Boriani Davide: differenze tra le versioni

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Nato a Milano nel 1936. Interrompe il liceo classico per lavorare come apprendista scenografo al Teatro alla Scala e si iscrive al liceo artistico, frequentando il corso di Decorazione d’Achille Funi all’Accademia di Brera. Con i compagni del liceo e dell’Accademia (De Vecchi, Varisco, Colombo, Berta e Anceschi) inizia una pratica di collaborazione che confluirà poi nel gruppo T. Dagli anni ’50 sperimenta tecniche diverse, tradizionali e radicali: olio, tempera, acquerello, affresco, ceramica, scultura in ferro, opere polimateriche e film sperimentali per proporre un linguaggio informale, materico e gestuale. Tra le sue opere più importanti si ricordano: “Superfici magnetiche”, creata con polvere di ferro, trattenuta a diversi livelli da separatori curvilinei, variata da campi magnetici mossi da un micromotore, e “Tavola magnetica con nove cerchi, 1960”, “Permutazioni d’immagine con criteri cibernetici 1960” Davide Boriani, 1960. “Permutazioni d’immagine con criteri cibernetici 1961” di Davide Boriani, 1961. “PH.Scope 63” con tracce luminose persistenti, generate dalla proiezione di punti mobili di luce UV su schermo fosforescente di Davide Boriani, 1963. “Spazio + linee luce + spettatori” Davide Boriani, 1964. Primo ambiente interattivo, con raggi di luce ortogonali, che segnano la posizione dello spettatore, individuata da un reticolo di sensori a fotocellula. “Sala degli spettacoli” del 1964 di Davide Boriani, Gianni Colombo, Giovanni De Vecchi. “Ambiente per un test di estetica sperimentale” Giovanni Anceschi e Davide Boriani, 1965, presentato per la prima volta a Zagabria, nel 1965, per la mostra Nova Tendencija 3 come ambiente strutturato da bande di luce pulsante di colore variabile, programmate in 12 sequenze, di diversa complessità e durata illimitata.“Cromosfera" 1965, di Davide Boriani, come prototipo a pila di multiplo luminoso. “Ipercubo n.9” di Davide Boriani, 1965. Si presenta come artefatto composto da quattro micromotori con velocità inversamente proporzionali alle dimensioni dei cubi. “Ambiente multidimensionale a programmazione aperta 1966” di Giovanni Anceschi e Davide Boriani, 1966. “Ambiente periscopico 1966” realizzato da Davide Boriani e Gianni Colombo, 1966.“Camera Distorta Abitabile” di Davide Boriani e Gabriele de Vecchi, esposta in occasione della mostra "Vitalità del Negativo nell'Arte Italiana" a Roma nel 1970 e mai più riproposta fino ad oggi.“Ambiente stroboscopico 2” di Davide Boriani, 1967. Creato con pareti rivestite di specchi; al centro è posto in diagonale un pannello anch'esso rivestito di specchi. Il pavimento è formato da pedane mobili di colore rosso e verde, con sensori che attivano quattro proiettori stroboscopici, a lampi alternati.“Ambiente stroboscopica n. 3" di Davide Boriani con 4 pannelli rotanti. Le pareti dell’ambiente, il pavimento e il soffitto della zona centrale e i pannelli rotanti, sono rivestite di specchi. La zona periferica del pavimento è formata da 14 pedane, a bande alternate di colore rosso e verde, con sensori che attivano 4 proiettori stroboscopici.“Ambiente cronostatico” Davide Boriani, Gabriele De Vecchi, 1974.
 
