Stelarc: differenze tra le versioni

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'''Personaggio o Gruppo:''' Stelarc
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'''Biografia:''' Stelarc è nato nel 1946 a Limassol, Cipro e vive e lavora in Australia. Come una specie di nomade cibernetico, ha però spostato il suo corpo e le sue sperimentazioni in luoghi geografici molteplici , attraversando gli istituti di ricerca e le università dove lavora: Tokio, Toronto, Berlino, Londra. Ha utilizzato strumenti medici, protesici, sistemi di realtà virtuale e Internet per esplorare, estendere e amplificare i parametri operativi del corpo; ha filmato all'incirca 2 metri del proprio spazio fisico interno (polmoni, stomaco, colon) con una scultura-sonda, Si è sospeso a sistemi di uncini conficcati nella propria carne per 25 volte tra il 1976 e il 1988. Ha messo in scena delle performance con una terza mano, con un braccio virtuale e con un corpo virtuale. Lavori come Ping Body e Parasite mettono alla prova le nozioni di sistemi nervosi esterni, estesi e virtuali collegando il corpo dell'artista a Internet.
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Nel 1995 Stelarc ha ricevuto una borsa di studio triennale dalla Commissione australiana per le arti visive. Nel 1997 è stato nominato professore onorario di arte e robotica alla Carnegie Mellon University. Al momento è consulente alla ricerca per la Nottingham/Trent University.
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1968-1970: Performance multimediali
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1972-1975: Sospensioni del corpo con funi
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1973-1975: Filma l'interno del suo corpo realizzando 16mm di film a colori del suo stomaco(14 minuti), del suo colon (16 minuti),  e dei sui polmoni(15 mins). Realizza anche il film della scansione a raggiX di tutto il suo corpo(60 minuti)
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1976-1994: Conferenze e seminari sull' evoluzione, l'intelligenza artificiale, protesi, robot, sitemi uomo-macchina e riprogettazione del corpo
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1976-1988: Sospensioni con ganci inseriti nella pelle
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'''Sito web:''' http://www.stelarc.va.com.au/
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'''Poetica:''' Stelarc lavora sull’artificialità del corpo intesa come territorio di sperimentazione e mezzo con cui mettere alla prova e testare i limiti della componente organica del nostro corpo biologico. Stelarc vuole superare le limitazioni della "vecchia carne" sottoponendola a condizioni estreme e dimostrandone l’attuale obsolescenza, aprendo una via ai possibili innesti tecnologici. Le pratiche di Sterlac vogliono quindi quasi essere sperimentazioni scientifiche e vanno al di là dei masochismi espliciti degli "Azionisti Viennesi" degli anni Sessanta-Settanta, che inscenavano performance con violente mutilazioni corporee autolesioniste e non vogliono neanche essere azioni artistico-espressive corporee come quelle di molta Body Art. La tecnologia non è vista come qualcosa di opprimente e castrante, bensì come mezzo per amplificare l’azione corporea ed arrivare alla costruzione di un "organismo nuovo", un cybercorpo, che, tramite la tecnologia, può allargare l’area dell’esperienza e aprire la strada verso possibilità insperate. Già alla fine degli anni Sessanta Stelarc sperimenta pratiche che tendono a verificare i limiti fisiologici e psichici dell’organismo umano, e inizia ad indagare strumenti di potenziamento del corpo. Sono un esempio di questo le "sospensioni" che egli inscenò nei primi anni della sua azione artistica, in cui sospendeva in aria il suo corpo prima retto da imbragature, poi da ganci infilzati nella pelle (come alcuni rituali sciamanici). In questo modo il corpo viene "educato" alla resistenza e al superamento delle condizioni limite, come in alcune forme di ritualità orientale e di teatro giapponese, al fine di studiarne le dinamiche strutturali in seguito agli interventi diretti perpetuati dall’uomo e dalla tecnologia su di esso.
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Le vere e proprie pratiche di ibridazione tecnologica iniziano con gli esperimenti della "terza mano" (iniziati nel 1984): qui la struttura corporea viene amplificata attraverso una protesi meccanica di una mano che viene interfacciata al corpo umano. Mentre le "sospensioni" richiamavano l’idea di un corpo attraversato dal flusso tecnologico per il suo ergersi nel vuoto quasi in una progressiva smaterializzazione, con gli innesti tecnologici il corpo si fa realmente contaminato dalla tecnologia. Quella di Stelarc, è una teoria estrema: il corpo umano mostra in questo periodo i limiti del suo sistema evolutivo, le mutazioni sono necessarie per sopravvivere; il corpo umano ha smesso di adattarsi ai cambiamenti prodotti dalle cyberculture e la sua sfida è quella di rivestirlo con una pelle sintetica in grado di sopportare le mutazioni esterne e di adattarsi ad esse, un corpo al cui interno funzionano tecno – organi. Questo corpo biologico fatto di carne e sangue, organi e umori, è divenuto ormai obsoleto e necessita, per la sua sopravvivenza, di protesi e innesti tecnologici estremamente avanzati. Il corpo così com’è non è più in grado di vivere adeguatamente una realtà che si sta evolvendo a velocità incontrollabili.
