Factory: differenze tra le versioni
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La Silver Factory, l'ampio locale di centocinquanta metri per trecento, ubicato al quarto piano di un ex fabbrica di cappelli sulla 47° strada, è stato il più noto studio laboratorio di Warhol che fu teatro di molti progetti artistici tra il 1963 e il 1968. Con l’aiuto del suo assistente Gerard Malanga trasferì tutto il materiale di lavoro dall’edificio dove lavorava precedentemente. | La Silver Factory, l'ampio locale di centocinquanta metri per trecento, ubicato al quarto piano di un ex fabbrica di cappelli sulla 47° strada, è stato il più noto studio laboratorio di Warhol che fu teatro di molti progetti artistici tra il 1963 e il 1968. Con l’aiuto del suo assistente Gerard Malanga trasferì tutto il materiale di lavoro dall’edificio dove lavorava precedentemente. | ||
Quando si trasferirono, la Factory stava cadendo a pezzi, le mura erano particolarmente malridotte. | Quando si trasferirono, la Factory stava cadendo a pezzi, le mura erano particolarmente malridotte. | ||
− | + | "Organizzai il mio studio con il tavolo da lavoro sul davanti, vicino alle finestre, ma tenni quasi tutte le finestre oscurate, mi piaceva così. | |
− | Il retro del loft gradualmente divenne zona di Billy che venne a vivere alla Factory. | + | Il retro del loft gradualmente divenne zona di Billy che venne a vivere alla Factory." |
Billy Name crea l’ambiente della Factory, finestre sempre chiuse e pavimenti dipinti di nero, luci stroboscopiche, pareti e oggetti argentati e un globo di specchi che riflette la luce, mentre musica rock andava a volume altissimo su giradischi. | Billy Name crea l’ambiente della Factory, finestre sempre chiuse e pavimenti dipinti di nero, luci stroboscopiche, pareti e oggetti argentati e un globo di specchi che riflette la luce, mentre musica rock andava a volume altissimo su giradischi. | ||
Un piccolo bagno viene adibito a camera oscura per lo sviluppo fotografico ed uno stanzino servirà da camera da letto. | Un piccolo bagno viene adibito a camera oscura per lo sviluppo fotografico ed uno stanzino servirà da camera da letto. | ||
− | + | "Billy fu il responsabile dell’argento alla Factory. Ricopri i muri che si sgretolavano e le tubature con diverse qualità di carta d’argento. Comprò bidoni di vernice d’argento e la spruzzò dappertutto, fin sulla tazza del water. | |
Era il momento perfetto per pensare in argento. L’argento era il futuro, era spaziale. | Era il momento perfetto per pensare in argento. L’argento era il futuro, era spaziale. | ||
Billy amava le superfici riflettenti, appoggiava qua e là pezzi di specchi rotti e ne incollava dei frammenti su ogni cosa. Gli specchi non erano solo decorativi, venivano usati moltissimo quando la gente si agghindava per i party. | Billy amava le superfici riflettenti, appoggiava qua e là pezzi di specchi rotti e ne incollava dei frammenti su ogni cosa. Gli specchi non erano solo decorativi, venivano usati moltissimo quando la gente si agghindava per i party. | ||
− | Billy era bravo a frugare nei rifiuti, arredò tutta la Factory con cose che aveva scovato per strada. Il grande divano ricurvo, quello rosso e peloso che avevamo usato in tanti nostri film e che è stato tanto spesso fotografato, Billy lo trovò davanti alla WMCA. | + | Billy era bravo a frugare nei rifiuti, arredò tutta la Factory con cose che aveva scovato per strada. Il grande divano ricurvo, quello rosso e peloso che avevamo usato in tanti nostri film e che è stato tanto spesso fotografato, Billy lo trovò davanti alla WMCA." |
Grazie a Billy e Gerard la Factory inizia ad essere frequentata da poeti, artisti, ballerini, musicisti, attori, travestiti. Diventa uno spazio fisico in cui Warhol sviluppa le sue idee artistiche. | Grazie a Billy e Gerard la Factory inizia ad essere frequentata da poeti, artisti, ballerini, musicisti, attori, travestiti. Diventa uno spazio fisico in cui Warhol sviluppa le sue idee artistiche. | ||
Circondato da persone cui chiede suggerimenti ed idee, Warhol lavora alla Factory con ritmi di "catena di montaggio". La Factory è una "open house", un luogo aperto in cui tutti possono partecipare, anzi, sono invitati a farlo, perché è dalle idee e dalla personalità di ognuno che Warhol trae il materiale per la sua arte. | Circondato da persone cui chiede suggerimenti ed idee, Warhol lavora alla Factory con ritmi di "catena di montaggio". La Factory è una "open house", un luogo aperto in cui tutti possono partecipare, anzi, sono invitati a farlo, perché è dalle idee e dalla personalità di ognuno che Warhol trae il materiale per la sua arte. | ||
