Habermas: differenze tra le versioni

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* Di Pinto L. (a cura di), 1996, Trittico di estetica, Levante, Bari, pp. 17,18,19
 
* Di Pinto L. (a cura di), 1996, Trittico di estetica, Levante, Bari, pp. 17,18,19
 
* Franco V., 1996, Etiche possibili, Donzelli Editore, Roma, 1996, pp. 159, 160, 161, 163,164, 167,168
 
* Franco V., 1996, Etiche possibili, Donzelli Editore, Roma, 1996, pp. 159, 160, 161, 163,164, 167,168
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==Webliografia:==
  
 
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Revisione 15:10, 11 Set 2009

Argomento:

Habermas: l’etica del discorso

Descrizione:

La nuova Scuola di Francoforte rappresentata da Habermas ma anche da Apel e da altri, si preoccupa di prospettare ipotesi molto interessanti, come quella della nuova pragmatica della comunicazione, etica ed estetica. La proposta di Habermas portata avanti con Apel negli anni ’70 ’80, nel più ampio progetto di etica del discorso, è l’invito a disoccultare le radici etiche del comunicare e non le sole strutture del linguaggio. Il loro progetto è finalizzato ad un’analisi delle possibilità dell’argomentazione, in stile kantiano, per riaffermare un primato della filosofia rispetto alle finzioni dell’estetica, una questione che sottende grosse implicazioni etiche. Habermas avverte sul grosso rischio etico introdotto dal livellamento della filosofia ad esempio alla finzione letteraria (concezione postmoderna di Derrida e Adorno) che spingerebbe il fruitore a non essere più in grado di differenziare ciò che è solo finzione artistica da ciò che invece è realtà vissuta. Sarebbe così annientato il suo spirito critico di fronte, per esempio, ad un delitto reale, perché assimilato alla finzione di un delitto raccontato in un romanzo. L’etica del discorso conserva il germe della critica, offre la possibilità di rifiutare la morale data e le sue autorità legittimanti, mette in discussione le norme vigenti per appurarne la validità. L’individuo habermasiano non parte da sé e dall’affermazione dell’ego, per cercare forme di mediazioni e relazioni con l’altro, ma è direttamente immerso in una fitta rete di relazioni. Habermas rifiuta concezioni presociali dell’individuo e teorizza l’intersoggettività socializzante, seguendo l’esempio dell’antropologa e psicologa Mead, secondo cui l’individualizzazione è possibile solo nella socializzazione. In questo senso la teoria dell’agire comunicativo costituisce una parte fondamentale della teoria di Habermas sulla modernità. Lo sdoppiamento (Entkoppellung) fra sistema e mondo della vita, cioè fra sistemi d’azione formalmente organizzati – quali lo stato, il diritto, l’economia ecc. – che si sviluppano tramite mezzi di controllo, e mondi della vita che vengono riprodotti tramite l’agire comunicativo. La teoria dell’agire comunicativo riguarda i rapporti intersoggettivi e col mondo della socialità. L’etica del discorso è parte della razionalità comunicativa e nello stesso tempo presuppone e avvia una teoria dell’agire comunicativo. Allo sdoppiamento (entkoppelung) dei mondi, Habermas fa corrispondere due paradigmi della storia, una duplice razionalità: la razionalità strumentale del sistema -economia, stato- e la razionalità comunicativa del mondo della vita, vale a dire la sfera privata e l’opinione pubblica. A questo punto Habermas opera una distinzione tra etica e morale. L’etica riguarda la contestualità storica, la conflittualità sociale, il mondo della vita in cui norme e valori non sono differenziati e l’esistenza delle norme coincide con la loro validità. La morale presuppone, invece lo sganciamento del mondo sociale dalla corrente delle ovvietà culturali. Rappresenta il momento della messa in dubbio, della presa di distanza dalla socialità, dall’applicazione delle regole del discorso, della discussione sulla validità delle norme esistenti.

Bibliografia:

  • Di Pinto L. (a cura di), 1996, Trittico di estetica, Levante, Bari, pp. 17,18,19
  • Franco V., 1996, Etiche possibili, Donzelli Editore, Roma, 1996, pp. 159, 160, 161, 163,164, 167,168

Webliografia: