetti fisici diverranno una pratica comune – alcuni direbbero che l’oggetto autentico è proprio '''l’unica cosa che differenzia''' i musei da tutte le altre pratiche curatoriali on line – ma ciononostante è un importante punto di riferimento. Il sito usa anche un’interfaccia innovativa basata su ''Plumb Design's Thinkmap''.  
 
==Il curatore come filtro==
 
==Il curatore come filtro==
Non si discute neppure, che il modo in cui si sceglie il materiale, per mettere alcune versioni di una mostra on line, non è la stessa cosa che curarla interamente per il web. Qui i musei sono stati finora più circospetti, ma ci sono molte direzioni fruttuose che sono state tentate. Ad oggi, la comunità del museo sta facendo un grande sforzo per digitalizzare semplicemente le sue risorse e renderle sempre più accessibili on line. Digitalizzare i beni non è diverso dalla funzione storica del museo che è quella di preservare gli artefatti. Siccome questo processo è sempre più un successo, comunque, ci sarà un bisogno crescente di trovare modi per l’enorme quantità d’informazione disponibile. L’enfasi passerà dal semplice contenuto al presentare un contesto per esso; un punto di vista su esso – proprio come uno dei ruoli del curatore è identificare, contestualizzare e presentare un punto di vista sui lavori artistici. Mentre la maggior parte dei siti Web museali  hanno una lista di link, pochi tendono a curare questi link o ad offrire la ragione per cliccarli oltre un generico “sito da .
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Non si discute neppure, che il modo in cui si sceglie il materiale, per mettere alcune versioni di una mostra on line, non è la stessa cosa che '''curarla interamente per il web'''. Qui i musei sono stati finora '''più circospetti''', ma ci sono molte direzioni fruttuose che sono state tentate. Ad oggi, la comunità del museo sta facendo un grande sforzo per digitalizzare semplicemente le sue risorse e renderle '''sempre più accessibili on line'''. Digitalizzare i beni non è diverso dalla funzione storica del museo che è quella di '''preservare gli artefatti'''. Siccome questo processo è sempre più un successo, comunque, ci sarà un bisogno crescente di trovare modi per “filtrare‿ l’enorme quantità d’informazione disponibile. L’enfasi passerà dal semplice contenuto “creativo‿ al presentare un contesto per esso; un punto di vista su esso – proprio come uno dei ruoli del curatore è identificare, contestualizzare e presentare un punto di vista sui lavori artistici. Mentre la maggior parte dei siti Web museali  hanno una lista di link, pochi tendono a curare questi link o ad offrire la ragione per cliccarli oltre un generico “sito da visitare‿.
Il ''Whitney Web site'', per esempio, dichiara ''“Da questa postazione, noi offriamo un collegamento ad altri siti di musei, dove sta accadendo una delle più interessanti consegne del contenuto del museo. L’inclusione in questa lista non costituisce un’approvazione del Whitney Museum, né questa lista comprende tutti i significati.'' E mentre questo può essere più esplicito degli altri, non è fuori dal comune.  ''The Musee d'art contemporain de Montreal'' ha una delle più organizzate e complete liste di arte contemporanea sul Web, ma non fornisce molte contestualizzazioni per i collegamenti. Il ''Cincinnati Contemporary Arts Center'' dichiara ''“Siamo interessati ad esplorare il Web come un “nuovo per gli artisti e stiamo progettando di sviluppare questa pagina di Mostre Virtuali per rendere ciò possibile. Temporaneamente, ci sono link a vari siti che usano il cyberspazio come uno spazio artistico.E forniscono informazioni contestuali sui collegamenti. In maniera interessante, un museo scientifico, l’Exploratorium, presenta settimanalmente la lista dei “dieci siti più molti dei quali spesso sono siti artistici. Il sito fotografico on line del National Museum of American Arts, Helios, aggiorna le risorse web fotografiche ogni due settimane in “Transmissions."''
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Il ''[http://www.echonyc.com/~whitney/weblinks/main.html Whitney Web site]'', per esempio, dichiara ''“Da questa postazione, noi offriamo un collegamento ad altri siti di musei, dove sta accadendo una delle più interessanti consegne del contenuto del museo. L’inclusione in questa lista non costituisce un’approvazione del Whitney Museum, né questa lista comprende tutti i significati.'' E mentre questo può essere più esplicito degli altri, non è fuori dal comune.  ''[http://media.macm.qc.ca/homea.htm The Musee d'art contemporain de Montreal]'' ha una delle più organizzate e complete '''liste di arte contemporanea sul Web''', ma non fornisce molte contestualizzazioni per i collegamenti. Il ''[http://www.spiral.org/virtualexhibitions.html Cincinnati Contemporary Arts Center]'' dichiara ''“Siamo interessati ad esplorare il '''Web come un “nuovo Medium‿''' per gli artisti e stiamo progettando di sviluppare questa pagina di Mostre Virtuali per rendere ciò possibile. Temporaneamente, ci sono link a vari siti che usano il cyberspazio come uno spazio artistico.‿'' E forniscono informazioni contestuali sui collegamenti. In maniera interessante, un museo scientifico, l’[http://www.exploratorium.edu/learning_studio/cool/arts.html Exploratorium], presenta settimanalmente la lista dei “dieci siti più caldi‿ molti dei quali spesso sono siti artistici. Il sito fotografico on line del National Museum of American Arts, [http://nmaa-ryder.si.edu/helios/index1.html Helios],aggiorna le risorse web fotografiche ogni due settimane in “[http://nmaa-ryder.si.edu/helios/transmissions.html Transmissions]‿.
 
==Fare il curatore del Web: mappe & iperesperimenti==
 
==Fare il curatore del Web: mappe & iperesperimenti==
Il parallelo più vicino ad una lista di collegamenti Web può essere la bibliografia in calce. Comunque, una volta che facciamo ricerche fuori dalla collezione del museo (nel Web), persino in modo bibliografico, i confini concettuali si aprono per curare lo stesso Web, così per parlare. Naturalmente, le mostre dall’esterno della collezione non sono nuove, ma sono ancora ampiamente praticate in Rete. Ci sono, comunque, alcuni esempi intriganti.
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Il parallelo più vicino ad una lista “curata‿ di collegamenti Web può essere la bibliografia in calce. Comunque, una volta che facciamo ricerche fuori dalla collezione del museo (nel Web), persino in modo bibliografico, i confini concettuali si aprono per curare lo stesso Web, così per parlare. Naturalmente, le mostre dall’esterno della collezione non sono nuove, ma sono ancora ampiamente praticate in Rete. Ci sono, comunque, alcuni esempi intriganti.
  
''L’Institute for Contemporary Art'' di Londra ha ciò che chiama , che “esplorano le idee ed i temi attraverso i siti web. Ogni '''curatour''' esplora un tema differente ed è affiancato da uno specialista in quel campo.Fino ad oggi ci sono soltanto due curatour ed essi stanno avvicinandosi allo scadere, così non è chiaro se ICA intenda continuare il programma. ''Colour-Color'' dell’artista '''Jake Tilson''' “punta l’attenzione sull’uso del colore su Internet dal simbolismo e da istanze teoriche agli effetti che crea.L’altro curatour, '''Collapse''' attualmente è meno un web tour di quanto sia l’idea di usare una differente interfaccia – in questo caso VRML – per esplorare il sito ICA da un diverso punto di vantaggio, così per parlare.
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''L’Institute for Contemporary Art'' di Londra ha ciò che chiama “[http://www.illumin.co.uk/ica/CURATOUR/index.html Curatours]‿, che “esplorano le idee ed i temi attraverso i siti web. Ogni '''curatour''' esplora un tema differente ed è affiancato da uno specialista in quel campo.Fino ad oggi ci sono soltanto '''due curatour''' ed essi stanno avvicinandosi allo scadere, così non è chiaro se ICA intenda continuare il programma. ''Colour-Color'' dell’artista '''Jake Tilson''' “punta l’attenzione sull’uso del colore su Internet dal simbolismo e da istanze teoriche agli effetti che crea.L’altro curatour, '''Collapse''' attualmente è meno un web tour di quanto sia l’idea di usare una differente interfaccia – in questo caso VRML – per esplorare il sito ICA da un diverso punto di vantaggio, così per parlare.
 
   
 
   
[[Immagine:Cyberatlas.gif|left|CyberAtlas]]''Il Guggenheim Museeum ha un programma simile, che si chiama '',
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[[Immagine:Cyberatlas.gif|left|CyberAtlas]]''Il Guggenheim Museeum ha un programma simile, che si chiama “[http://cyberatlas.guggenheim.org/intro/ca-f.html CyberAtlas]‿'',
''“Uno sforzo concertato per fare il diagramma di questa terra incognita [[http://www.ecn.org/wikiartpedia/index.php/Gi%C3%B9_nel_Ciberspazio il cyberspazo]]''. ''L’anima di CyberAtlas è commissionare e collezionare una serie di mappe del cyberspazio, con particolare attenzione ai siti dedicati all’arte visuale ed alla cultura''.''Diversamente dalla tipica mappa della navigazione, le mappe in CyberAtlas possono portarti dove vuoi andare così come ti dicono come fare: cliccando su un sito Web in una qualunque delle mappe, sarai trasportato immediatamente alla pagina corrispondente su .''
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''“Uno sforzo concertato per fare il diagramma di questa terra incognita [[Giu' nel Cyberspazio|il cyberspazio]]''. ''L’anima di CyberAtlas è commissionare e collezionare una serie di '''mappe del cyberspazio''', con particolare attenzione ai siti dedicati all’arte visuale ed alla cultura''.''Diversamente dalla tipica mappa della navigazione, le mappe in CyberAtlas possono portarti dove vuoi andare così come ti dicono come fare: cliccando su un sito Web in una qualunque delle mappe, sarai trasportato immediatamente alla pagina corrispondente su Internet‿.''
  
  
I suoi primi due progetti sono ''Electric Sky'' di [http://www.ecn.org/wikiartpedia/index.php/Ippolito_Jon Jon Ippolito] – “Stelle brillanti nel firmamento dell’arte on line e delle reti che la – ed ''Intelligent Life'' di '''Laura Trippi''' – “Una mappa tematica che traccia connessioni tra gli sviluppi scientifici recenti e l’arte, la teoria e la cultura . Questi sono meravigliosi, lavori che devono essere assolutamente visti, che puntano verso un’importante direzione nel farsi carico del web.
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I suoi primi due progetti sono ''Electric Sky'' di [[Ippolito Jon
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|Jon Ippolito]] – “Stelle brillanti nel firmamento dell’arte on line e delle reti che la supportano‿ – ed ''Intelligent Life'' di '''Laura Trippi''' – “Una mappa tematica che traccia connessioni tra gli sviluppi scientifici recenti e l’arte, la teoria e la cultura popolare‿. Questi sono meravigliosi lavori che devono essere assolutamente visti, che puntano verso un’importante direzione nel farsi carico del web.
  
Come variante della mappa Web, il ''Walker Art Center'' ha commissionato un [http://www.ecn.org/wikiartpedia/index.php/Beuys_Joseph Joseph Beuys]. L’occasione è stata una mostra del suo lavoro, ma l’obiettivo è stato scrivere un testo informazionale che potrebbe non solo essere letto in una maniera non-lineare, ma dovrebbe anche essere progettato per portare vantaggio alle numerose risorse di Internet, con il collegamento ad esse sempre appropriato. Se il ''World Wide Web'' è un prototipo di ''Memex'' di Bush o di ''Xanadu'' di Nelson, allora potremmo costruire programmi che portano vantaggio a questa “biblioteca . (8) Il Walker progetta di commissionare almeno tre ''hyperessays'' all’anno su temi ampi che siano in relazione alla programmazione del sito.
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Come variante della mappa Web, il ''Walker Art Center'' ha commissionato un [http://www.walkerart.org/beuys/beuysframe.html hyperessay]‿ (iper-esperimento) basato sulla vita e lavoro di [[Beuys Joseph|Joseph Beuys]]. L’occasione è stata una mostra del suo lavoro, ma l’obiettivo è stato '''scrivere un testo informazionale''' che potrebbe non solo essere letto in una maniera non-lineare, ma dovrebbe anche essere progettato per portare vantaggio alle numerose risorse di Internet, con il collegamento ad esse sempre appropriato. Se il ''World Wide Web'' è un prototipo di ''Memex'' di Bush o di ''Xanadu'' di Nelson, allora potremmo costruire programmi che portano vantaggio a questa “biblioteca universale‿. (8) Il Walker progetta di commissionare almeno tre ''hyperessays'' all’anno su temi ampi che siano in relazione alla programmazione del sito.
 
==Fare il curatore di Web Art==
 
==Fare il curatore di Web Art==
Annotare collegamenti, fare la mappa del territorio, navigare una strada, sono tutte funzioni curatoriali che operano su oggetti digitali e/o su un dominio digitale. Forse la più chiara espressione di questo tipo di sforzo è prendersi cura dell’arte ''Web-specific''. Mentre la tecnologia, incluso il Web, è stata fatta a suo modo nella galleria per gli scorsi trent’anni o più, oggi appare esserci meno consenso nella comunità museale sulla definizione o persino sul valore di un’arte Web-specific.
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Annotare collegamenti, fare la mappa del territorio, navigare una strada, sono tutte '''funzioni curatoriali''' che operano su oggetti digitali e/o su un dominio digitale. Forse la più chiara espressione di questo tipo di sforzo è prendersi cura dell’arte ''Web-specific''. Mentre la tecnologia, incluso il Web, è stata fatta a suo modo nella galleria per gli scorsi trent’anni o più, oggi appare esserci '''meno consenso''' nella comunità museale sulla definizione o persino sul valore di un’arte '''Web-specific'''.
  
Molti artisti hanno incorporato Internet come un aspetto delle loro installazioni fisiche nei musei: '''Bowling Alley di Shu Lea Cheang''', originariamente presentato al ''Walker Art Center'', le recenti installazioni di [http://www.waddington-galleries.com/artists/halley/ Peter Halley] ed il progetto '''Exploding Cell''' al ''Museum of Modern Art'', per nominarne giusto due, ma per quanto riguarda l’abbraccio tra l’arte Web-specific ed i musei finora si è andati con i piedi di piombo.
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Molti artisti hanno incorporato Internet come un aspetto delle loro '''installazioni fisiche''' nei musei: [http://www.fa.indiana.edu/~bowling/ Bowling Alley] di '''Shu Lea Cheang''', originariamente presentato al ''Walker Art Center'', le recenti installazioni di [http://www.waddington-galleries.com/artists/halley/ Peter Halley] ed il progetto [http://www.moma.org/exhibitions/halley/index.html Exploding Cell] al ''Museum of Modern Art'', per nominarne giusto due, ma per quanto riguarda l’abbraccio tra l’arte Web-specific ed i musei finora si è andati con i piedi di piombo.
  
Due dei primi pionieri, è interessante notarlo, sono entrambi musei universitari con una forte propensione per la fotografia e la programmazione artistica. Il ''California Museum of Photography'' di ''UC Riverside'' ha presentato per molti anni progetti di artisti Web-specific così come ha incoraggiato mostre che hanno componenti Web significativi. Hanno persino acquistato una copia del programma Adobe Photoshop per la loro collezione permanente per la sua importanza nella storia futura dell’immagine. @art, uno dei cui fondatori, Joseph Squier, è un fotografo, un affiliato di una galleria d’arte elettronica con la Scuola d’Arte e Design, dell’Università dell’Illinois a Urbana-Champaig. I progetti di @art includono lavori di Peter Campus, Carol Flax, Barbara DeGenevieve, ed altri.
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Due dei primi pionieri, è interessante notarlo, sono entrambi '''musei universitari''' con una forte propensione per la fotografia e la programmazione artistica. Il ''[http://www.cmp.ucr.edu/site/webworks.html California Museum of Photography]'' di ''UC Riverside'' ha presentato per molti anni progetti di artisti Web-specific così come ha incoraggiato mostre che hanno componenti Web significativi. Hanno persino acquistato una copia del programma Adobe Photoshop per la loro collezione permanente per la sua importanza nella storia futura dell’immagine. [http://gertrude.art.uiuc.edu/@art/ @art], uno dei cui fondatori, Joseph Squier, è un fotografo, un affiliato di una galleria d’arte elettronica con la Scuola d’Arte e Design, dell’Università dell’Illinois a Urbana-Champaig. I progetti di @art includono lavori di Peter Campus, Carol Flax, Barbara DeGenevieve, ed altri.
  
Uno dei più innovativi e sostanziali sforzi di un museo per sorreggere l’arte Web-specific è dal 1994 il Dia Center's series of over half a dozen projects. Di seguito c’è una auto-descrizione dei loro sforzi:
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Uno dei più innovativi e sostanziali sforzi di un museo per sorreggere l’arte Web-specific è dal 1994 il [http://www.diacenter.org/rooftop/webproj/index.html Dia Center's series of over half a dozen projects]. Di seguito c’è una auto-descrizione dei loro sforzi:
  
[[Immagine:Closkytitle.gif|left|Claude Closky]]''Dia's artists' projects per il Web è iniziato nell’ultima parte del 1994 quando Michael Govan divenne il Direttore di Dia. Il suo sostegno entusiastico al Web aveva due obiettivi: uno, far informazione intorno a Dia ed al suo programma accessibile ad un ampio pubblico; due, più importante, commissionare lavori artistici fatti specificamente per il web. Da questo principio, Dia si è definita come un veicolo per la realizzazione di progetti artistici straordinari che non potrebbero essere sorretti diversamente da istituzioni più convenzionali. Per questo fine, si è sempre cercato di facilitare esperienze dirette e non mediate tra il pubblico ed il lavoro artistico. Il web ha fornito l’opportunità di portare l’arte direttamente al pubblico commissionando progetti densi di significato ad artisti che erano interessati ad esplorare le potenzialità estetiche e concettuali di questo nuovo medium.''
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[[Immagine:Closkytitle.gif|left|Claude Closky]]''[http://www.diacenter.org/rooftop/webproj/index.html  Dia's artists]'' projects per il Web è iniziato nell’ultima parte del 1994 quando Michael Govan divenne il Direttore di Dia. Il suo sostegno entusiastico al Web aveva due obiettivi: uno, '''far informazione''' intorno a Dia ed al suo programma accessibile ad un ampio pubblico; due, più importante, '''commissionare lavori''' artistici fatti specificamente per il web. Da questo principio, Dia si è definita come un '''veicolo''' per la realizzazione di progetti artistici straordinari che non potrebbero essere sorretti diversamente da istituzioni più convenzionali. Per questo fine, si è sempre cercato di '''facilitare esperienze dirette''' e non mediate tra il pubblico ed il lavoro artistico. Il web ha fornito l’opportunità di portare l’'''arte direttamente al pubblico''' commissionando progetti densi di significato ad artisti che erano interessati ad esplorare le potenzialità estetiche e concettuali di questo nuovo medium.''
  
''Il Curatore di Dia, Lynne Cooke, seleziona gli artisti con cui Dia progetta di lavorare collaborando con Sara Tucker, Direttore di Digital Media. Sulla base della nostra ricerca estesa e continua della pratica artistica contemporanea, noi seguiamo il lavoro di molti artisti, sia negli Stati Uniti che all’estero, spaziando dai giovani e sconosciuti fino ai famosi e affermati. Scegliamo artisti principalmente dalle belle arti, ma anche dalle discipline affini, tra cui danza ed architettura, essendo convinti che si avvicineranno al medium in un modo riflessivo e non ortodosso. Gli artisti pongono nel Web una serie di istanze e domande, a cui si dedicano nel loro lavoro in altri media, formulando progetti che incoraggiano le loro idee nel dedicarsi al contesto e alle caratteristiche del Web.''
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''Il Curatore di Dia, Lynne Cooke, '''seleziona gli artisti''' con cui Dia progetta di lavorare collaborando con Sara Tucker, Direttore di Digital Media. Sulla base della nostra ricerca estesa e continua della pratica artistica contemporanea, noi seguiamo il lavoro di molti artisti, sia negli Stati Uniti che all’estero, spaziando dai giovani e sconosciuti fino ai famosi e affermati. Scegliamo artisti principalmente dalle belle arti, ma anche dalle discipline affini, tra cui '''danza ed architettura''', essendo convinti che si avvicineranno al medium in un modo riflessivo e non ortodosso. Gli artisti pongono nel Web una serie di istanze e domande, a cui si dedicano nel loro lavoro in altri media, formulando progetti che incoraggiano le loro idee nel dedicarsi al contesto e alle caratteristiche del Web.''
 
   
 
   
''Non ci sono regole formali o linee-guida per questi progetti – il processo di produzione di solito varia notevolmente da progetto a progetto. Sara Tucker lavora a stretto contatto con l’artista per realizzare il progetto in maniera ottimale. Le decisioni sulla larghezza di banda o sul browser per progettare sono lasciati all’artista dopo che hanno capito i diversi passaggi. Anche se ci sono state alcune eccezioni, la maggior parte degli artisti non aveva abilità di programmazione: il processo dell’opera si evolve prima esplorando potenzialità e limiti, poi l’artista lavora insieme alla Tucker per progettare e programmare i progetti.''
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''Non ci sono regole formali o linee-guida per questi progetti – il processo di produzione di solito varia notevolmente da progetto a progetto. Sara Tucker lavora a stretto contatto con l’artista per realizzare il progetto in maniera ottimale. Le decisioni sulla larghezza di banda o sul browser per progettare sono '''lasciati all’artista''' dopo che hanno capito i diversi passaggi. Anche se ci sono state alcune eccezioni, la maggior parte degli artisti non aveva abilità di programmazione: il processo dell’opera si evolve prima '''esplorando potenzialità e limiti''', poi l’artista lavora insieme alla Tucker per progettare e programmare i progetti.''
  
''I Multimedia e l’elettronica non sono nuovi alle arti visuali. Dia, per esempio, ha sponsorizzato le installazioni di alcuni artisti come la Monte Uoung e Robert Whitman nei primi anni Settanta. I media digitali, però, hanno acquisito sempre più importanza nelle arti visuali poiché il progresso delle tecnologie informatiche e comunicative ha reso possibile agli artisti manipolare facilmente le immagini, il testo ed il suono e immaginare la distribuzione del loro lavoro ad un pubblico numerosissimo suggerito dalla crescita esponenziale di Internet. Dato che lo sviluppo storico di ogni nuovo medium, del film come della fotografia,  è stato condotto dagli artisti, è nostra speranza che Dia, implementando i progetti degli artisti nel regno dei media digitali, possa estendere i confini di questo medium e sfidare le presupposizioni dominanti che lo governano.''
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''I Multimedia e l’elettronica non sono nuovi alle arti visuali. Dia, per esempio, ha '''sponsorizzato''' le installazioni di alcuni artisti come la Monte Uoung e Robert Whitman nei primi anni Settanta. I media digitali, però, hanno acquisito sempre più importanza nelle arti visuali poiché il progresso delle tecnologie informatiche e comunicative ha reso possibile agli artisti '''manipolare facilmente le immagini''', il testo ed il suono e immaginare la distribuzione del loro lavoro ad un pubblico numerosissimo suggerito dalla crescita esponenziale di Internet. Dato che lo sviluppo storico di ogni nuovo medium, del film come della fotografia,  è stato condotto dagli artisti, è nostra speranza che Dia, implementando i progetti degli artisti nel regno dei media digitali, possa estendere i confini di questo medium e sfidare le presupposizioni dominanti che lo governano.''
  