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Solo modificando la fisiologia umana si potrà essere in grado di produrre un pensiero radicalmente nuovo :è necessario quindi, secondo Stelarc, iniziare a pensare al corpo come a una struttura componibile, pronta ad ospitare al proprio interno innesti tecnologici che possano operare, agire, evolversi autonomamente, sostituendosi ad organi imperfetti ,spesso malfunzionanti e comunque destinati al decadimento fisiologico. L’Artista australiano persegue la realizzazione di un corpo che non è più umano , cioè biologico - neurologico , ma non è neppure semplicemente tecnologico - artificiale, è la zona ad alta tensione dell’organismo ibrido, in cui convergono carne e circuiti, software e neuroni, coscienza e manipolazione programmata. Una zona di frontiera in cui nanotecnologie microminiaturizzate impiantate all’interno di un corpo produrranno non solo un costrutto modificato e modificabile , ma genereranno nuove modalità di percezione del reale , ampliando le attuali modalità di conoscenza . Con Stelarc si entra nel territorio della fusione , della sintesi, della compenetrazione , si assiste alla creazione di una interfaccia uomo/macchina in un processo di ibridazione con cui si elimina la distinzione tra ciò che rientra nella sfera dell’ artificiale e ciò che invece permane ancora come naturale, una ibridazione creata dalla commistione che l’uomo e la macchina produrranno l’uno sull’altra.
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Il corpo, nelle performance di Stelarc, si fa quindi oggetto di riprogettazione, di sperimentazione tecnologica, viene programmato per modificare la sua struttura. Questo però non è visto da Stelarc come una forzatura castrante per tutti gli individui: per lui è una scelta, una forma di libertà soggettiva: diventa necessario, per l'artista, mettere a punto un programma evolutivo che se da una parte deve permettere il passaggio , il salto , da una evoluzione di tipo biologico - naturale a una di tipo tecnologico – artificiale, dall'altra deve essere invece in grado di eliminare secoli di pregiudizi e paure nei confronti della manipolazione del corpo:
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La posizione di Stelarc è abbastanza estrema e molti lo hanno accusato di non occuparsi a fondo delle conseguenze sociali ed individuali che simili mutazioni potrebbero comportare. Le sue pratiche comunque non lasciano indifferenti verso certi scenari di postumanità e scatenano parecchi interrogativi e riflessioni in chi vi assiste. Sono inoltre uno specchio degli immaginari della nostra epoca e, attraverso queste, è possibile vedere concretamente realizzate le tendenze ibridanti e mutanti che hanno animato tanta letteratura del nostro secolo (come il cyberpunk) e preparare la nostra mente al mutamento dei corpi cui le tecnologie ci stanno progressivamente portando.
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L'idea è di inserire un'opera d'arte all'interno del corpo, di situare la scultura in uno spazio interno. Il corpo diviene vuoto, senza distinzione tra spazi pubblici, privati e fisiologici. La tecnologia invade il corpo e funziona all'interno di esso non come sostituzione prostetica ma come ornamento estetico. Il corpo non ha più a che fare con l'arte, non agisce in modo artistico ma contiene arte: il corpo vuoto diviene un contenitore, non del sè o dell'anima, ma semplicemente di una scultura.
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'''Bibliografia:'''
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- Florence De Merendieu, (2003), Arts Et Nouvelles Technologies, Larousse, Bologna
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- Marina Grzinic, (2002), Stelarc: Political Prosthesis And KnowledgeOf The Body, Maska, Ljubljana
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- Quinz Emanuelle, (2002), Digital Performance Anomalie Digital Arts 2, Press ATI, Roma
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- Giannetti Claudia, (2002), Estetica Digital: Sintopia Del Arte, La Ciencia Y La Tecnologia, L'angelot, Barcelona
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- Macrì Teresa, (1996), Il Corpo Postorganico, Costa & Nolan, Genova.
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- Capucci Pier Luigi, (1994), Il Corpo Tecnologico , Baskerville, Bologna.
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- J.P. Paffrath & Stelarc, (1984), Obsolete Body/Suspensions, JP Publication, Davis
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'''Webliografia:'''
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- http://art.ntu.ac.uk/dru/
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- http://www.bmezine.com/news/pubring/20040813.html
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- http://architettura.supereva.it/stelarc/
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- http://www.levity.com/markdery/ESCAPE/VELOCITY/author/stelarc.html
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- http://www.msstate.edu/Fineart_Online/Gallery/Stelarc/stelarc.html
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[[Categoria:Stelarc]]
 
