Neorealismo: differenze tra le versioni

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== Storia ==
 
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1.1) Nascita del Neorealismo.
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Il 1945 è l'anno della Liberazione e della fine della seconda guerra mondiale. Il cinema italiano entra in una fase di indiscussa rinascita che ha come protagonista la corrente del Neorealismo. Corrente che per alcuni anni esercita un'assoluta egemonia sul piano qualitativo. Ma alla complessità delle proposte culturali ed espressive, non corrisponde una penetrazione adeguata nel mercato di massa, in cui ottengono successo tendenze molto diverse.
 
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Considerata nel suo complesso la produzione cinematografica del dopoguerra si distingue in due filoni antitetici: potremmo dire che si fanno film sul popolo o film per il popolo.
Millenovecentoquarantacinque: fine della II guerra mondiale.
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Da un lato i neorealisti cercano di far presa sul pubblico portando in scena i drammi collettivi che avevano coinvolto, e continuavano a coinvolgere, tutti i cittadini nella grande crisi storica attraversata dal paese. Dall'altro i registi più aadestrati nell'imbonimento del publlico si preoccupano di assecondare la tendenza a distrarsi dalla realtà, ricorrendo ai moduli meglio collaudato dello spettacolo di consumo.
Il cinema italiano entra in una fase di rinascita che ha come protagonista indiscussa la corrente del Neorealismo.  
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Va anche tenuto presente che alla fine della guerra la cinematografia italiana, debilitata in tutte le sue risorse economiche e tecniche, si trova a fronteggiare la concorrenza schiacciante delle pellicole americane. Il pubblico, dopo tanta astinenza, perchè durante la guerra il blocco fascista aveva chiuso le importazioni dei film d'oltreoceano, non era per niente scontento di tornare a guardare le sempre suadenti favole hollywoodiane.
Per alcuni anni il movimento esercita un’egemonia assoluta sul piano qualitativo. E’ un fenomeno complesso, divisibile nei suoi tre principali aspetti, ovvero quello morale, quello politico e quello estetico: è anzitutto la reazione morale agli orrori della guerra che spinge i cineasti a ricercare i valori essenziali dell’esistenza e della convivenza sociale per dare una risposta alla serie dei tragici orrori commessi dal fascismo. Da qui la necessità di un linguaggio nuovo, che riesca ad esprimere una presa di coscienza ed una volontà di mutamento. E si va così definendo una nuova estetica, capace di rinnovare il cinema italiano e costituire un punto di riferimento per altre cinematografie.
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E al cinema nazionale si poneva dunque il problema urgente di creare delle alternative che dovevano avere dei caratteri molto diversi.
Ma alla complessità delle proposte culturali ed alla ricchezza dei risultati espressivi non corrisponde una penetrazione adeguata nel mercato di massa, in cui operano ed ottengono successo ben altre tendenze: infatti, accanto alla produzione cinematografica dei film neorealisti, che potremmo dichiarare “film sul popolo”, attraverso i quali si portano in scena i drammi collettivi che coinvolsero e continuavano a coinvolgere tutta la popolazione nella grande crisi storica attraversata dal paese, abbiamo anche la formula antitetica dei “film per il popolo”, per i quali i registi, interessati più all’imbonimento del pubblico, si preoccupano di assecondare la tendenza a distrarsi dalla realtà ricorrendo ad i moduli dello spettacolo di consumo.
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Dal punto di vista del film commerciale, ciò avvalorava la volontà di tenere conto delle abitudini precostituite nel pubblico, anche il più tradizionalista. Per soddisfare questo impegno di popolarità a tutti i costi, su basi ideologiche arretrate ed a basso quoziente estetico, i primi espedienti consistettero nel cercare l'appoggio di altre forme espressive, come la musica ed il romanzo d'appendice.
