Arte dei nomi multipli: differenze tra le versioni
(→Webliografia:) |
|||
Riga 34: | Riga 34: | ||
==Webliografia:== | ==Webliografia:== | ||
− | + | [[Categoria:genere]] | |
[[categoria:Pratiche e culture artistiche]] | [[categoria:Pratiche e culture artistiche]] | ||
− | [[categoria: | + | [[categoria:1970 d.c.]] |
[[categoria:Arte dei nomi multipli]] | [[categoria:Arte dei nomi multipli]] |
Versione attuale delle 10:32, 7 Lug 2009
Contents
Genere o movimento artistico:
Arte dei nomi multipli
Personaggi o Gruppi:
Ackerman Al Ciani Piermario Hacker art BBS Hacker art.org Karen Eliot LT Murnau Luther Blissett Project Monty Cantsin Serpica naro Zack David
Luogo:
Storia:
Poetica:
È uno pseudonimo dietro il quale si cela non un solo individuo ma un gruppo, che si propone identificandosi con una figura immaginaria, caricando in tal modo quel nome di una funzione mitica. La funzione mitica trova ragione nel fatto che si elimina la separazione tra individuo e collettività. Sebbene la storia del passato sia ricca di esempi in tal senso, negli anni Settanta le pratiche neoiste hanno rilanciato la strategia del nome multiplo per promuovere l’ennesima critica all’individualismo sociale e artistico. Si dice che il pittore Malevich facesse firmare ai suoi studenti negli anni Trenta i quadri in modo collettivo, così come tutto il Novecento è disseminato di esempi di nomi utilizzati da più autori. Nomi multipli noti degli ultimi decenni sono stati Monty Cantsin, inventato nella metà degli anni Settanta da David Zack e Al Ackerman, LT Murnau, inventato da Vittore Baroni nel 1980 e Karen Eliot, inventato dall’area neoista nel 1985. Il caso più famoso ai giorni nostri è stato quello di Luther Blissett del 1994 che ha unito il tema dell’identità collettiva alle strategie del fake, provocando (tipico anche questo dell’area dei semiologi bolognesi degli anni Settanta) un cortocircuito nei sistemi di percezione individuali e mediatici. L’uso recente nelle reti e nel mondo dell’arte ha cercato di mettere in crisi i sistemi di legittimità del potere della critica d’arte.