[[Categoria:Stelarc]]

Revisione 14:26, 9 Mar 2005

Personaggio o Gruppo: Stelarc

Biografia: Stelarc è nato nel 1946 a Limassol, Cipro e vive e lavora in Australia. Come una specie di nomade cibernetico, ha però spostato il suo corpo e le sue sperimentazioni in luoghi geografici molteplici , attraversando gli istituti di ricerca e le università dove lavora: Tokio, Toronto, Berlino, Londra. Ha utilizzato strumenti medici, protesici, sistemi di realtà virtuale e Internet per esplorare, estendere e amplificare i parametri operativi del corpo; ha filmato all'incirca 2 metri del proprio spazio fisico interno (polmoni, stomaco, colon) con una scultura-sonda, Si è sospeso a sistemi di uncini conficcati nella propria carne per 25 volte tra il 1976 e il 1988. Ha messo in scena delle performance con una terza mano, con un braccio virtuale e con un corpo virtuale. Lavori come Ping Body e Parasite mettono alla prova le nozioni di sistemi nervosi esterni, estesi e virtuali collegando il corpo dell'artista a Internet. Nel 1995 Stelarc ha ricevuto una borsa di studio triennale dalla Commissione australiana per le arti visive. Nel 1997 è stato nominato professore onorario di arte e robotica alla Carnegie Mellon University. Al momento è consulente alla ricerca per la Nottingham/Trent University. 1968-1970: Performance multimediali

1972-1975: Sospensioni del corpo con funi 1973-1975: Filma l'interno del suo corpo realizzando 16mm di film a colori del suo stomaco(14 minuti), del suo colon (16 minuti), e dei sui polmoni(15 mins). Realizza anche il film della scansione a raggiX di tutto il suo corpo(60 minuti) 1976-1994: Conferenze e seminari sull' evoluzione, l'intelligenza artificiale, protesi, robot, sitemi uomo-macchina e riprogettazione del corpo

1976-1988: Sospensioni con ganci inseriti nella pelle





Sito web: http://www.stelarc.va.com.au/

Poetica: Stelarc lavora sull’artificialità del corpo intesa come territorio di sperimentazione e mezzo con cui mettere alla prova e testare i limiti della componente organica del nostro corpo biologico. Stelarc vuole superare le limitazioni della "vecchia carne" sottoponendola a condizioni estreme e dimostrandone l’attuale obsolescenza, aprendo una via ai possibili innesti tecnologici. Le pratiche di Sterlac vogliono quindi quasi essere sperimentazioni scientifiche e vanno al di là dei masochismi espliciti degli "Azionisti Viennesi" degli anni Sessanta-Settanta, che inscenavano performance con violente mutilazioni corporee autolesioniste e non vogliono neanche essere azioni artistico-espressive corporee come quelle di molta Body Art. La tecnologia non è vista come qualcosa di opprimente e castrante, bensì come mezzo per amplificare l’azione corporea ed arrivare alla costruzione di un "organismo nuovo", un cybercorpo, che, tramite la tecnologia, può allargare l’area dell’esperienza e aprire la strada verso possibilità insperate. Già alla fine degli anni Sessanta Stelarc sperimenta pratiche che tendono a verificare i limiti fisiologici e psichici dell’organismo umano, e inizia ad indagare strumenti di potenziamento del corpo. Sono un esempio di questo le "sospensioni" che egli inscenò nei primi anni della sua azione artistica, in cui sospendeva in aria il suo corpo prima retto da imbragature, poi da ganci infilzati nella pelle (come alcuni rituali sciamanici). In questo modo il corpo viene "educato" alla resistenza e al superamento delle condizioni limite, come in alcune forme di ritualità orientale e di teatro giapponese, al fine di studiarne le dinamiche strutturali in seguito agli interventi diretti perpetuati dall’uomo e dalla tecnologia su di esso.

Le vere e proprie pratiche di ibridazione tecnologica iniziano con gli esperimenti della "terza mano" (iniziati nel 1984): qui la struttura corporea viene amplificata attraverso una protesi meccanica di una mano che viene interfacciata al corpo umano. Mentre le "sospensioni" richiamavano l’idea di un corpo attraversato dal flusso tecnologico per il suo ergersi nel vuoto quasi in una progressiva smaterializzazione, con gli innesti tecnologici il corpo si fa realmente contaminato dalla tecnologia. Quella di Stelarc, è una teoria estrema: il corpo umano mostra in questo periodo i limiti del suo sistema evolutivo, le mutazioni sono necessarie per sopravvivere; il corpo umano ha smesso di adattarsi ai cambiamenti prodotti dalle cyberculture e la sua sfida è quella di rivestirlo con una pelle sintetica in grado di sopportare le mutazioni esterne e di adattarsi ad esse, un corpo al cui interno funzionano tecno – organi. Questo corpo biologico fatto di carne e sangue, organi e umori, è divenuto ormai obsoleto e necessita, per la sua sopravvivenza, di protesi e innesti tecnologici estremamente avanzati. Il corpo così com’è non è più in grado di vivere adeguatamente una realtà che si sta evolvendo a velocità incontrollabili.

