Umberto Tirelli: differenze tra le versioni
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Nel 1986 Tirelli ha donato 100 abiti autentici e 100 costumi teatrali alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti a Firenze. Dalla sua morte, la sua sartoria è gestita da Dino Trappetti, Gabriella Pescucci e Giorgio D'Alberti. | Nel 1986 Tirelli ha donato 100 abiti autentici e 100 costumi teatrali alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti a Firenze. Dalla sua morte, la sua sartoria è gestita da Dino Trappetti, Gabriella Pescucci e Giorgio D'Alberti. | ||
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Versione attuale delle 07:55, 6 Apr 2014
Personaggio o Gruppo:
UMBERTO TIRELLI, (Gualtieri, 28 maggio 1928 – Roma, 26 dicembre 1990) è stato un costumista italiano.
Biografia:
È stato un sarto italiano, costumista e designer, storico del costume e collezionista. All'età di sedici anni frequentando la casa di Luigi Bigi, scoprì di avere un debole per l' abbigliamento. Nel 1952 Giorgio Sarassi che con l'aiuto di Bigi aveva fatto fortuna nel commercio di tessuti per l'alta moda, gli trovò un lavoro a Milano come ragazzo di consegna e designer di visualizzazione in un negozio di tessuti in via Montenapoleone, risparmiando denaro e arrangiandosi per " sopravvivere perché la paga era minima", come Tirelli ricorda nella sua autobiografia "Vestire i sogni" (scritto con Guido Vergani per la casa editrice Feltrinelli).
Nel 1955, all'età di 27 incontrò Pia Rame e Carlo Mezzadri (costumi teatrali Finzi) che gli offrirono la possibilità di provare in quel settore. Incontrò Mila de Nobili che stava facendo i costumi per Maria Callas nella Traviata di Luchino Visconti in scena alla Scala nel 1955. Poi incontrò Luchino Visconti e Piero Tosi, anche lui costumista che ha lavorato più volte con Visconti, come nel film Il Gattopardo e La morte a Venezia per il quale è stato candidato agli Academy Awards. Realizzò i costumi per il coro femminile de La Traviata. Prima della sua morte lavorò anche sui costumi di un'altra versione de La Traviata, diretta da Riccardo Muti con Gabriella Pescucci.
Trasferitosi a Roma lavorò nel Safas Sartoria per le sorelle Emma e Gita Maggioni fino al 1964, poi cominciò a lavorare da solo dopo aver imparato a conoscere la filologia del costume grazie a Gino Censani. Tirelli era un collezionista di costumi e definiva se stesso come "un archeologo della moda". Era infatti solito dire che faceva "spedizioni archeologiche" ogni volta che comprava un costume.
Ha lavorato con grandi nomi di costumisti teatrali della seconda metà del ventesimo secolo, come: De Nobili, Piero Tosi, Pierluigi Pizzi, Luciano Damiani, Danilo Donati, Gabriella Pescucci, Vera Marzot, Gitt Magrini, Ezio Frigerio,Milena Canonero, Marcel Escoffier e Maurizio Monteverde.
Il suo contributo è stato fondamentale per la cultura del costume, la filologia della moda, il recupero di antiche tecniche e la ricerca e il ritrovamento di abiti autentici.
Nel 1968 arrivò il "movimento anti - moda", il boom della street-style e Tirelli stesso disse: " forse c'è l'intelligenza, ma la vera moda, la ricerca e la creatività, appartengono al passato ". Nel 1986 Tirelli ha donato 100 abiti autentici e 100 costumi teatrali alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti a Firenze. Dalla sua morte, la sua sartoria è gestita da Dino Trappetti, Gabriella Pescucci e Giorgio D'Alberti.
Testo tratto da Wikipedia *[1]