Pollock Jackson: differenze tra le versioni
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− | La formazione di Pollock ebbe inizio negli anni ’30 quando frequentò la scuola di Art Students League a New York sotto la guida di Benton. Qui ebbe modo di studiare l'arte rinascimentale e specialmente manierista, con un occhio di riguardo a Michelangelo, Tintoretto e El Greco. Rispetto ad una visione di pittura statica, realista e precisa, Pollock contrappone già nei primi disegni un’idea di energia che si avverte dalle sue figure ispirate ai corpi di Michelangelo che però egli re-interpreta e trasforma in turbini muscolosi e torsioni corporee. | + | La formazione di Pollock ebbe inizio negli anni ’30 quando frequentò la scuola di Art Students League a New York sotto la guida di Benton. Qui ebbe modo di studiare l'arte rinascimentale e specialmente manierista, con un occhio di riguardo a [[Buonarroti Michelangelo|Michelangelo]], Tintoretto e El Greco. Rispetto ad una visione di pittura statica, realista e precisa, Pollock contrappone già nei primi disegni un’idea di energia che si avverte dalle sue figure ispirate ai corpi di Michelangelo che però egli re-interpreta e trasforma in turbini muscolosi e torsioni corporee. |
[[Immagine:Stenographic.jpg|left|frame|Figura stenografica (1942)]]Sul finire degli anni ’30 si assiste ad un’evoluzione del suo percorso artistico. I suoi quadri iniziano a rappresentare teste stravolte, agglomerati scomposti di natura e brandelli di corpi o presenze totemiche; come si può osservare in Figura stenografica (1942), la scrittura rapida surrealista si associa ad un impianto dell’immagine di derivazione cubista e ad un uso del colore che ricorda il Picasso maturo. Queste matrici si affiancano consapevolmente ad altri due aspetti collegati. Innanzitutto l’adesione alla psicanalisi di Karl Gustav Jung (Pollock fu in analisi junghiana dal '39 al '43, nel tentativo di liberarsi da alcolismo e depressione). Secondo Jung l’umanità condivide, nel suo inconscio collettivo, degli archetipi, ovvero delle forme primarie che hanno uno stesso significato per tutti. | [[Immagine:Stenographic.jpg|left|frame|Figura stenografica (1942)]]Sul finire degli anni ’30 si assiste ad un’evoluzione del suo percorso artistico. I suoi quadri iniziano a rappresentare teste stravolte, agglomerati scomposti di natura e brandelli di corpi o presenze totemiche; come si può osservare in Figura stenografica (1942), la scrittura rapida surrealista si associa ad un impianto dell’immagine di derivazione cubista e ad un uso del colore che ricorda il Picasso maturo. Queste matrici si affiancano consapevolmente ad altri due aspetti collegati. Innanzitutto l’adesione alla psicanalisi di Karl Gustav Jung (Pollock fu in analisi junghiana dal '39 al '43, nel tentativo di liberarsi da alcolismo e depressione). Secondo Jung l’umanità condivide, nel suo inconscio collettivo, degli archetipi, ovvero delle forme primarie che hanno uno stesso significato per tutti. | ||
Il secondo elemento centrale nella produzione di Pollock è rappresentato dall’arte degli indiani d’America, in particolare dalle pitture di sabbia colorata (sand paintings) dei Navajo, in cui potevano essere ritrovati i segni incontaminati dell’inconscio primigenio. Mutua da questa particolare espressione artistica soprattutto elementi coloristici e iconografici, come il totem - pur avendo chiara fin dall'inizio la particolare valenza di un'opera fatta con la sabbia, labile, e in cui, quindi, importa il gesto più che il risultato finale. | Il secondo elemento centrale nella produzione di Pollock è rappresentato dall’arte degli indiani d’America, in particolare dalle pitture di sabbia colorata (sand paintings) dei Navajo, in cui potevano essere ritrovati i segni incontaminati dell’inconscio primigenio. Mutua da questa particolare espressione artistica soprattutto elementi coloristici e iconografici, come il totem - pur avendo chiara fin dall'inizio la particolare valenza di un'opera fatta con la sabbia, labile, e in cui, quindi, importa il gesto più che il risultato finale. | ||
