Dietz Steve: differenze tra le versioni
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− | Steve Dietz è una figura importante nell’ambito della new media art. Studioso, critico e curatore, è stato un pioniere nella promozione dell’arte telematica, sostenendola economicamente e portandola nei musei. Dietz è il direttore del San Jose International Arts Festival e dell'ISEA2006 Symposium; collabora come curatore al Walter Phillips Gallery, Banff Centre, Canada; precedentemente è stato curatore dal 1996 al 2003 dell’area New Media del Walker Art Center in Minneapolis, Minnesota, USA, dove ha fondato e diretto la sezione New Media Initiatives, lo spazio espositivo online | + | Steve Dietz è una figura importante nell’ambito della new media art. Studioso, critico e curatore, è stato un pioniere nella promozione dell’arte telematica, sostenendola economicamente e portandola nei musei. Dietz è il direttore del San Jose International Arts Festival e dell'ISEA2006 Symposium; collabora come curatore al Walter Phillips Gallery, Banff Centre, Canada; precedentemente è stato curatore dal 1996 al 2003 dell’area New Media del Walker Art Center in Minneapolis, Minnesota, USA, dove ha fondato e diretto la sezione New Media Initiatives, lo spazio espositivo online "Gallery", e la digital art study collection; è anche co-fondatore, con il Minneapolis Institute of Arts del sito educativo ArtsConnectEd, e del sito mnartists.org espressione di una comunità di artisti con la McKnight Foundation. |
− | Steve Dietz è l’ideatore del progetto | + | Steve Dietz è l’ideatore del progetto “productions", che consiste in collaborazioni con musei per programmi culturali basati sull’architettura digitale; è stato alla testa delle pubblicazioni e delle iniziative dei Nuovi Media al National Museum of American Art, dove ha realizzato uno dei più vasti museum Web sites su Internet e co-prodotto il CD-ROM “National Museum of American Art" che ha vinto nel 1997 il primo premio in Arti e Cultura all’international MILIA festival. |
− | Dietz è stato anche un membro del comitato esecutivo della coalizione per la “Computer | + | Dietz è stato anche un membro del comitato esecutivo della coalizione per la “Computer Interchange" del Museum Information (CIMI) e coordinatore dei progetti per il “museum's participation" nel Museum Educational Site Licensing Project (MESL); è attualmente collaboratore del Museum Computer Network (MCN). |
Dietz ha organizzato e curato più di una dozzina di esposizioni sui Nuovi Media, comprese alcune delle prime esposizoni online: «Beyond Interface: net art and Art on the Net» (1998); «Shock of the View: Artists, Audiences, and Museums in the Digital Age» (1999); «Digital Documentary: The Need to Know and the Urge to Show» (1999); «Cybermuseology for the Museo de Monterrey» (1999); «Art Entertainment Network» (2000); «Outsourcing Control? The Audience As Artist for the Open Source Lounge at Medi@terra» (2000); l’esposizione itinerante «Telematic Connections: The Virtual Embrace» (2001–2002) per l’Independent Curators International; «Open_Source_Art_Hack» (2002), con Jenny Marketou, al New Museum, New York City; «State of the Art: Maps, Games, Stories, and Algorithms from Minnesota at the Carleton Art Gallery» (2003); «Translocations» (2003), facente parte dell’esposizione «How Latitudes Become Forms» al Walker Art Center; «Database Imaginary» (2004) con Anthony Kiendl e Sarah Cook alla Walter Phillips Gallery, Banff Centre; infine «Making Things Public» (2005), con Peter Weibel e Bruno Latour, ZKM, Karlsruhe, Germany all'interno di questa iniziativa è stato affidato a Dietz uno specifico progetto web, "Fair Assembly", che consiste in un open database in cui si cerca di riprodurre il meccanismo assembleare di discussione e decisione attraverso la rappresentazione della molteplicità, ossia implementando una piattaforma partecipativa in cui chiunque può proporre un progetto web o software che abbia a che fare con i temi della mostra, facendone successivamente parte. | Dietz ha organizzato e curato più di una dozzina di esposizioni sui Nuovi Media, comprese