A riguardo della nascita di questi due diversi stili, va tenuto presente che alla fine della guerra, la nostra cinematografia si trova a dover fronteggiare la concorrenza schiacciante delle pellicole angloamericane che invadono il mercato. Ed al cinema nazionale si pone dunque il problema di creare delle alternative che abbiano dei caratteri molto diversi da quelli dei prodotti di oltreoceano: dal punto di vista del film commerciale ciò avvalora la volontà di tenere buon conto delle disposizioni ed abitudini precostituite nel pubblico. E per soddisfare questo impegno di popolarità a tutti i costi, basandosi su ideologie arretrate ed a basso quoziente estetico, i primi espedienti consistono nel cercare l’appoggio di altre forme espressive come la musica ed il romanzo d’appendice.
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Ma c'erano possibilità feconde anche per quanto riguardava i film rivolti ai settori più dinamici del pubblico, coinvolti attivamente nel processo di politicizzazione democratica del paese.  
Invece, dal punto di vista dei film rivolti ai settori più dinamici del pubblico, coinvolti nel processo di politicizzazione democratica del paese, ci si muove in direzione di un cinema formulato su un impegno entusiastico di rinnovamento civile.
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Purtroppo, la corrente neorealista, tanto interessante quanto significativa, non è destinata ad un successo duraturo. Anche se in verità c’è da dire che molti registi futuri ne trarranno ispirazione.
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Il Neorealismo fallisce proprio nel suo punto più ambizioso: la volontà di indurre ad un mutamento radicale i rapporti fra cinema e pubblico, che al contrario si esprimono meglio negli spettacoli industrialmente strutturati.
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E’ questo il motivo essenziale di debolezza del movimento e su di esso hanno modo di intervenire i sempre più pesanti condizionamenti del potere politico: la politica culturale comincia a voler tendere verso un ottimismo di facciata e quindi l’esposizione dei dolori e delle miserie inizia ad essere vista con fastidio. Il primo a scoprirlo a sue spese è Vittorio De Sica: il suo Umberto D. è attaccato, in quanto la lucida e rigorosa descrizione della misera solitudine di un pensionato è accusata di presentare un quadro troppo impietoso della vita quotidiana.
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Quindi, avversati con intransigenza dai ceti di governo, che vedono una minaccia sovversiva in ogni pur blando atteggiamento critico davanti al processo di ricostruzione-restaurazione nazionale, e per di più non sostenuti da un largo consenso delle masse popolari, i registi neorealisti si lasciano prendere da una crisi di sfiducia.
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Alcuni, come Lattuada, Germi e De Sica, revisionano le proprie posizioni sotto il segno della rinuncia o del compromesso; altri, come De Santis, spariscono a lungo dalla scena, ; altri ancora, come Rossellini e Visconti, intendono invece rinnovarsi attraverso esperienze diverse.
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A questo punto il Neorealismo può dirsi finito, anche ne resterà sempre l’impronta e la sua lezione si rivelerà preziosa per il nostro cinema: soprattutto verso il finire degli anni ’50, periodo in cui si formerà, nel clima di benessere neocapitalista e di disgelo politico, una seconda ondata neorealista, nella quale la ripresa di un impegno di critica alla civiltà, terrà conto anche delle esigenze spettacolari. Diversi per impostazione ma provvisti di un’indiscutibile dignità culturale, e soprattutto ben accetti dalle platee, questi film portano l’entrata dell’ Italia nell’epoca del cinema di massa: epoca in cui il sistema industriale confeziona prodotti dotati di una comunicatività interclassista. E viene così a risolversi la tensione del Neorealismo, che progettava di rivolgersi ai ceti subalterni, ma trovava interlocutori solo nell’intellettualità borghese.
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I più proficui eredi del neorealismo sono Michelangelo Antonioni e Federico Fellini, quest’ultimo allievo fra l’altro del sopracitato Roberto Rossellini, che per una coincidenza significativa esordiscono sullo schermo con il loro rispettivo primo film nello stesso anno.  
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== Poetica ==
 