''L’obiettivo principale di questo programma di progetti di artisti per il web è commissionare una serie di progetti differenti, di rottura ed intriganti. (9)''
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''L’obiettivo principale di questo programma di progetti di artisti per il web è commissionare una serie di progetti differenti, '''di rottura ed intriganti'''. (9)''
  
[[Immagine:C10.gif|right|Ding an sich]]Il Walker Art Center, con il rilancio del suo sito Web nel luglio 1997 ha creato una “Gallery virtuale, in cui ha istituito una serie di progetti di artisti, primo di tutti ''Ding an Sich (The Canon Series)'' di '''Piotr Szyhalski'''. Durante l’anno il Walker si concentrerà sul commissionare progetti ad artisti emergenti per questo medium che  è emergente, con piani immediati per il lavoro di '''Lisa Jevbrat''' il sito Web del Walker, di Paul Vanouse, con una presentazione del suo ''Consensual Fantasy Engine'', e una “collaborazione di '''Janet Cohen''', '''Keith Frank''' e '''Jon Ippolito'''.
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[[Immagine:C10.gif|right|Ding an sich]]Il [http://www.walkerart.org/gallery9/ Walker Art Center], con il rilancio del suo sito Web nel luglio 1997 ha creato una “Gallery 9‿ virtuale, in cui ha istituito una serie di progetti di artisti, primo di tutti ''Ding an Sich (The Canon Series)'' di '''Piotr Szyhalski'''. Durante l’anno il Walker si concentrerà sul commissionare progetti ad artisti emergenti per questo medium che  è emergente, con piani immediati per il lavoro di '''Lisa Jevbrat''' “Stillmanizing‿ il sito Web del Walker, di Paul Vanouse, con una presentazione del suo ''Consensual Fantasy Engine'', e una “collaborazione antagonista‿ di '''Janet Cohen''', '''Keith Frank''' e '''Jon Ippolito'''.
  
  
 
==Collezionare Web Art==
 
==Collezionare Web Art==
Il San Francisco Museum of Modern Art ha fatto recentemente uno dei più grandi tuffi in termini di musei e di Web porzioni di tre siti Web: '''adaweb''', '''Atlas''', '''and Funnel'''. Anche se il curatore dell’architettura e del design, Aaron Betsky, ha chiesto a questi tre siti web di fare una donazione per la collezione e “sta trattando i pezzi come se volesse design grafico piuttosto che lavori di belle , (10) la decisone cosciente, curatoriale di collezionare “questo oltre – specialmente quando è un sito Web – è un evento significativo.
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Il San Francisco Museum of Modern Art ha fatto recentemente uno dei più grandi tuffi in termini di musei e di Web “acquisendo‿ porzioni di tre siti Web: [http://www.adaweb.com adaweb], [http://atlas.organic.com Atlas], and [http://atlas.organic.com Funnel]. Anche se il curatore dell’architettura e del design, Aaron Betsky, ha chiesto a questi tre siti web di fare una donazione per la collezione e “sta trattando i pezzi come se volesse design grafico piuttosto che lavori di belle arti‿, (10) la decisone cosciente, curatoriale di collezionare “questo oltre quello‿ – specialmente quando “questo‿ è un sito Web – è un evento significativo.
  
Il ''Whitney Museum of American Art'' ha acquistato  ''The World's First Collaborative Sentence'' di Douglas Davis come parte dell’eredità del collezionista Eugene Schwartz e prevede di ospitarla nel loro server, sebbene sia ancora collocata nel dipartimento dell’università dove è stata creata.
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Il ''Whitney Museum of American Art'' ha acquistato  ''[http://math240.lehman.cuny.edu/art/ The World's First Collaborative Sentence]'' di Douglas Davis come parte dell’eredità del collezionista Eugene Schwartz e prevede di ospitarla nel loro server, sebbene sia ancora collocata nel dipartimento dell’università dove è stata creata.
  
Walker Art Center ha anche un accordo teorico per acquisire il sito completo ''adaweb'', che i proprietari corporativi non saranno più a lungo in grado di sorreggere per lo sforzo eccessivo. (11) adaweb vorrebbe continuare per essere servita dal sito del Walker, ma i nuovi progetti non dovrebbero essergli aggiunti. Il Walker prevede l’acquisizione di adaweb come un primo passo significativo in un ulteriore impegno per creare una collezione di studi digitali di specifica Web-art.
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Walker Art Center ha anche un accordo teorico per acquisire il sito completo ''adaweb'', che i proprietari corporativi non saranno più a lungo in grado di sorreggere per lo '''sforzo eccessivo'''. (11) adaweb vorrebbe continuare per essere servita dal sito del Walker, ma i nuovi progetti non dovrebbero essergli aggiunti. Il Walker prevede l’'''acquisizione di adaweb''' come un primo passo significativo in un ulteriore impegno per creare una collezione di '''studi digitali''' di specifica Web-art.
  
  
== (3) '''Competizione culturale'''==
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== (3)Competizione culturale==
  
Quando ''Disney'' propose un parco a tema storico, situato in parte sul luogo del campo di battaglia della Guerra Civile in Virginia, ci fu una protesta clamorosa – e soltanto una parte di essa provenìva dalla gente che abitava nelle vicinanze preoccupata del suo impatto sulla loro caccia alla volpe. Ci fu uguale ansietà sulla della storia e su come avrebbe potuto competere con tale luogo di apprendimento attraverso il divertimento un museo reale come il vicino Smithsonian. Infatti, è luogo comune lamentarsi della mansione dei musei che devono competere con le diverse forze travolgenti dell’intrattenimento popolare, sia che siano ''Niketown'' o ''Disney''o ''Amistad''.  
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Quando ''Disney'' propose un parco a tema storico, situato in parte sul luogo del campo di battaglia della Guerra Civile in Virginia, ci fu una '''protesta clamorosa''' – e soltanto una parte di essa provenìva dalla gente che abitava nelle vicinanze preoccupata del suo impatto sulla loro caccia alla volpe. Ci fu uguale '''ansietà sulla “Disneificazione‿''' della storia e su come avrebbe potuto competere con tale luogo di apprendimento attraverso il divertimento un museo reale come il vicino Smithsonian. Infatti, è luogo comune lamentarsi della mansione dei musei che devono competere con le diverse forze travolgenti dell’'''intrattenimento popolare''', sia che siano ''Niketown'' o ''Disney''o ''Amistad''.  
  
Senza minimizzare – o volersi impegolare in questo discorso – le domande di esperienze autentiche o non autentiche in una cultura mediata, dal mio punto di vista, dimenticano di competere con la visione artistica di un [http://freeweb.supereva.com/spielberg/ Steven Spielberg] o di un [http://www.1aait.com/larovere/cameronj.htm James Cameron], noi musei cerchiamo con difficoltà di non perdere di vista il fatto di rimanere soli di fronte ai più modesti sforzi di artisti e di organizzazioni di artisti che lavorano il Web oggi.
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Senza minimizzare – o volersi impegolare in questo discorso – le domande di esperienze autentiche o non autentiche in una cultura mediata, dal mio punto di vista, '''dimenticano di competere''' con la visione artistica di un [http://freeweb.supereva.com/spielberg/ Steven Spielberg] o di un [http://www.1aait.com/larovere/cameronj.htm James Cameron], noi musei cerchiamo con difficoltà di non perdere di vista il fatto di rimanere soli di fronte ai '''più modesti sforzi''' di artisti e di organizzazioni di artisti che lavorano il Web oggi.
  
Nel gennaio 1997 mi fu richiesto dalla pubblicazione ''AAM, Museum News,'' di scrivere sui migliori siti Web dei musei. Risposi suggerendo che un non-museo, ''artnetweb'', aveva il miglio sito Web. L’ambiente Web museale è un ordine di grandezza più ricco di anno in anno, ma non sono ancora convinto che i migliori siti Web museali siano prodotti dai musei che “vogliono investire nel con collezioni di lavori artistici.  
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Nel gennaio 1997 mi fu richiesto dalla pubblicazione ''AAM, Museum News,'' di scrivere sui [http://www.yproductions.com/talks/ migliori siti Web dei musei]. Risposi suggerendo che un non-museo, ''artnetweb'', aveva il miglior sito Web. L’ambiente Web museale è un '''ordine di grandezza''' più ricco di anno in anno, ma non sono ancora convinto che i migliori siti Web museali siano prodotti dai musei che “vogliono investire nel mattone‿ con collezioni di lavori artistici.  
 
==Musei Virtuali==
 
==Musei Virtuali==
Proprio come nella “vita , dove il Louvre è uno dei più famosi musei nel mondo, ''Le WebLouvre'' è uno dei più conosciuti, più visitati e più spesso linkati siti Web nel cyberspazio. Soltanto che ''Le WebLouvre'' è un museo virtuale. Non ha collezioni e non è ufficialmente in relazione con il Louvre (è frormalmente chiamato ''Le WebMuseum'' dopo una con gli avvocati del Louvre.  
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Proprio come nella “vita reale‿, dove '''il Louvre''' è uno dei più famosi musei nel mondo, ''[http://mistral.enst.fr/~pioch/louvre Le WebLouvre]'' è uno dei più conosciuti, più visitati e più spesso linkati siti Web nel cyberspazio. Soltanto che ''Le WebLouvre'' è un museo virtuale. Non ha collezioni e non è ufficialmente in relazione con il Louvre (è frormalmente chiamato ''Le WebMuseum'' dopo una “chiacchierata‿ con gli avvocati del Louvre).  
  
''Parte del server World Wide Web dell’ ENST (Ecole Nationale Superieure des Telecommunications, Paris), Le WebLouvre – nessun rapporto ufficiale con il famoso museo d’arte – è stato creato da Nicolas Pioch, uno studente ventitreenne ed istruttore di informatica all’ENST. Il progetto viene continuamente sviluppato ed espanso con l’aiuto di contributi esterni perché “maggior materia prima artistica è necessaria su come spiega Pioch.'' (12)  
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''Parte del server World Wide Web dell’ENST (Ecole Nationale Superieure des Telecommunications, Paris), Le WebLouvre – nessun rapporto ufficiale con il famoso museo d’arte – è stato creato da Nicolas Pioch, uno studente ventitreenne ed istruttore di informatica all’ENST. Il progetto viene continuamente sviluppato ed espanso con l’aiuto di '''contributi esterni''' perché “maggior materia prima artistica è necessaria su Internet‿ come spiega Pioch.'' (12)  
  
Esistono altri esempi di musei virtuali che “prendono a le collezioni di altri musei o essi stessi modello a un museo, ma sono più interessato all’ampia, incredibile portata delle che fanno molte di quelle cose che i musei dovrebbero pensare di fare di più, senza sentire la necessità di definirsi in quanto musei. Qual è il punto, dopo tutto, se la collezione è sia virtuale (i.e. non-esistente) o digitale, nel qual caso è infinitamente e esattamente replicabile e la domanda di proprietà non è centrale come altri tipi di domande, tipo il punto di vista, il contesto, l’innovazione, il sostegno alla pratica artistica e molte ancora?
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Esistono '''altri esempi''' di musei virtuali che “prendono a prestito‿ le collezioni di altri musei o essi stessi modello a un museo, ma sono più interessato all’ampia, incredibile portata delle '''“istituzioni‿''' che fanno molte di quelle cose che i musei dovrebbero pensare di fare di più, senza sentire la necessità di definirsi in quanto musei. Qual è il punto, dopo tutto, se la collezione è sia virtuale (i.e. '''non-esistente''') o digitale, nel qual caso è infinitamente e esattamente '''replicabile''' e la domanda di proprietà non è centrale come altri tipi di domande, tipo il punto di vista, il contesto, l’innovazione, il sostegno alla pratica artistica e molte ancora?
 
==Organizzazioni Virtuali delle Arti==
 
==Organizzazioni Virtuali delle Arti==
[[Immagine:Adabase2.gif|left|adaweb]]Esistono probabilmente centinaia di organizzazioni virtuali persino nel limitato regno dell’arte contemporanea. Una lista inadeguata di alcuni dei più straordinari dovrebbe includere: ''adaweb, Digital XXX, irational.org, Stadium, The Thing, Turbulence, Year Zero One e  ZoneZero''. Una lista degli artisti e dei progetti rappresentati proprio da questi siti, comunque, costituirebbe una significativa.[''Prima che ti lamenti riguardo a tutti i grandi siti perduti, continua a leggere, in seguito, in differenti contesti se ne discuterà più ampiamente''.]Ancora, l’impegno di ognuno di questi siti verso un contesto critico, l’educazione, l’interfaccia innovativa, la costruzione di comunità, e sì, la selezione culturale, colpisce ed ispira.  
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[[Immagine:Adabase2.gif|left|adaweb]]Esistono probabilmente '''centinaia di organizzazioni virtuali''' persino nel limitato regno dell’arte contemporanea. Una lista inadeguata di alcuni dei più straordinari dovrebbe includere: ''adaweb, Digital XXX, irational.org, Stadium, The Thing, Turbulence, Year Zero One e  ZoneZero''. Una lista degli artisti e dei progetti rappresentati proprio da questi siti, comunque, costituirebbe una '''“collezione‿ significativa'''.[''Prima che ti lamenti riguardo a tutti i grandi siti perduti, continua a leggere, in seguito, in differenti contesti se ne discuterà più ampiamente''.]Ancora, l’impegno di ognuno di questi siti verso un contesto critico, l’educazione, l’interfaccia innovativa, la costruzione di comunità, e sì, la '''selezione culturale''', colpisce ed ispira.  
 
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La domanda interessante è non come rendere questi siti in competizione con quelli dei musei, o come i musei virtuali, ma piuttosto, che cosa i musei tradizionali hanno che questi siti non hanno o non potrebbero avere?
 
La domanda interessante è non come rendere questi siti in competizione con quelli dei musei, o come i musei virtuali, ma piuttosto, che cosa i musei tradizionali hanno che questi siti non hanno o non potrebbero avere?
  
Prima di affrontare la questione, comunque, mi piacerebbe vedere nel dettaglio alcune delle altre che i musei fronteggiano. Nel “mondo è difficile per una rivista d’arte, per esempio, competere direttamente con un museo. Un sulle pagine è raramente paragonabile ad un’installazione nelle gallerie. Nel regno , comunque, la galleria virtuale di una zine [rivista autoprodotta on line (n.d.r.)] è potenzialmente proprio effettiva come la galleria virtuale di un museo – entrambe possono procurarsi la stessa quantità di spazio sull’hard drive, di cyberspazio, di spazio del colore, di capacità di codifica. Ancora, qual è allora la differenza?
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Prima di affrontare la questione, comunque, mi piacerebbe vedere nel dettaglio alcune delle '''altre “competizioni‿''' che i musei fronteggiano. Nel “mondo atomico‿ è difficile per una rivista d’arte, per esempio, competere direttamente con un museo. Un '''“progetto‿ sulle pagine''' è raramente paragonabile ad un’installazione nelle gallerie. Nel regno “digitale‿, comunque, la galleria virtuale di una zine [rivista autoprodotta on line (n.d.r.)] è potenzialmente proprio effettiva come la galleria virtuale di un museo – entrambe possono procurarsi la '''stessa quantità di spazio''' sull’hard drive, di cyberspazio, di spazio del colore, di capacità di codifica. Ancora, qual'è allora la differenza?
 
==Zine Gallerie==
 
==Zine Gallerie==
Può essere vero che ogni dipartimento artistico di laureati ed il 50% dei dipartimenti studenteschi nel mondo stiano iniziando '''zine on line'''. E molti di essi sono molto buoni. Non è soltanto l’università la sorgente di zine. Ma da dovunque esse provengano, la maggior parte di esse, che si occupa di arte e cultura visiva in ogni modalità significativa, le '''gallerie digitali''' di artefatti on line.  
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Può essere vero che ogni dipartimento artistico di laureati ed il 50% dei dipartimenti studenteschi nel mondo stiano iniziando '''zine on line'''. E molti di essi sono molto buoni. Non è soltanto l’università la sorgente di zine. Ma da dovunque esse provengano, la maggior parte di esse, che si occupa di arte e cultura visiva in ogni modalità significativa, “cura‿ le gallerie digitali di '''artefatti on line'''.  
 
Una breve lista ancora inadeguata potrebbe includere ''Hotwired’s rgb gallery, Leonardo Electronic Almanac, Speed, Switch from the CADRE Institute at San Jose State University, Talk Back!, Why Not Sneeze?'' e molte altre.
 
Una breve lista ancora inadeguata potrebbe includere ''Hotwired’s rgb gallery, Leonardo Electronic Almanac, Speed, Switch from the CADRE Institute at San Jose State University, Talk Back!, Why Not Sneeze?'' e molte altre.
  
[[Immagine:Disalvo.gif|left|Carl DiSalvo, LEA]]''Nell’ideare il re-design della Leonardo Electronic Almanac Gallery, ho sentito la necessità di fare alcuni passi indietro per poi poter andare avanti. Il World Wide Web è pieno di “gallerie , la maggioranza delle quali sono semplicemente link a lavori o a homepage personali. Sebbene interessanti occasionalmente, questi siti presentano più una collezione di portfolio che ciò che ci si aspetterebbe sotto la sembianza di . Con la LEA Gallery ho voluto sostenere alcuni aspetti della galleria tradizionale – la presenza curatoriale, i temi, ed un senso di collocazione in una storia più grande di quanto sia il world wide web.''
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[[Immagine:Disalvo.gif|left|Carl DiSalvo, LEA]]''Nell’ideare il re-design della Leonardo Electronic Almanac Gallery, ho sentito la necessità di fare alcuni passi indietro per poi poter andare avanti. Il World Wide Web è '''pieno di “gallerie virtuali‿''', la maggioranza delle quali sono semplicemente '''link a lavori o a homepage personali'''. Sebbene interessanti occasionalmente, questi siti presentano più di una collezione di portfolio che ciò che ci si aspetterebbe sotto la sembianza di “galleria‿. Con la LEA Gallery ho voluto sostenere alcuni aspetti della '''galleria tradizionale''' – la presenza curatoriale, i temi, ed un senso di collocazione in una storia più grande di quanto sia il world wide web.''
  
''La '''LEA Gallery''' è ideata statica, mai in cambiamento, - che si adatta sia al design che alla funzione dei nuovi progetti complementari, così come offre una struttura per archiviare i lavori più vecchi. Mentre lo stesso Leonardo Electronic Almanac è progettato per ospitare un’ampia varietà di utenti – quelli che utilizzano una tecnologia obsoleta, come quelli che fanno affidamento sui dischi  - su modem e browser più vecchi – la LEA Gallery è stata progettata per dare vantaggio ad alcuni dei più nuovi sviluppi tecnologici. Come la galleria si evolve e si adatta, così la tecnologia che essa utilizza farà altrettanto, e, rendendo la galleria aperta all’esplorazione tecnologica, crea la possibilità per i progetti di provare e utilizzare animazione, suono, VRML e Java.''
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''La '''LEA Gallery''' è ideata statica, mai in cambiamento, - che si adatta sia al design che alla funzione dei nuovi progetti complementari, così come offre una '''struttura per archiviare''' i lavori più vecchi. Mentre lo stesso Leonardo Electronic Almanac è progettato per ospitare un’ampia varietà di utenti – quelli che utilizzano una tecnologia obsoleta, come quelli che fanno affidamento sui dischi  - su modem e browser più vecchi – la LEA Gallery è stata progettata per '''dare vantaggio''' ad alcuni dei più nuovi sviluppi tecnologici. Come la galleria '''si evolve e si adatta''', così la tecnologia che essa utilizza farà altrettanto, e, rendendo la galleria aperta all’esplorazione tecnologica, crea la possibilità per i progetti di provare e utilizzare animazione, suono, VRML e Java.''
  
''Il futuro della galleria comprende la presentazione di nuovi lavori che esplorano i confini tra arte, scienza e tecnologia, lavori di attualità che si accordano con le tematiche esplorate nelle domande mensili dell’Almanac, omaggi artistici ai pionieri dei media e lavori che illuminano le teorie sulle arti e le scienze.''--Patrick Maun, curatore di LEA Gallery (13)  
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''Il futuro della galleria comprende la presentazione di nuovi lavori che '''esplorano''' i confini tra arte, scienza e tecnologia, lavori di attualità che si accordano con le tematiche esplorate nelle domande mensili dell’Almanac, omaggi artistici ai pionieri dei media e lavori che illuminano le teorie sulle arti e le scienze.''--Patrick Maun, curatore di LEA Gallery (13)  
 
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Come programmatore per Walker's Gallery 9,  potrei – e lo faccio – identificare molti degli stessi obiettivi. Che cosa ci differenzia?
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Come programmatore per Walker's Gallery 9, potrei –e lo faccio– identificare molti degli stessi '''obiettivi'''. Che cosa ci differenzia?
 
==Una festa mobile==
 
==Una festa mobile==
Uno dei più conosciuti siti per i nuovi media non aveva neppure una home pubblica permanente fino all’anno scorso, ''Ars Electronica's "Festival of Art, Technology and Society"'' è stata una potenza significativa per quasi vent’anni e negli anni recenti ha avuto una presenza forte nel Web. Allo stesso modo la conferenza annuale per la ''International Society for Electronic Arts'' (ISEA) ospita un sito Web con una serie di link a lavori artistici scelti da una giuria. L’autorevole conferenza '''SIGGRAPH''' ha una galleria d’arte on line. Persino la più recente Documenta ha curato un sito Web separato dalle sue installazioni fisiche. E per i Musei e la Conferenza di quest’anno, c’è un’esibizione on line di net art.  
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Uno dei più conosciuti siti per i nuovi media non aveva neppure una home pubblica permanente fino all’anno scorso, ''[http://www.aec.at/center/centere.html Ars Electronica's]"Festival of Art, Technology and Society"'' è stata una '''potenza significativa''' per quasi vent’anni e negli anni recenti ha avuto una presenza forte nel Web. Allo stesso modo la conferenza annuale per la ''[http://sthelens.neog.com/isea/isea.htm International Society for Electronic Arts]'' (ISEA) ospita un sito Web con una serie di link a lavori artistici scelti da una giuria. L’autorevole conferenza ''[http://www.siggraph.org/s98/cfp/art/ SIGGRAPH]'' ha una galleria d’arte on line. Persino la più recente Documenta ha curato un sito Web separato dalle sue installazioni fisiche. E per i Musei e la Conferenza di quest’anno, c’è un’'''esibizione on line di netart'''.  
  
Alcuni degli sforzi più significativi in termini di identificare e contestualizzare la net art si sta attuando su base annuale nei festival e nelle conferenze in tutto il mondo. Anche se una connessione CCU-SeeMe o un click http potrebbero non essere la stessa cosa di sorseggiare un caffè espresso lungo i marciapiedi di Parigi, è vero che una festa in rete permette alcuni degli stessi vantaggi “che marchiano a dei musei che hanno un sito.
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Alcuni degli sforzi più significativi in termini di identificare e contestualizzare la net art si sta attuando su base annuale nei festival e nelle conferenze in tutto il mondo. Anche se una connessione CCU-SeeMe o un click http potrebbero non essere la stessa cosa di sorseggiare un caffè espresso lungo i marciapiedi di Parigi, è vero che una festa in rete permette alcuni degli '''stessi vantaggi'''' “che marchiano a fuoco‿ dei musei che hanno un sito.
 
==Progettare l’arte==
 
==Progettare l’arte==
Nel regno digitale, sembra come se non sia sufficiente per gli studi di design avere alcuni prestigiosi profitti, così come i siti Web museali Molte delle maggiori agenzie creano i loro siti Web – opere semi-autonome che sono viste sia come sbocco creativo che come tipo di ricerca per un design sul filo di lama.  
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Nel regno digitale, sembra come se non sia sufficiente per gli studi di design avere alcuni prestigiosi profitti, così come i siti Web museali molte delle '''maggiori agenzie''' creano i loro siti Web d’‿arte‿ – opere semi-autonome che sono viste sia come sbocco creativo che come tipo di ricerca per un design sul filo di lama.  
 