alcune delle prime esposizoni online: «Beyond Interface: net art and Art on the Net» (1998); «Shock of the View: Artists, Audiences, and Museums in the Digital Age» (1999); «Digital Documentary: The Need to Know and the Urge to Show» (1999); «Cybermuseology for the Museo de Monterrey» (1999); «Art Entertainment Network» (2000); «Outsourcing Control? The Audience As Artist for the Open Source Lounge at Medi@terra» (2000); l’esposizione itinerante «Telematic Connections: The Virtual Embrace» (2001–2002) per l’Independent Curators International; «Open_Source_Art_Hack» (2002), con Jenny Marketou, al New Museum, New York City; «State of the Art: Maps, Games, Stories, and Algorithms from Minnesota at the Carleton Art Gallery» (2003); «Translocations» (2003), facente parte dell’esposizione «How Latitudes Become Forms» al Walker Art Center; «Database Imaginary» (2004) con Anthony Kiendl e Sarah Cook alla Walter Phillips Gallery, Banff Centre; infine «Making Things Public» (2005), con Peter Weibel e Bruno Latour, ZKM, Karlsruhe, Germany all'interno di questa iniziativa è stato affidato a Dietz uno specifico progetto web, "Fair Assembly", che consiste in un open database in cui si cerca di riprodurre il meccanismo assembleare di discussione e decisione attraverso la rappresentazione della molteplicità, ossia implementando una piattaforma partecipativa in cui chiunque può proporre un progetto web o software che abbia a che fare con i temi della mostra, facendone successivamente parte. | ||
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− | Steve Dietz vede il museo virtuale come il tentativo di dare uno spazio ben definito all’arte digitale e alla net art; è stato dal 1996 al 2003 curatore della | + | Steve Dietz vede il museo virtuale come il tentativo di dare uno spazio ben definito all’arte digitale e alla net art; è stato dal 1996 al 2003 curatore della "Gallery 9" del sito del Walker Art Center di Minneapolis prefiggendosi lo scopo di "raccogliere" questo tipo di opere creando un network museum, la cui forza stia in ciò che connette, non tanto in ciò che possiede. Il numero nove fa ironicamente riferimento ad un ulteriore "piano" del museo reale, che ne possiede otto; un piano aggiunto solo nella virtualità della rete e che, però, è stato bloccato nella sua "espansione" nel maggio del 2003 con il licenziamento di Dietz per mancanza di fondi. |
+ | Dietz presenta così l'attività di Gallery 9: "Nel romanzo Fuoco sacro di Bruce Sterling gli artisti digitali del tardo XXI secolo non sono più degli ibridi. Sono semplicemente degli artigiani. E in Interface Culture, Steven Jhonson si riferisce a una sorta di vocazione simile a questa: | ||
Gli artigiani della interface culture & sono divenuti una nuova fusione tra artista e ingegnere - interfacer, cyberpunk, web-master che si incaricano del compito epico di rappresentare le nostre macchine digitali, dando un senso all'informazione nella sua forma grezza. | Gli artigiani della interface culture & sono divenuti una nuova fusione tra artista e ingegnere - interfacer, cyberpunk, web-master che si incaricano del compito epico di rappresentare le nostre macchine digitali, dando un senso all'informazione nella sua forma grezza. | ||
− | Gallery 9 è un sito per l'esplorazione di progetti tramite il media digitale, di tutto ciò che è 'cyber'. E questo comprende commissioni ad artisti, esperimenti d'interfaccia, discussioni comunitarie, una raccolta di studi, ipersaggi, link filtrati, conferenze e altri raid di guerriglia nello spazio reale. ( &) Come possono dei progetti creativi avvantaggiarsi degli sforzi rigorosi e delle capacità degli architetti dell'informazione? Come possono gli architetti dell'informazione - anziché limitarsi a fornire l'accesso a dei dati - contribuire a raccontare storie interessanti e a porre domande stimolanti? | + | Gallery 9 è un sito per l'esplorazione di progetti tramite il media digitale, di tutto ciò che è 'cyber'. E questo comprende commissioni ad artisti, esperimenti d'interfaccia, discussioni comunitarie, una raccolta di studi, ipersaggi, link filtrati, conferenze e altri raid di guerriglia nello spazio reale. ( &) Come possono dei progetti creativi avvantaggiarsi degli sforzi rigorosi e delle capacità degli architetti dell'informazione? Come possono gli architetti dell'informazione - anziché limitarsi a fornire l'accesso a dei dati - contribuire a raccontare storie interessanti e a porre domande stimolanti?" |