== Poetica ==
La caratteristica principale del movimento è quella di rappresentare la quotidianità, adottando un taglio fra il reale ed il documentario e servendosi di individui presi dalla strada al posto di attori professionisti.
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Attraverso la messa in scena di una realtà documentaria, il gruppo di registi di varia formazione ideologica e culturale che diedero vita al Neorealismo, si proponeva di favorire una larga coscienza critica delle condizioni e contraddizioni della civiltà italiana attuale: da una parte sottoponendo ad inchiesta le arretratezze degli ordinamenti costituiti rispetto alle attese dell'opinione pubblica, dall'altra dramatizzando l'inadeguatezza dei comportamenti individuali, troppo poco guidati da un maturo senso dell'interesse collettivo.
Il gruppo di registi da varia formazione ideologica e culturale che vita al Neorealismo, si propone di favorire una larga coscienza critica delle condizioni e contraddizioni della civiltà italiana attuale: da una parte sottoponendo ad inchiesta le arretratezze degli ordinamenti costituiti, dall’altra drammatizzando l’inadeguatezza dei comportamenti individuali, troppo poco guidati da un maturo senso dell’interesse collettivo. I film neorealisti intendono così esaltare, al massimo livello, un carattere di specificità nazionale, in contrasto con il linguaggio hollywoodiano, e nello stesso tempo vogliono avviare le platee ad un dialogo che non tagli fuori nessun tipo di spettatore, al quale si rivolgono in nome di una comune coscienza ideologica.
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Il film neorealista intendeva così esaltare al massimo un carattere di specificità nazionale e nello stesso tempo, voleva avviareun dialogo con le platee. E pur esigendo, per questo, una predisposizione all'ascolto, non voleva tagliare fuori gli strati meno qualificati di spettatori, ai quali si rivolgeva in nome di una comune coscienza ideologica.  
Assistiamo così ad uno slancio di entusiasmo al quale molti hanno intenzione di partecipare. Ed in questo fervore di iniziative si incontrano i progetti più disparati, che però nonostante, formano un quadro molto composito: la “qualifica neorealista” può essere attribuita ad opere che, forse hanno poco in comune fra di loro, ma che si uniscono nell’ impegno a considerare, alla luce dell’esperienza antifascista, il rapporto fra l’individuo e la società. Lo sforzo è coinvolgere gli spettatori in una forte consapevolezza del problema, presentato nella sua urgenza assoluta.
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La sorte del Neorealismo si gioca sul doppio versante fra la crescita della democrazia politica nel paese ed il volenteroso sforzo di una democraticizzazione dello spettacolo cinematografico.
Fra i vari registi, la personalità più di spicco del movimento è senza dubbio quella di Roberto Rossellini, il quale opera la più decisa rottura nel linguaggio cinematografico, aprendolo ad un’assimilazione immediata del reale, e nello stesso tempo si ispira ad un antintellettualismo destinato a svolgersi in un coerente rifiuto delle ideologie politiche. Ed è lui ad esprimere, con la maggiore originalità, l’aspirazione ad un rinnovamento individuale che sia un tutt’uno con il rinnovamento della collettività.
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Il suo film Roma città aperta è l’emblema di questa nuova epoca, caratterizzata dalla volontà di rinascita del cinema italiano: realizzato con mezzi di fortuna, prende spunto da fatti di cronaca relativi al tragico periodo in cui, caduto il fascismo, Roma era in attesa dell’arrivo delle truppe americane e fu teatro di scontro tra le forze della resistenza e la rabbiosa determinazione dell’esercito tedesco. Il film presenta ancora aspetti tradizionali: interpretato da attori di grande esperienza e popolarità come Anna Magnani ed Aldo Fabrizi, fa ricorso a metodi di enfatizzazione drammatica; ciò nonostante costituisce un preciso segnale circa la direzione in cui si muoverà il nuovo cinema: trarre ispirazione dalla realtà quotidiana, dare la priorità assoluta alla cronaca ed alla forza delle reazioni morali di fronte alla disumanità di una tragedia che non ha risparmiato nessuno.
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== Opere ==
 