Pollock fu inoltre affascinato dalle produzioni dei grandi muralisti messicani, frequentò infatti l'atelier che David Alfaro Siqueiros aveva aperto a New York nel '36, un ambiente dove era particolarmente viva la sperimentazione su materiali e tecniche non convenzionali. | Pollock fu inoltre affascinato dalle produzioni dei grandi muralisti messicani, frequentò infatti l'atelier che David Alfaro Siqueiros aveva aperto a New York nel '36, un ambiente dove era particolarmente viva la sperimentazione su materiali e tecniche non convenzionali. | ||
Pollock raggiunse l’acme della sua produzione nel 1947, quando inizio ad ingigantire i pennelli e a staccarli dalla tela. La tecnica è quella del dripping (sgocciolamento) : dal pennello o direttamente dai barattoli pieni di colore l’artista lasciava scendere gocce che avvolgeva in grovigli. La superficie da dipingere, tela o cartone, spesso di enormi dimensioni, veniva disposta a terra e lavorata su tutti e quattro i lati.[[Immagine:Dripping.jpg|right|frame|Dripping]] | Pollock raggiunse l’acme della sua produzione nel 1947, quando inizio ad ingigantire i pennelli e a staccarli dalla tela. La tecnica è quella del dripping (sgocciolamento) : dal pennello o direttamente dai barattoli pieni di colore l’artista lasciava scendere gocce che avvolgeva in grovigli. La superficie da dipingere, tela o cartone, spesso di enormi dimensioni, veniva disposta a terra e lavorata su tutti e quattro i lati.[[Immagine:Dripping.jpg|right|frame|Dripping]] | ||
− | Nel background di Pollock, così come di molti altri suoi contemporanei, era sicuramente presente l' Ulisse di Joyce, il cui "flusso di coscienza" letterario può benissimo essere associato al flusso della vernice nel dripping. Viene superato il confine - o meglio la frontiera - della mediazione intellettuale dell'arte, che diventa pura gioia del fare, interazione diretta con la materia. | + | Nel background di Pollock, così come di molti altri suoi contemporanei, era sicuramente presente l' Ulisse di [[Joyce James|Joyce]], il cui "flusso di coscienza" letterario può benissimo essere associato al flusso della vernice nel dripping. Viene superato il confine - o meglio la frontiera - della mediazione intellettuale dell'arte, che diventa pura gioia del fare, interazione diretta con la materia. |
− | Il segno proveniva dall’azione di tutto il corpo dell’artista: il colore scendeva libero e governato non dalla gestualità della mano, ma del braccio. Da questa tecnica deriva la definizione di '''action painting''' (pittura d’azione). | + | Il segno proveniva dall’azione di tutto il corpo dell’artista: il colore scendeva libero e governato non dalla gestualità della mano, ma del braccio. Da questa tecnica deriva la definizione di [[action painting|'''action painting''']] (pittura d’azione). |
Solitamente si segna come vero e proprio inizio dell'Action Painting la mostra che Jackson Pollock tenne alla ''"Art of this century"'' nel 1943. Anche se non aveva ancora raggiunto la maturità artistica delle opere per cui è famoso, non sfuggì agli occhi della critica più attenta il potenziale innovativo della sua pittura: si trattava, in definitiva, della prima vera espressione artistica originale americana, una sorta di punto di non ritorno. | Solitamente si segna come vero e proprio inizio dell'Action Painting la mostra che Jackson Pollock tenne alla ''"Art of this century"'' nel 1943. Anche se non aveva ancora raggiunto la maturità artistica delle opere per cui è famoso, non sfuggì agli occhi della critica più attenta il potenziale innovativo della sua pittura: si trattava, in definitiva, della prima vera espressione artistica originale americana, una sorta di punto di non ritorno. | ||