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Oltre la (con)fusione delle case di design che creano contenuto/arte originale, la stessa interfaccia, come si è ampiamente discusso, è una forma d’arte importante  (e.g. ''SFMOMA collecting Web site design''). Un’interfaccia particolarmente interessante, ''Plumb Design's Thinkmap/Visual Thesaurus'', è stata attualmente uno spin-off dell’rsub di Razorfish, ed è la principale interfaccia per l’esibizione di Smithsonian, ''Revealing Things'', menzionata sopra.
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Per esempio, Agency.com ha ''[http://www.urbandesires.com/ Urban Desires]'', un’opera ''heretofore zine-format'' che è nel processo di cambiamento ma i cui obiettivi sono forse più direttamente diretti a creare contenuto culturale: “…creeremo un luogo di ritrovo per la distribuzione dei nuovi media di nuova scuola: pezzi altamente visivi, racconti non così lineari, esplorazioni interattive, film corti, animazioni, giochi, esperimenti, burle mediali … e chi sa cosa altro.‿ ."(14). ''Razorfish'' ha due opere: ''[http://www.razorfish.com/ns-frameset.html The Blue Dot]'' "curato" da Craig M. Kanarick, che piace per il suo sforzo di “provare che il Web può essere bello‿  e ''rsub'', il cui obiettivo è quello di “creare un '''network on line''' di contenuto originale proprio quando ogni altro ha abbandonato.
  
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Oltre la (con)fusione delle case di design che creano contenuto/arte originale, la stessa interfaccia, come si è ampiamente discusso, è una '''forma d’arte importante''' (e.g. ''SFMOMA collecting Web site design''). Un’interfaccia particolarmente interessante, ''Plumb Design's [http://www.thinkmap.com/ Thinkmap]/Visual Thesaurus'', è stata attualmente uno spin-off dell'rsub di Razorfish, ed è la principale interfaccia per l’esibizione di Smithsonian, ''[http://www.si.edu/revealingthings/ Revealing Things]'', menzionata sopra.
 
==Gallerie e-commerciali==
 
==Gallerie e-commerciali==
Le gallerie commerciali attraverso la storia dell’arte moderna sono state tra le più previdenti nel riconoscere le forme di nuova arte. Forse a causa della facilità della replicabililità di molta net art accoppiata con un’attitudine anti-da parte di molti net artisti praticanti, non c’è ancora un’attività diffusa sul net da parte di gallerie commerciali, ma esistono alcuni significanti sforzi, come quello della Sandra Gering Gallery, ''Postmasters''. Ci sono anche altri interessanti tentativi, come quello della Robert J. Schiffler ''Foundation''.
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Le gallerie commerciali attraverso la storia dell’arte moderna sono state '''tra le più previdenti''' nel riconoscere le forme di nuova arte. Forse a causa della facilità della replicabilità di molta net art accoppiata con un’'''attitudine anti-“prodotto‿''' da parte di molti net artisti praticanti, non c’è ancora un’attività diffusa sul net da parte di gallerie commerciali, ma esistono alcuni significanti sforzi, come quello della [http://www.users.interport.net/~gering/ Sandra Gering Gallery], ''Postmasters''. Ci sono anche altri interessanti tentativi, come quello della ''[http://www.bobsart.com/ Robert J. Schiffler Foundation]''.
 
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==Biblioteche & Archivi==
 
==Biblioteche & Archivi==
Normalmente, pensiamo alle biblioteche ed agli archivi come a complementi dei musei, cosa che sono certamente, naturalmente (e viceversa). Allo stesso tempo, al limite che i musei sono “innanzitutto nel business del trasferimento delle c’è una sovrapposizione. A breve termine, gli sforzi dei bibliotecari per identificare le sorgenti di qualità dell’informazione punterebbero verso risorse museali, se noi facciamo bene i nostri lavori. A lungo termine, comunque, le decisione su cosa sia da archiviare – includendo per esempio i siti Web di arte – è equivalente ad una decisione curatoriale. Eccetto il fatto che non solo i curatori potrebbero non prendere queste decisioni, che potrebbero non essere prese direttamente affatto da nessuna persona umana.
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Normalmente, pensiamo alle biblioteche ed agli archivi come a '''complementi dei musei''', cosa che sono certamente, naturalmente (e viceversa). Allo stesso tempo, al limite che i musei sono “innanzitutto '''nel business''' del trasferimento delle informazioni‿ c’è una sovrapposizione. A breve termine, gli sforzi dei bibliotecari per identificare le sorgenti di qualità dell’informazione punterebbero verso '''risorse museali''', se noi facciamo bene i nostri lavori. A lungo termine, comunque, le decisioni su cosa sia da archiviare – includendo per esempio i siti Web di arte – è equivalente ad una '''decisione curatoriale'''. Eccetto il fatto che non solo i curatori potrebbero non prendere queste decisioni, che potrebbero non essere prese direttamente affatto da nessuna persona umana.
 
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Nel suo affascinante testo per la ''Time & Bits conference'', Michael Lesk riduce alla giusta proporzione la nozione che sarebbe fisicamente impossibile immagazzinare la totalità della conoscenza umana ma suggerisce una problematica persino più grande – come valutare ciò.
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''Ci sarà abbastanza spazio su disco e sugli archivi a nastro nel mondo per immagazzinare ogni cosa che le persone scrivono, dicono, interpretano o fotografano. Per chi scrive è già vero; per gli altri è lontano soltanto un anno o due. Soltanto una piccola frazione di questa informazione è stata approvata professionalmente, e soltanto una piccola frazione di essa sarà ricordata da qualcuno. Come notato prima, i media da immagazzinamento supereranno la nostra abilità di creare cose per immetterle in essi; e così dopo l’anno 2000 i drive dischi medi o i link di comunicazioni conterranno comunicazione macchina-a-macchina, non uomo-a-uomo. Quando noi vivremo in un mondo in cui il medio pezzo d’informazione non è mai stato visto da una persona umana, avremo bisogno di sapere come valutare ogni cosa automaticamente per decidere che cosa portare alla preziosa risorsa dell’attenzione umana.'' (16)
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Nel suo affascinante testo per la ''[http://www.ahip.getty.edu/timeandbits/ Time & Bits conference]'', Michael Lesk riduce alla giusta proporzione la nozione che sarebbe fisicamente impossibile immagazzinare la totalità della conoscenza umana ma suggerisce una problematica persino più grande – '''come valutare ciò'''.
  
Standard, decimali di Dewey, archivi, longevità. Non ci sono argomenti attraenti, ma se noi non paghiamo l’attenzione, la storia potrebbe smettere di essere compresa dai nostri nipoti in un modo molto diverso di quello che noi vivevamo.
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''Ci sarà abbastanza spazio su disco e sugli archivi a nastro nel mondo per immagazzinare ogni cosa che le persone scrivono, dicono, interpretano o fotografano. Per chi scrive è già vero; per gli altri è lontano soltanto un anno o due. Soltanto una '''piccola frazione''' di questa informazione è stata approvata professionalmente, e soltanto una piccola frazione di essa sarà ricordata da qualcuno. Come notato prima, i media da immagazzinamento supereranno la nostra abilità di creare cose per immetterle in essi; e così dopo l’anno 2000 i drive dischi medi o i link di comunicazioni conterranno '''comunicazione macchina-a-macchina''', non uomo-a-uomo. Quando noi vivremo in un mondo in cui il medio pezzo d’informazione non è mai stato visto da una persona umana, avremo bisogno di sapere come valutare ogni cosa '''automaticamente''' per decidere che cosa portare alla preziosa risorsa dell’attenzione umana.'' (16)
  
== (4) '''Gli artisti mostrano le Modalità'''==
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Standard, decimali di Dewey, archivi, longevità. Non ci sono argomenti attraenti, ma se noi non paghiamo l’attenzione, la storia potrebbe '''smettere di essere compresa''' dai nostri nipoti in un modo molto diverso di quello che noi vivevamo.
  
''Gli artisti capiscono la rete quasi in modo intuitivo, hanno mostrato un incredibile interesse ed entusiasmo nei processi corporativi ed hanno esposto realmente, a chi è interessato ad intraprendere qualcosa per cui il Web può essere utilizzato, come potrebbe cambiare la modalità con cui noi comunichiamo, come potrebbe unire persone diverse, creando ciò che talvolta io chiamo una geografia mondiale-virtuale del video, guidata dai media.'' [http://www.ecn.org/wikiartpedia/index.php/Weil_Benjamin Benjamin Weil], curator, adaweb
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== (4)Gli artisti mostrano le Modalità==
  
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''Gli artisti capiscono la rete quasi in modo intuitivo, hanno mostrato un incredibile interesse ed entusiasmo nei '''processi corporativi''' ed hanno esposto realmente, a chi è interessato ad intraprendere qualcosa per cui il Web può essere utilizzato, come potrebbe '''cambiare la modalità''' con cui noi comunichiamo, come potrebbe unire persone diverse, creando ciò che talvolta io chiamo una geografia mondiale-virtuale del video, guidata dai media.'' [[Weil Benjamin|Benjamin Weil]], curator, adaweb
 
==Net.art==
 
==Net.art==
Non solo ci sono molti artisti che utilizzano il Web con un lavoro innovativo, ma alcuni stanno rendendo problematico il ruolo potenziale dei musei e di altri spazi o collezioni istituzionali di fronte al Web, in modi stimolanti. L’ovvia istanza che viene subito alla mente è la struttura “molti-di Internet e ciò che è stata chiamata . In altre parole, attraverso Internet, un artista quasi ovunque nel mondo può raggiungere chiunque abbia una connessione Internet in quasi ciascun altro luogo del mondo senza dover passare attraverso un come una galleria o un museo.
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Non solo ci sono molti artisti che utilizzano il Web con un lavoro innovativo, ma alcuni stanno rendendo problematico il ruolo potenziale dei musei e di altri spazi o '''collezioni istituzionali''' di fronte al Web, in modi stimolanti. L’ovvia istanza che viene subito alla mente è la '''struttura “molti-molti‿''' di Internet e ciò che è stata chiamata “disintermediazione‿. In altre parole, attraverso Internet, un artista quasi ovunque nel mondo può raggiungere chiunque abbia una connessione Internet in quasi ciascun altro luogo del mondo senza dover passare attraverso un '''“intermediario‿''' come una galleria o un museo.
  
Uno degli sforzi più conosciuti a questo riguardo – e sotto molti aspetti più misterioso – è una libera confederazione di artisti, che talvolta accedono alla rubrica “net.e si sono riuniti su vari punti attorno alla lista di discussione nettime e al sito Web ''irational.org'' come molti altri. E’ sufficiente dire che l’archivio nettime e irational.org sono valori che trascorrono una gran quantità di tempo leggendo e ciccando ma che gli artisti ed i teorici associati con la net.art problematizzano coscienziosamente da sé le istanze di cura e istituzionalizzazione nello stesso tempo che praticano forme di esso.
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Uno degli sforzi più conosciuti a questo riguardo – e sotto molti aspetti più misterioso – è una '''libera confederazione di artisti''', che talvolta accedono alla rubrica “net.art‿ e si sono riuniti su vari punti attorno alla lista di discussione ''[http://www.factory.org/nettime/ nettime]'' e al sito Web ''[http://www.irational.org irational.org]'' come molti altri. E’ sufficiente dire che l’archivio nettime e irational.org sono valori che trascorrono una gran quantità di tempo leggendo e ciccando ma che gli artisti ed i teorici associati con la net.art problematizzano coscienziosamente da sé le istanze di cura e istituzionalizzazione nello stesso tempo che praticano forme di esso.
  
''Quando noi parliamo di net.art e di arte in rete alcuni dicono che dovremmo sbarazzarci della nozione di arte e che dovremmo fare qualcosa che non sia in relazione con il sistema artistico, ecc. Io penso che non sia del tutto possibile, specialmente in rete, a causa del sistema degli iperlink. Se si seguono i link, si può entrare nel contesto dell’arte ed essere collegati alle istituzioni artistiche, i siti relativi all’arte.'' --[http://www.ecn.org/wikiartpedia/index.php/Shulgin_Alexei  Alexeij Shulgin]  
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''Quando noi parliamo di net.art e di arte in rete alcuni dicono che dovremmo '''sbarazzarci''' della nozione di arte e che dovremmo fare qualcosa che non sia in relazione con il sistema artistico, ecc. Io penso che non sia del tutto possibile, specialmente in rete, a causa del sistema degli '''iperlink'''. Se si seguono i link, si può entrare nel contesto dell’arte ed essere collegati alle istituzioni artistiche, i siti relativi all’arte.'' --[[ Interview with Alexeij E.Shulgin|Alexeij Shulgin]]  
  
''La net.art funziona soltanto in rete ed individua la rete o il “mito-come un tema. Spesso si occupa di concetti strutturali: un gruppo o un individuo progettano un sistema che può essere espanso da altre persone. Con questa è l’idea che la collaborazione di diverse persone diverrà la condizione per lo sviluppo di un sistema globale.'' --[http://www.ecn.org/wikiartpedia/index.php/Blank_Joachim Joachim Blank]
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''La net.art funziona soltanto in rete ed individua la rete o il '''“mito-rete‿''' come un tema. Spesso si occupa di concetti strutturali: un gruppo o un individuo progettano un sistema che può essere '''espanso''' da altre persone. Con questa è l’idea che la collaborazione di diverse persone diverrà la condizione per lo sviluppo di un '''sistema globale'''.'' --[[Blank Joachim|Joachim Blank]]
  
Desktip IS di Shulgin è sintomatico di questo approccio. ''Desktop IS'' è sia un’"opera" di Shulgin che uno sforzo di gruppo aperto a tutti. La "chiamata" è un valore che fa quotazione nella sua interezza.  
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''[http://www.easylife.org/desktop/ Desktip IS]'' di Shulgin è sintomatico di questo approccio. ''Desktop IS'' è sia un’"opera" di Shulgin che uno sforzo di gruppo '''aperto a tutti'''. La "chiamata" è un valore che fa quotazione nella sua interezza.  
  
'''DESKTOP IS:'''
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==DESKTOP IS==
  
 
''La prima esibizione internazionale on line di desktop
 
''La prima esibizione internazionale on line di desktop
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* ''Scatta un’istantanea del tuo desktop (tasto "PrtScr" per Windows e la combinazione "Apple+Shift+3" per Macintosh)''   
 
* ''Scatta un’istantanea del tuo desktop (tasto "PrtScr" per Windows e la combinazione "Apple+Shift+3" per Macintosh)''   
 
* ''salvala come un file JPEG e nominala "desktop.jpg"''
 
* ''salvala come un file JPEG e nominala "desktop.jpg"''
* ''mettila sul tuo sito web e invia il link a desktop@easylife.org (se non hai un sito web,invia il tuo file desktop.jpg come allegato di una e-mail - noi lo metteremo on line sul sito DESKTOP IS).''
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* ''mettila sul tuo sito web e invia il link a desktop@easylife.org (se non hai un sito web,invia il tuo file desktop.jpg come allegato di una e-mail - noi lo metteremo on line sul sito DESKTOP IS).''
 
''Non c’è termine massimo per l’esibizione, i nuovi file inviati saranno aggiunti al momento della ricezione per almeno sei mesi dal 20 ottobre 1997. Noi stiamo pensando di mostrare DESKTOP IS in uno spazio galleriale. Tutti i partecipanti saranno contattati per discutere dettagli e condizioni.'' (17)
 
''Non c’è termine massimo per l’esibizione, i nuovi file inviati saranno aggiunti al momento della ricezione per almeno sei mesi dal 20 ottobre 1997. Noi stiamo pensando di mostrare DESKTOP IS in uno spazio galleriale. Tutti i partecipanti saranno contattati per discutere dettagli e condizioni.'' (17)
  
Non c’è nulla di rivoluzionario, naturalmente, nei progetti artistici che invitano alla partecipazione aperta in accordo con un formato prestabilito. Molti artisti hanno fatto questo per anni, come l’importante lavoro con la fotografia di Lew Thomas nei primi anni Settanta. Ci sono anche parallelismi con i mail-artisti che “come professionisti di un movimento artistico internazionale considerano il sistema di distribuzione come integrale con il loro medium.Il Group Material descrive così il loro processo:
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Non c’è nulla di rivoluzionario, naturalmente, nei progetti artistici che invitano alla partecipazione aperta in accordo con un formato prestabilito. Molti artisti hanno fatto questo per anni, come l’importante lavoro con la fotografia di '''Lew Thomas''' nei primi anni Settanta. Ci sono anche parallelismi con i '''mail-artisti''' che “come professionisti di un movimento artistico internazionale considerano il sistema di distribuzione come integrale con il loro medium.Il Group Material descrive così il loro processo:
  
''Il nostro metodo di lavoro potrebbe essere descritto come fin troppo democratico, perché così tanto del nostro processo dipende dalla revisione, selezione, e giustapposizione critica di innumerevoli oggetti culturali, aderire a un processo collettivo è estremamente lungo e difficile. Comunque, l’apprendimento distribuito e le idee producono dei risultati che spesso sono inaccessibili a chi lavora da solo.'' (18)
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''Il nostro metodo di lavoro potrebbe essere descritto come fin troppo democratico, perché così tanto del nostro processo dipende dalla revisione, selezione, e '''giustapposizione critica''' di innumerevoli oggetti culturali, aderire a un processo collettivo è estremamente lungo e difficile. Comunque, l’apprendimento distribuito e le idee producono dei risultati che spesso sono inaccessibili a chi lavora da solo.'' (18)
 
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Internet, comunque, è forse un '''medium fluido''' in modo unico e supportivo per tali progetti – in termini di pubblicazione della chiamata, in termini di facilità di creazione del lavoro, in termini di contributo al lavoro e specialmente in termini di visione del lavoro (nonostante la possibilità di un’installazione in una galleria di Desktop IS, esso vive perfettamente e confortevolmente sulla Rete). Forse ancora più importante, comunque, è come la Rete diventi '''sempre più onnipresente''', l’interfaccia progettata diventi allo stesso tempo centrale nelle nostre vite, ed è importante porsi domande e analizzarla come qualcosa che effettivamente è costruita e non è “naturale‿, poiché dobbiamo arrivare a pensare incoscientemente il desktop – se noi ci pensiamo minimamente.
 
==Arte collaborativa==
 
==Arte collaborativa==
L’installazione '''File Room''' di [http://www.ecn.org/wikiartpedia/index.php/Muntadas_Antonio Antonio Muntadas] non era concepita come un progetto soltanto per il Web come ''The World's First Collaborative Sentence'' di Davis, ma fu specificamente estesa al Web per invocare la collaborazione di persone di tutto il mondo.
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L’installazione ''[http://simr02.si.ehu.es/FileRoom/documents/TofCont.html File Room]'' di [[Muntadas Antonio|Antonio Muntadas]] non era concepita come un progetto soltanto per il Web come ''The World's First Collaborative Sentence'' di Davis, ma fu specificamente estesa al Web per '''invocare la collaborazione''' di persone di tutto il mondo.
  
''File Room –- documenti di numerosi casi individuali di censura nel mondo e storia con facilità d’uso, archivio informatico interattivo. -- File Room agisce non come un’enciclopedia elettronica ma come uno strumento per lo scambio di informazioni e come catalisi per il dialogo. Testi ed immagini sono scomparsi, sono stati rimossi dalla vista o vietati dall’inizio della storia. Questo progetto intende rendere visibile, in tutto il mondo, alcuni di questi incidenti ed atti come una sorgente di documentazione per nuovi incidenti che possono essere inviati dagli utenti on line''.  
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''File Room –- documenti di numerosi casi individuali di '''censura''' nel mondo e storia con facilità d’uso, archivio informatico interattivo. -- File Room agisce non come un’enciclopedia elettronica ma come uno strumento per lo '''scambio di informazioni''' e come catalisi per il dialogo. Testi ed immagini sono scomparsi, sono stati rimossi dalla vista o vietati dall’inizio della storia. Questo progetto intende '''rendere visibile''', in tutto il mondo, alcuni di questi incidenti ed atti come una sorgente di documentazione per nuovi incidenti che possono essere inviati dagli utenti on line''.  
  
 
''File Room'' non permette soltanto agli utenti di aggiungere le loro storie ai file, ma usa anche la possibilità di ricerca e di accesso casuale dei media digitali per rendere ciò che era invisibile più facilmente visibile. Purtroppo, come una postilla ironica e tragica, con la chiusura della ''Randolph Street Gallery'', che ha co-prodotto il progetto, ''File Room'' non è più disponile ormai on line nella sua più recente incarnazione. (19)
 
''File Room'' non permette soltanto agli utenti di aggiungere le loro storie ai file, ma usa anche la possibilità di ricerca e di accesso casuale dei media digitali per rendere ciò che era invisibile più facilmente visibile. Purtroppo, come una postilla ironica e tragica, con la chiusura della ''Randolph Street Gallery'', che ha co-prodotto il progetto, ''File Room'' non è più disponile ormai on line nella sua più recente incarnazione. (19)
 
 
==Il pubblico come curatore==
 
==Il pubblico come curatore==
Se il popolare ritornello dei visitatori di mostre d’arte astratta e contemporanea è “il mio nipotino di sei anni potrebbe fare , la rete equivalente potrebbe essere un brillante agente che sa, prima che tu lo faccia, quale libro o CD musicale o opera d’arte ti piacerà e a quale ti collegherai. Il duo artistico Komar e Melamid ha fatto un passo avanti creando dipinti basati sulle preferenze degli utenti “scientificamente .
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Se il popolare ritornello dei visitatori di mostre d’arte astratta e contemporanea è “il mio nipotino di sei anni potrebbe fare questo‿, la rete equivalente potrebbe essere un brillante agente che sa, prima che tu lo faccia, quale libro o CD musicale o opera d’arte ti piacerà e a quale ti collegherai. Il duo artistico '''Komar e Melamid''' ha fatto un passo avanti creando dipinti basati sulle preferenze degli utenti “scientificamente testate‿.
 
   
 
   
[[Immagine:Leastsm.jpg|left|Komar/Melamid]]''Questo progetto, creato dagli artisti dissidenti russi Vitaly Komar e Alex Melamid, vuole scoprire che cosa dovrebbe sembrare una vera arte della .  Attraverso una ditta di marketing professionale, è stata condotta un’indagine per determinare che cosa preferiscono gli Americani in un dipinto; i risultati furono usati per creare il dipinto America’s Most Wanted. Questo progetto è stato espanso sia nella sua sfera che per quanto riguarda il pubblico attraverso il sito web Dia, permettendo ai visitatori di vedere i dipinti basati su sondaggi completi di oltre una dozzina di paesi, di analizzare i dati dell’indagine, e di partecipare direttamente ad un sondaggio sul sito web per creare un nuovo dipinto “Most (“Il più ) specifico della comunità di Internet.''
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[[Immagine:Leastsm.jpg|left|Komar/Melamid]]''Questo progetto, creato dagli artisti dissidenti russi Vitaly Komar e Alex Melamid, vuole scoprire che cosa dovrebbe sembrare una vera '''arte della “gente‿'''.  Attraverso una ditta di marketing professionale, è stata condotta un’indagine per determinare che cosa preferiscono gli Americani in un dipinto; i risultati furono usati per creare il dipinto America’s Most Wanted. Questo progetto è stato espanso sia nella sua sfera che per quanto riguarda il pubblico attraverso il sito web Dia, permettendo ai visitatori di vedere i dipinti basati su '''sondaggi completi''' di oltre una dozzina di paesi, di analizzare i dati dell’indagine, e di partecipare direttamente ad un sondaggio sul sito web per creare un nuovo '''dipinto “Most Wanted‿''' (“Il più ricercato‿) specifico della comunità di Internet.''
 
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Mentre Komar e Melamid non vanno così lontano da rendere costume di massa le loro presentazioni – essi sono più interessati al significato ed alla norma – l’aspetto che rende il loro progetto chiaramente per il Web gioca con la comunicazione molto vantata a due vie della Rete. Non solo i visitatori possono dire agli artisti ciò che pensano, ma possono perfino influenzare direttamente ciò che creano.
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Paul Vanouse fa un ulteriore passo avanti con il suo progetto ''Persistent Data Confidante''. Con PDC, i visitatori dicono un segreto (di almeno dieci parole) ed a loro volta viene detto loro un segreto che valutano [in inglese curte] (Vanouse dice cu-rate) su una scala da 1 a 10. Inoltre, quei segreti che ricevono più punti sono valutati a turno in modo algoritmico come convenienti per la . Eventualmente, i , ma i risultati delle loro scelte sono sconosciuti – in un modo non diverso da quello sconosciuto con cui i dipinti di Komar & Melamid saranno infine prodotti.
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Mentre Komar e Melamid non vanno così lontano da rendere costume di massa le loro presentazioni – essi sono più interessati al significato ed alla norma – l’aspetto che rende il loro progetto chiaramente per il Web gioca con la comunicazione molto vantata a due vie della Rete. Non solo i visitatori possono dire agli artisti ciò che pensano, ma possono perfino '''influenzare direttamente''' ciò che creano.  
  