Nato a Milano nel 1936. Interrompe il liceo classico per lavorare come apprendista scenografo al Teatro alla Scala e si iscrive al liceo artistico, frequentando il corso di Decorazione d’Achille Funi all’Accademia di Brera. Con i compagni del liceo e dell’Accademia (De Vecchi, Varisco, Colombo, Berta e Anceschi) inizia una pratica di collaborazione che confluirà poi nel gruppo T. Dagli anni ’50 sperimenta tecniche diverse, tradizionali e radicali: olio, tempera, acquerello, affresco, ceramica, scultura in ferro, opere polimateriche e film sperimentali per proporre un linguaggio informale, materico e gestuale. Tra le sue opere più importanti si ricordano: “Superfici magnetiche”, creata con polvere di ferro, trattenuta a diversi livelli da separatori curvilinei, variata da campi magnetici mossi da un micromotore, e “Tavola magnetica con nove cerchi, 1960”, “Permutazioni d’immagine con criteri cibernetici 1960” Davide Boriani, 1960. “Permutazioni d’immagine con criteri cibernetici 1961” di Davide Boriani, 1961. “PH.Scope 63” con tracce luminose persistenti, generate dalla proiezione di punti mobili di luce UV su schermo fosforescente di Davide Boriani, 1963. “Spazio + linee luce + spettatori” Davide Boriani, 1964. Primo ambiente interattivo, con raggi di luce ortogonali, che segnano la posizione dello spettatore, individuata da un reticolo di sensori a fotocellula. “Sala degli spettacoli” del 1964 di Davide Boriani, Gianni Colombo, Giovanni De Vecchi. “Ambiente per un test di estetica sperimentale” Giovanni Anceschi e Davide Boriani, 1965, presentato per la prima volta a Zagabria, nel 1965, per la mostra Nova Tendencija 3 come ambiente strutturato da bande di luce pulsante di colore variabile, programmate in 12 sequenze, di diversa complessità e durata illimitata.“Cromosfera" 1965, di Davide Boriani, come prototipo a pila di multiplo luminoso. “Ipercubo n.9” di Davide Boriani, 1965. Si presenta come artefatto composto da quattro micromotori con velocità inversamente proporzionali alle dimensioni dei cubi. “Ambiente multidimensionale a programmazione aperta 1966” di Giovanni Anceschi e Davide Boriani, 1966. “Ambiente periscopico 1966” realizzato da Davide Boriani e Gianni Colombo, 1966.“Camera Distorta Abitabile” di Davide Boriani e Gabriele de Vecchi, esposta in occasione della mostra "Vitalità del Negativo nell'Arte Italiana" a Roma nel 1970 e mai più riproposta fino ad oggi.“Ambiente stroboscopico 2” di Davide Boriani, 1967. Creato con pareti rivestite di specchi; al centro è posto in diagonale un pannello anch'esso rivestito di specchi. Il pavimento è formato da pedane mobili di colore rosso e verde, con sensori che attivano quattro proiettori stroboscopici, a lampi alternati.“Ambiente stroboscopica n. 3" di Davide Boriani con 4 pannelli rotanti. Le pareti dell’ambiente, il pavimento e il soffitto della zona centrale e i pannelli rotanti, sono rivestite di specchi. La zona periferica del pavimento è formata da 14 pedane, a bande alternate di colore rosso e verde, con sensori che attivano 4 proiettori stroboscopici.“Ambiente cronostatico” Davide Boriani, Gabriele De Vecchi, 1974.
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Revisione 08:20, 7 Mag 2009

Nato a Milano nel 1936. Interrompe il liceo classico per lavorare come apprendista scenografo al Teatro alla Scala e si iscrive al liceo artistico, frequentando il corso di Decorazione d’Achille Funi all’Accademia di Brera. Con i compagni del liceo e dell’Accademia (De Vecchi, Varisco, Colombo, Berta e Anceschi) inizia una pratica di collaborazione che confluirà poi nel gruppo T. Dagli anni ’50 sperimenta tecniche diverse, tradizionali e radicali: olio, tempera, acquerello, affresco, ceramica, scultura in ferro, opere polimateriche e film sperimentali per proporre un linguaggio informale, materico e gestuale. Tra le sue opere più importanti si ricordano: “Superfici magnetiche”, creata con polvere di ferro, trattenuta a diversi livelli da separatori curvilinei, variata da campi magnetici mossi da un micromotore, e “Tavola magnetica con nove cerchi, 1960”, “Permutazioni d’immagine con criteri cibernetici 1960” Davide Boriani, 1960. “Permutazioni d’immagine con criteri cibernetici 1961” di Davide Boriani, 1961. “PH.Scope 63” con tracce luminose persistenti, generate dalla proiezione di punti mobili di luce UV su schermo fosforescente di Davide Boriani, 1963. “Spazio + linee luce + spettatori” Davide Boriani, 1964. Primo ambiente interattivo, con raggi di luce ortogonali, che segnano la posizione dello spettatore, individuata da un reticolo di sensori a fotocellula. “Sala degli spettacoli” del 1964 di Davide Boriani, Gianni Colombo, Giovanni De Vecchi. “Ambiente per un test di estetica sperimentale” Giovanni Anceschi e Davide Boriani, 1965, presentato per la prima volta a Zagabria, nel 1965, per la mostra Nova Tendencija 3 come ambiente strutturato da bande di luce pulsante di colore variabile, programmate in 12 sequenze, di diversa complessità e durata illimitata.“Cromosfera" 1965, di Davide Boriani, come prototipo a pila di multiplo luminoso. “Ipercubo n.9” di Davide Boriani, 1965. Si presenta come artefatto composto da quattro micromotori con velocità inversamente proporzionali alle dimensioni dei cubi. “Ambiente multidimensionale a programmazione aperta 1966” di Giovanni Anceschi e Davide Boriani, 1966. “Ambiente periscopico 1966” realizzato da Davide Boriani e Gianni Colombo, 1966.“Camera Distorta Abitabile” di Davide Boriani e Gabriele de Vecchi, esposta in occasione della mostra "Vitalità del Negativo nell'Arte Italiana" a Roma nel 1970 e mai più riproposta fino ad oggi.“Ambiente stroboscopico 2” di Davide Boriani, 1967. Creato con pareti rivestite di specchi; al centro è posto in diagonale un pannello anch'esso rivestito di specchi. Il pavimento è formato da pedane mobili di colore rosso e verde, con sensori che attivano quattro proiettori stroboscopici, a lampi alternati.“Ambiente stroboscopica n. 3" di Davide Boriani con 4 pannelli rotanti. Le pareti dell’ambiente, il pavimento e il soffitto della zona centrale e i pannelli rotanti, sono rivestite di specchi. La zona periferica del pavimento è formata da 14 pedane, a bande alternate di colore rosso e verde, con sensori che attivano 4 proiettori stroboscopici.“Ambiente cronostatico” Davide Boriani, Gabriele De Vecchi, 1974.