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La maggior parte dei personaggi che frequentavano la Factory hanno avuto un ruolo, più o meno principale, nei suoi film. | La maggior parte dei personaggi che frequentavano la Factory hanno avuto un ruolo, più o meno principale, nei suoi film. | ||
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Versione attuale delle 12:37, 3 Feb 2011
Generi e Movimenti:
Silver Factory e Superstar
Descrizione:
La Silver Factory, l'ampio locale di centocinquanta metri per trecento, ubicato al quarto piano di un ex fabbrica di cappelli sulla 47° strada, è stato il più noto studio laboratorio di Warhol che fu teatro di molti progetti artistici tra il 1963 e il 1968. Con l’aiuto del suo assistente Gerard Malanga trasferì tutto il materiale di lavoro dall’edificio dove lavorava precedentemente. Quando si trasferirono, la Factory stava cadendo a pezzi, le mura erano particolarmente malridotte. "Organizzai il mio studio con il tavolo da lavoro sul davanti, vicino alle finestre, ma tenni quasi tutte le finestre oscurate, mi piaceva così. Il retro del loft gradualmente divenne zona di Billy che venne a vivere alla Factory." Billy Name crea l’ambiente della Factory, finestre sempre chiuse e pavimenti dipinti di nero, luci stroboscopiche, pareti e oggetti argentati e un globo di specchi che riflette la luce, mentre musica rock andava a volume altissimo su giradischi. Un piccolo bagno viene adibito a camera oscura per lo sviluppo fotografico ed uno stanzino servirà da camera da letto. "Billy fu il responsabile dell’argento alla Factory. Ricopri i muri che si sgretolavano e le tubature con diverse qualità di carta d’argento. Comprò bidoni di vernice d’argento e la spruzzò dappertutto, fin sulla tazza del water. Era il momento perfetto per pensare in argento. L’argento era il futuro, era spaziale. Billy amava le superfici riflettenti, appoggiava qua e là pezzi di specchi rotti e ne incollava dei frammenti su ogni cosa. Gli specchi non erano solo decorativi, venivano usati moltissimo quando la gente si agghindava per i party. Billy era bravo a frugare nei rifiuti, arredò tutta la Factory con cose che aveva scovato per strada. Il grande divano ricurvo, quello rosso e peloso che avevamo usato in tanti nostri film e che è stato tanto spesso fotografato, Billy lo trovò davanti alla WMCA." Grazie a Billy e Gerard la Factory inizia ad essere frequentata da poeti, artisti, ballerini, musicisti, attori, travestiti. Diventa uno spazio fisico in cui Warhol sviluppa le sue idee artistiche. Circondato da persone cui chiede suggerimenti ed idee, Warhol lavora alla Factory con ritmi di "catena di montaggio". La Factory è una "open house", un luogo aperto in cui tutti possono partecipare, anzi, sono invitati a farlo, perché è dalle idee e dalla personalità di ognuno che Warhol trae il materiale per la sua arte. I frequentatori della Factory oltre a Gerard Malanga e Billy Name sono, il regista Paul Morrissey che diventa collaboratore di Warhol per i Film sonori e commerciali, Ondine il più eclettico attore dei film del periodo, Brigid Polk l’amica più intima di Warhol, Viva, Ultra Violet, Nico e i Velvet Underground, Edie Sedgwick e degli studenti di Cambridge. La Factory diventa così uno spazio ideologico dove molte nozioni sulla pop art si trasformano in stile di vita. Il gruppo forma un nucleo che stabilisce un linguaggio comune, uno stile comune che basa i propri principi sull'accettazione di qualsiasi comportamento, senza pretenderlo di giudicarlo. La Factory legittima la libertà di tutti i suoi componenti di creare un personaggio e dunque diventare per quel momento alternativo una star, anzi una superstar. L’interesse di Warhol per lo star system americano è noto a tutti, era gi molto evidente in pittura, basti vedere le sue numerose silografie. In ambito cinematografico queste star vengono snobbate, preferendo affidarsi a personaggi non così noti o perlomeno non appartenenti allo star system Hollywoodiano. Il divismo a cui i film fanno riferimento diventa un divismo declassato, il principio sembra essere quello di mettere in mostra un’intera mitologia che viene assunta al di fuori dal set. La stessa Factory sembra voler riprodurre una Hollywood in miniatura, Le superstar di Warhol risultano essere attori dilettanti, volutamente privi di professionalità, essi dovevano rappresentare una sorta di provocazione verso i divi di Hollywood. La maggior parte dei personaggi che frequentavano la Factory hanno avuto un ruolo, più o meno principale, nei suoi film.