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Paul Vanouse fa un ulteriore passo avanti con il suo progetto ''[http://www-crca.ucsd.edu/~pdc/ Persistent Data Confidante]''. Con PDC, i visitatori dicono un segreto (di almeno dieci parole) ed a loro volta viene detto loro un segreto che valutano [in inglese curte] (Vanouse dice cu-rate) su una scala da 1 a 10. Inoltre, quei segreti che ricevono più punti sono valutati a turno in modo algoritmico come convenienti per la “riproduzione‿. Eventualmente, i segreti più votati si accoppiano e sono fusi per creare uno “nuovo‿. Curare una selezione Darwiniana? I partecipanti cominciano a '''scegliere/curare''' i loro favoriti, sì, ma i risultati delle loro scelte sono sconosciuti – in un modo non diverso da quello sconosciuto con cui i dipinti di Komar & Melamid saranno infine prodotti.
 
==Gli artisti come musei==
 
==Gli artisti come musei==
Da '''Andrei Wyeth''' a '''Any Warhol''', non c’è nulla di nuovo nell’avere un museo dedicato ad un singolo artista, persino se l’artista è vivo. E’ qualcosa di meno usuale per un artista essere architetto, direttore, designer della mostra, manager di pubblicazioni e di pubbliche relazioni, archivista, educatore e, oh sì, artista. Ma ci sono molti di tali edifici in Internet che scherzosamente mimano le tradizionali strutture dei musei nel cyberspazio. Il ''Lin Hsin Hsin Art Museum '' è forse l’esempio più energetico intorno a noi, completo di negozio di souvenir, bar, bagno musicale e molto, molto di più. Diventa un socio ora! E riceverai entrate scontate a …
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Da [[Andrei Wyeth| Andrei Wyeth]] a [[Any Warhol| Any Warhol]], non c’è nulla di nuovo nell’avere un museo dedicato ad un singolo artista, persino se l’artista è vivo. E’ qualcosa di meno usuale per un artista essere architetto, direttore, designer della mostra, manager di pubblicazioni e di pubbliche relazioni, archivista, educatore e, oh sì, artista. Ma ci sono molti di tali edifici in Internet che '''scherzosamente''' mimano le tradizionali strutture dei musei nel cyberspazio. Il ''Lin Hsin Hsin Art Museum '' è forse l’esempio più energetico intorno a noi, completo di negozio di souvenir, bar, bagno musicale e molto, molto di più. Diventa un socio ora! E riceverai entrate scontate a …
  
Il ''Hsin Hsin Museum'' è un po’ come la canzonatura di una persona famosa. Uno può dire la verità vestendosi in modo eccessivo. Se ciò è uno scherzo o no,  il museo Hsin Hsin infilza sullo spiedo il Museo ricreando fedelmente e amabilmente le sue forme senza preoccuparsi troppo dei suoi significati. E questa non è una descrizione non curata della prima coppia di onde dei siti museali Web. Abbiamo conosciuto la forma e abbiamo utilizzato un po’ di vistosa tecnologia, ma è questa l’esperienza che vogliamo avere con il Web?
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Il ''[http://www.lhham.com.sg/lhh.html Hsin Hsin Museum]'' è un po’ come la canzonatura di una persona famosa. Uno può dire la verità vestendosi in modo eccessivo. Se ciò è uno scherzo o no,  il museo Hsin Hsin infilza sullo spiedo il Museo ricreando fedelmente e amabilmente le sue forme senza preoccuparsi troppo dei suoi significati. E questa non è una descrizione non curata della prima coppia di onde dei siti museali Web. Abbiamo conosciuto la forma e abbiamo utilizzato un po’ di vistosa tecnologia, ma è questa l’esperienza che vogliamo avere con il Web?
  
''Project Tumbleweed'' di Robbin Murphy, comunque, è un po’ come visitare un grande museo dove stanno entrando molte persone e l’allestimento offre realmente il senso soltanto dopo che ci si è stati un po’ di volte e si è iniziato a trovarsi a proprio agio con le cose. La prima volta il visitatore può essere un po’ disorientato, ma è chiaro che qualcosa ci sia. Murphy, co-fondatore di ''artnetweb'' (e non è sempre chiaro dove uno finisca e l’altro inizi) scrive del suo progetto così:
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''[http://www.artnetweb.com/iola/tumbleweed/index.html Project Tumbleweed]'' di Robbin Murphy, comunque, è un po’ come visitare un grande museo dove stanno entrando molte persone e l’allestimento offre realmente il senso soltanto dopo che ci si è stati un po’ di volte e si è iniziato a trovarsi a proprio agio con le cose. La prima volta il visitatore può essere un po’ disorientato, ma è chiaro che qualcosa ci sia. Murphy, co-fondatore di ''artnetweb'' (e non è sempre chiaro dove uno finisca e l’altro inizi) scrive del suo progetto così:
  
''L’intero progetto è una investigazione in evoluzione sulle possibilità degli ambienti on line multi-dimensionali e costituirà un modello per ciò che molti pensano sia un “museo . Uso questo termine con esitazione ma consapevolezza che è diventato comune pensare ad una rappresentazione on line come ad una cosa virtuale, non reale nel suo significato, e d è il risultato del pensare in termini di CD-ROM multimediale e di altre forme di digitalizzazione che sono diventati correnti,  ma che non sono necessariamente applicabili all’ambiente in rete come Internet.''
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''L’intero progetto è una '''investigazione in evoluzione''' sulle possibilità degli ambienti on line multi-dimensionali e costituirà un modello per ciò che molti pensano sia un “museo virtuale‿. Uso questo termine con esitazione ma consapevolezza che è diventato comune pensare ad una rappresentazione on line come ad una cosa virtuale, '''non reale''' nel suo significato, ed è il risultato del pensare in termini di CD-ROM multimediale e di altre forme di digitalizzazione che sono diventati correnti,  ma che non sono necessariamente applicabili all’ambiente in rete come Internet.''
  
''La mia definizione di virtuale dovrebbe essere più vicino a , pensando un museo del possibile. Alla fine e potrebbero significare la stessa cosa in quel termine è una metafora di ciò che non possiamo completamente comprendere, una bugia che diciamo a noi stessi per evitare di pensare l’impensabile. Forse un termine migliore potrebbe essere potenziale e questa è la ragione per cui il sottotitolo del progetto che ho scelto è ,  una “casa delle che è basata non su una collezione, educazione, conoscenza o su un altro qualsiasi aspetto delle nostre normali istituzioni ma su ciò che le muse (figlie della memoria) promettono – potenzialmente.''  
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''La mia definizione di virtuale dovrebbe essere più vicino a '''“universale‿''', pensando un museo del possibile. Alla fine “irreale‿ e “universale‿ potrebbero significare la stessa cosa in quel termine “universo‿ è una metafora di ciò che non possiamo completamente comprendere, '''una bugia''' che diciamo a noi stessi per evitare di pensare l’impensabile. Forse un termine migliore potrebbe essere potenziale e questa è la ragione per cui il sottotitolo del progetto che ho scelto è un '''‿museo potenziale‿''',  una “casa delle muse‿ che è basata non su una collezione, educazione, conoscenza o su un altro qualsiasi aspetto delle nostre normali istituzioni ma su ciò che le muse (figlie della memoria) promettono – potenzialmente.''  
  
Diversamente da Hsin Hsin che cerca “oltre mille opere come la stampa Corbis rivela, l’opera artistica è un po’ più dura da trovare in ''Project Tumbleweed'' – o piuttosto il progetto è l’opera d’arte per un alto grado. C’è un collasso di contenitore e contenuto. Ogni cosa è superficie, non c’entra quanto in profondità si voglia andare. Come scrive Mark Taylor su un altro architetto, Bernard Tschumi, nel suo nuovo brillante libro, Hiding:  
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Diversamente da Hsin Hsin che cerca “oltre mille opere digitali‿ come la stampa Corbis rivela, l’opera artistica è un po’ più dura da trovare in ''Project Tumbleweed'' – o piuttosto il progetto è l’opera d’arte per un alto grado. C’è un collasso di contenitore e contenuto. '''Ogni cosa è superficie''', non c’entra quanto in profondità si voglia andare. Come scrive Mark Taylor su un altro architetto, Bernard Tschumi, nel suo nuovo brillante libro, Hiding:  
  
''Quando la realtà viene proiettata, il reale diviene virtuale ed il virtuale diventa reale. Nel suo corrente lavoro – specialmente il Columbia University Student Center – Tschumi estende i processi di medializzazione e virtualizzazione della realtà trasformando i corpi in immagini. Lo spazio in-tra dove gli eventi mediali sono rappresentati è avvolto nella costruzione in un modo tale che gli schermi proiettano altri schermi. Schermi infiniti rendono il reale immaginario e le immagini reali... Gli scherrni non sono semplicemente facciate esterne ma sono proiettati come propaggini in modo tale che la costruzione diventa un assemblaggio intricato di superfici stratificate. Come i corpi si muovono attraverso le pelli che corrono in profondità, il materiale diviene immateriale e l’immateriale si materializza. Lungo il bordo senza fine dell’interfaccia niente è nascosto.'' (20)
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''Quando la realtà viene proiettata, il reale diviene virtuale ed il virtuale diventa reale. Nel suo corrente lavoro – specialmente il Columbia University Student Center – Tschumi estende i processi di medializzazione e virtualizzazione della realtà trasformando i '''corpi in immagini'''. Lo spazio in-tra dove gli eventi mediali sono rappresentati è avvolto nella costruzione in un modo tale che gli schermi proiettano altri schermi. Schermi infiniti rendono il reale immaginario e le immagini reali... Gli scherrni non sono semplicemente facciate esterne ma sono proiettati come '''propaggini''' in modo tale che la costruzione diventa un '''assemblaggio intricato''' di superfici stratificate. Come i corpi si muovono attraverso le pelli che corrono in profondità, il materiale diviene immateriale e l’immateriale si materializza. Lungo il bordo senza fine dell’interfaccia niente è nascosto.'' (20)
  
Ci sono riproduzioni digitali dei primi dipinti di Murphy, sicuramente, ma queste servono realmente più come per lui per meditare sia sulla sua vita e sulla costruzione del significato del significato dell’arte. In modo molto più critico del presentare alcune nozioni del suo lavoro, per se stesso, costruite nella struttura di Project Tumbleweed ci sono le nozioni di punto di vista e di prospettiva. Cioè, Murphy riconosce e gioca ruoli multipli – e presume che il visitatore verrà da diversi punti di vista, sia che sia un surfer che un critico, un artista che un suonatore, un archeologo che un indovino. La principale modalità strutturale è conformata su tre <livelli> (prospettive):
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Ci sono riproduzioni digitali dei primi dipinti di Murphy, sicuramente, ma queste servono realmente più come '''“stazioni‿''' per lui per meditare sia sulla sua vita e sulla costruzione del significato dell’arte. In modo molto più critico del presentare alcune nozioni del suo lavoro, per se stesso, costruite nella struttura di Project Tumbleweed ci sono le nozioni di punto di vista e di prospettiva. Cioè, Murphy riconosce e gioca '''ruoli multipli''' – e presume che il visitatore verrà da diversi punti di vista, sia che sia un surfer che un critico, un artista che un suonatore, un archeologo che un indovino. La principale modalità strutturale è conformata su '''tre <livelli>''' (prospettive):
  
''"<i> i o l a </i>" è la piattaforma in primo piano (rosso) ed è una interfaccia personale curata con il resto di Internet attraverso link ad articoli, e-zines, libri e progetti inviati giornalmente. E’ per il resto del progetto giacchè la maggior parte dei link porterà un visitatore altrove. La maggior parte delle istituzioni vuole tenere i visitatori nel proprio . Ciò che non tengono in considerazione è che la gente fisica non si materializza nell’arco della porta, essi arrivano con diversi tipi di trasporto – a piedi, in taxi, in autobus – e . La transizione tra e è on line metaforicamente e il vantaggio dei link sembrerebbe essere la abilità a lineare in entrambe le direzioni. Il vantaggio è che crea uno spazio d’entrata con la possibilità di andare altrove e ciò incoraggia il ritorno delle visite. L’entrata ha un uso diverso da una camera di decompressione estetica.''
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''"<i> i o l a </i>" è la '''piattaforma in primo piano''' (rosso) ed è una interfaccia personale curata con il resto di Internet attraverso link ad articoli, e-zines, libri e progetti inviati giornalmente. E’ un’'''‿entrata‿''' per il resto del progetto giacchè la maggior parte dei link porterà un visitatore altrove. La maggior parte delle istituzioni vuole tenere i visitatori nel proprio “spazio‿. Ciò che non tengono in considerazione è che la gente fisica non si materializza nell’arco della porta, essi arrivano con diversi tipi di trasporto – a piedi, in taxi, in autobus – e dall’‿esterno‿. La transizione tra l’‿esterno‿ e l’‿interno‿ è on-line metaforicamente e il '''vantaggio dei link''' sembrerebbe essere la abilità a lineare in entrambe le direzioni. Il vantaggio è che crea uno spazio d’entrata con la possibilità di '''andare altrove''' e ciò incoraggia il ritorno delle visite. L’entrata ha un uso diverso da una camera di decompressione estetica.''
  
''Da questa piattaforma si può entrare in , o la piattaforma di mezzo (verde), che potrebbe anche essere considerata come una forma di per me dove lavoro ai progetti e conservo le informazioni ed il materiale per questi progetti e quelli futuri.  Nel futuro questa piattaforma sarà spaziale perché userà VRML, HTML Dinamico e/o quanti altri strumenti saranno disponibili per sviluppare le metafore spaziali. Sto intenzionalmente cercando di evitare di pensare in termini di modelli tri-dimensionali ed ho scelto di iniziare con la quarta dimensione, il tempo (o la cronologia in questo caso) in una semplicissima rappresentazione. Alcuni dei progetti di questa piattaforma investigano il tempo più in termini di movimento, ritmo che usa l’animazione gif e javascript.''
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''Da questa piattaforma si può entrare in “Hypomnemata‿, o la '''piattaforma di mezzo''' (verde), che potrebbe anche essere considerata come una '''forma di “studio‿''' per me dove lavoro ai progetti e conservo le informazioni ed il materiale per questi progetti e quelli futuri.  Nel futuro questa piattaforma sarà spaziale perché userà VRML, HTML Dinamico e/o quanti altri strumenti saranno disponibili per sviluppare le metafore spaziali. Sto intenzionalmente cercando di evitare di pensare in termini di modelli tri-dimensionali ed ho scelto di iniziare con la '''quarta dimensione''', il tempo (o la cronologia in questo caso) in una semplicissima rappresentazione. Alcuni dei progetti di questa piattaforma investigano il tempo più in termini di movimento, ritmo che usa l’animazione gif e javascript.''
  
''Da si può entrare in , o piattaforma di sfondo (blu) che consiste di giornali degli ultimi quindici anni che sto convertendo in formato digitale e immettendo. Questa piattaforma forse includerà immagini e sarà un database relazionale dove il mio passato, o un qualche tipo di storia, può essere ricostituito.''
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''Da “Hypomnemata‿ si può entrare in “Undergrowth‿, o '''piattaforma di sfondo''' (blu) che consiste di giornali degli ultimi quindici anni che sto convertendo in formato digitale e immettendo. Questa piattaforma forse includerà immagini e sarà un '''database relazionale''' dove il mio passato, o un qualche tipo di storia, può essere ricostituito.''
  
 
Questo è un progetto significativo che i musei farebbero bene a rubare come possono.
 
Questo è un progetto significativo che i musei farebbero bene a rubare come possono.
  
Per una iterazione del “museo più somigliante al tradizionale ma che completamente incita il pensiero ed è attraente, vedi '''ZoneZero''': ''From Analog to Digital Photography''. [http://www.comune.modena.it/galleria/raccolte/fotografia/65.htm Pedro Meyer], il creatore di ZoneZero, espone  un forte e provocatorio fatto che il miglior modo di pensare ZoneZero e altri siti simili non sia una versione virtuale di un medium analogico che noi sempre pensiamo di sapere e conoscere, ma sia una completamente nuova forma d’arte. Vedi in particolare il suo editoriale, “Domande su cosa consiste l’arte nel .
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Per una iterazione del “museo virtuale‿ più somigliante al tradizionale ma che completamente incita il pensiero ed è attraente, vedi ''[http://www.zonezero.com/ ZoneZero]'': ''From Analog to Digital Photography''. [http://www.comune.modena.it/galleria/raccolte/fotografia/65.htm Pedro Meyer], il creatore di ZoneZero, espone  un forte e '''provocatorio fatto''' che il miglior modo di pensare ZoneZero e altri siti simili non sia una versione virtuale di un medium analogico che noi sempre pensiamo di sapere e conoscere, ma sia una completamente nuova forma d’arte. Vedi in particolare il suo editoriale, “Domande su cosa consiste l’arte nel Web‿.
  
== (5) '''net.curator?'''==  
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== (5)net.curator?==
'''Guide On the Side'''
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'''Guida sul lato'''
  
In educazione, è diventata banale stenografia descrivere il cambiamento di ruolo dell’insegnante come un passaggio in a guida su un lato. La tecnologia non è la causa di ciò, ma può incoraggiarlo. Con il focus dei musei sull’eccesso, può essere che il ruolo del curatore stia andando incontro a una simile trasformazione. E poiché i processi collaborativi sono desiderabili, Internet è un grande facilitatore.
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In educazione, è diventata banale stenografia descrivere il cambiamento di '''ruolo dell’insegnante''' come un passaggio dall’‿esperto in impalcatura‿ a guida su un lato. La tecnologia non è la causa di ciò, ma può incoraggiarlo. Con il focus dei musei sull’eccesso, può essere che il ruolo del curatore stia andando incontro a una '''simile trasformazione'''. E poiché i processi collaborativi sono desiderabili, Internet è un grande facilitatore.
  
Penso alla prima volta che mi svegliai realmente alla possibilità di imbattermi per caso nella listserv per l’esibizione: PORT: Navigating Digital Culture. Fondamentalmente, era un processo curatoriale aperto a cui tutti potevano partecipare, per cui tutti potevano proporre progetti, in cui tutti potevano captare comunicazione. Sarebbe ingenuo pensare che tutte le decisioni siano state prese su quella listserv, ma in realtà essa ha creato un contesto per se stessa, sia per testare le idee che per identificare le opportunità. (21)  
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Penso alla prima volta che mi svegliai realmente alla possibilità di imbattermi per caso nella listserv per l’esibizione: ''[http://www.artnetweb.com/port/ PORT: Navigating Digital Culture]''. Fondamentalmente, era un processo curatoriale aperto a cui tutti potevano partecipare, per cui tutti potevano proporre progetti, in cui tutti potevano '''captare comunicazione'''. Sarebbe ingenuo pensare che tutte le decisioni siano state prese su quella listserv, ma in realtà essa ha creato un contesto per se stessa, sia per testare le idee che per identificare le opportunità. (21)
 
==Auto-Curation==
 
==Auto-Curation==
Hsin Hsin Museum, Project Tumbleweed, e ZoneZero possono essere tutti visti come esempi di auto-curation da parte degli artisti, ma c’è anche l’idea di curation automatica. La versione più promettente di ciò nel prossimo futuro – anzi nel presente – è la varietà “fai da solo la tua .
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Hsin Hsin Museum, ''Project Tumbleweed'', e ''ZoneZero'' possono essere tutti visti come esempi di '''auto-curation''' da parte degli artisti, ma c’è anche l’idea di curation automatica. La versione più promettente di ciò nel prossimo futuro – anzi nel presente – è la varietà “fai da solo la tua mappa‿.
  
Per esempio, proprio ora posso andare alla base dell’Arts Wire Web e immettere criteri a mia scelta tali da vedere arte specifica del Web sul museo o galleria dei siti Web che hanno la parola nella descrizione del sito. Ecco fatto. Giro immediato del Web. Naturalmente ci sono diversi fattori che riguardano come il territorio è percorso, così per parlare. Ogni quanto è aggiornato il database? Come sono coerenti i criteri applicati? Com’è coraggioso l’algoritmo…? Può non essere il topic più sexy al mondo, ma i database come questi usati nei siti della National Gallery of Art and San Francisco Museum of Fine Arts permettono sofisticatissime interrogazioni delle risorse museali. Non c’è ragione,  - infatti, ogni probabilità – che tale cataloghizzazione accadrà attraverso il Web, attraverso i domini di conoscenza attraverso i tipi di artefatti. Con un accesso all’informazione come Xanadu, il valore del ruolo curatoriale starà non tanto in ciò che è conosciuto quanto nel miglior modo in cui le storie possono essere raccontate.
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Per esempio, proprio ora posso andare alla base dell’''Arts Wire Web'' e immettere criteri a mia scelta tali da vedere arte specifica del Web sul museo o galleria dei siti Web che hanno la parola “donne‿ nella descrizione del sito. Ecco fatto. Giro immediato del Web. Naturalmente ci sono diversi fattori che riguardano come il territorio è percorso, così per parlare. Ogni quanto è aggiornato il database? Come sono coerenti i criteri applicati? Com’è coraggioso l’algoritmo…? Può non essere il topic più sexy al mondo, ma i database come questi usati nei siti della ''National Gallery of Art and San Francisco Museum of Fine Arts'' permettono sofisticatissime '''interrogazioni delle risorse museali'''. Non c’è ragione,  - infatti, ogni probabilità – che tale cataloghizzazione accadrà attraverso il Web, attraverso i domini di conoscenza attraverso i tipi di artefatti. Con un accesso all’informazione come Xanadu, il valore del ruolo curatoriale starà non tanto in ciò che è conosciuto quanto nel '''miglior modo''' in cui le storie possono essere raccontate.
  
Storytelling non deve essere confuso con Disney e Hollywood. (22) C’è un programma sperimentale di “curatore chiamato "The Intelligent Labelling Explorer.
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'''Storytelling''' non deve essere confuso con Disney e Hollywood. (22) C’è un programma sperimentale di “curatore virtuale‿ chiamato ''"The Intelligent Labelling Explorer"''.
  
''"Il focus del progetto è la generazione automatica di testo, In questo campo, i sistemi sono costruiti in modo che producono testi descrittivi, esplicativi o argomentativi per realizzare diversi compiti comunicativi. Noi progettiamo di costruire un sistema che produca descrizioni di oggetti incontrati durante una visita guidata di na galleria museale. In prima istanza, il tour sarà di una galleria ‘virtuale’ esplorato attraverso un’interfaccia a ipertesti.'' (23)
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''"Il focus del progetto è la '''generazione automatica''' di testo, In questo campo, i sistemi sono costruiti in modo che producono testi descrittivi, esplicativi o argomentativi per realizzare diversi compiti comunicativi. Noi progettiamo di costruire un sistema che produca descrizioni di oggetti incontrati durante una visita guidata di na galleria museale. In prima istanza, il tour sarà di una '''galleria ‘virtuale’''' esplorato attraverso un’interfaccia a ipertesti.'' (23)
  
La sfida calcolata di ILEX sta rendendo possibile generare testi dinamicamente basati sul seguire le tracce che l’utente ha già visto ed il suo livello di interesse. Per creare il testo base, i ricercatori di ILEX passano molte ore intervistando il curatore dell’utilizzo della collezione (jewelry), analizzando la sua conoscenza delle storie sui differenti oggetti di cui ha parlato durante le visite guidate.
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La sfida calcolata di '''ILEX''' sta rendendo possibile generare testi dinamicamente basati sul '''seguire le tracce''' che l’utente ha già visto ed il suo livello di interesse. Per creare il testo base, i ricercatori di ''ILEX'' passano molte ore intervistando il curatore dell’utilizzo della collezione (jewelry), analizzando la sua conoscenza delle storie sui differenti oggetti di cui ha parlato durante le visite guidate.
  
