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Davis era ossessionato dal mezzo della tv satellite. Era un grande sconosciuto e quindi esotico. Ha desiderato usarlo per trasmettere per radio l’arte d’avantgarde, video concettuali che nessuno aveva previsto o voluto. A quel tempo, nessun artista aveva tenuto le sue mani su tutto il satellite. Davis pensava di essere fortunato a convincere una rete della TV a concedere un ‹live› di alcuni minuti di video arte. Davis decise di affittare a tempo il satellite di ComSat per le sue prestazioni intransigenti. Era apparentemente la prima volta che un privato cittadino aveva fatto questo. Davis disse di aver scelto lo stadio di Houston per il fatto che fosse circolare; per lui era importante il collegamento fra il satellite e la cupola. Riuscì ad ottenere il permesso per usare l’astrodome la sera del 29 dicembre 1976, perché quel giorno era vuoto. All’astrodome non c’era nessuno tranne la gente addetta alle prestazioni. Ma chiunque avrebbe potuto prendere il segnale dovunque nel mondo. La TV e le stazioni radiofoniche hanno potuto richiamare il segnale e trasmetterle per radio. "I sette pensieri" erano pensieri liberi. Davis trasmetteva un telegramma al ComSat che riceveva. Offriva sette pensieri molto personali alla gente. La sollecitazione alla segretezza della trasmissione ha contato molto per questo artista. Non stavo offrendo un messaggio totale e imperialistico, ma il contatto personale con qualcuno, con il pubblico, dovunque fosse. | Davis era ossessionato dal mezzo della tv satellite. Era un grande sconosciuto e quindi esotico. Ha desiderato usarlo per trasmettere per radio l’arte d’avantgarde, video concettuali che nessuno aveva previsto o voluto. A quel tempo, nessun artista aveva tenuto le sue mani su tutto il satellite. Davis pensava di essere fortunato a convincere una rete della TV a concedere un ‹live› di alcuni minuti di video arte. Davis decise di affittare a tempo il satellite di ComSat per le sue prestazioni intransigenti. Era apparentemente la prima volta che un privato cittadino aveva fatto questo. Davis disse di aver scelto lo stadio di Houston per il fatto che fosse circolare; per lui era importante il collegamento fra il satellite e la cupola. Riuscì ad ottenere il permesso per usare l’astrodome la sera del 29 dicembre 1976, perché quel giorno era vuoto. All’astrodome non c’era nessuno tranne la gente addetta alle prestazioni. Ma chiunque avrebbe potuto prendere il segnale dovunque nel mondo. La TV e le stazioni radiofoniche hanno potuto richiamare il segnale e trasmetterle per radio. "I sette pensieri" erano pensieri liberi. Davis trasmetteva un telegramma al ComSat che riceveva. Offriva sette pensieri molto personali alla gente. La sollecitazione alla segretezza della trasmissione ha contato molto per questo artista. Non stavo offrendo un messaggio totale e imperialistico, ma il contatto personale con qualcuno, con il pubblico, dovunque fosse. | ||
Tutto è cominciato alle 9:30 p.m. Lo stadio, quel posto enorme con le relative luci ed il relativo scoreboard, era affittato per ragioni economiche soltanto per trenta minuti. Alle 9:28 la trasmissione cominciava con Davis osservato dalle macchine fotografiche sopra di lui mentre stava sospeso sul soffitto della cupola dello stadio trasportando la piccola scatola nera che conteneva i sette pensieri. Circa 20 minuti dopo, aveva raggiunto la metà dell’ astrodome, in cui un microfono era stato abbassato da sopra. Fra le 9:50 e le 10:00, parlò agli orecchi del mondo con soltanto dieci minuti di trasmissione diretta in una situazione di compressione e densità. | Tutto è cominciato alle 9:30 p.m. Lo stadio, quel posto enorme con le relative luci ed il relativo scoreboard, era affittato per ragioni economiche soltanto per trenta minuti. Alle 9:28 la trasmissione cominciava con Davis osservato dalle macchine fotografiche sopra di lui mentre stava sospeso sul soffitto della cupola dello stadio trasportando la piccola scatola nera che conteneva i sette pensieri. Circa 20 minuti dopo, aveva raggiunto la metà dell’ astrodome, in cui un microfono era stato abbassato da sopra. Fra le 9:50 e le 10:00, parlò agli orecchi del mondo con soltanto dieci minuti di trasmissione diretta in una situazione di compressione e densità. | ||
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Versione attuale delle 12:52, 19 Giu 2009
Contents
Titolo:
Seven Thoughts
Anno:
1976 d.c.
Luogo:
Houston
Autore:
Davis Douglas
Descrizione:
Davis era ossessionato dal mezzo della tv satellite. Era un grande sconosciuto e quindi esotico. Ha desiderato usarlo per trasmettere per radio l’arte d’avantgarde, video concettuali che nessuno aveva previsto o voluto. A quel tempo, nessun artista aveva tenuto le sue mani su tutto il satellite. Davis pensava di essere fortunato a convincere una rete della TV a concedere un ‹live› di alcuni minuti di video arte. Davis decise di affittare a tempo il satellite di ComSat per le sue prestazioni intransigenti. Era apparentemente la prima volta che un privato cittadino aveva fatto questo. Davis disse di aver scelto lo stadio di Houston per il fatto che fosse circolare; per lui era importante il collegamento fra il satellite e la cupola. Riuscì ad ottenere il permesso per usare l’astrodome la sera del 29 dicembre 1976, perché quel giorno era vuoto. All’astrodome non c’era nessuno tranne la gente addetta alle prestazioni. Ma chiunque avrebbe potuto prendere il segnale dovunque nel mondo. La TV e le stazioni radiofoniche hanno potuto richiamare il segnale e trasmetterle per radio. "I sette pensieri" erano pensieri liberi. Davis trasmetteva un telegramma al ComSat che riceveva. Offriva sette pensieri molto personali alla gente. La sollecitazione alla segretezza della trasmissione ha contato molto per questo artista. Non stavo offrendo un messaggio totale e imperialistico, ma il contatto personale con qualcuno, con il pubblico, dovunque fosse. Tutto è cominciato alle 9:30 p.m. Lo stadio, quel posto enorme con le relative luci ed il relativo scoreboard, era affittato per ragioni economiche soltanto per trenta minuti. Alle 9:28 la trasmissione cominciava con Davis osservato dalle macchine fotografiche sopra di lui mentre stava sospeso sul soffitto della cupola dello stadio trasportando la piccola scatola nera che conteneva i sette pensieri. Circa 20 minuti dopo, aveva raggiunto la metà dell’ astrodome, in cui un microfono era stato abbassato da sopra. Fra le 9:50 e le 10:00, parlò agli orecchi del mondo con soltanto dieci minuti di trasmissione diretta in una situazione di compressione e densità.