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− | Non fu Pollock a scoprire queste tecniche, già ampiamente sondate dai '''Surrealisti''', ma fu lui a sfruttarne le massime potenzialità. | + | Non fu Pollock a scoprire queste tecniche, già ampiamente sondate dai [[Surrealismo|'''Surrealisti''']], ma fu lui a sfruttarne le massime potenzialità. |
− | In particolare va sottolineata l’importanza data all’improvvisazione su un canovaccio iniziale, assimilabile al metodo con cui si stava sviluppando la vena ''bee-bop'' nella musica jazz. La tela non era più uno spazio da progettare, ma un’arena in cui combattere in trance, lasciando agire l’inconscio. | + | In particolare va sottolineata l’importanza data all’improvvisazione su un canovaccio iniziale, assimilabile al metodo con cui si stava sviluppando la vena ''bee-bop'' nella musica jazz. La tela non era più uno spazio da progettare, ma un’arena in cui combattere in trance, lasciando agire l’inconscio. L'esigenza del pittore di entrare in contatto con l'opera nella maniera più diretta possibile, frapponendo tra sé e la tela il minor numero di filtri possibile, non significa tuttavia abbandonarsi ad un gesto automatico ed incontrollato, ma significa pensare che il ''caso'' è una parte integrante del nostro universo, che contribuisce a dar forma allo stesso. Il caos, il caso ed il cosmo sono molto vicini, sono emanazioni l'uno dell'altro, così come, nell'azione sciamanica, l'uomo ed il mondo sono tutt'uno, e solo in quel momento riescono ad annullare ogni concetto di spazio e tempo. Pittura/ azione, appunto. |
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* '''Pollock''',(a cura di Carmine Benincasa),''Opere 1930-1956'', Venezia, Marsilio, 1983. (Mostra realizzata a Roma, Palazzo Venezia, 1983, da Regione Lazio e Metropolitan museum of art) | * '''Pollock''',(a cura di Carmine Benincasa),''Opere 1930-1956'', Venezia, Marsilio, 1983. (Mostra realizzata a Roma, Palazzo Venezia, 1983, da Regione Lazio e Metropolitan museum of art) | ||
− | * '''Pollock''' (a cura di Elena Pontiggia), ''Lettere, riflessioni, testimonianze.'', Milano, Abscondita, 2006. | + | * '''Pollock''', (a cura di Elena Pontiggia), ''Lettere, riflessioni, testimonianze.'', Milano, Abscondita, 2006. |
− | * ''' | + | * '''Tomassoni''', ''Pollock'', Firenze, Sadea-Sansoni, 1968 . |
* '''Robertson'''(a cura di),''Jackson Pollock : la vita e l'opera'', Milano, Il saggiatore, 1961. | * '''Robertson'''(a cura di),''Jackson Pollock : la vita e l'opera'', Milano, Il saggiatore, 1961. | ||
* '''Varnedoe''' (a cura di), ''Jackson Pollock'', New York, The Museum of Modern Art, 1998. (Catalogo della Mostra tenuta a New York e Londra nel 1998-1999). | * '''Varnedoe''' (a cura di), ''Jackson Pollock'', New York, The Museum of Modern Art, 1998. (Catalogo della Mostra tenuta a New York e Londra nel 1998-1999). | ||
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Versione attuale delle 17:25, 27 Nov 2009
Pittore statunitense, Jackson Pollock fu tra i maggiori interpreti dell'Espressionismo astratto.
"Non utilizzo il caso, perchè nego il caso"
Biografia
1912 Paul Jackson Pollock nasce il 28 gennaio, a Cody, nel Wyoming. La sua è una famiglia contadina, di origine scozzese-irlandese, ed è l’ultimo di cinque figli. Suo padre Leroy, detto Roy, non aveva un impiego fisso e si spostava continuamente da una località all'altra, dalla California all'Arizona. Jackson crebbe quindi sotto la guida della madre, Stella May McClure, che ebbe sempre un atteggiamento protettivo e autoritario nei confronti dei figli, in particolare Jackson, che era il più piccolo.
1925 Viene iscritto alla Scuola Superiore di Arti Manuali di Los Angeles, ma dopo quattro anni viene allontanato per indisciplina.