In modo interessante, in febbraio, Scientific American Frontiers ha ventilato una mostra in cui “Alan 2.– una ri-creazione digitale realistica del ritratto di Alda – è stata programmata per essere in grado di pronunciare linee che egli non ha mai pronunciato prima attraverso l’accesso ad un database di fonemi che egli aveva pronunciato. Immagina di unire la generazione di testo dinamico di ILEX con un realistico modello visuale che può pronunciare il testo in maniera credibile. (24) La conversazione con un curatore virtuale che non deve seguire uno script predefinito non è ancora per molto finzione scientifica.
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In modo interessante, in febbraio, ''Scientific American Frontiers'' ha ventilato una mostra in cui “Alan 2.0‿ – una ri-creazione digitale realistica del ritratto di Alda – è stata programmata per essere in grado di '''pronunciare linee''' che egli non ha mai pronunciato prima attraverso l’accesso ad un database di fonemi che egli aveva pronunciato. Immagina di unire la generazione di testo dinamico di ''ILEX'' con un realistico '''modello visuale''' che può pronunciare il testo in maniera credibile. (24) La conversazione con un curatore virtuale che non deve seguire uno script predefinito non è ancora per molto finzione scientifica.
  
Il punto di tutto ciò non è aumentare un qualche futuro dei curatori animatronici, che conoscono tutto ma non necessariamente agiscono come dovrebbero. Ma siccome l’abilità della società a processare diventa sempre più influente, abbiamo bisogno di rifinire le nostre nozioni di ciò che sono i ruoli migliori dei musei e dei curatori.  
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Il punto di tutto ciò non è aumentare un qualche futuro dei curatori animatronici, che conoscono tutto ma non necessariamente agiscono come dovrebbero. Ma siccome l’abilità della società a '''processare “informazione‿''' diventa sempre più influente, abbiamo bisogno di rifinire le nostre nozioni di ciò che sono i ruoli migliori dei musei e dei curatori.
  
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== (6)Ibridazione e Fusione==
  
== (6) '''Hybridity and Fusion'''==
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I musei virtuali reali stanno già apparendo all’orizzonte. [http://www.franklinfurnace.org/ Franklin Furnace], per esempio, ha recentemente chiuso le sue porte ed ora sta curando una serie di performance bi-settimanali specifiche per Internet e sta progettando di rendere i suoi ampi archivi adatti al Web.
  
I musei virtuali reali stanno già apparendo all’orizzonte. Franklin Furnace, per esempio, ha recentemente chiuso le sue porte ed ora sta curando una serie di performance bi-settimanali specifiche per Internet e sta progettando di rendere i suoi ampi archivi adatti al Web.
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Generalmente, comunque, un approccio monolitico, se favorevole esclusivamente all’utilizzare o specificamente all’ignorare il virtuale, è improbabile che abbia un maggiore orientamento. Al posto di entrambi/o, le risposte saranno entrambe o nessuna – una terza via. I musei come ZKM stanno già facendo sforzi notevoli per '''integrare i nuovi media''' – tutti i media – nella loro collezione permanente su base permanente. Viceversa, i musei d’arte contemporanea come quello di Chicago e San Diego e il Walker Art Center (tra gli altri) stanno facendo sforzi significativi per rendere '''on line la loro programmazione'''.
  
Generalmente, comunque, un approccio monolitico, se favorevole esclusivamente all’utilizzare o specificamente all’ignorare il virtuale, è improbabile che abbia un maggiore orientamento. Al posto di entrambi/o, le risposte saranno entrambe o nessuna – una terza via. I musei come ZKM stanno già facendo sforzi notevoli per integrare i nuovi media – tutti i media – nella loro collezione permanente su base permanente. Viceversa, i musei d’arte contemporanea come quello di Chicago e San Diego e il Walker Art Center (tra gli altri) stanno facendo sforzi significativi per rendere on line la loro programmazione.
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Recentemente, questo approccio “in/tra‿ è stato codificato (almeno la versione 1.0) nel “manifesto‿ ''Techorealism''. “Né redentore né anticristo, la tecnologia non può dare ai musei uno scopo, ma i musei '''ignorano la realtà del virtuale''' a loro pericolo‿.  
  
è musei uno scopo, ma i musei ignorano la .  
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Per me è chiaro quali applicazioni innovative della Rete devono offrire i musei. Ciò che è meno chiaro è se i musei “vinceranno‿ automaticamente la '''competizione culturale''', se e quando salteranno nella mischia in espansione. Sono evidenti entrambi i modi.
  
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Soltanto cinque anni fa, non si poteva avere una più autorevole qualità dell’Enciclopedia Britannica. Già, essenzialmente, a 100 dollari la versione CD-ROM di un defunto concorrente ''Funk & Wagnalls'', che è fallito. Potremmo sostenere che le mucche tornano a casa – o piuttosto in quale misura – questo era un caso di persone che preferiscono la '''convenienza''' alla qualità o un trionfo di marketing (ombre di vhs vs beta) o un dinosauro che non fa attenzione al suo futuro e che si sente sicuro in una serie humungous di porte che fermano il prezzo ben sopra 1.000 dollari, come se il formato fosse la cosa veramente importante e non la conoscenza e l’informazione in essa contenuta (IBM suona una campana?).
 
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Soltanto cinque anni fa, non si poteva avere una più autorevole qualità dell’Enciclopedia Britannica. Già, essenzialmente, a 100 dollari la versione CD-ROM di un defunto concorrente Funk & Wagnalls, che è fallito. Potremmo sostenere che le mucche tornano a casa – o piuttosto in quale misura – questo era un caso di persone che preferiscono la convenienza alla qualità o un trionfo di marketing (ombre di vhs vs beta) o un dinosauro che non fa attenzione al suo futuro e che si sente sicuro in una serie humungous di porte che fermano il prezzo ben sopra 1.000 dollari, come se il formato fosse la cosa veramente importante e non la conoscenza e l’informazione in essa contenuta (IBM suona una campana?).
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Che cosa ciò ha a che fare con i  musei? Penso che sia una favola precauzionale che la nostra esistenza non possa essere garantita, specialmente in una forma immutabile, senza riguardo di come impossibile e persino ridicolo sembri ora contemplare un universo senza di noi. La prosperità, se non la sopravvivenza, possono richiedere una crescente definizione di sé ibrida ed un’apertura alla fusione e mutazione.  
 
Che cosa ciò ha a che fare con i  musei? Penso che sia una favola precauzionale che la nostra esistenza non possa essere garantita, specialmente in una forma immutabile, senza riguardo di come impossibile e persino ridicolo sembri ora contemplare un universo senza di noi. La prosperità, se non la sopravvivenza, possono richiedere una crescente definizione di sé ibrida ed un’apertura alla fusione e mutazione.  
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Come per il curatore, non abbiamo scelta. Andremo dove gli artisti ci guideranno.
 
Come per il curatore, non abbiamo scelta. Andremo dove gli artisti ci guideranno.
  
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==Links==
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'''White House Collection of American Crafts''' <br>
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http://nmaa-ryder.si.edu/whc/whcpretourintro.html <br>
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''"In virtu" tour (video clips)'' <br>
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http://nmaa-ryder.si.edu/whc/invirtutourmainpage.html<br>
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''"Ask the artist" additional questions example'' <br>
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http://nmaa-ryder.si.edu/whc/artistshtml/hoffmann.html
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'''Alternating Currents: American Art in the Age of Technology''' <br>
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http://www.sjmusart.org/AlternatingCurrents/
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'''Andersen Window Gallery, Walker Art Center''' <br>
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http://www.walkerart.org/programs/andersen/<br>
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QTVR views of this changing exhibition space.
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Linked QTVR movies also allow the online visitor to "walk around" the Minneapolis Sculpture Garden
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'''National Gallery of Art (DC) "Web Tours" using RealSpace''' <br>
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http://www.nga.gov/exhibitions/webtours.htm<br>
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Online RealSpace tours to date include ''Lorenzo Lotto: Rediscovered Master of the Renaissance , Thomas Moran, Sculpture of Angkor and Ancient Cambodia: Millennium of Glory, and Thirty-Five Years at Crown Point Press'' Return to text.
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'''The Natural History Museum (London), Virtual Endeavour''' <br>
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http://www.nhm.ac.uk/VRendeavour/
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'''Diana Thater: Orchids in the Land of Technology''' <br>
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http://www.walkerart.org/thater/<br>
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'''Thater "tunnel"'''<br>
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http://www.walkerart.org/thater/cyan.html
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'''Art As Signal''' <br>
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http://gertrude.art.uiuc.edu/@art/leonardo/leonardo.html <br>
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'''Bodies Incorporated''' <br>
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http://arts.ucsb.edu/bodiesinc/<br>
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'''Mixing Messages: Graphic Design in Contemporary Culture''' <br>
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http://www.si.edu/organiza/museums/design/exhib/mixingmessages/start.htm
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'''Revealing Things''' <br>
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http://www.si.edu/revealingthings/<br>
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'''Techno.Seduction''' <br>
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http://www.cooper.edu/art/techno/
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'''Whitney Museum of American Art Art Links''' <br>
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http://www.echonyc.com/~whitney/weblinks/main.html
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'''Musee d'art contemporain de Montreal''' <br>
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http://media.macm.qc.ca/homea.htm
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'''Cincinnati Contemporary Arts Center Virtual Exhibition Links''' <br>
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http://www.spiral.org/virtualexhibitions.html
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'''Exploratorium Cool Art Sites''' <br>
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http://www.exploratorium.edu/learning_studio/cool/arts.html
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'''Helios, National Museum of American Art''' <br>
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http://nmaa-ryder.si.edu/helios/index1.html<br>
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'''Transmissions''' <br>
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http://nmaa-ryder.si.edu/helios/transmissions.html
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'''Curatours, Institute for Contemporary Art (London)''' <br>
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http://www.illumin.co.uk/ica/CURATOUR/index.html
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'''CyberAtlas, Guggenheim Museum''' <br>
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http://cyberatlas.guggenheim.org/intro/ca-f.html
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'''"Beuys/Logos: A Hyperessay," Walker Art Center''' <br>
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http://www.walkerart.org/beuys/beuysframe.html
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'''Shu Lea Cheang, Bowling Alley''' <br>
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http://www.fa.indiana.edu/~bowling/
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'''Peter Halley, Exploding Cell''' <br>
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http://www.moma.org/exhibitions/halley/index.html
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'''UCR/California Museum of Photography''' <br>
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http://www.cmp.ucr.edu/site/webworks.html
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'''@art''' <br>
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http://gertrude.art.uiuc.edu/@art/
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'''Dia Center for the Arts Artists' Projects for the Web''' <br>
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http://www.diacenter.org/rooftop/webproj/index.html
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'''Walker Art Center Gallery 9''' <br>
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http://www.walkerart.org/gallery9/
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'''San Francisco Museum of Modern Art Web site''' <br>
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http://www.sfmoma.org<br>
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'''adaweb''' <br>
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http://www.adaweb.com<br>
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'''Atlas''' <br>
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http://atlas.organic.com<br>
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'''Funnel''' <br>
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http://atlas.organic.com<br>
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'''Douglas Davis,''' '''''The World's First Collaborative Sentence'''''<br>
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http://math240.lehman.cuny.edu/art/
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Steve Dietz, '''"What Becomes a Museum Web?"''' <br>
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http://www.yproductions.com/talks/
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'''Le WebLouvre'''<br>
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http://mistral.enst.fr/~pioch/louvre<br>
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''U.S.-based mirror site'' <br>
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http://sunsite.unc.edu/louvre/
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'''adaweb''' <br>
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http://www.adaweb.com<br>
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'''Digital Studies''' <br>
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http://altx.com/ds<br>
 +
'''irational.org'''<br>
 +
http://www.irational.org<br>
 +
'''Stadium''' <br>
 +
http://stadiumweb.com/<br>
 +
'''Turbulence''' <br>
 +
http://www.turbulence.org/<br>
 +
'''The Thing''' <br>
 +
http://www.thing.net/<br>
 +
'''Year Zero One''' <br>
 +
http://www.year01.com/year01
 +
 +
 +
 +
'''Leonardo Electronic Almanac Gallery''' <br>
 +
http://mitpress.mit.edu/e-journals/Leonardo/gallery/gallery294/gallery.html <br>
 +
'''rgb''' <br>
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http://www.hotwired.com/rgb/<br>
 +
'''Speed''' <br>
 +
http://tunisia.sdc.ucsb.edu/speed/<br>
 +
'''Switch''' <br>
 +
http://switch.sjsu.edu/web/v3n3/militarytoc.html<br>
 +
''See in particular'' [http://switch.sjsu.edu/web/v3n3/taxonomy/taxonomy.html Web Art Taxonomy]<br>
 +
'''Talk Back!''' <br>
 +
http://math.lehman.cuny.edu/tb/<br>
 +
'''Why Not Sneeze?''' <br>
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http://www.ccc.nl/sneeze/
 +
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 +
 +
'''agency.com''' <br>
 +
http://www.agency.com/<br>
 +
'''Urban Desires''' <br>
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http://www.urbandesires.com/<br>
 +
'''Razorfish''' <br>
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http://www.razorfish.com/<br>
 +
''The Blue Dot'' <br>
 +
http://www.razorfish.com/ns-frameset.html<br>
 +
'''Plumb Design''' <br>
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http://www.plumbdesign.com/<br>
 +
'''Thinkmap''' <br>
 +
http://www.thinkmap.com/<br>
 +
'''Revealing Things''' <br>
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http://www.si.edu/revealingthings/
 +
 +
 +
 +
'''Ars Electronica'''<br>
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http://www.aec.at/center/centere.html<br>
 +
'''ISEA 97'''<br>
 +
http://sthelens.neog.com/isea/isea.htm<br>
 +
'''SIGGRAPH 98'''<br>
 +
http://www.siggraph.org/s98/cfp/art/<br>
 +
'''Beyond Interface: net art and Art on the Net'''
 +
 +
 +
 +
'''Sandra Gering Gallery'''<br>
 +
http://www.users.interport.net/~gering/<br>
 +
'''Postmasters Gallery'''<br>
 +
http://thing.net/~pomaga/<br>
 +
'''The Robert J. Schiffler Foundation'''<br>
 +
http://www.bobsart.com/
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'''Time & Bits: Managing Digital Continuity''' <br>
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http://www.ahip.getty.edu/timeandbits/
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'''<nettime>'''<br>
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http://www.factory.org/nettime/<br>
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'''Rhizome'''<br>
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http://www.rhizome.org/fresh/<br>
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'''irational.org''' <br>
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http://www.irational.org<br>
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'''Desktop IS''' <br>
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http://www.easylife.org/desktop/
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'''Muntadas''', '''''File Room''''' <br>
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http://simr02.si.ehu.es/FileRoom/documents/TofCont.html <br>
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Unfortunately, the primary Web version of File Room is off-line with the demise of Randolph Street Gallery in Chicago, which co-produced the project, but an earlier interface exists at the address above. A "fact sheet" is also available from the 1995 NII Awards page.
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'''Komar & Melamid''', '''''The Most Wanted Paintings on the Web'''''<br>
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http://www.diacenter.org/km/index.html <br>
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'''Paul Vanouse''', '''''Persistent Data Confidante''''' <br>
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http://www-crca.ucsd.edu/~pdc/
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'''Lin Hsin Hsin Museum''' <br>
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http://www.lhham.com.sg/lhh.html<br>
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'''Robbin Murphy''', '''''Project Tumbleweed''''' <br>
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http://www.artnetweb.com/iola/tumbleweed/index.html <br>
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'''''ZoneZero: From Analog to Digital Photography''''' <br>
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Questions of what constitutes art on the Web." <br>
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http://www.zonezero.com/
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'''PORT: Navigating Digital Culture''' <br>
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http://www.artnetweb.com/port/
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'''Franklin Furnace'''<br>
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http://www.franklinfurnace.org/
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==Notes==
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Presented at the International Conference, Museums & the Web, for the panel "Cultural Competition," April 25, 1998. This version dated 3.25.98. For the most current version, see
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http://www.yproductions.com/talks/curatingontheweb.html
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'''1.''' David Bearman, "Use of Advanced Digital Technology in Public Places," Archives and Museum Informatics. (6:3 Fall 1992).
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'''2.''' While there is much debate about the role of both museums and curators in the wider culture, this paper does not directly address these problematics, on the assumption that regardless of your view of either, the Net will affect and intersect with it.
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'''3.''' Steven Johnson, Interface Culture: How New Technology Transforms the Way We Create and Communicate. (New York, 1997), 213.
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'''4.''' The White House Collection of American Crafts opened on the Web on April 25, 1994. Note the Netscape gray background and the necessity to download several-MB video files in this exhibition, created before there was a <bgcolor> tag, tables, or even a
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tag in general use or the possibility of streaming video. An important aspect of the at the time was the ability to add comments to a comment book, although this function has since been disabled for security reasons.
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'''5.''' QTVR stands for Quicktime Virtual Reality, a proprietary but widely used technology from Apple Corporation. The QTVR home page is at http://www.apple.com/quicktime/qtvr/. RealSpace is another proprietary technology from Live Picture Corp. More information is at http://www.livepicture.com/download/clients/lpviewer.html. VRML stands for Virtual Reality Modeling Language and is currently the only open standard of these three, although you need a special browser plug-in to view it. The VRML consortium homepage is at http://www.vrml.org/. See James Johnson, "The Virtual Endeavour Experiment: A Networked VR Application," Proceedings ICHIM 97, (Sept. 97), pp. 68-74 for a description of the project. In his oral presentation at the ICHIM Conference, Johnson mentioned the preliminary audience studies, which will be published in 1998.
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'''6.''' Ars Electronica operates a CAVE--a 10-foot cube with a 3-D immersive VR experience projected onto 3 walls and the floor, based on the CAVE at EVL. ZKM (Zentrum fur Kunst und Medientechnologie) recently acquired a flight simulator for artist projects, and the Electronic Visualization Lab has been developing immersive VR applications in its CAVE for many years.
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Ars Electronica, http://www.aec.at/center/centere.html
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ZKM, http://www.zkm.de
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NICE Project (Narrative-based Immersive Constructionist/Collaborative Environments),
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http://www.ice.eecs.uic.edu/~nice/NICE/aboutnice.html
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'''7.''' The tunnel is no longer on the Walker Web site, but it can be accessed at
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http://www.walkerart.org/thater/cyan.html
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'''8.''' Vannevar Bush's Memex article and related links can be found at: http://www.isg.sfu.ca/~duchier/misc/vbush/. Ted Nelson's homepage is at http://www.sfc.keio.ac.jp/~ted/index.html.
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'''9.''' Email from Sara Tucker and Lynne Cooke to Steve Dietz, March 16, 1998.
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'''10.''' Susan Kuchinskas, "Museums Add Web Sites to Collections," Hotwired, February 12 1997,
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http://www.wired.com/news/news/culture/story/2009.html.
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'''11.''' Matthew Mirapaul, "Leading Art Site Suspended," The New York Times Cybertimes March 3, 1998
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http://search.nytimes.com/books/search/bin/ fastweb?getdoc+cyber-lib+cyber-lib+20071+0+wAAA+adaweb
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'''12.''' Ralf Neufang, American Library Association,
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http://www.lib.cwu.edu/~samato/IRA/reviews/issues/dec94/louvre.html. For more on the "dueling
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Louvres," see http://www.strcom.com/webzeumz/luves1.htm
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'''13.''' Patrick Maun, email to Steve Dietz
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'''14.''' Gabrielle Shannon, Editor in Chief, Urban Desires,
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http://www.desires.com/3.6/note/index.html
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'''15.''' Hope N. Tillman, "Evaluating Quality on the Net,"
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http://web0.tiac.net/users/hope/findqual.html
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'''16.''' Michael Lesk, "How Much Information Is There in the World?," Time & Bits: Managing Digital Continuity,
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http://www.ahip.getty.edu/timeandbits/ksg.html
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'''17.''' "Interview with Alexeij E.Shulgin: Balancing between Art and Communication, East and West," Armin Medosch, Telepolis (22.07.97)
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http://www.telepolis.de/tp/english/special/ku/6173/1.html
 +
Joachim Blank, "What is netart ;-)" contribution to an exhibition and congress called " (History of) Mailart in Eastern Europe" at the Staatliches Museum Schwerin (Germany) 1996 http://www.irational.org/cern/netart.txt
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---, Desktop IS, http://www.easylife.org/desktop/
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'''18.''' Daniel O.Georges, "Mail Art from 1984," In The Flow: Alternate Authoring Strategies, Franklin Furnace, 1994. http://www.franklinfurnace.org/flow/
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'''19.''' Victor Cassidy, "Trouble In Chicago" and "Two Chicago Galleries and Why They Closed," Artnet Magazine http://www.artnet.com/ Unfortunately, the primary Web version of File Room is off-line with the demise of Randolph Street Gallery in Chicago, which co-produced the project, but an earlier interface exists at
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http://simr02.si.ehu.es/FileRoom/documents/TofCont.html. A "fact sheet" is also available from the 1995 NII Awards page.
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'''20.''' Mark Taylor, Hiding, (The University of Chicago Press, 199), pp. 262-263.
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'''21.''' See Josephine Bosma's excellent interview with Heath Bunting (http://www.factory.org/nettime/archive/0680.html0 for more about the Net as a context for producing work. Another example of how technology and the network have augmented the curatorial process in a simple, fun way, is with Barbara London's "Stir-Fry" project. We have all had to write reports of our travels--of people met, art viewed--for our colleagues. London, in a collaboration with adaweb, posted her notes, pictures, and sound bytes to the Web on a daily basis, allowing anyone to follow trace her route on a daily basis as she "found" 35 media artists in a land of 1,200,000,000 people. Stir-Fry, http://www.adaweb.com/context/stir-fry/
 +
 +
'''22.''' Although it is true that Bran Ferren, a Disney imagineer, makes a convincing case for storytelling a la Disney, even in the museum setting. See "The Future Of Museums -- Asking The Right Questions" http://www.si.edu/organiza/offices/musstud/proceed8.htm
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 +
'''23.''' ILEX: The Intelligent Labelling Explorer. http://www.cogsci.ed.ac.uk/~alik/ilex.html.
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 +
'''24.''' "The Art of Science: Alan 2.0," Scientific American Frontiers February 18, 1998.
 +
http://www.pbs.org/saf/8_resources/83_transcript_804.html#part2
  
 +
[[Categoria:Opera]]
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[[Categoria:Opera di Dietz Steve]]
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[[Categoria:Testo]]
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[[Categoria:Testo di Dietz Steve]]
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[[Categoria:Arte delle reti]]
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[[Categoria:Web art]]
 +
[[Categoria:Net art]]
 +
[[Categoria:Arte e scienza]]
 +
[[Categoria:Conservazione dell'arte digitale]]
  
[[Categoria: Testo di Dietz Steve]]
+
[[Categoria:1998 d.c.]]

Versione attuale delle 14:20, 11 Nov 2012

Curating (on) the Web

Autore

Steve Dietz Direttore (all’epoca della stesura di questo testo) di New Media Initiatives, Walker Art Center

Tratto da

http://www.archimuse.com/mw98/papers/dietz/dietz_curatingtheweb.html

Titolo Originale

Curating (on) the Web

Traduzione di

Patrizia Diliberto

Anno

1998


Fare il curatore (su) il web


Papers


INDICE

1. I musei in una cultura dell'interfaccia

2. I musei rispondono al Web

  • Tour virtuali ed esibizioni museali in aumento
  • Tu sei qui: l'interfaccia immersiva
  • L'esibizione estesa
  • Mostre progettate per essere on line
  • Il curatore come filtro
  • Fare il curatore del Web: Mappe & Iper-esperimenti
  • Fare il curatore di Web Art
  • Collezionare Web Art

3. Competizione culturale

  • Musei virtuali
  • Organizzazioni di arti virtuali
  • Zine Galleries
  • Una festa mobile
  • Progettare l'arte
  • e-Commercial Galleries
  • Biblioteche & Archivi

4. Gli artisti mostrano le modalità

  • net.art
  • Collaborative Art
  • Il pubblico come curatore
  • L'artista come museo

5. net.curator?

