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Versione attuale delle 18:12, 27 Nov 2009
Titolo
Barbadillo Manuel
Biografia
Manuel Barbadillo (Siviglia 1929 - Malaga 2003) annoverava tra i suoi ultimi premi il “Pablo Ruiz Picasso” vinto nel 1999. Barbadillo mostrò, dall’infanzia, una grande inclinazione al disegno e verso i 12 anni entrò come apprendista nello studio del pittore José Arpa, con il quale rimase per due o tre anni. Successivamente continuò la sua formazione artistica come autodidatta mentre effettuava studi di Liceo e di Diritto. Appena conclusi gli studi decise di dedicarsi alla pittura e nel 1954 espose per la prima volta le sue opere nell’Ateneo di Siviglia. Tra il 1955 ed il 1959 viaggiò per l’Europa ed il nord d’Africa, e lavorò per gran parte di questo tempo in Marocco, dove la sua opera evolse dal realismo all’informalismo. Tra il 1959 e la fine del 1962, risiede a New York, ed il suo modo di dipingere cambia ancora passando dall’informalismo d’“azione” a quello di “materia”, e da questo ad un oggettualismo che aveva la reiterazione, i modelli ed il ritmo come elementi predominanti. Verso il 1964 la sua opera incomincia a mostrare le caratteristiche cibernetiche del suo stile modulare. Nel 1968 frequentò un corso sul computer appena inaugurato al Centro di Calcolo dell’Università di Madrid, dove utilizzò per la prima volta il computer come uno strumento artistico, che avrebbe continuato ad usare a casa sua dopo l’apparizione dei personal computer. Barbadillo fu membro fondatore del gruppo “Nuova Generazione” di Madrid, del collettivo “Palmo” di Malaga, e dei seminari sull’Arte ed il Computer.
Sito web
Poetica
Il pittore, le cui opere si distinguono per le sue forme geometriche che si ripetono e usano solo il bianco, il nero ed il marrone scuro, sviluppa i suoi quadri sulla base di “moduli” o forme geometriche minori che vanno a conformare l’insieme di ogni quadro e che trovano sempre una contropartita od opposizione, come succede nell’ordine universale, con la notte ed il giorno, la cosa maschile e la cosa femminile o la cosa grande e la cosa piccola. A partire dal 1960 si sviluppa quello che il pittore ha definito “opera astratta informalista”, dominata all’inizio da un espressionismo astratto con una grande varietà cromatica che finirà nella riduzione del colore fino a creare quadri molto sobri, monocromatici. Ecco cosa scrive nel 1975: “la mia ricerca di un linguaggio obiettivo mi aveva già condotto - tramite l’eliminazione praticamente totale degli elementi soggettivi - a composizioni con ripetizioni di una sola forma in bianco e nero. Attualmente, il mio lavoro è basato su una serie di forme elementari, o moduli. La definizione di queste forme in un quadrato è l’obiettivo, e quando sono ripetute in una griglia nelle varie posizioni, originano, un’infinità di disegni diversi. Il loro numero dipende dai quadrati nella griglia così come dal numero di moduli assunto. Partendo da questi moduli, combinandoli, so come creare un modello ritmico. Fondamentalmente, il mio dipinto deve indagare il problema dello spazio, che nel mio lavoro è un elemento di uguale importanza assieme alla forma e all’antiforma. Il risultato è l’insieme di questi tre elementi. Nelle mie immagini, lo spazio, piuttosto che essere un mero elemento neutrale - un supporto per la forma - è uno dei partecipanti, ed i dipinti, piuttosto che essere formati da forma e sfondo, sono composti da moduli positivi (nero su bianco) e negativi (bianco su nero). Nel mio lavoro è essenziale questo principio d’opposizioni. È presente dal livello di moduli indipendenti fino a quello di composizioni molto complesse. Credo nella bipolarità, alla duplice natura delle cose, all’antica regola che governa l’Universo”. Nel 1968 si avvicina al computer e quando tratta l’argomento scrive:”…Il computer mi è stato di grande aiuto: programmandolo adeguatamente produce un gran numero di disegni da studiare, scegliere, o utilizzare come punto di partenza per altro. È un ottimo strumento d’esecuzione, veloce, dotato di perfezione nel disegno...”.
Opere
- Arseya, 1976
Barbadillo realizzò ben presto che le basi matematiche del suo lavoro erano completate dalle investigazioni al computer. Usa ciò che viene stampato come punto di partenza per i suoi disegni o dipinti.
Bibliografia
- Cynthia Goodman (1987), Digital Visions Computers and Art, New York, Harry N. Abrams.