1930 Si stabilisce con i fratelli maggiori a New York, in Greenwich Village; qui si iscrive all'Art Students’ League, dove subisce l'influenza del pittore Thomas Hart Benton.Il rapporto con Benton gli crea gravi conseguenze, Benton infatti beveva a dismisura e Pollock presto lo imitò con entusiasmo, iniziando la rapida discesa verso l'alcolismo.
Si interessa all'arte messicana moderna.
1930 - 1935 compie numerosi viaggi nel West ed entra in contatto con gli indiani Navaho.
1940 va a vivere da solo e inizia a collaborare con il Federal Arts Project, un ente governativo che si propone di dare lavoro agli artisti in un momento di grave depressione economica.
1942 Dopo aver partecipato alla mostra dei Surrealisti, conosce Peggy Guggenheim, che gli commissiona una pittura murale per la sua abitazione newyorkese e gli organizza una personale nella sua galleria (1943). Questo evento segna la fine dei suoi problemi economici e il primo importante riconoscimento del suo lavoro.
1945 sposa Lee Krasner e si stabilisce a Long Island in una fattoria. L'anno successivo ristruttura un granaio e ne ricava il suo studio; esplora la tecnica del dripping (far sgocciolare il colore da tubetti e barattoli).
1947 La galleria di Peggy Guggenheim chiude, ma Peggy convinse Betty Parsons, la cui influenza nel mondo artistico era leggendaria, a diventare l'agente di Pollock. Purtroppo Betty non riuscì a far guadagnare molti soldi all'artista che alla fine decise di rivolgersi a Sidney Janis, famoso artista e surrealista, nel 1952. Janis ebbe maggior fortuna e riuscì a far lievitare i prezzi, ma l'artista non raggiungerà mai la tranquillità economica.
1950 e 1951 Il fotografo Hans Namuth gira due film documentari che ritraggono Pollock durante il lavoro nel suo studio.(per il secondo dei quali il commento musicale fu composto da Morton Feldman).
1955 Ricominciano i suoi problemi con l'alcool e la sua produzione artistica ne risente. Sempre in questo periodo intreccia una relazione con la modella Ruth Klingman.
1956 La moglie Lee parte per l'Europa e Ruth si trasferisce nella fattoria di Long Island. La sera dell'11 agosto Pollock perde il controllo della sua spider uscendo di strada; catapultato fuori dall'abitacolo si schiantò contro un albero, ponendo fine ad una carriera fra le più straordinarie nella storia dell'arte moderna. In auto con lui c’erano Ruth Kligman, che rimase ferita, ed un'amica che morì sul colpo.
2000 Ed Harris racconta in un film la biografia di Jackson. Il titolo è Pollock ed è un adattamento del libro Jackson Pollock: an American Saga dello scrittore Steven Naifeh. Sempre nel 2000 Richard Taylor mostra come i suoi quadri riflettano alcune proprietà dei frattali, come l'omotetia interna, introdotte nella Matematica solo negli anni 1970 da Benoit Mandelbrot.
2006 il suo quadro No. 5 del 1948 viene venduto per la cifra di 140 milioni di dollari, stabilendo il record mondiale negli acquisti di dipinti.
Sito web
Sito della National Gallery of Art dedicato alla figura di jackson Pollock.
http://www.nga.gov/feature/pollock/
Poetica
La formazione di Pollock ebbe inizio negli anni ’30 quando frequentò la scuola di Art Students League a New York sotto la guida di Benton. Qui ebbe modo di studiare l'arte rinascimentale e specialmente manierista, con un occhio di riguardo a Michelangelo, Tintoretto e El Greco. Rispetto ad una visione di pittura statica, realista e precisa, Pollock contrappone già nei primi disegni un’idea di energia che si avverte dalle sue figure ispirate ai corpi di Michelangelo che però egli re-interpreta e trasforma in turbini muscolosi e torsioni corporee.