  • Guide sul lato
  • Auto-Curation

6. Ibridazione & Fusione

Links

Note

(1)I musei in una cultura dell’interfaccia

Una volta si pensavano i musei come istituzioni per collezionare e preservare oggetti da tutto il mondo, luoghi per lo studio scientifico delle loro collezioni e solo alla fine luoghi per mostrare al pubblico lo straordinario. Alcuni hanno attribuito a questo periodo di mostra come un mucchio profondo, come a un ammasso di alta filosofia della mostra. Negli anni i musei sono cambiati moltissimo. Oggi, mentre i musei sono mutevoli, così lo sono anche le loro anime, si può ben dire che primariamente si occupano di distribuzione dell’informazione piuttosto che degli artefatti. Il vantaggio di pensare in termini di informazione è che rende valide le collezioni immateriali, così come le storie orali e le copie e gli artefatti attuali; mette i musei in una posizione chiave nell’era dell’informazione; rende più facile integrare le funzioni tradizionali di collezionare, preservare, ricercare e mostrare con le nuove parole della visione, l’educazione e la comunicazione. --David Bearman (1)

Scrivendo nel 1992 sulla tecnologia nei musei, Bearman riassume in modo acuto un profondo cambiamento nella percezione della missione dei musei, cambiamento che ora si è velocizzato da quando Internet ed il World Wide Web è esploso. Questo cambiamento ha inevitabilmente posto sotto pressione il ruolo centrale del curatore nei musei. Non che essi non fossero già sottotiro da molti fronti, dalle istanze di autorità onnisciente in un’era postmoderna di significati multipli a accuse di guardiani chiusi alle sfide delle idee difficili per comunicare e di complesse ricerche per un pubblico “generale‿ (che di solito significa un sacco di diversissimi pubblici con necessità specifiche e punti di vista spesso difesi strenuamente). Indifferente a come il ruolo del curatore sia definito, comunque, la Rete in particolare e la cultura dell’interfaccia in generale introducono opportunità interessanti e forse profonde, che potrebbero anche essere percepite come pressioni competitive nell’arena della cultura. (2) La mia esperienza attuale (in opposizione a quella dell’anno passato) nel lavorare con i musei ed i nuovi media è che mentre la maggior parte del personale non comprende come Internet lavori - che sembra perfettamente ragionevole – sempre più però comprende come esso possa lavorare per loro. Di solito ciò è un altro accesso all’educazione e comunicazione. In questo senso, non c’è niente di particolarmente rivoluzionario riguardo al Web. E’ un poco come un marketing diretto, solo più divertente. E’ come l’apprendimento a distanza, soltanto attraverso un computer invece che attraverso una videocamera. E’ come pubblicare un opuscolo o un catalogo, soltanto che si possono anche apportare cambiamenti dopo la stampa. La eco di McLuhan - tendiamo a capire i nuovi media, all’inizio, nei termini della nostra comprensione dei vecchi media – è qui familiare e completamente appropriata. Alla fine sono interessato a considerare se e come la cultura digitale può riguardare la cultura museale in modi inaspettati – e forse “irragionevoli‿. Steven Johnson scrive verso la fine di “Cultura dell’interfaccia‿:

Il più profondo cambiamento introdotto dalla rivoluzione digitale non coinvolgerà campane, fischi o nuovi artifici di programmazione… Il più profondo cambiamento riguarderà le nostre aspettative generiche sull’interfaccia stessa. Finiremo con il pensare al design dell’interfaccia come ad un tipo di forma artistica – forse la forma artistica del prossimo secolo. E con quel cambiamento più ampio arriveranno centinaia di effetti corollari, effetti che goccioleranno in un’ampia sezione d’incrocio della vita quotidiana, alterando i nostri desideri di racconto, il nostro senso dello spazio fisico, il nostro gusto musicale, il design delle nostre città.(3)

Sono scettico riguardo al fatto che l’interfaccia diventi la nuova forma d’arte del secolo, ma trovo plausibile che la nostra comprensione dell’interfaccia si espanderà drammaticamente e avrà un impatto diretto sull’espressione creativa, che è la ragione per cui, in questo testo, guardo prima di tutto, sebbene non in modo esclusivo, agli esempi di intersezione dei musei con il Web nelle arti. Credo che gli artisti contemporanei e gli “interfacers‿ (Johnson) abbiano molto da insegnarci sulle grandi possibilità di un nuovo mezzo in una società in evoluzione.


(2)I musei rispondono al Web

Tour virtuali ed esibizioni museali in aumento

Saltando a piè pari l’era dell’“opuscolo-merce‿ dei siti web del museo, i musei hanno rapidamente realizzato la possibilità di mettere on line le loro mostre, spesso aumentando gli sforzi con una informazione più ricca che potrebbe non essere adatta alla esibizione.

White House Crafts, NMAA

The White House Collection of American Crafts, National Museum of American Art
Per esempio, la prima mostra on line di Smithsonian è stata "The White House Collection of American Crafts," presentata e prodotta dal National Museum of American Art. Questa mostra includeva video e audio clip estensivi del curatore che parlava dei pezzi selezionati e discuteva di essi in un modo impossibile durante una mostra. In più, ad ogni artista era richiesto di rispondere ad una serie di domande sul proprio lavoro, cosa che non faceva parte dell’esibizione stessa. (4) Un altro esempio più vicino nel tempo di tour on line di una mostra museale è il bell’allestimento di Alternating Currents del Jose Museum of Art's. Il sito mostra chiaramente come la sofisticatezza crescente del linguaggio HTML permetta un maggior controllo del design e del layout delle pagine web. Nota che le versioni on line sia di The White House Collection of American Crafts che di Alternating Currents sono riportate come tour, un’importante differenza semantica che cerca di rendere chiara e mantenere separata la nozione per cui le presentazioni on line non vengano intese come sostitutive delle mostre.

Tu sei qui: l’interfaccia immersiva

National Gallery of Art's.jpg
Un altro passo verso l’‿aumento‿ dell’esibizione che i musei hanno provato sul Web è un’interfaccia più immersiva del tipo “tu sei qui‿ che usa QTVR (e.g. Walker Art Center's Andersen Window Gallery), RealSpace (e.g. National Gallery of Art's Thomas Moran or VRML (e.g. The Natural History Museum's The Virtual Endeavour). In modo interessante, l’esperimento di The Virtual Endeavour mette subito in evidenza che i visitatori più giovani preferiscono la maggior interattività ed il controllo della navigazione permessa da un’interfaccia immersiva. (5) Se ciò fosse vero, potrebbe diventare una ragione significativa perché i musei esperimentino nuove interfacce. Adesso, tali sforzi spesso sono considerati semplicemente “campane e fischi‿, che, se non altro, complicano più che accrescere la comunicazione.

The Virtual Endeavourora ha un componente di rete VR. Altre istituzioni, come Ars Electronica di Linz e ZKM di Karlsruhe stanno provando ambienti pienamente immersivi che potrebbero anche essere in rete, come è stato dimostrato dal programma NICE del Electronic Visualization Lab dell’University of Illinois. (6)

L’esibizione estesa

Infine, in termini di tour on line di mostre museali, accanto ad un aumento dell’esibizione ed alla presentazione di un’interfaccia immersiva, c’è anche l’opzione di estendere la mostra. Come le pubblicazioni delle migliori mostre, l’estensione di un’esibizione on line significa più che una semplice rappresentazione di essa, un riformattarla per la migliore esperienza possibile nel mezzo – davanti ad un video di computer, trasmesso via Internet.

Diana Thater
Un esempio di estensione della mostra è Diana Thater: Orchids in the Land of Technology. La versione on line è stata annunciata da una serie automatica di pagine che ha ripreso uno dei video-lavori della Thater, e che è apparso come un “tunnel‿ all’entrata della home page del Walker.(7) Cliccando su essa si scarica il visore davanti ad una citazione scorrevole di Walter Benjamin, che era inoltre basata sulla “wall label‿ mostrata all’inizio su un monitor televisivo. Lo spettatore può poi vagabondare attraverso le gallerie QTVR dove molti degli oggetti rappresentati sono collegamenti. Mentre si naviga si possono ascoltare frammenti audio tratti da un dialogo aperto con l’artista. Ma è qui che il designer, Louis Mazza, estende l’esperienza dal re-mixaggio audio in un modo che richiama l’attenzione al mix, proprio come il “mixing‿ della Thater dei canali rgb del video proiettore richiama l’attenzione sui puntelli tecnologici e costruiti dell’esperienza normalmente trasparente e narrativa. E’ una bella linea tra il presentare il lavoro in un’esibizione e l’estenderlo in modo appropriato – adatti sia al lavoro che al mezzo.

Mostre progettate per essere on line

In maniera crescente, le mostre sono progettate per essere almeno parzialmente on line. Cioè, dalla prima concezione di una mostra, una componente on line integrata è pianificata. In primo luogo, queste coinvolgono mostre basate su siti, ma questo sta cambiando come vedremo. Proprio alcuni esempi includono: Arts As Signal: Inside the Loop, Bodies Incorporated, Mixing Messages: Graphic Design in Contemporary Culture, e Techno Seduction. Una delle più radicali mostre on line è Revealing Things di Smithsonian curata da Judy Gradwahl. Basata sugli “oggetti quotidiani‿ della collezione di National Museum of Natural History, non c’è alcuna installazione fisica relativa a questo sforzo, a cui Gradwahl si dedicò per più di due anni. Non è chiaro se a lungo andare, le mostre interamente virtuali di oggetti fisici diverranno una pratica comune – alcuni direbbero che l’oggetto autentico è proprio l’unica cosa che differenzia i musei da tutte le altre pratiche curatoriali on line – ma ciononostante è un importante punto di riferimento. Il sito usa anche un’interfaccia innovativa basata su Plumb Design's Thinkmap.

Il curatore come filtro

Non si discute neppure, che il modo in cui si sceglie il materiale, per mettere alcune versioni di una mostra on line, non è la stessa cosa che curarla interamente per il web. Qui i musei sono stati finora più circospetti, ma ci sono molte direzioni fruttuose che sono state tentate. Ad oggi, la comunità del museo sta facendo un grande sforzo per digitalizzare semplicemente le sue risorse e renderle sempre più accessibili on line. Digitalizzare i beni non è diverso dalla funzione storica del museo che è quella di preservare gli artefatti. Siccome questo processo è sempre più un successo, comunque, ci sarà un bisogno crescente di trovare modi per “filtrare‿ l’enorme quantità d’informazione disponibile. L’enfasi passerà dal semplice contenuto “creativo‿ al presentare un contesto per esso; un punto di vista su esso – proprio come uno dei ruoli del curatore è identificare, contestualizzare e presentare un punto di vista sui lavori artistici. Mentre la maggior parte dei siti Web museali hanno una lista di link, pochi tendono a curare questi link o ad offrire la ragione per cliccarli oltre un generico “sito da visitare‿. Il Whitney Web site, per esempio, dichiara “Da questa postazione, noi offriamo un collegamento ad altri siti di musei, dove sta accadendo una delle più interessanti consegne del contenuto del museo. L’inclusione in questa lista non costituisce un’approvazione del Whitney Museum, né questa lista comprende tutti i significati.‿ E mentre questo può essere più esplicito degli altri, non è fuori dal comune. The Musee d'art contemporain de Montreal ha una delle più organizzate e complete liste di arte contemporanea sul Web, ma non fornisce molte contestualizzazioni per i collegamenti. Il Cincinnati Contemporary Arts Center dichiara “Siamo interessati ad esplorare il Web come un “nuovo Medium‿ per gli artisti e stiamo progettando di sviluppare questa pagina di Mostre Virtuali per rendere ciò possibile. Temporaneamente, ci sono link a vari siti che usano il cyberspazio come uno spazio artistico.‿ E forniscono informazioni contestuali sui collegamenti. In maniera interessante, un museo scientifico, l’Exploratorium, presenta settimanalmente la lista dei “dieci siti più caldi‿ molti dei quali spesso sono siti artistici. Il sito fotografico on line del National Museum of American Arts, Helios,aggiorna le risorse web fotografiche ogni due settimane in “Transmissions‿.

Fare il curatore del Web: mappe & iperesperimenti

Il parallelo più vicino ad una lista “curata‿ di collegamenti Web può essere la bibliografia in calce. Comunque, una volta che facciamo ricerche fuori dalla collezione del museo (nel Web), persino in modo bibliografico, i confini concettuali si aprono per curare lo stesso Web, così per parlare. Naturalmente, le mostre dall’esterno della collezione non sono nuove, ma sono ancora ampiamente praticate in Rete. Ci sono, comunque, alcuni esempi intriganti.

L’Institute for Contemporary Art di Londra ha ciò che chiama “Curatours‿, che “esplorano le idee ed i temi attraverso i siti web. Ogni curatour esplora un tema differente ed è affiancato da uno specialista in quel campo.‿ Fino ad oggi ci sono soltanto due curatour ed essi stanno avvicinandosi allo scadere, così non è chiaro se ICA intenda continuare il programma. Colour-Color dell’artista Jake Tilson “punta l’attenzione sull’uso del colore su Internet dal simbolismo e da istanze teoriche agli effetti che crea.‿ L’altro curatour, Collapse attualmente è meno un web tour di quanto sia l’idea di usare una differente interfaccia – in questo caso VRML – per esplorare il sito ICA da un diverso punto di vantaggio, così per parlare.

CyberAtlas
Il Guggenheim Museeum ha un programma simile, che si chiama “CyberAtlas,

“Uno sforzo concertato per fare il diagramma di questa terra incognita il cyberspazio. L’anima di CyberAtlas è commissionare e collezionare una serie di mappe del cyberspazio, con particolare attenzione ai siti dedicati all’arte visuale ed alla cultura.Diversamente dalla tipica mappa della navigazione, le mappe in CyberAtlas possono portarti dove vuoi andare così come ti dicono come fare: cliccando su un sito Web in una qualunque delle mappe, sarai trasportato immediatamente alla pagina corrispondente su Internet‿.


I suoi primi due progetti sono Electric Sky di [[Ippolito Jon |Jon Ippolito]] – “Stelle brillanti nel firmamento dell’arte on line e delle reti che la supportano‿ – ed Intelligent Life di Laura Trippi – “Una mappa tematica che traccia connessioni tra gli sviluppi scientifici recenti e l’arte, la teoria e la cultura popolare‿. Questi sono meravigliosi lavori che devono essere assolutamente visti, che puntano verso un’importante direzione nel farsi carico del web.

Come variante della mappa Web, il Walker Art Center ha commissionato un “hyperessay‿ (iper-esperimento) basato sulla vita e lavoro di Joseph Beuys. L’occasione è stata una mostra del suo lavoro, ma l’obiettivo è stato scrivere un testo informazionale che potrebbe non solo essere letto in una maniera non-lineare, ma dovrebbe anche essere progettato per portare vantaggio alle numerose risorse di Internet, con il collegamento ad esse sempre appropriato. Se il World Wide Web è un prototipo di Memex di Bush o di Xanadu di Nelson, allora potremmo costruire programmi che portano vantaggio a questa “biblioteca universale‿. (8) Il Walker progetta di commissionare almeno tre hyperessays all’anno su temi ampi che siano in relazione alla programmazione del sito.

Fare il curatore di Web Art

Annotare collegamenti, fare la mappa del territorio, navigare una strada, sono tutte funzioni curatoriali che operano su oggetti digitali e/o su un dominio digitale. Forse la più chiara espressione di questo tipo di sforzo è prendersi cura dell’arte Web-specific. Mentre la tecnologia, incluso il Web, è stata fatta a suo modo nella galleria per gli scorsi trent’anni o più, oggi appare esserci meno consenso nella comunità museale sulla definizione o persino sul valore di un’arte Web-specific.

Molti artisti hanno incorporato Internet come un aspetto delle loro installazioni fisiche nei musei: Bowling Alley di Shu Lea Cheang, originariamente presentato al Walker Art Center, le recenti installazioni di Peter Halley ed il progetto Exploding Cell al Museum of Modern Art, per nominarne giusto due, ma per quanto riguarda l’abbraccio tra l’arte Web-specific ed i musei finora si è andati con i piedi di piombo.

Due dei primi pionieri, è interessante notarlo, sono entrambi musei universitari con una forte propensione per la fotografia e la programmazione artistica. Il California Museum of Photography di UC Riverside ha presentato per molti anni progetti di artisti Web-specific così come ha incoraggiato mostre che hanno componenti Web significativi. Hanno persino acquistato una copia del programma Adobe Photoshop per la loro collezione permanente per la sua importanza nella storia futura dell’immagine. @art, uno dei cui fondatori, Joseph Squier, è un fotografo, un affiliato di una galleria d’arte elettronica con la Scuola d’Arte e Design, dell’Università dell’Illinois a Urbana-Champaig. I progetti di @art includono lavori di Peter Campus, Carol Flax, Barbara DeGenevieve, ed altri.

Uno dei più innovativi e sostanziali sforzi di un museo per sorreggere l’arte Web-specific è dal 1994 il Dia Center's series of over half a dozen projects. Di seguito c’è una auto-descrizione dei loro sforzi:

Claude Closky
Dia's artists projects per il Web è iniziato nell’ultima parte del 1994 quando Michael Govan divenne il Direttore di Dia. Il suo sostegno entusiastico al Web aveva due obiettivi: uno, far informazione intorno a Dia ed al suo programma accessibile ad un ampio pubblico; due, più importante, commissionare lavori artistici fatti specificamente per il web. Da questo principio, Dia si è definita come un veicolo per la realizzazione di progetti artistici straordinari che non potrebbero essere sorretti diversamente da istituzioni più convenzionali. Per questo fine, si è sempre cercato di facilitare esperienze dirette e non mediate tra il pubblico ed il lavoro artistico. Il web ha fornito l’opportunità di portare l’arte direttamente al pubblico commissionando progetti densi di significato ad artisti che erano interessati ad esplorare le potenzialità estetiche e concettuali di questo nuovo medium.

Il Curatore di Dia, Lynne Cooke, seleziona gli artisti con cui Dia progetta di lavorare collaborando con Sara Tucker, Direttore di Digital Media. Sulla base della nostra ricerca estesa e continua della pratica artistica contemporanea, noi seguiamo il lavoro di molti artisti, sia negli Stati Uniti che all’estero, spaziando dai giovani e sconosciuti fino ai famosi e affermati. Scegliamo artisti principalmente dalle belle arti, ma anche dalle discipline affini, tra cui danza ed architettura, essendo convinti che si avvicineranno al medium in un modo riflessivo e non ortodosso. Gli artisti pongono nel Web una serie di istanze e domande, a cui si dedicano nel loro lavoro in altri media, formulando progetti che incoraggiano le loro idee nel dedicarsi al contesto e alle caratteristiche del Web.

Non ci sono regole formali o linee-guida per questi progetti – il processo di produzione di solito varia notevolmente da progetto a progetto. Sara Tucker lavora a stretto contatto con l’artista per realizzare il progetto in maniera ottimale. Le decisioni sulla larghezza di banda o sul browser per progettare sono lasciati all’artista dopo che hanno capito i diversi passaggi. Anche se ci sono state alcune eccezioni, la maggior parte degli artisti non aveva abilità di programmazione: il processo dell’opera si evolve prima esplorando potenzialità e limiti, poi l’artista lavora insieme alla Tucker per progettare e programmare i progetti.

I Multimedia e l’elettronica non sono nuovi alle arti visuali. Dia, per esempio, ha sponsorizzato le installazioni di alcuni artisti come la Monte Uoung e Robert Whitman nei primi anni Settanta. I media digitali, però, hanno acquisito sempre più importanza nelle arti visuali poiché il progresso delle tecnologie informatiche e comunicative ha reso possibile agli artisti manipolare facilmente le immagini, il testo ed il suono e immaginare la distribuzione del loro lavoro ad un pubblico numerosissimo suggerito dalla crescita esponenziale di Internet. Dato che lo sviluppo storico di ogni nuovo medium, del film come della fotografia, è stato condotto dagli artisti, è nostra speranza che Dia, implementando i progetti degli artisti nel regno dei media digitali, possa estendere i confini di questo medium e sfidare le presupposizioni dominanti che lo governano.

L’obiettivo principale di questo programma di progetti di artisti per il web è commissionare una serie di progetti differenti, di rottura ed intriganti. (9)

Ding an sich
Il Walker Art Center, con il rilancio del suo sito Web nel luglio 1997 ha creato una “Gallery 9‿ virtuale, in cui ha istituito una serie di progetti di artisti, primo di tutti Ding an Sich (The Canon Series) di Piotr Szyhalski. Durante l’anno il Walker si concentrerà sul commissionare progetti ad artisti emergenti per questo medium che è emergente, con piani immediati per il lavoro di Lisa Jevbrat “Stillmanizing‿ il sito Web del Walker, di Paul Vanouse, con una presentazione del suo Consensual Fantasy Engine, e una “collaborazione antagonista‿ di Janet Cohen, Keith Frank e Jon Ippolito.


Collezionare Web Art

Il San Francisco Museum of Modern Art ha fatto recentemente uno dei più grandi tuffi in termini di musei e di Web “acquisendo‿ porzioni di tre siti Web: adaweb, Atlas, and Funnel. Anche se il curatore dell’architettura e del design, Aaron Betsky, ha chiesto a questi tre siti web di fare una donazione per la collezione e “sta trattando i pezzi come se volesse design grafico piuttosto che lavori di belle arti‿, (10) la decisone cosciente, curatoriale di collezionare “questo oltre quello‿ – specialmente quando “questo‿ è un sito Web – è un evento significativo.

Il Whitney Museum of American Art ha acquistato The World's First Collaborative Sentence di Douglas Davis come parte dell’eredità del collezionista Eugene Schwartz e prevede di ospitarla nel loro server, sebbene sia ancora collocata nel dipartimento dell’università dove è stata creata.

Walker Art Center ha anche un accordo teorico per acquisire il sito completo adaweb, che i proprietari corporativi non saranno più a lungo in grado di sorreggere per lo sforzo eccessivo. (11) adaweb vorrebbe continuare per essere servita dal sito del Walker, ma i nuovi progetti non dovrebbero essergli aggiunti. Il Walker prevede l’acquisizione di adaweb come un primo passo significativo in un ulteriore impegno per creare una collezione di studi digitali di specifica Web-art.


(3)Competizione culturale

Quando Disney propose un parco a tema storico, situato in parte sul luogo del campo di battaglia della Guerra Civile in Virginia, ci fu una protesta clamorosa – e soltanto una parte di essa provenìva dalla gente che abitava nelle vicinanze preoccupata del suo impatto sulla loro caccia alla volpe. Ci fu uguale ansietà sulla “Disneificazione‿ della storia e su come avrebbe potuto competere con tale luogo di apprendimento attraverso il divertimento un museo reale come il vicino Smithsonian. Infatti, è luogo comune lamentarsi della mansione dei musei che devono competere con le diverse forze travolgenti dell’intrattenimento popolare, sia che siano Niketown o Disneyo Amistad.

Senza minimizzare – o volersi impegolare in questo discorso – le domande di esperienze autentiche o non autentiche in una cultura mediata, dal mio punto di vista, dimenticano di competere con la visione artistica di un Steven Spielberg o di un James Cameron, noi musei cerchiamo con difficoltà di non perdere di vista il fatto di rimanere soli di fronte ai più modesti sforzi di artisti e di organizzazioni di artisti che lavorano il Web oggi.

