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+ | Ogni lavoro parte da una lunga discussione da cui nasce un progetto basato su adversarial collaborations (collaborazioni avversarie). Si valuta lo spazio ed il contesto in cui il lavoro dovrà essere mostrato e si confrontano le idee. Si accetta la sfida di altri artisti considerati come avversari. Il lavoro mira a rivelare e non a nascondere lo scambio di idee ed i conflitti. Non esiste il compromesso. Ogni particolare del lavoro è raggiunto soltanto attraverso un porsi domande in modo rigoroso, mediante il dibattito e negoziazioni strategiche. Il metodo è quello di non condiderare le pagine web come un unico pezzo, ma come risultato di molti componenti assemblati e intercambiabili. Frantumazione e ricomposizione a caso, da qui l’archiviazione dei networked-based media, diversa dall’archiviazione dei media statici: qualcosa fuori dalla sincronizzazione e sintonizzato in un’altra chiave. | ||
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+ | Interview: Janet Cohen, Keith Frank, Jon Ippolito | ||
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+ | [[Categoria:Keith Frank]] | ||
+ | [[Categoria:Scheda]] | ||
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+ | [[Categoria:Database art]] | ||
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Frank Keith
Biografia
Collaborazione con Keith Frank e Jon Ippolito. Stanno acconsentendo a non essere d'accordo dalla loro prima adversarial collaboration, Casting Lots, nel 1993, basando ogni lavoro su un evento competitivo particolare. Il loro lavoro digitale è stato presentato alla Sandra Gering Gallery Ondine ed a SIGGRAPH 97; nel 1997 hanno ricevuto il premio Louis Comfort Tiffany award per il loro lavoro.
Opere
- Sentence on Adversarial Collaboration 1994
- State of the Art 1995
- Agree to Disagree Online 1996
- Variorum of Past Projects 1997
- The Unreliable Archivist 1998
- Experiments in Variable Media 1999
The Unreliable Archivist (L’Archivista non fidato): un’opera che Steve Dietz commissiona al collettivo Cohen-Frank-Ippolito che usa Ada’web come base di una modalità alternativa e “artistica‿ di archiviazione. Il collettivo, Cohen-Frank- Ippolito, mette in atto di solito una “adversarial collaboration‿, adotta un atteggiamento ad un tempo conflittuale e parassitario con il “raw material‿ offerto da ada’web. Il progetto si diverte a smontare e rimontare ada’web archiviando i materiali in maniera disordinata e sulla base di criteri non tradizionali e soggettivi. The Unreliable Archivist, rimappando dei dati tratti dal sito adaweb, esplora in modo illuminante e sorprendente il rapporto tra ospite e parassita, database e contenuto, punto di vista e utente.
Musei
Bibliografia
Sito web
Poetica
La competitività sta alla base ed ogni artista è un avversario. Differenti contesti che creano dei conflitti. Il lavoro tende proprio a mettere in evidenza i conflitti che nascono quando tre egos separati scelgono di interagire. Non è importante che i conflitti si risolvano ma il modo in cui si risolvono che è sempre imprevedibile, sorprendente e provocante. I diversi punti di vista tendono a scontrarsi più che a mescolarsi. Lo scontro non è fra gli artisti ma fra le pagine Web. Agisce su di esse come un atomo frantumato che le riporta alle particelle elementari e le fonde di nuovo insieme in una ricombinazione non intenzionale (frantumazione delle categorie) e quindi l’interesse per l’archiviazione dei networked-based media: un archivista che ha conservato le parti ma che ha mescolato a quali pagine appartengono; mescolare che è più appropriato alla dinamicità del web. Il problema dell’obloscenza della piattaforma pone il problema di archiviare, oltre ai lavori, anche il software e l’hardware appropriati per farsi che i lavori digitali siano visibili. Per cui un programmatore/conservatore deve scrivere una qualche sorta di Patch che permetta ai vecchi lavori di essere visti utilizzando le tecnologie disponibili. L’arte creta per il web morirà se non potrà essere rimaneggiata negli anni a venire. Ogni lavoro parte da una lunga discussione da cui nasce un progetto basato su adversarial collaborations (collaborazioni avversarie). Si valuta lo spazio ed il contesto in cui il lavoro dovrà essere mostrato e si confrontano le idee. Si accetta la sfida di altri artisti considerati come avversari. Il lavoro mira a rivelare e non a nascondere lo scambio di idee ed i conflitti. Non esiste il compromesso. Ogni particolare del lavoro è raggiunto soltanto attraverso un porsi domande in modo rigoroso, mediante il dibattito e negoziazioni strategiche. Il metodo è quello di non condiderare le pagine web come un unico pezzo, ma come risultato di molti componenti assemblati e intercambiabili. Frantumazione e ricomposizione a caso, da qui l’archiviazione dei networked-based media, diversa dall’archiviazione dei media statici: qualcosa fuori dalla sincronizzazione e sintonizzato in un’altra chiave.
Webliografia
Agree to Disagree Online, featured in Beyond Interface http://www.three.org/agree/atd-f.html
Cohen/Frank/Ippolito home page http://www.three.org/
Sentences on Adversarial Collaboration http://www.three.org/sentences/sac-f-6.html
Varorium of Past Projects http://www.three.org/variorum/index.html
Information on the Artists http://www.three.org/intro/text-f.html
Jon Ippolito home page http://www.nyu.edu/classes/blais/jci/
Sandra Gering Online http://www.GeringGallery.com
"Saying: Words for Electronic Discourse," SIGGRAPH97 http://www.siggraph.org/s97/conference/sketches/artdesign/t2.html
Interview: Janet Cohen, Keith Frank, Jon Ippolito http://www.walkerart.org/gallery9/three/g9_ua_interview.html