Sul finire degli anni ’30 si assiste ad un’evoluzione del suo percorso artistico. I suoi quadri iniziano a rappresentare teste stravolte, agglomerati scomposti di natura e brandelli di corpi o presenze totemiche; come si può osservare in Figura stenografica (1942), la scrittura rapida surrealista si associa ad un impianto dell’immagine di derivazione cubista e ad un uso del colore che ricorda il Picasso maturo. Queste matrici si affiancano consapevolmente ad altri due aspetti collegati. Innanzitutto l’adesione alla psicanalisi di Karl Gustav Jung (Pollock fu in analisi junghiana dal '39 al '43, nel tentativo di liberarsi da alcolismo e depressione). Secondo Jung l’umanità condivide, nel suo inconscio collettivo, degli archetipi, ovvero delle forme primarie che hanno uno stesso significato per tutti.Il secondo elemento centrale nella produzione di Pollock è rappresentato dall’arte degli indiani d’America, in particolare dalle pitture di sabbia colorata (sand paintings) dei Navajo, in cui potevano essere ritrovati i segni incontaminati dell’inconscio primigenio. Mutua da questa particolare espressione artistica soprattutto elementi coloristici e iconografici, come il totem - pur avendo chiara fin dall'inizio la particolare valenza di un'opera fatta con la sabbia, labile, e in cui, quindi, importa il gesto più che il risultato finale. Pollock fu inoltre affascinato dalle produzioni dei grandi muralisti messicani, frequentò infatti l'atelier che David Alfaro Siqueiros aveva aperto a New York nel '36, un ambiente dove era particolarmente viva la sperimentazione su materiali e tecniche non convenzionali.
Pollock raggiunse l’acme della sua produzione nel 1947, quando inizio ad ingigantire i pennelli e a staccarli dalla tela. La tecnica è quella del dripping (sgocciolamento) : dal pennello o direttamente dai barattoli pieni di colore l’artista lasciava scendere gocce che avvolgeva in grovigli. La superficie da dipingere, tela o cartone, spesso di enormi dimensioni, veniva disposta a terra e lavorata su tutti e quattro i lati.Nel background di Pollock, così come di molti altri suoi contemporanei, era sicuramente presente l' Ulisse di Joyce, il cui "flusso di coscienza" letterario può benissimo essere associato al flusso della vernice nel dripping. Viene superato il confine - o meglio la frontiera - della mediazione intellettuale dell'arte, che diventa pura gioia del fare, interazione diretta con la materia. Il segno proveniva dall’azione di tutto il corpo dell’artista: il colore scendeva libero e governato non dalla gestualità della mano, ma del braccio. Da questa tecnica deriva la definizione di action painting (pittura d’azione).
Solitamente si segna come vero e proprio inizio dell'Action Painting la mostra che Jackson Pollock tenne alla "Art of this century" nel 1943. Anche se non aveva ancora raggiunto la maturità artistica delle opere per cui è famoso, non sfuggì agli occhi della critica più attenta il potenziale innovativo della sua pittura: si trattava, in definitiva, della prima vera espressione artistica originale americana, una sorta di punto di non ritorno.
Così trattato, lo spazio non presentava né centro né periferia e l’immagine, una distesa piatta di filamenti, suggeriva una sua possibile continuazione oltre i bordi. Con questo si intende l’espressione all-over ( a tutto campo). Il dipinto nasceva come dichiarazione di uno stato d’animo, di una visione della propria interiorità, ma anche del mondo esterno come ambito d’azione per pulsioni e forze violente. Non fu Pollock a scoprire queste tecniche, già ampiamente sondate dai Surrealisti, ma fu lui a sfruttarne le massime potenzialità. In particolare va sottolineata l’importanza data all’improvvisazione su un canovaccio iniziale, assimilabile al metodo con cui si stava sviluppando la vena bee-bop nella musica jazz. La tela non era più uno spazio da progettare, ma un’arena in cui combattere in trance, lasciando agire l’inconscio. L'esigenza del pittore di entrare in contatto con l'opera nella maniera più diretta possibile, frapponendo tra sé e la tela il minor numero di filtri possibile, non significa tuttavia abbandonarsi ad un gesto automatico ed incontrollato, ma significa pensare che il caso è una parte integrante del nostro universo, che contribuisce a dar forma allo stesso. Il caos, il caso ed il cosmo sono molto vicini, sono emanazioni l'uno dell'altro, così come, nell'azione sciamanica, l'uomo ed il mondo sono tutt'uno, e solo in quel momento riescono ad annullare ogni concetto di spazio e tempo. Pittura/ azione, appunto.