Nel gennaio 1997 mi fu richiesto dalla pubblicazione AAM, Museum News, di scrivere sui migliori siti Web dei musei. Risposi suggerendo che un non-museo, artnetweb, aveva il miglior sito Web. L’ambiente Web museale è un ordine di grandezza più ricco di anno in anno, ma non sono ancora convinto che i migliori siti Web museali siano prodotti dai musei che “vogliono investire nel mattone‿ con collezioni di lavori artistici.

Musei Virtuali

Proprio come nella “vita reale‿, dove il Louvre è uno dei più famosi musei nel mondo, Le WebLouvre è uno dei più conosciuti, più visitati e più spesso linkati siti Web nel cyberspazio. Soltanto che Le WebLouvre è un museo virtuale. Non ha collezioni e non è ufficialmente in relazione con il Louvre (è frormalmente chiamato Le WebMuseum dopo una “chiacchierata‿ con gli avvocati del Louvre).

Parte del server World Wide Web dell’ENST (Ecole Nationale Superieure des Telecommunications, Paris), Le WebLouvre – nessun rapporto ufficiale con il famoso museo d’arte – è stato creato da Nicolas Pioch, uno studente ventitreenne ed istruttore di informatica all’ENST. Il progetto viene continuamente sviluppato ed espanso con l’aiuto di contributi esterni perché “maggior materia prima artistica è necessaria su Internet‿ come spiega Pioch. (12)

Esistono altri esempi di musei virtuali che “prendono a prestito‿ le collezioni di altri musei o essi stessi modello a un museo, ma sono più interessato all’ampia, incredibile portata delle “istituzioni‿ che fanno molte di quelle cose che i musei dovrebbero pensare di fare di più, senza sentire la necessità di definirsi in quanto musei. Qual è il punto, dopo tutto, se la collezione è sia virtuale (i.e. non-esistente) o digitale, nel qual caso è infinitamente e esattamente replicabile e la domanda di proprietà non è centrale come altri tipi di domande, tipo il punto di vista, il contesto, l’innovazione, il sostegno alla pratica artistica e molte ancora?

Organizzazioni Virtuali delle Arti

adaweb
Esistono probabilmente centinaia di organizzazioni virtuali persino nel limitato regno dell’arte contemporanea. Una lista inadeguata di alcuni dei più straordinari dovrebbe includere: adaweb, Digital XXX, irational.org, Stadium, The Thing, Turbulence, Year Zero One e ZoneZero. Una lista degli artisti e dei progetti rappresentati proprio da questi siti, comunque, costituirebbe una “collezione‿ significativa.[Prima che ti lamenti riguardo a tutti i grandi siti perduti, continua a leggere, in seguito, in differenti contesti se ne discuterà più ampiamente.]Ancora, l’impegno di ognuno di questi siti verso un contesto critico, l’educazione, l’interfaccia innovativa, la costruzione di comunità, e sì, la selezione culturale, colpisce ed ispira.

La domanda interessante è non come rendere questi siti in competizione con quelli dei musei, o come i musei virtuali, ma piuttosto, che cosa i musei tradizionali hanno che questi siti non hanno o non potrebbero avere?

Prima di affrontare la questione, comunque, mi piacerebbe vedere nel dettaglio alcune delle altre “competizioni‿ che i musei fronteggiano. Nel “mondo atomico‿ è difficile per una rivista d’arte, per esempio, competere direttamente con un museo. Un “progetto‿ sulle pagine è raramente paragonabile ad un’installazione nelle gallerie. Nel regno “digitale‿, comunque, la galleria virtuale di una zine [rivista autoprodotta on line (n.d.r.)] è potenzialmente proprio effettiva come la galleria virtuale di un museo – entrambe possono procurarsi la stessa quantità di spazio sull’hard drive, di cyberspazio, di spazio del colore, di capacità di codifica. Ancora, qual'è allora la differenza?

Zine Gallerie

Può essere vero che ogni dipartimento artistico di laureati ed il 50% dei dipartimenti studenteschi nel mondo stiano iniziando zine on line. E molti di essi sono molto buoni. Non è soltanto l’università la sorgente di zine. Ma da dovunque esse provengano, la maggior parte di esse, che si occupa di arte e cultura visiva in ogni modalità significativa, “cura‿ le gallerie digitali di artefatti on line. Una breve lista ancora inadeguata potrebbe includere Hotwired’s rgb gallery, Leonardo Electronic Almanac, Speed, Switch from the CADRE Institute at San Jose State University, Talk Back!, Why Not Sneeze? e molte altre.

Carl DiSalvo, LEA
Nell’ideare il re-design della Leonardo Electronic Almanac Gallery, ho sentito la necessità di fare alcuni passi indietro per poi poter andare avanti. Il World Wide Web è pieno di “gallerie virtuali‿, la maggioranza delle quali sono semplicemente link a lavori o a homepage personali. Sebbene interessanti occasionalmente, questi siti presentano più di una collezione di portfolio che ciò che ci si aspetterebbe sotto la sembianza di “galleria‿. Con la LEA Gallery ho voluto sostenere alcuni aspetti della galleria tradizionale – la presenza curatoriale, i temi, ed un senso di collocazione in una storia più grande di quanto sia il world wide web.

La LEA Gallery è ideata statica, mai in cambiamento, - che si adatta sia al design che alla funzione dei nuovi progetti complementari, così come offre una struttura per archiviare i lavori più vecchi. Mentre lo stesso Leonardo Electronic Almanac è progettato per ospitare un’ampia varietà di utenti – quelli che utilizzano una tecnologia obsoleta, come quelli che fanno affidamento sui dischi - su modem e browser più vecchi – la LEA Gallery è stata progettata per dare vantaggio ad alcuni dei più nuovi sviluppi tecnologici. Come la galleria si evolve e si adatta, così la tecnologia che essa utilizza farà altrettanto, e, rendendo la galleria aperta all’esplorazione tecnologica, crea la possibilità per i progetti di provare e utilizzare animazione, suono, VRML e Java.

Il futuro della galleria comprende la presentazione di nuovi lavori che esplorano i confini tra arte, scienza e tecnologia, lavori di attualità che si accordano con le tematiche esplorate nelle domande mensili dell’Almanac, omaggi artistici ai pionieri dei media e lavori che illuminano le teorie sulle arti e le scienze.--Patrick Maun, curatore di LEA Gallery (13)

Come programmatore per Walker's Gallery 9, potrei –e lo faccio– identificare molti degli stessi obiettivi. Che cosa ci differenzia?

Una festa mobile

Uno dei più conosciuti siti per i nuovi media non aveva neppure una home pubblica permanente fino all’anno scorso, Ars Electronica's"Festival of Art, Technology and Society" è stata una potenza significativa per quasi vent’anni e negli anni recenti ha avuto una presenza forte nel Web. Allo stesso modo la conferenza annuale per la International Society for Electronic Arts (ISEA) ospita un sito Web con una serie di link a lavori artistici scelti da una giuria. L’autorevole conferenza SIGGRAPH ha una galleria d’arte on line. Persino la più recente Documenta ha curato un sito Web separato dalle sue installazioni fisiche. E per i Musei e la Conferenza di quest’anno, c’è un’esibizione on line di netart.

Alcuni degli sforzi più significativi in termini di identificare e contestualizzare la net art si sta attuando su base annuale nei festival e nelle conferenze in tutto il mondo. Anche se una connessione CCU-SeeMe o un click http potrebbero non essere la stessa cosa di sorseggiare un caffè espresso lungo i marciapiedi di Parigi, è vero che una festa in rete permette alcuni degli stessi vantaggi' “che marchiano a fuoco‿ dei musei che hanno un sito.

Progettare l’arte

Nel regno digitale, sembra come se non sia sufficiente per gli studi di design avere alcuni prestigiosi profitti, così come i siti Web museali molte delle maggiori agenzie creano i loro siti Web d’‿arte‿ – opere semi-autonome che sono viste sia come sbocco creativo che come tipo di ricerca per un design sul filo di lama.

Per esempio, Agency.com ha Urban Desires, un’opera heretofore zine-format che è nel processo di cambiamento ma i cui obiettivi sono forse più direttamente diretti a creare contenuto culturale: “…creeremo un luogo di ritrovo per la distribuzione dei nuovi media di nuova scuola: pezzi altamente visivi, racconti non così lineari, esplorazioni interattive, film corti, animazioni, giochi, esperimenti, burle mediali … e chi sa cosa altro.‿ ."(14). Razorfish ha due opere: The Blue Dot "curato" da Craig M. Kanarick, che piace per il suo sforzo di “provare che il Web può essere bello‿ e rsub, il cui obiettivo è quello di “creare un network on line di contenuto originale proprio quando ogni altro ha abbandonato.‿

Oltre la (con)fusione delle case di design che creano contenuto/arte originale, la stessa interfaccia, come si è ampiamente discusso, è una forma d’arte importante (e.g. SFMOMA collecting Web site design). Un’interfaccia particolarmente interessante, Plumb Design's Thinkmap/Visual Thesaurus, è stata attualmente uno spin-off dell'rsub di Razorfish, ed è la principale interfaccia per l’esibizione di Smithsonian, Revealing Things, menzionata sopra.

Gallerie e-commerciali

Le gallerie commerciali attraverso la storia dell’arte moderna sono state tra le più previdenti nel riconoscere le forme di nuova arte. Forse a causa della facilità della replicabilità di molta net art accoppiata con un’attitudine anti-“prodotto‿ da parte di molti net artisti praticanti, non c’è ancora un’attività diffusa sul net da parte di gallerie commerciali, ma esistono alcuni significanti sforzi, come quello della Sandra Gering Gallery, Postmasters. Ci sono anche altri interessanti tentativi, come quello della Robert J. Schiffler Foundation.

Biblioteche & Archivi

Normalmente, pensiamo alle biblioteche ed agli archivi come a complementi dei musei, cosa che sono certamente, naturalmente (e viceversa). Allo stesso tempo, al limite che i musei sono “innanzitutto nel business del trasferimento delle informazioni‿ c’è una sovrapposizione. A breve termine, gli sforzi dei bibliotecari per identificare le sorgenti di qualità dell’informazione punterebbero verso risorse museali, se noi facciamo bene i nostri lavori. A lungo termine, comunque, le decisioni su cosa sia da archiviare – includendo per esempio i siti Web di arte – è equivalente ad una decisione curatoriale. Eccetto il fatto che non solo i curatori potrebbero non prendere queste decisioni, che potrebbero non essere prese direttamente affatto da nessuna persona umana.

Nel suo affascinante testo per la Time & Bits conference, Michael Lesk riduce alla giusta proporzione la nozione che sarebbe fisicamente impossibile immagazzinare la totalità della conoscenza umana ma suggerisce una problematica persino più grande – come valutare ciò.

Ci sarà abbastanza spazio su disco e sugli archivi a nastro nel mondo per immagazzinare ogni cosa che le persone scrivono, dicono, interpretano o fotografano. Per chi scrive è già vero; per gli altri è lontano soltanto un anno o due. Soltanto una piccola frazione di questa informazione è stata approvata professionalmente, e soltanto una piccola frazione di essa sarà ricordata da qualcuno. Come notato prima, i media da immagazzinamento supereranno la nostra abilità di creare cose per immetterle in essi; e così dopo l’anno 2000 i drive dischi medi o i link di comunicazioni conterranno comunicazione macchina-a-macchina, non uomo-a-uomo. Quando noi vivremo in un mondo in cui il medio pezzo d’informazione non è mai stato visto da una persona umana, avremo bisogno di sapere come valutare ogni cosa automaticamente per decidere che cosa portare alla preziosa risorsa dell’attenzione umana. (16)

Standard, decimali di Dewey, archivi, longevità. Non ci sono argomenti attraenti, ma se noi non paghiamo l’attenzione, la storia potrebbe smettere di essere compresa dai nostri nipoti in un modo molto diverso di quello che noi vivevamo.

(4)Gli artisti mostrano le Modalità

Gli artisti capiscono la rete quasi in modo intuitivo, hanno mostrato un incredibile interesse ed entusiasmo nei processi corporativi ed hanno esposto realmente, a chi è interessato ad intraprendere qualcosa per cui il Web può essere utilizzato, come potrebbe cambiare la modalità con cui noi comunichiamo, come potrebbe unire persone diverse, creando ciò che talvolta io chiamo una geografia mondiale-virtuale del video, guidata dai media. Benjamin Weil, curator, adaweb

Net.art

Non solo ci sono molti artisti che utilizzano il Web con un lavoro innovativo, ma alcuni stanno rendendo problematico il ruolo potenziale dei musei e di altri spazi o collezioni istituzionali di fronte al Web, in modi stimolanti. L’ovvia istanza che viene subito alla mente è la struttura “molti-molti‿ di Internet e ciò che è stata chiamata “disintermediazione‿. In altre parole, attraverso Internet, un artista quasi ovunque nel mondo può raggiungere chiunque abbia una connessione Internet in quasi ciascun altro luogo del mondo senza dover passare attraverso un “intermediario‿ come una galleria o un museo.

Uno degli sforzi più conosciuti a questo riguardo – e sotto molti aspetti più misterioso – è una libera confederazione di artisti, che talvolta accedono alla rubrica “net.art‿ e si sono riuniti su vari punti attorno alla lista di discussione nettime e al sito Web irational.org come molti altri. E’ sufficiente dire che l’archivio nettime e irational.org sono valori che trascorrono una gran quantità di tempo leggendo e ciccando ma che gli artisti ed i teorici associati con la net.art problematizzano coscienziosamente da sé le istanze di cura e istituzionalizzazione nello stesso tempo che praticano forme di esso.

Quando noi parliamo di net.art e di arte in rete alcuni dicono che dovremmo sbarazzarci della nozione di arte e che dovremmo fare qualcosa che non sia in relazione con il sistema artistico, ecc. Io penso che non sia del tutto possibile, specialmente in rete, a causa del sistema degli iperlink. Se si seguono i link, si può entrare nel contesto dell’arte ed essere collegati alle istituzioni artistiche, i siti relativi all’arte. --Alexeij Shulgin

La net.art funziona soltanto in rete ed individua la rete o il “mito-rete‿ come un tema. Spesso si occupa di concetti strutturali: un gruppo o un individuo progettano un sistema che può essere espanso da altre persone. Con questa è l’idea che la collaborazione di diverse persone diverrà la condizione per lo sviluppo di un sistema globale. --Joachim Blank

Desktip IS di Shulgin è sintomatico di questo approccio. Desktop IS è sia un’"opera" di Shulgin che uno sforzo di gruppo aperto a tutti. La "chiamata" è un valore che fa quotazione nella sua interezza.

DESKTOP IS

La prima esibizione internazionale on line di desktop http://www.easylife.org/desktop Se tu volessi partecipare:

  • Scatta un’istantanea del tuo desktop (tasto "PrtScr" per Windows e la combinazione "Apple+Shift+3" per Macintosh)
  • salvala come un file JPEG e nominala "desktop.jpg"
  • mettila sul tuo sito web e invia il link a desktop@easylife.org (se non hai un sito web,invia il tuo file desktop.jpg come allegato di una e-mail - noi lo metteremo on line sul sito DESKTOP IS).

Non c’è termine massimo per l’esibizione, i nuovi file inviati saranno aggiunti al momento della ricezione per almeno sei mesi dal 20 ottobre 1997. Noi stiamo pensando di mostrare DESKTOP IS in uno spazio galleriale. Tutti i partecipanti saranno contattati per discutere dettagli e condizioni. (17)

Non c’è nulla di rivoluzionario, naturalmente, nei progetti artistici che invitano alla partecipazione aperta in accordo con un formato prestabilito. Molti artisti hanno fatto questo per anni, come l’importante lavoro con la fotografia di Lew Thomas nei primi anni Settanta. Ci sono anche parallelismi con i mail-artisti che “come professionisti di un movimento artistico internazionale considerano il sistema di distribuzione come integrale con il loro medium.‿ Il Group Material descrive così il loro processo:

Il nostro metodo di lavoro potrebbe essere descritto come fin troppo democratico, perché così tanto del nostro processo dipende dalla revisione, selezione, e giustapposizione critica di innumerevoli oggetti culturali, aderire a un processo collettivo è estremamente lungo e difficile. Comunque, l’apprendimento distribuito e le idee producono dei risultati che spesso sono inaccessibili a chi lavora da solo. (18)

Internet, comunque, è forse un medium fluido in modo unico e supportivo per tali progetti – in termini di pubblicazione della chiamata, in termini di facilità di creazione del lavoro, in termini di contributo al lavoro e specialmente in termini di visione del lavoro (nonostante la possibilità di un’installazione in una galleria di Desktop IS, esso vive perfettamente e confortevolmente sulla Rete). Forse ancora più importante, comunque, è come la Rete diventi sempre più onnipresente, l’interfaccia progettata diventi allo stesso tempo centrale nelle nostre vite, ed è importante porsi domande e analizzarla come qualcosa che effettivamente è costruita e non è “naturale‿, poiché dobbiamo arrivare a pensare incoscientemente il desktop – se noi ci pensiamo minimamente.

Arte collaborativa

L’installazione File Room di Antonio Muntadas non era concepita come un progetto soltanto per il Web come The World's First Collaborative Sentence di Davis, ma fu specificamente estesa al Web per invocare la collaborazione di persone di tutto il mondo.

File Room –- documenti di numerosi casi individuali di censura nel mondo e storia con facilità d’uso, archivio informatico interattivo. -- File Room agisce non come un’enciclopedia elettronica ma come uno strumento per lo scambio di informazioni e come catalisi per il dialogo. Testi ed immagini sono scomparsi, sono stati rimossi dalla vista o vietati dall’inizio della storia. Questo progetto intende rendere visibile, in tutto il mondo, alcuni di questi incidenti ed atti come una sorgente di documentazione per nuovi incidenti che possono essere inviati dagli utenti on line.

File Room non permette soltanto agli utenti di aggiungere le loro storie ai file, ma usa anche la possibilità di ricerca e di accesso casuale dei media digitali per rendere ciò che era invisibile più facilmente visibile. Purtroppo, come una postilla ironica e tragica, con la chiusura della Randolph Street Gallery, che ha co-prodotto il progetto, File Room non è più disponile ormai on line nella sua più recente incarnazione. (19)

Il pubblico come curatore

Se il popolare ritornello dei visitatori di mostre d’arte astratta e contemporanea è “il mio nipotino di sei anni potrebbe fare questo‿, la rete equivalente potrebbe essere un brillante agente che sa, prima che tu lo faccia, quale libro o CD musicale o opera d’arte ti piacerà e a quale ti collegherai. Il duo artistico Komar e Melamid ha fatto un passo avanti creando dipinti basati sulle preferenze degli utenti “scientificamente testate‿.

Komar/Melamid
Questo progetto, creato dagli artisti dissidenti russi Vitaly Komar e Alex Melamid, vuole scoprire che cosa dovrebbe sembrare una vera arte della “gente‿. Attraverso una ditta di marketing professionale, è stata condotta un’indagine per determinare che cosa preferiscono gli Americani in un dipinto; i risultati furono usati per creare il dipinto America’s Most Wanted. Questo progetto è stato espanso sia nella sua sfera che per quanto riguarda il pubblico attraverso il sito web Dia, permettendo ai visitatori di vedere i dipinti basati su sondaggi completi di oltre una dozzina di paesi, di analizzare i dati dell’indagine, e di partecipare direttamente ad un sondaggio sul sito web per creare un nuovo dipinto “Most Wanted‿ (“Il più ricercato‿) specifico della comunità di Internet.

Mentre Komar e Melamid non vanno così lontano da rendere costume di massa le loro presentazioni – essi sono più interessati al significato ed alla norma – l’aspetto che rende il loro progetto chiaramente per il Web gioca con la comunicazione molto vantata a due vie della Rete. Non solo i visitatori possono dire agli artisti ciò che pensano, ma possono perfino influenzare direttamente ciò che creano.

Paul Vanouse fa un ulteriore passo avanti con il suo progetto Persistent Data Confidante. Con PDC, i visitatori dicono un segreto (di almeno dieci parole) ed a loro volta viene detto loro un segreto che valutano [in inglese curte] (Vanouse dice cu-rate) su una scala da 1 a 10. Inoltre, quei segreti che ricevono più punti sono valutati a turno in modo algoritmico come convenienti per la “riproduzione‿. Eventualmente, i segreti più votati si accoppiano e sono fusi per creare uno “nuovo‿. Curare una selezione Darwiniana? I partecipanti cominciano a scegliere/curare i loro favoriti, sì, ma i risultati delle loro scelte sono sconosciuti – in un modo non diverso da quello sconosciuto con cui i dipinti di Komar & Melamid saranno infine prodotti.

Gli artisti come musei

Da Andrei Wyeth a Any Warhol, non c’è nulla di nuovo nell’avere un museo dedicato ad un singolo artista, persino se l’artista è vivo. E’ qualcosa di meno usuale per un artista essere architetto, direttore, designer della mostra, manager di pubblicazioni e di pubbliche relazioni, archivista, educatore e, oh sì, artista. Ma ci sono molti di tali edifici in Internet che scherzosamente mimano le tradizionali strutture dei musei nel cyberspazio. Il Lin Hsin Hsin Art Museum è forse l’esempio più energetico intorno a noi, completo di negozio di souvenir, bar, bagno musicale e molto, molto di più. Diventa un socio ora! E riceverai entrate scontate a …

Il Hsin Hsin Museum è un po’ come la canzonatura di una persona famosa. Uno può dire la verità vestendosi in modo eccessivo. Se ciò è uno scherzo o no, il museo Hsin Hsin infilza sullo spiedo il Museo ricreando fedelmente e amabilmente le sue forme senza preoccuparsi troppo dei suoi significati. E questa non è una descrizione non curata della prima coppia di onde dei siti museali Web. Abbiamo conosciuto la forma e abbiamo utilizzato un po’ di vistosa tecnologia, ma è questa l’esperienza che vogliamo avere con il Web?

Project Tumbleweed di Robbin Murphy, comunque, è un po’ come visitare un grande museo dove stanno entrando molte persone e l’allestimento offre realmente il senso soltanto dopo che ci si è stati un po’ di volte e si è iniziato a trovarsi a proprio agio con le cose. La prima volta il visitatore può essere un po’ disorientato, ma è chiaro che qualcosa ci sia. Murphy, co-fondatore di artnetweb (e non è sempre chiaro dove uno finisca e l’altro inizi) scrive del suo progetto così:

L’intero progetto è una investigazione in evoluzione sulle possibilità degli ambienti on line multi-dimensionali e costituirà un modello per ciò che molti pensano sia un “museo virtuale‿. Uso questo termine con esitazione ma consapevolezza che è diventato comune pensare ad una rappresentazione on line come ad una cosa virtuale, non reale nel suo significato, ed è il risultato del pensare in termini di CD-ROM multimediale e di altre forme di digitalizzazione che sono diventati correnti, ma che non sono necessariamente applicabili all’ambiente in rete come Internet.

La mia definizione di virtuale dovrebbe essere più vicino a “universale‿, pensando un museo del possibile. Alla fine “irreale‿ e “universale‿ potrebbero significare la stessa cosa in quel termine “universo‿ è una metafora di ciò che non possiamo completamente comprendere, una bugia che diciamo a noi stessi per evitare di pensare l’impensabile. Forse un termine migliore potrebbe essere potenziale e questa è la ragione per cui il sottotitolo del progetto che ho scelto è un ‿museo potenziale‿, una “casa delle muse‿ che è basata non su una collezione, educazione, conoscenza o su un altro qualsiasi aspetto delle nostre normali istituzioni ma su ciò che le muse (figlie della memoria) promettono – potenzialmente.