Solo modificando la fisiologia umana si potrà essere in grado di produrre un pensiero radicalmente nuovo :è necessario quindi, secondo Stelarc, iniziare a pensare al corpo come a una struttura componibile, pronta ad ospitare al proprio interno innesti tecnologici che possano operare, agire, evolversi autonomamente, sostituendosi ad organi imperfetti ,spesso malfunzionanti e comunque destinati al decadimento fisiologico. L’Artista australiano persegue la realizzazione di un corpo che non è più umano , cioè biologico - neurologico , ma non è neppure semplicemente tecnologico - artificiale, è la zona ad alta tensione dell’organismo ibrido, in cui convergono carne e circuiti, software e neuroni, coscienza e manipolazione programmata. Una zona di frontiera in cui nanotecnologie microminiaturizzate impiantate all’interno di un corpo produrranno non solo un costrutto modificato e modificabile , ma genereranno nuove modalità di percezione del reale , ampliando le attuali modalità di conoscenza . Con Stelarc si entra nel territorio della fusione , della sintesi, della compenetrazione , si assiste alla creazione di una interfaccia uomo/macchina in un processo di ibridazione con cui si elimina la distinzione tra ciò che rientra nella sfera dell’ artificiale e ciò che invece permane ancora come naturale, una ibridazione creata dalla commistione che l’uomo e la macchina produrranno l’uno sull’altra.

Il corpo, nelle performance di Stelarc, si fa quindi oggetto di riprogettazione, di sperimentazione tecnologica, viene programmato per modificare la sua struttura. Questo però non è visto da Stelarc come una forzatura castrante per tutti gli individui: per lui è una scelta, una forma di libertà soggettiva: diventa necessario, per l'artista, mettere a punto un programma evolutivo che se da una parte deve permettere il passaggio , il salto , da una evoluzione di tipo biologico - naturale a una di tipo tecnologico – artificiale, dall'altra deve essere invece in grado di eliminare secoli di pregiudizi e paure nei confronti della manipolazione del corpo:

La posizione di Stelarc è abbastanza estrema e molti lo hanno accusato di non occuparsi a fondo delle conseguenze sociali ed individuali che simili mutazioni potrebbero comportare. Le sue pratiche comunque non lasciano indifferenti verso certi scenari di postumanità e scatenano parecchi interrogativi e riflessioni in chi vi assiste. Sono inoltre uno specchio degli immaginari della nostra epoca e, attraverso queste, è possibile vedere concretamente realizzate le tendenze ibridanti e mutanti che hanno animato tanta letteratura del nostro secolo (come il cyberpunk) e preparare la nostra mente al mutamento dei corpi cui le tecnologie ci stanno progressivamente portando.






L'idea è di inserire un'opera d'arte all'interno del corpo, di situare la scultura in uno spazio interno. Il corpo diviene vuoto, senza distinzione tra spazi pubblici, privati e fisiologici. La tecnologia invade il corpo e funziona all'interno di esso non come sostituzione prostetica ma come ornamento estetico. Il corpo non ha più a che fare con l'arte, non agisce in modo artistico ma contiene arte: il corpo vuoto diviene un contenitore, non del sè o dell'anima, ma semplicemente di una scultura.




Bibliografia:

- Florence De Merendieu, (2003), Arts Et Nouvelles Technologies, Larousse, Bologna

- Marina Grzinic, (2002), Stelarc: Political Prosthesis And KnowledgeOf The Body, Maska, Ljubljana

- Quinz Emanuelle, (2002), Digital Performance Anomalie Digital Arts 2, Press ATI, Roma

- Giannetti Claudia, (2002), Estetica Digital: Sintopia Del Arte, La Ciencia Y La Tecnologia, L'angelot, Barcelona

- Macrì Teresa, (1996), Il Corpo Postorganico, Costa & Nolan, Genova.

- Capucci Pier Luigi, (1994), Il Corpo Tecnologico , Baskerville, Bologna.

- J.P. Paffrath & Stelarc, (1984), Obsolete Body/Suspensions, JP Publication, Davis


Webliografia:

- http://art.ntu.ac.uk/dru/

- http://www.bmezine.com/news/pubring/20040813.html

- http://architettura.supereva.it/stelarc/

- http://www.levity.com/markdery/ESCAPE/VELOCITY/author/stelarc.html

- http://www.msstate.edu/Fineart_Online/Gallery/Stelarc/stelarc.html