Opere
- (1942) Male and Female Philadelphia Museum of Art [1]
- (1943) Mural University of Iowa Museum of Art [2]
- (1943) Moon-Woman Cuts the Circle[3]Nei suoi primi dipinta mostra l'intensità che pervade la sua personale visione. Il quadro è basato su un mito degli Indiani del nord America. La luna sembra essere legata ad una donna, mostrando così la sua psiche creativa.
- (1942) Stenographic Figure Museum of Modern Art[4]
- (1943) The She-Wolf Museum of Modern Art[5]
- (1943) Blue (Moby Dick) Ohara Museum of Art [6]
- (1946) Eyes in the Heat Peggy Guggenheim Collection, Venice [7]
- (1946) The Key Art Institute of Chicago [8]
- (1946) The Tea Cup Collection Frieder Burda [9]
- (1946) Shimmering Substance, from The Sounds In The Grass Museum of Modern Art [10]
- (1947) Full Fathom Five Museum of Modern Art [11]
- (1947) Cathedral [12]
- (1947) Enchanted Forest Peggy Guggenheim Collection [13]
- (1948) Painting [14]
- (1948) Number 5 (painting)|Number 5 (4ft x 8ft) Collection David Martínez
- (1948) Number 8 [15]
- (1948) Summertime: Number 9A Tate Modern [16]
- (1949) Number 3
- (1950) Number 1, 1950 (Lavender Mist) National Gallery of Art [17]
- (1950) Autumn Rhythm (Number 30), 1950 Metropolitan Museum of Art [18]
- (1950) One: Number 31, 1950 Museum of Modern Art [19]
- (1950) No. 32 [20]
- (1951) Number 7 National Gallery of Art [21]
- (1952) Convergence Albright-Knox Art Gallery [22]
- (1952) Blue Poles: No. 11, 1952 National Gallery of Australia La struttura del quadro è scandita dalla presenza dei segni verticali, i "pali" appunto. Il groviglio dei segni è analogo al groviglio dell'esistenza. L'apparente casualità dello sgocciolamento del colore è analoga all'apparente casualità degli avvenimenti umani.[23]
- (1953) Portrait and a Dream [24]
- (1953) Easter and the Totem The Museum of Modern Art[25]
- (1953) Ocean Greyness [26]
- (1953) The Deep
Bibliografia
- Busignani, Jackson Pollock, Firenze, Sansoni, 1970.
- Frank, Jackson Pollock, New York, Abbeville press, 1983.
- OHara, Jackson Pollock, Milano, Abscondita, 2002.
- Pollock,(a cura di Carmine Benincasa),Opere 1930-1956, Venezia, Marsilio, 1983. (Mostra realizzata a Roma, Palazzo Venezia, 1983, da Regione Lazio e Metropolitan museum of art)
- Pollock, (a cura di Elena Pontiggia), Lettere, riflessioni, testimonianze., Milano, Abscondita, 2006.
- Tomassoni, Pollock, Firenze, Sadea-Sansoni, 1968 .
- Robertson(a cura di),Jackson Pollock : la vita e l'opera, Milano, Il saggiatore, 1961.
- Varnedoe (a cura di), Jackson Pollock, New York, The Museum of Modern Art, 1998. (Catalogo della Mostra tenuta a New York e Londra nel 1998-1999).
Webliografia
- Pollock sul sito di artcyclopedia
- National Gallery of Art web feature on Pollock – la figura di Pollock sul sito della National Gallery of Art web
- Jackson Pollock al Museum of Modern Art (MoMA)
- Collezione di Pollock sul sito del Guggenheim di New York
- Pollock-Krasner House e Study Center
- Pollock-Krasner Foundation
- Blue Poles al NGA
- Fractal Expressionism – le proprietà dei frattali nei dipinti di Pollock.
- Jackson Pollock Simulator.
- The Law and Jackson Pollock
- Jackson Pollock on Museum Web Paris
- Understanding Abstract Art di Harley Hahn