Dietz cerca nuovi suggerimenti curatoriali negli artisti, ai quali commissiona lavori che riflettono su tematiche come quella del rapporto parassitario e dell’archiviazione, e che sfruttano i materiali digitalizzati del museo; questa attenzione alle sperimentazioni curatoriali tentate da artisti e organizzazioni non istituzionali non deve peraltro far dimenticare una delle funzioni principali del museo, che è quella di offrire alle opere un contesto e un apparato informativo che ne faciliti la comprensione. E’ importante sottolineare che a questo proposito Dietz propende per una informazione non eccessiva e per lo più diretta, basata essenzialmente su interventi dell’artista o interviste allo stesso. | Dietz cerca nuovi suggerimenti curatoriali negli artisti, ai quali commissiona lavori che riflettono su tematiche come quella del rapporto parassitario e dell’archiviazione, e che sfruttano i materiali digitalizzati del museo; questa attenzione alle sperimentazioni curatoriali tentate da artisti e organizzazioni non istituzionali non deve peraltro far dimenticare una delle funzioni principali del museo, che è quella di offrire alle opere un contesto e un apparato informativo che ne faciliti la comprensione. E’ importante sottolineare che a questo proposito Dietz propende per una informazione non eccessiva e per lo più diretta, basata essenzialmente su interventi dell’artista o interviste allo stesso. | ||
− | Il museo deve perciò diventare una piattaforma di eventi; per fare questo, il museo deve innanzitutto fare delle scelte che lo riavvicinino al mondo dell’arte, e che permettano di superare lo scetticismo degli artisti relativamente a una | + | Il museo deve perciò diventare una piattaforma di eventi; per fare questo, il museo deve innanzitutto fare delle scelte che lo riavvicinino al mondo dell’arte, e che permettano di superare lo scetticismo degli artisti relativamente a una “museificazione??? delle loro opere. Dietz adotta la metafora del parassitismo per indicare come il museo dovrebbe essere un buon “ospite??? per le opere, che trovino in esso un sostegno indispensabile e una base su cui lavorare pur mantenendo la loro indipendenza. |
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+ | * [[Signal or noise? The network museum]] (2000 d.c.) | ||
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+ | * [[Open_Source_Art_Hack]] (2002 d.c.) | ||
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+ | * [[Database Imaginary]] (2004 d.c.) | ||
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+ | * [[Fair Assembly in Making Things Public]] (2005 d.c.) | ||
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Dietz ha scritto e parlato molto sui Nuovi Media, i suoi articoli e le sue interviste sono apparsi in Parkett, Artforum, Flash Art, Design Quarterly, Spectra, Salmagundi, Afterimage, Art in America, Museum News, BlackFlash, Public Art Review, Else/Where and Intelligent Agent; in cataloghi di esposizioni per il Walker Art Center, Centro Parago, Site Santa Fe, San Francisco Art Institute, and aceart; and in publications from MIT Press, University of California Press, and Princeton University Press. Precedentemente al Walker Art Center, Dietz è stato fondatore e responsabile delle pubblicazioni e delle iniziative sui New Media al Smithsonian American Art Museum ed editore del giornale di studi sull’arte, American Art. | Dietz ha scritto e parlato molto sui Nuovi Media, i suoi articoli e le sue interviste sono apparsi in Parkett, Artforum, Flash Art, Design Quarterly, Spectra, Salmagundi, Afterimage, Art in America, Museum News, BlackFlash, Public Art Review, Else/Where and Intelligent Agent; in cataloghi di esposizioni per il Walker Art Center, Centro Parago, Site Santa Fe, San Francisco Art Institute, and aceart; and in publications from MIT Press, University of California Press, and Princeton University Press. Precedentemente al Walker Art Center, Dietz è stato fondatore e responsabile delle pubblicazioni e delle iniziative sui New Media al Smithsonian American Art Museum ed editore del giornale di studi sull’arte, American Art. | ||