Diversamente da Hsin Hsin che cerca “oltre mille opere digitali‿ come la stampa Corbis rivela, l’opera artistica è un po’ più dura da trovare in Project Tumbleweed – o piuttosto il progetto è l’opera d’arte per un alto grado. C’è un collasso di contenitore e contenuto. Ogni cosa è superficie, non c’entra quanto in profondità si voglia andare. Come scrive Mark Taylor su un altro architetto, Bernard Tschumi, nel suo nuovo brillante libro, Hiding:

Quando la realtà viene proiettata, il reale diviene virtuale ed il virtuale diventa reale. Nel suo corrente lavoro – specialmente il Columbia University Student Center – Tschumi estende i processi di medializzazione e virtualizzazione della realtà trasformando i corpi in immagini. Lo spazio in-tra dove gli eventi mediali sono rappresentati è avvolto nella costruzione in un modo tale che gli schermi proiettano altri schermi. Schermi infiniti rendono il reale immaginario e le immagini reali... Gli scherrni non sono semplicemente facciate esterne ma sono proiettati come propaggini in modo tale che la costruzione diventa un assemblaggio intricato di superfici stratificate. Come i corpi si muovono attraverso le pelli che corrono in profondità, il materiale diviene immateriale e l’immateriale si materializza. Lungo il bordo senza fine dell’interfaccia niente è nascosto. (20)

Ci sono riproduzioni digitali dei primi dipinti di Murphy, sicuramente, ma queste servono realmente più come “stazioni‿ per lui per meditare sia sulla sua vita e sulla costruzione del significato dell’arte. In modo molto più critico del presentare alcune nozioni del suo lavoro, per se stesso, costruite nella struttura di Project Tumbleweed ci sono le nozioni di punto di vista e di prospettiva. Cioè, Murphy riconosce e gioca ruoli multipli – e presume che il visitatore verrà da diversi punti di vista, sia che sia un surfer che un critico, un artista che un suonatore, un archeologo che un indovino. La principale modalità strutturale è conformata su tre <livelli> (prospettive):

" i o l a " è la piattaforma in primo piano (rosso) ed è una interfaccia personale curata con il resto di Internet attraverso link ad articoli, e-zines, libri e progetti inviati giornalmente. E’ un’‿entrata‿ per il resto del progetto giacchè la maggior parte dei link porterà un visitatore altrove. La maggior parte delle istituzioni vuole tenere i visitatori nel proprio “spazio‿. Ciò che non tengono in considerazione è che la gente fisica non si materializza nell’arco della porta, essi arrivano con diversi tipi di trasporto – a piedi, in taxi, in autobus – e dall’‿esterno‿. La transizione tra l’‿esterno‿ e l’‿interno‿ è on-line metaforicamente e il vantaggio dei link sembrerebbe essere la abilità a lineare in entrambe le direzioni. Il vantaggio è che crea uno spazio d’entrata con la possibilità di andare altrove e ciò incoraggia il ritorno delle visite. L’entrata ha un uso diverso da una camera di decompressione estetica.

Da questa piattaforma si può entrare in “Hypomnemata‿, o la piattaforma di mezzo (verde), che potrebbe anche essere considerata come una forma di “studio‿ per me dove lavoro ai progetti e conservo le informazioni ed il materiale per questi progetti e quelli futuri. Nel futuro questa piattaforma sarà spaziale perché userà VRML, HTML Dinamico e/o quanti altri strumenti saranno disponibili per sviluppare le metafore spaziali. Sto intenzionalmente cercando di evitare di pensare in termini di modelli tri-dimensionali ed ho scelto di iniziare con la quarta dimensione, il tempo (o la cronologia in questo caso) in una semplicissima rappresentazione. Alcuni dei progetti di questa piattaforma investigano il tempo più in termini di movimento, ritmo che usa l’animazione gif e javascript.

Da “Hypomnemata‿ si può entrare in “Undergrowth‿, o piattaforma di sfondo (blu) che consiste di giornali degli ultimi quindici anni che sto convertendo in formato digitale e immettendo. Questa piattaforma forse includerà immagini e sarà un database relazionale dove il mio passato, o un qualche tipo di storia, può essere ricostituito.

Questo è un progetto significativo che i musei farebbero bene a rubare come possono.

Per una iterazione del “museo virtuale‿ più somigliante al tradizionale ma che completamente incita il pensiero ed è attraente, vedi ZoneZero: From Analog to Digital Photography. Pedro Meyer, il creatore di ZoneZero, espone un forte e provocatorio fatto che il miglior modo di pensare ZoneZero e altri siti simili non sia una versione virtuale di un medium analogico che noi sempre pensiamo di sapere e conoscere, ma sia una completamente nuova forma d’arte. Vedi in particolare il suo editoriale, “Domande su cosa consiste l’arte nel Web‿.

(5)net.curator?

Guida sul lato

In educazione, è diventata banale stenografia descrivere il cambiamento di ruolo dell’insegnante come un passaggio dall’‿esperto in impalcatura‿ a guida su un lato. La tecnologia non è la causa di ciò, ma può incoraggiarlo. Con il focus dei musei sull’eccesso, può essere che il ruolo del curatore stia andando incontro a una simile trasformazione. E poiché i processi collaborativi sono desiderabili, Internet è un grande facilitatore.

Penso alla prima volta che mi svegliai realmente alla possibilità di imbattermi per caso nella listserv per l’esibizione: PORT: Navigating Digital Culture. Fondamentalmente, era un processo curatoriale aperto a cui tutti potevano partecipare, per cui tutti potevano proporre progetti, in cui tutti potevano captare comunicazione. Sarebbe ingenuo pensare che tutte le decisioni siano state prese su quella listserv, ma in realtà essa ha creato un contesto per se stessa, sia per testare le idee che per identificare le opportunità. (21)

Auto-Curation

Hsin Hsin Museum, Project Tumbleweed, e ZoneZero possono essere tutti visti come esempi di auto-curation da parte degli artisti, ma c’è anche l’idea di curation automatica. La versione più promettente di ciò nel prossimo futuro – anzi nel presente – è la varietà “fai da solo la tua mappa‿.

Per esempio, proprio ora posso andare alla base dell’Arts Wire Web e immettere criteri a mia scelta tali da vedere arte specifica del Web sul museo o galleria dei siti Web che hanno la parola “donne‿ nella descrizione del sito. Ecco fatto. Giro immediato del Web. Naturalmente ci sono diversi fattori che riguardano come il territorio è percorso, così per parlare. Ogni quanto è aggiornato il database? Come sono coerenti i criteri applicati? Com’è coraggioso l’algoritmo…? Può non essere il topic più sexy al mondo, ma i database come questi usati nei siti della National Gallery of Art and San Francisco Museum of Fine Arts permettono sofisticatissime interrogazioni delle risorse museali. Non c’è ragione, - infatti, ogni probabilità – che tale cataloghizzazione accadrà attraverso il Web, attraverso i domini di conoscenza attraverso i tipi di artefatti. Con un accesso all’informazione come Xanadu, il valore del ruolo curatoriale starà non tanto in ciò che è conosciuto quanto nel miglior modo in cui le storie possono essere raccontate.

Storytelling non deve essere confuso con Disney e Hollywood. (22) C’è un programma sperimentale di “curatore virtuale‿ chiamato "The Intelligent Labelling Explorer".

"Il focus del progetto è la generazione automatica di testo, In questo campo, i sistemi sono costruiti in modo che producono testi descrittivi, esplicativi o argomentativi per realizzare diversi compiti comunicativi. Noi progettiamo di costruire un sistema che produca descrizioni di oggetti incontrati durante una visita guidata di na galleria museale. In prima istanza, il tour sarà di una galleria ‘virtuale’ esplorato attraverso un’interfaccia a ipertesti. (23)

La sfida calcolata di ILEX sta rendendo possibile generare testi dinamicamente basati sul seguire le tracce che l’utente ha già visto ed il suo livello di interesse. Per creare il testo base, i ricercatori di ILEX passano molte ore intervistando il curatore dell’utilizzo della collezione (jewelry), analizzando la sua conoscenza delle storie sui differenti oggetti di cui ha parlato durante le visite guidate.

In modo interessante, in febbraio, Scientific American Frontiers ha ventilato una mostra in cui “Alan 2.0‿ – una ri-creazione digitale realistica del ritratto di Alda – è stata programmata per essere in grado di pronunciare linee che egli non ha mai pronunciato prima attraverso l’accesso ad un database di fonemi che egli aveva pronunciato. Immagina di unire la generazione di testo dinamico di ILEX con un realistico modello visuale che può pronunciare il testo in maniera credibile. (24) La conversazione con un curatore virtuale che non deve seguire uno script predefinito non è ancora per molto finzione scientifica.

Il punto di tutto ciò non è aumentare un qualche futuro dei curatori animatronici, che conoscono tutto ma non necessariamente agiscono come dovrebbero. Ma siccome l’abilità della società a processare “informazione‿ diventa sempre più influente, abbiamo bisogno di rifinire le nostre nozioni di ciò che sono i ruoli migliori dei musei e dei curatori.

(6)Ibridazione e Fusione

I musei virtuali reali stanno già apparendo all’orizzonte. Franklin Furnace, per esempio, ha recentemente chiuso le sue porte ed ora sta curando una serie di performance bi-settimanali specifiche per Internet e sta progettando di rendere i suoi ampi archivi adatti al Web.

Generalmente, comunque, un approccio monolitico, se favorevole esclusivamente all’utilizzare o specificamente all’ignorare il virtuale, è improbabile che abbia un maggiore orientamento. Al posto di entrambi/o, le risposte saranno entrambe o nessuna – una terza via. I musei come ZKM stanno già facendo sforzi notevoli per integrare i nuovi media – tutti i media – nella loro collezione permanente su base permanente. Viceversa, i musei d’arte contemporanea come quello di Chicago e San Diego e il Walker Art Center (tra gli altri) stanno facendo sforzi significativi per rendere on line la loro programmazione.

Recentemente, questo approccio “in/tra‿ è stato codificato (almeno la versione 1.0) nel “manifesto‿ Techorealism. “Né redentore né anticristo, la tecnologia non può dare ai musei uno scopo, ma i musei ignorano la realtà del virtuale a loro pericolo‿.

Per me è chiaro quali applicazioni innovative della Rete devono offrire i musei. Ciò che è meno chiaro è se i musei “vinceranno‿ automaticamente la competizione culturale, se e quando salteranno nella mischia in espansione. Sono evidenti entrambi i modi.

Soltanto cinque anni fa, non si poteva avere una più autorevole qualità dell’Enciclopedia Britannica. Già, essenzialmente, a 100 dollari la versione CD-ROM di un defunto concorrente Funk & Wagnalls, che è fallito. Potremmo sostenere che le mucche tornano a casa – o piuttosto in quale misura – questo era un caso di persone che preferiscono la convenienza alla qualità o un trionfo di marketing (ombre di vhs vs beta) o un dinosauro che non fa attenzione al suo futuro e che si sente sicuro in una serie humungous di porte che fermano il prezzo ben sopra 1.000 dollari, come se il formato fosse la cosa veramente importante e non la conoscenza e l’informazione in essa contenuta (IBM suona una campana?).

Che cosa ciò ha a che fare con i musei? Penso che sia una favola precauzionale che la nostra esistenza non possa essere garantita, specialmente in una forma immutabile, senza riguardo di come impossibile e persino ridicolo sembri ora contemplare un universo senza di noi. La prosperità, se non la sopravvivenza, possono richiedere una crescente definizione di sé ibrida ed un’apertura alla fusione e mutazione.

Come per il curatore, non abbiamo scelta. Andremo dove gli artisti ci guideranno.

Links

White House Collection of American Crafts
http://nmaa-ryder.si.edu/whc/whcpretourintro.html
"In virtu" tour (video clips)
http://nmaa-ryder.si.edu/whc/invirtutourmainpage.html
"Ask the artist" additional questions example
http://nmaa-ryder.si.edu/whc/artistshtml/hoffmann.html


Alternating Currents: American Art in the Age of Technology
http://www.sjmusart.org/AlternatingCurrents/


Andersen Window Gallery, Walker Art Center
http://www.walkerart.org/programs/andersen/
QTVR views of this changing exhibition space. Linked QTVR movies also allow the online visitor to "walk around" the Minneapolis Sculpture Garden


National Gallery of Art (DC) "Web Tours" using RealSpace
http://www.nga.gov/exhibitions/webtours.htm
Online RealSpace tours to date include Lorenzo Lotto: Rediscovered Master of the Renaissance , Thomas Moran, Sculpture of Angkor and Ancient Cambodia: Millennium of Glory, and Thirty-Five Years at Crown Point Press Return to text.

The Natural History Museum (London), Virtual Endeavour
http://www.nhm.ac.uk/VRendeavour/


Diana Thater: Orchids in the Land of Technology
http://www.walkerart.org/thater/
Thater "tunnel"
http://www.walkerart.org/thater/cyan.html


Art As Signal
http://gertrude.art.uiuc.edu/@art/leonardo/leonardo.html
Bodies Incorporated
http://arts.ucsb.edu/bodiesinc/
Mixing Messages: Graphic Design in Contemporary Culture
http://www.si.edu/organiza/museums/design/exhib/mixingmessages/start.htm


Revealing Things
http://www.si.edu/revealingthings/
Techno.Seduction
http://www.cooper.edu/art/techno/


Whitney Museum of American Art Art Links
http://www.echonyc.com/~whitney/weblinks/main.html


Musee d'art contemporain de Montreal
http://media.macm.qc.ca/homea.htm


Cincinnati Contemporary Arts Center Virtual Exhibition Links
http://www.spiral.org/virtualexhibitions.html


Exploratorium Cool Art Sites
http://www.exploratorium.edu/learning_studio/cool/arts.html


Helios, National Museum of American Art
http://nmaa-ryder.si.edu/helios/index1.html
Transmissions
http://nmaa-ryder.si.edu/helios/transmissions.html


Curatours, Institute for Contemporary Art (London)
http://www.illumin.co.uk/ica/CURATOUR/index.html


CyberAtlas, Guggenheim Museum
http://cyberatlas.guggenheim.org/intro/ca-f.html


"Beuys/Logos: A Hyperessay," Walker Art Center
http://www.walkerart.org/beuys/beuysframe.html


Shu Lea Cheang, Bowling Alley
http://www.fa.indiana.edu/~bowling/


Peter Halley, Exploding Cell
http://www.moma.org/exhibitions/halley/index.html


UCR/California Museum of Photography
http://www.cmp.ucr.edu/site/webworks.html


@art
http://gertrude.art.uiuc.edu/@art/


Dia Center for the Arts Artists' Projects for the Web
http://www.diacenter.org/rooftop/webproj/index.html


Walker Art Center Gallery 9
http://www.walkerart.org/gallery9/


San Francisco Museum of Modern Art Web site
http://www.sfmoma.org
adaweb
http://www.adaweb.com
Atlas
http://atlas.organic.com
Funnel
http://atlas.organic.com
Douglas Davis, The World's First Collaborative Sentence
http://math240.lehman.cuny.edu/art/


Steve Dietz, "What Becomes a Museum Web?"
http://www.yproductions.com/talks/


Le WebLouvre
http://mistral.enst.fr/~pioch/louvre
U.S.-based mirror site
http://sunsite.unc.edu/louvre/


adaweb
http://www.adaweb.com
Digital Studies
http://altx.com/ds
irational.org
http://www.irational.org
Stadium
http://stadiumweb.com/
Turbulence
http://www.turbulence.org/
The Thing
http://www.thing.net/
Year Zero One
http://www.year01.com/year01


Leonardo Electronic Almanac Gallery
http://mitpress.mit.edu/e-journals/Leonardo/gallery/gallery294/gallery.html
rgb
http://www.hotwired.com/rgb/
Speed
http://tunisia.sdc.ucsb.edu/speed/
Switch
http://switch.sjsu.edu/web/v3n3/militarytoc.html
See in particular Web Art Taxonomy
Talk Back!
http://math.lehman.cuny.edu/tb/
Why Not Sneeze?
http://www.ccc.nl/sneeze/


agency.com
http://www.agency.com/
Urban Desires
http://www.urbandesires.com/
Razorfish
http://www.razorfish.com/
The Blue Dot
http://www.razorfish.com/ns-frameset.html
Plumb Design
http://www.plumbdesign.com/
Thinkmap
http://www.thinkmap.com/
Revealing Things
http://www.si.edu/revealingthings/


Ars Electronica
http://www.aec.at/center/centere.html
ISEA 97
http://sthelens.neog.com/isea/isea.htm
SIGGRAPH 98
http://www.siggraph.org/s98/cfp/art/
Beyond Interface: net art and Art on the Net


Sandra Gering Gallery
http://www.users.interport.net/~gering/
Postmasters Gallery
http://thing.net/~pomaga/
The Robert J. Schiffler Foundation
http://www.bobsart.com/


Time & Bits: Managing Digital Continuity
http://www.ahip.getty.edu/timeandbits/


<nettime>
http://www.factory.org/nettime/
Rhizome
http://www.rhizome.org/fresh/
irational.org
http://www.irational.org
Desktop IS
http://www.easylife.org/desktop/


Muntadas, File Room
http://simr02.si.ehu.es/FileRoom/documents/TofCont.html
Unfortunately, the primary Web version of File Room is off-line with the demise of Randolph Street Gallery in Chicago, which co-produced the project, but an earlier interface exists at the address above. A "fact sheet" is also available from the 1995 NII Awards page.


Komar & Melamid, The Most Wanted Paintings on the Web
http://www.diacenter.org/km/index.html
Paul Vanouse, Persistent Data Confidante
http://www-crca.ucsd.edu/~pdc/


Lin Hsin Hsin Museum
http://www.lhham.com.sg/lhh.html
Robbin Murphy, Project Tumbleweed
http://www.artnetweb.com/iola/tumbleweed/index.html
ZoneZero: From Analog to Digital Photography
Questions of what constitutes art on the Web."
http://www.zonezero.com/


PORT: Navigating Digital Culture
http://www.artnetweb.com/port/


Franklin Furnace
http://www.franklinfurnace.org/

Notes

Presented at the International Conference, Museums & the Web, for the panel "Cultural Competition," April 25, 1998. This version dated 3.25.98. For the most current version, see http://www.yproductions.com/talks/curatingontheweb.html 1. David Bearman, "Use of Advanced Digital Technology in Public Places," Archives and Museum Informatics. (6:3 Fall 1992).

2. While there is much debate about the role of both museums and curators in the wider culture, this paper does not directly address these problematics, on the assumption that regardless of your view of either, the Net will affect and intersect with it.

3. Steven Johnson, Interface Culture: How New Technology Transforms the Way We Create and Communicate. (New York, 1997), 213.

4. The White House Collection of American Crafts opened on the Web on April 25, 1994. Note the Netscape gray background and the necessity to download several-MB video files in this exhibition, created before there was a <bgcolor> tag, tables, or even a tag in general use or the possibility of streaming video. An important aspect of the at the time was the ability to add comments to a comment book, although this function has since been disabled for security reasons.

5. QTVR stands for Quicktime Virtual Reality, a proprietary but widely used technology from Apple Corporation. The QTVR home page is at http://www.apple.com/quicktime/qtvr/. RealSpace is another proprietary technology from Live Picture Corp. More information is at http://www.livepicture.com/download/clients/lpviewer.html. VRML stands for Virtual Reality Modeling Language and is currently the only open standard of these three, although you need a special browser plug-in to view it. The VRML consortium homepage is at http://www.vrml.org/. See James Johnson, "The Virtual Endeavour Experiment: A Networked VR Application," Proceedings ICHIM 97, (Sept. 97), pp. 68-74 for a description of the project. In his oral presentation at the ICHIM Conference, Johnson mentioned the preliminary audience studies, which will be published in 1998.

6. Ars Electronica operates a CAVE--a 10-foot cube with a 3-D immersive VR experience projected onto 3 walls and the floor, based on the CAVE at EVL. ZKM (Zentrum fur Kunst und Medientechnologie) recently acquired a flight simulator for artist projects, and the Electronic Visualization Lab has been developing immersive VR applications in its CAVE for many years. Ars Electronica, http://www.aec.at/center/centere.html ZKM, http://www.zkm.de NICE Project (Narrative-based Immersive Constructionist/Collaborative Environments), http://www.ice.eecs.uic.edu/~nice/NICE/aboutnice.html

7. The tunnel is no longer on the Walker Web site, but it can be accessed at http://www.walkerart.org/thater/cyan.html

8. Vannevar Bush's Memex article and related links can be found at: http://www.isg.sfu.ca/~duchier/misc/vbush/. Ted Nelson's homepage is at http://www.sfc.keio.ac.jp/~ted/index.html.

9. Email from Sara Tucker and Lynne Cooke to Steve Dietz, March 16, 1998.

10. Susan Kuchinskas, "Museums Add Web Sites to Collections," Hotwired, February 12 1997, http://www.wired.com/news/news/culture/story/2009.html.

11. Matthew Mirapaul, "Leading Art Site Suspended," The New York Times Cybertimes March 3, 1998 http://search.nytimes.com/books/search/bin/ fastweb?getdoc+cyber-lib+cyber-lib+20071+0+wAAA+adaweb

12. Ralf Neufang, American Library Association, http://www.lib.cwu.edu/~samato/IRA/reviews/issues/dec94/louvre.html. For more on the "dueling Louvres," see http://www.strcom.com/webzeumz/luves1.htm

13. Patrick Maun, email to Steve Dietz

14. Gabrielle Shannon, Editor in Chief, Urban Desires, http://www.desires.com/3.6/note/index.html

15. Hope N. Tillman, "Evaluating Quality on the Net," http://web0.tiac.net/users/hope/findqual.html

16. Michael Lesk, "How Much Information Is There in the World?," Time & Bits: Managing Digital Continuity, http://www.ahip.getty.edu/timeandbits/ksg.html

17. "Interview with Alexeij E.Shulgin: Balancing between Art and Communication, East and West," Armin Medosch, Telepolis (22.07.97) http://www.telepolis.de/tp/english/special/ku/6173/1.html Joachim Blank, "What is netart ;-)" contribution to an exhibition and congress called " (History of) Mailart in Eastern Europe" at the Staatliches Museum Schwerin (Germany) 1996 http://www.irational.org/cern/netart.txt ---, Desktop IS, http://www.easylife.org/desktop/

18. Daniel O.Georges, "Mail Art from 1984," In The Flow: Alternate Authoring Strategies, Franklin Furnace, 1994. http://www.franklinfurnace.org/flow/

19. Victor Cassidy, "Trouble In Chicago" and "Two Chicago Galleries and Why They Closed," Artnet Magazine http://www.artnet.com/ Unfortunately, the primary Web version of File Room is off-line with the demise of Randolph Street Gallery in Chicago, which co-produced the project, but an earlier interface exists at http://simr02.si.ehu.es/FileRoom/documents/TofCont.html. A "fact sheet" is also available from the 1995 NII Awards page.

20. Mark Taylor, Hiding, (The University of Chicago Press, 199), pp. 262-263.

21. See Josephine Bosma's excellent interview with Heath Bunting (http://www.factory.org/nettime/archive/0680.html0 for more about the Net as a context for producing work. Another example of how technology and the network have augmented the curatorial process in a simple, fun way, is with Barbara London's "Stir-Fry" project. We have all had to write reports of our travels--of people met, art viewed--for our colleagues. London, in a collaboration with adaweb, posted her notes, pictures, and sound bytes to the Web on a daily basis, allowing anyone to follow trace her route on a daily basis as she "found" 35 media artists in a land of 1,200,000,000 people. Stir-Fry, http://www.adaweb.com/context/stir-fry/

22. Although it is true that Bran Ferren, a Disney imagineer, makes a convincing case for storytelling a la Disney, even in the museum setting. See "The Future Of Museums -- Asking The Right Questions" http://www.si.edu/organiza/offices/musstud/proceed8.htm

23. ILEX: The Intelligent Labelling Explorer. http://www.cogsci.ed.ac.uk/~alik/ilex.html.

24. "The Art of Science: Alan 2.0," Scientific American Frontiers February 18, 1998. http://www.pbs.org/saf/8_resources/83_transcript_804.html#part2