== Opere ==
1943, [[Ossessione]]
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1943 [[Ossessione]]
1945, [[Roma città aperta]]
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1948 [[La terra trema]]
1946, [[Sciuscià]]
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1946 [[Roma citta' aperta]]
1946, [[Paisà]]
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1946 [[Paisa']]
1947, [[Germania anno zero]]
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1948 [[Germania anno zero]]
1948, [[Ladri di biciclette]]
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1950 [[Stromboli terra di Dio]]
1951, [[Bellissima]]
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1946 [[Sciuscia']]
1952, [[Umberto D.]]
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1948 [[Ladri di biciclette]]
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1952 [[Umberto D.]]
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== Correlazioni ==
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== Bibliografia ==
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VITTORIO SPINAZZOLA, Cinema e pubblico. Lo spettacolo filmico in Italia. 1945-1965, Bompiani, Milano, 1974
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== Webliografia ==
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it.wikipedia.org
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www.italica.rai.it
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sussidiario.it
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www.pianetascuola.it
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www.repubblica.it
  
  
[[Categoria: 1945 d.C.]]
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[[Categoria: 1945 d.c.]]
 
[[Categoria: Italia]]
 
[[Categoria: Italia]]
 
[[Categoria: Europa]]
 
[[Categoria: Europa]]
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[[Categoria: Arte e scienza]]
 
[[Categoria: Cinema]]
 
[[Categoria: Cinema]]

Versione attuale delle 23:34, 12 Nov 2012

Genere o movimento artistico

Neorealismo

Personaggi o gruppi

Rossellini Roberto Zavattini Cesare De Sica Vittorio Visconti Luchino

Luogo

Italia

Storia

Il 1945 è l'anno della Liberazione e della fine della seconda guerra mondiale. Il cinema italiano entra in una fase di indiscussa rinascita che ha come protagonista la corrente del Neorealismo. Corrente che per alcuni anni esercita un'assoluta egemonia sul piano qualitativo. Ma alla complessità delle proposte culturali ed espressive, non corrisponde una penetrazione adeguata nel mercato di massa, in cui ottengono successo tendenze molto diverse. Considerata nel suo complesso la produzione cinematografica del dopoguerra si distingue in due filoni antitetici: potremmo dire che si fanno film sul popolo o film per il popolo. Da un lato i neorealisti cercano di far presa sul pubblico portando in scena i drammi collettivi che avevano coinvolto, e continuavano a coinvolgere, tutti i cittadini nella grande crisi storica attraversata dal paese. Dall'altro i registi più aadestrati nell'imbonimento del publlico si preoccupano di assecondare la tendenza a distrarsi dalla realtà, ricorrendo ai moduli meglio collaudato dello spettacolo di consumo. Va anche tenuto presente che alla fine della guerra la cinematografia italiana, debilitata in tutte le sue risorse economiche e tecniche, si trova a fronteggiare la concorrenza schiacciante delle pellicole americane. Il pubblico, dopo tanta astinenza, perchè durante la guerra il blocco fascista aveva chiuso le importazioni dei film d'oltreoceano, non era per niente scontento di tornare a guardare le sempre suadenti favole hollywoodiane. E al cinema nazionale si poneva dunque il problema urgente di creare delle alternative che dovevano avere dei caratteri molto diversi. Dal punto di vista del film commerciale, ciò avvalorava la volontà di tenere conto delle abitudini precostituite nel pubblico, anche il più tradizionalista. Per soddisfare questo impegno di popolarità a tutti i costi, su basi ideologiche arretrate ed a basso quoziente estetico, i primi espedienti consistettero nel cercare l'appoggio di altre forme espressive, come la musica ed il romanzo d'appendice. Ma c'erano possibilità feconde anche per quanto riguardava i film rivolti ai settori più dinamici del pubblico, coinvolti attivamente nel processo di politicizzazione democratica del paese.

Poetica

Attraverso la messa in scena di una realtà documentaria, il gruppo di registi di varia formazione ideologica e culturale che diedero vita al Neorealismo, si proponeva di favorire una larga coscienza critica delle condizioni e contraddizioni della civiltà italiana attuale: da una parte sottoponendo ad inchiesta le arretratezze degli ordinamenti costituiti rispetto alle attese dell'opinione pubblica, dall'altra dramatizzando l'inadeguatezza dei comportamenti individuali, troppo poco guidati da un maturo senso dell'interesse collettivo. Il film neorealista intendeva così esaltare al massimo un carattere di specificità nazionale e nello stesso tempo, voleva avviareun dialogo con le platee. E pur esigendo, per questo, una predisposizione all'ascolto, non voleva tagliare fuori gli strati meno qualificati di spettatori, ai quali si rivolgeva in nome di una comune coscienza ideologica. La sorte del Neorealismo si gioca sul doppio versante fra la crescita della democrazia politica nel paese ed il volenteroso sforzo di una democraticizzazione dello spettacolo cinematografico.

Opere

1943 Ossessione 1948 La terra trema 1946 Roma citta' aperta 1946 Paisa' 1948 Germania anno zero 1950 Stromboli terra di Dio 1946 Sciuscia' 1948 Ladri di biciclette 1952 Umberto D.

Correlazioni

Bibliografia

VITTORIO SPINAZZOLA, Cinema e pubblico. Lo spettacolo filmico in Italia. 1945-1965, Bompiani, Milano, 1974

Webliografia

it.wikipedia.org www.italica.rai.it sussidiario.it www.pianetascuola.it www.repubblica.it