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− | + | [[Signal or noise? The network museum]] (2000) | |
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− | * | + | * Steve Dietz è stato curatore dal 1996 al 2003 dell’area New Media del Walker Art Center in Minneapolis, Minnesota, USA, dove ha fondato e diretto la sezione New Media Initiatives, lo spazio espositivo online “Gallery 9", e la digital art study collection; |
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Versione attuale delle 10:36, 19 Set 2012
Contents
Personaggio
Dietz Steve
Biografia
Steve Dietz è una figura importante nell’ambito della new media art. Studioso, critico e curatore, è stato un pioniere nella promozione dell’arte telematica, sostenendola economicamente e portandola nei musei. Dietz è il direttore del San Jose International Arts Festival e dell'ISEA2006 Symposium; collabora come curatore al Walter Phillips Gallery, Banff Centre, Canada; precedentemente è stato curatore dal 1996 al 2003 dell’area New Media del Walker Art Center in Minneapolis, Minnesota, USA, dove ha fondato e diretto la sezione New Media Initiatives, lo spazio espositivo online "Gallery", e la digital art study collection; è anche co-fondatore, con il Minneapolis Institute of Arts del sito educativo ArtsConnectEd, e del sito mnartists.org espressione di una comunità di artisti con la McKnight Foundation. Steve Dietz è l’ideatore del progetto “productions", che consiste in collaborazioni con musei per programmi culturali basati sull’architettura digitale; è stato alla testa delle pubblicazioni e delle iniziative dei Nuovi Media al National Museum of American Art, dove ha realizzato uno dei più vasti museum Web sites su Internet e co-prodotto il CD-ROM “National Museum of American Art" che ha vinto nel 1997 il primo premio in Arti e Cultura all’international MILIA festival. Dietz è stato anche un membro del comitato esecutivo della coalizione per la “Computer Interchange" del Museum Information (CIMI) e coordinatore dei progetti per il “museum's participation" nel Museum Educational Site Licensing Project (MESL); è attualmente collaboratore del Museum Computer Network (MCN). Dietz ha organizzato e curato più di una dozzina di esposizioni sui Nuovi Media, comprese alcune delle prime esposizoni online: «Beyond Interface: net art and Art on the Net» (1998); «Shock of the View: Artists, Audiences, and Museums in the Digital Age» (1999); «Digital Documentary: The Need to Know and the Urge to Show» (1999); «Cybermuseology for the Museo de Monterrey» (1999); «Art Entertainment Network» (2000); «Outsourcing Control? The Audience As Artist for the Open Source Lounge at Medi@terra» (2000); l’esposizione itinerante «Telematic Connections: The Virtual Embrace» (2001–2002) per l’Independent Curators International; «Open_Source_Art_Hack» (2002), con Jenny Marketou, al New Museum, New York City; «State of the Art: Maps, Games, Stories, and Algorithms from Minnesota at the Carleton Art Gallery» (2003); «Translocations» (2003), facente parte dell’esposizione «How Latitudes Become Forms» al Walker Art Center; «Database Imaginary» (2004) con Anthony Kiendl e Sarah Cook alla Walter Phillips Gallery, Banff Centre; infine «Making Things Public» (2005), con Peter Weibel e Bruno Latour, ZKM, Karlsruhe, Germany all'interno di questa iniziativa è stato affidato a Dietz uno specifico progetto web, "Fair Assembly", che consiste in un open database in cui si cerca di riprodurre il meccanismo assembleare di discussione e decisione attraverso la rappresentazione della molteplicità, ossia implementando una piattaforma partecipativa in cui chiunque può proporre un progetto web o software che abbia a che fare con i temi della mostra, facendone successivamente parte.
