World Skin: differenze tra le versioni

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World Skin, in italiano La pelle del mondo è un sistema di Realtà Virtuale fruibile in un Cave di tre metri di larghezza con quattro pareti (dove ogni muro è uno schermo e anche il suono è uno schermo) tramite occhiali stereoscopici, e di un Data-Glove per spostarsi all’interno dell’ambiente. Tre macchine fotografiche sospese lo completano. A fianco al Cave è installata una stampante che restituisce su carta gli scatti eseguiti con le macchine fotografiche.
 
World Skin, in italiano La pelle del mondo è un sistema di Realtà Virtuale fruibile in un Cave di tre metri di larghezza con quattro pareti (dove ogni muro è uno schermo e anche il suono è uno schermo) tramite occhiali stereoscopici, e di un Data-Glove per spostarsi all’interno dell’ambiente. Tre macchine fotografiche sospese lo completano. A fianco al Cave è installata una stampante che restituisce su carta gli scatti eseguiti con le macchine fotografiche.
 
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Versione attuale delle 17:02, 25 Feb 2009

Titolo:

World Skin

Autore:

Maurice Benayoun

Anno:

1997

Luogo:

Parigi

Sito web:

http://www.benayoun.com/

Descrizione:

World Skin.jpg

World Skin, in italiano La pelle del mondo è un sistema di Realtà Virtuale fruibile in un Cave di tre metri di larghezza con quattro pareti (dove ogni muro è uno schermo e anche il suono è uno schermo) tramite occhiali stereoscopici, e di un Data-Glove per spostarsi all’interno dell’ambiente. Tre macchine fotografiche sospese lo completano. A fianco al Cave è installata una stampante che restituisce su carta gli scatti eseguiti con le macchine fotografiche. Gli utenti sono invitati a vivere un safari fotografico nel paese della guerra. Addentrando nel Cave essi hanno tre macchine fotografiche per afferrare delle immagini del conflitto. Uno dei quali impersona il ruolo di guida e decide il camminamento del gruppo. I videoproiettori ci mostrano il paesaggio della guerra: persone ferite, donne e bambini sofferenti, carri armati, edifici distrutti. Un patchwork realizzato a partire d’immagini di attualità provenienti da vari conflitti, il contenuto visivo non incarna una guerra ben precisa ma l’atrocità della guerra in generale. Le tre macchine fotografiche appese al soffitto permettono di scattare immagini facendo poi sparire il soggetto fotografato, rimpiazzandolo con un rettangolo bianco nel quale si indovina unicamente le ombre degli oggetti e persone fotografate. Ogni scatto è registrato e possono essere stampati. L’uso degli occhiali stereoscopici permette di vedere in rilievo e danno l'impressione che non ci siano più muri intorno ai partecipanti; quando si è dentro, danno l'impressione di essere veramente in mezzo a quell'ambiente. Poiché vi possono stare parecchie persone assieme, ci si rende conto di trovarsi in mezzo a un gruppo di turisti. World Skin è un’opera esplorativa del mondo della guerra o, più precisamente, il mondo delle immagini di guerra. In questo ambiente c'è la possibilità, grazie a speciali apparecchi fotografici, di raccogliere dei ricordi nel mondo della guerra. Una volta prese e stampate, si resta in possesso di una traccia tangibile di quel mondo virtuale che si può portar via con sé. Una volta presa, quell'immagine non è più disponibile. In altri termini, quella parte di mondo che è stata fotografata, viene cancellata ovvero la memoria delle immagini è cancellata, non è più accessibile ad altri. Agli altri non resta più che il profilo delle forme divenute bianche e che prima erano qualcosa, frammenti di tempo, momenti di un evento vissuto da altri. In questo modo, progressivamente si cancella il mondo, la memoria, le tracce della guerra. L’ambiente sonoro gioca un ruolo simile a quello delle immagini. Il lavoro sonoro di Jean-Jacques Barrière si scompone in una musica d’ambiente assai intensa ed effetti sonori legati all’interazione. In effetti, ogni scatto è accompagnato da un clic di un apparecchio fotografico che, nel tempo, si metamorfosa progressivamente in detonazione da arma da fuoco. La qualità di quest’opera sta nel cambiamento di attitudine del fruitore: si assiste all’evoluzione del suo comportamento nel tempo “ forte della sua facoltà di agire sul mondo tramite i suoi scatti, egli adotta rapidamente un comportamento compulsivo che ricorda quello del cittadino ordinario immerso nella guerra”. Inoltre, finisce per dimenticare le conseguenze o il significato dei suoi atti. È nello slittamento progressivo del comportamento che si misura la reale immersione più che nel realismo dell’ambiente. In effetti, le foto stampate sono lì per terminare l’esperienza virtuale; appaiono come una traccia, una memoria degli atti compiuti. Lo spettatore può provare, oltre al senso di colpa, della vergogna poiché l’apertura del Cave, a quattro proiezioni, permette ad un pubblico di seguire l’esperienza.

Genere artistico di riferimento:

Installazione di Realtà Virtuale

Bibliografia:

  • 1999, Lévy P.,Cybercultura. Gli usi sociali delle nuove tecnologie, Feltrinelli, Milano.

Webliografia: