Anamorfosi: differenze tra le versioni

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Lo studio sull’anamorfismo, viene approfondito da numerosi artisti; tra questi, Escher* sembra essere uno dei più attivi. Da sempre è affascinato dal fenomeno ottico che a un oggetto fa corrispondere un’immagine dilatata, oppure contratta, in una direzione. E’ interessato soprattutto all’anamorfismo che si ottiene in presenza di lenti, specchi ed obiettivi cilindrici.
 
Lo studio sull’anamorfismo, viene approfondito da numerosi artisti; tra questi, Escher* sembra essere uno dei più attivi. Da sempre è affascinato dal fenomeno ottico che a un oggetto fa corrispondere un’immagine dilatata, oppure contratta, in una direzione. E’ interessato soprattutto all’anamorfismo che si ottiene in presenza di lenti, specchi ed obiettivi cilindrici.
 
In cinematografia, viene utilizzato questo artificio, per ridurre alle dimensioni della pellicola una ripresa che in senso orizzontale abbia dimensioni molto maggiori rispetto a quelle verticali; in fase di proiezione, ci si riporta alle dimensioni naturali, sfruttando lo stesso fenomeno in senso inverso. Uno dei primi a studiare l’anamorfismo, fu il tedesco Abbe,  che tentò di perfezionare l’obiettivo denominato anamorpho ideato da un suo allievo; ma il primo obiettivo realmente utilizzabile venne brevettato nel 1929 dal francosvizzero Chretièn col nome di hypergonar . Tale obiettivo consiste in un sistema di lenti cilindriche e, pur richiedendo operazioni quanto mai complesse di messa a fuoco, può essere anteposto agli obiettivi normali per anamorfizzare l’immagine. Quest’evoluzione continua di messa  a fuoco, ed ovviamente tecnologica, permisero nel 1953 di dare vita al Cinemascope.
 
In cinematografia, viene utilizzato questo artificio, per ridurre alle dimensioni della pellicola una ripresa che in senso orizzontale abbia dimensioni molto maggiori rispetto a quelle verticali; in fase di proiezione, ci si riporta alle dimensioni naturali, sfruttando lo stesso fenomeno in senso inverso. Uno dei primi a studiare l’anamorfismo, fu il tedesco Abbe,  che tentò di perfezionare l’obiettivo denominato anamorpho ideato da un suo allievo; ma il primo obiettivo realmente utilizzabile venne brevettato nel 1929 dal francosvizzero Chretièn col nome di hypergonar . Tale obiettivo consiste in un sistema di lenti cilindriche e, pur richiedendo operazioni quanto mai complesse di messa a fuoco, può essere anteposto agli obiettivi normali per anamorfizzare l’immagine. Quest’evoluzione continua di messa  a fuoco, ed ovviamente tecnologica, permisero nel 1953 di dare vita al Cinemascope.
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Versione attuale delle 12:13, 21 Lug 2009

Anamorfosi:

Per quanto possa sembrare strano la geometria descrittiva, è alla base della realizzazione di anamorfosi. Per definizione, l’anamorfosi viene considerato un artificio prospettico, atto a rendere un’immagine pittorica leggibile, solo da un punto di vista anomalo, per lo più obliquo. (es. il famoso teschio nel Ritratto degli Ambasciatori di H. Holbein). Lo studio sull’anamorfismo, viene approfondito da numerosi artisti; tra questi, Escher* sembra essere uno dei più attivi. Da sempre è affascinato dal fenomeno ottico che a un oggetto fa corrispondere un’immagine dilatata, oppure contratta, in una direzione. E’ interessato soprattutto all’anamorfismo che si ottiene in presenza di lenti, specchi ed obiettivi cilindrici. In cinematografia, viene utilizzato questo artificio, per ridurre alle dimensioni della pellicola una ripresa che in senso orizzontale abbia dimensioni molto maggiori rispetto a quelle verticali; in fase di proiezione, ci si riporta alle dimensioni naturali, sfruttando lo stesso fenomeno in senso inverso. Uno dei primi a studiare l’anamorfismo, fu il tedesco Abbe, che tentò di perfezionare l’obiettivo denominato anamorpho ideato da un suo allievo; ma il primo obiettivo realmente utilizzabile venne brevettato nel 1929 dal francosvizzero Chretièn col nome di hypergonar . Tale obiettivo consiste in un sistema di lenti cilindriche e, pur richiedendo operazioni quanto mai complesse di messa a fuoco, può essere anteposto agli obiettivi normali per anamorfizzare l’immagine. Quest’evoluzione continua di messa a fuoco, ed ovviamente tecnologica, permisero nel 1953 di dare vita al Cinemascope.