Sito web
http://www.yproductions.com/index.shtml
Poetica
Steve Dietz vede il museo virtuale come il tentativo di dare uno spazio ben definito all’arte digitale e alla net art; è stato dal 1996 al 2003 curatore della "Gallery 9" del sito del Walker Art Center di Minneapolis prefiggendosi lo scopo di "raccogliere" questo tipo di opere creando un network museum, la cui forza stia in ciò che connette, non tanto in ciò che possiede. Il numero nove fa ironicamente riferimento ad un ulteriore "piano" del museo reale, che ne possiede otto; un piano aggiunto solo nella virtualità della rete e che, però, è stato bloccato nella sua "espansione" nel maggio del 2003 con il licenziamento di Dietz per mancanza di fondi. Dietz presenta così l'attività di Gallery 9: "Nel romanzo Fuoco sacro di Bruce Sterling gli artisti digitali del tardo XXI secolo non sono più degli ibridi. Sono semplicemente degli artigiani. E in Interface Culture, Steven Jhonson si riferisce a una sorta di vocazione simile a questa: Gli artigiani della interface culture & sono divenuti una nuova fusione tra artista e ingegnere - interfacer, cyberpunk, web-master che si incaricano del compito epico di rappresentare le nostre macchine digitali, dando un senso all'informazione nella sua forma grezza. Gallery 9 è un sito per l'esplorazione di progetti tramite il media digitale, di tutto ciò che è 'cyber'. E questo comprende commissioni ad artisti, esperimenti d'interfaccia, discussioni comunitarie, una raccolta di studi, ipersaggi, link filtrati, conferenze e altri raid di guerriglia nello spazio reale. ( &) Come possono dei progetti creativi avvantaggiarsi degli sforzi rigorosi e delle capacità degli architetti dell'informazione? Come possono gli architetti dell'informazione - anziché limitarsi a fornire l'accesso a dei dati - contribuire a raccontare storie interessanti e a porre domande stimolanti?" Dietz cerca nuovi suggerimenti curatoriali negli artisti, ai quali commissiona lavori che riflettono su tematiche come quella del rapporto parassitario e dell’archiviazione, e che sfruttano i materiali digitalizzati del museo; questa attenzione alle sperimentazioni curatoriali tentate da artisti e organizzazioni non istituzionali non deve peraltro far dimenticare una delle funzioni principali del museo, che è quella di offrire alle opere un contesto e un apparato informativo che ne faciliti la comprensione. E’ importante sottolineare che a questo proposito Dietz propende per una informazione non eccessiva e per lo più diretta, basata essenzialmente su interventi dell’artista o interviste allo stesso. Il museo deve perciò diventare una piattaforma di eventi; per fare questo, il museo deve innanzitutto fare delle scelte che lo riavvicinino al mondo dell’arte, e che permettano di superare lo scetticismo degli artisti relativamente a una “museificazione??? delle loro opere. Dietz adotta la metafora del parassitismo per indicare come il museo dovrebbe essere un buon “ospite??? per le opere, che trovino in esso un sostegno indispensabile e una base su cui lavorare pur mantenendo la loro indipendenza.
Opere
- Signal or noise? The network museum (2000 d.c.)
- Memory Archive Database (2000 d.c.)
- Telematic Connections: The Virtual Embrace (2001 d.c.)
- Open_Source_Art_Hack (2002 d.c.)
- Translocations - in How Latitudes Become Forms (2003 d.c.)
- Database Imaginary (2004 d.c.)
- Fair Assembly in Making Things Public (2005 d.c.)
Dietz ha scritto e parlato molto sui Nuovi Media, i suoi articoli e le sue interviste sono apparsi in Parkett, Artforum, Flash Art, Design Quarterly, Spectra, Salmagundi, Afterimage, Art in America, Museum News, BlackFlash, Public Art Review, Else/Where and Intelligent Agent; in cataloghi di esposizioni per il Walker Art Center, Centro Parago, Site Santa Fe, San Francisco Art Institute, and aceart; and in publications from MIT Press, University of California Press, and Princeton University Press. Precedentemente al Walker Art Center, Dietz è stato fondatore e responsabile delle pubblicazioni e delle iniziative sui New Media al Smithsonian American Art Museum ed editore del giornale di studi sull’arte, American Art.
Bibliografia
What Becomes A Museum Web (1996)
Curating (on) the Web (1998)
Beyond interface (oltre l'interfaccia) - net art e Arte nella Rete I e II (1998)
Telling Stories: Procedural Authorship and Extracting Meaning from Museum Databases (1999)
Why Have There Been No Great Net Artists? (1999)
Signal or noise? The network museum (2000)
MCN Spectra Millennial Digest (2000)
Memory Archive Database (2000)
Hotlist (2000)
The Digital Object (2000)
Ten Dreams of Technology (2002)
Interfacing the Digital (2003)
Public Art and Interactive Publics (2003)
The Next Generation Virtual Museum (2004)
Collecting New Media Art:Just Like Anything Else, Only Different (2005)
Be-Coming Community (2005).
Musei
- Steve Dietz è stato curatore dal 1996 al 2003 dell’area New Media del Walker Art Center in Minneapolis, Minnesota, USA, dove ha fondato e diretto la sezione New Media Initiatives, lo spazio espositivo online “Gallery 9", e la digital art study collection;
- Dietz è il direttore del San Jose International Arts Festival e dell'ISEA2006 Symposium
- collabora come curatore al Walter Phillips Gallery, Banff Centre,
- è l’ideatore del progetto “productions", che consiste in collaborazioni con musei per programmi culturali basati sull’architettura digitale.
- è stato alla testa delle pubblicazioni e delle iniziative dei Nuovi Media al National Museum of American Art, dove ha realizzato uno dei più vasti museum Web sites su Internet e co-prodotto il CD-ROM “National Museum of American Art" che ha vinto nel 1997 il primo premio in Arti e Cultura all’international MILIA festival.
- è stato anche un membro del comitato esecutivo della coalizione per la “Computer Interchange" del Museum Information (CIMI) e coordinatore dei progetti per il “museum's participation" nel Museum Educational Site Licensing Project (MESL).
- è attualmente collaboratore del Museum Computer Network (MCN).
- ha organizzato e curato più di una dozzina di esposizioni sui Nuovi Media, comprese alcune delle prime esposizoni online:
«Beyond Interface: net art and Art on the Net» (1998);
«Shock of the View: Artists, Audiences, and Museums in the Digital Age» (1999);
«Digital Documentary: The Need to Know and the Urge to Show» (1999);
«Cybermuseology for the Museo de Monterrey» (1999);
«Art Entertainment Network» (2000);
«Outsourcing Control? The Audience As Artist for the Open Source Lounge at Medi@terra» (2000);
l’esposizione itinerante «Telematic Connections: The Virtual Embrace» (2001–2002) per l’Independent Curators International;
«Open_Source_Art_Hack» (2002), con Jenny Marketou, al New Museum, New York City;
«State of the Art: Maps, Games, Stories, and Algorithms from Minnesota at the Carleton Art Gallery» (2003);
«Translocations» (2003), facente parte dell’esposizione «How Latitudes Become Forms» al Walker Art Center;
«Database Imaginary» (2004) con Anthony Kiendl e Sarah Cook alla Walter Phillips Gallery, Banff Centre;
infine «Making Things Public» (2005), con Peter Weibel e Bruno Latour, ZKM, Karlsruhe, Germany all'interno di questa iniziativa è stato affidato a Dietz uno specifico progetto web, "Fair Assembly", che consiste in un open database in cui si cerca di riprodurre il meccanismo assembleare di discussione e decisione attraverso la rappresentazione della molteplicità, ossia implementando una piattaforma partecipativa in cui chiunque può proporre un progetto web o software che abbia a che fare con i temi della mostra, facendone successivamente parte.
Webliografia
http://www.medienkunstnetz.de/artist/dietz/biography/
http://www.walkerart.org/index.wac
http://www.archimuse.com/mw98/online/dietz_online.html
http://gallery9.walkerart.org/
http://isea2006.sjsu.edu/contact.html
http://www.banffcentre.ca/wpg/
http://www.oit.umd.edu/as/MESL/
http://makingthingspublic.zkm.de/fairassembly/
http://www.newitalianblood.com/showt.pl?id=787
http://erewhon.ticonuno.it/arch/2000/rete/gallery/gallery.htm
http://www.noemalab.org/sections/ideas/ideas_articles/quaranta_musei_netart_3.html