Gruppo T: differenze tra le versioni
(→Opere:) |
(→Opere:) |
||
Riga 61: | Riga 61: | ||
− | *“[[Spazio + linee luce + spettatori]]” Boriani Davide, 1964 | + | *“[[ Spazio + linee luce + spettatori ]]” Boriani Davide, 1964 |
Primo ambiente interattivo, con raggi di luce ortogonali, che segnano la posizione dello spettatore, individuata da un reticolo di sensori a fotocellula. | Primo ambiente interattivo, con raggi di luce ortogonali, che segnano la posizione dello spettatore, individuata da un reticolo di sensori a fotocellula. |
Revisione 19:44, 15 Apr 2009
==Genere o movimento artistico:== Arte cinetica, Arte programmata, Arte immersiva==Personaggi o Gruppi:== GruppoT: Anceschi Giovanni (1939), Boriani Davide (1936), De Vecchi Gabriele (1938), Colombo Gianni (1937-1993) e Varisco Grazia (1937)
==Luogo:== Il Gruppo T nasce nel 1959 a Milano e si sviluppa in Italia alle origini dell’Arte interattiva. Fu fondato da Boriani Davide e De Vecchi Gabriele a cui si aggiunsero Anceschi Giovanni, Colombo Gianni e Varisco Grazia.
Il Gruppo T fu tra i più importanti gruppi di Arte cinetica e programmata in Italia, il quale introdusse una forma di arte innovativa, attraverso la realizzazione di esperimenti percettivi e di ambienti interattivi finalizzati a sollecitare e ricreare reazioni diverse e inaspettate nello spettatore.
Il gruppo, fondato da Boriani Davide e De Vecchi Gabriele, si definì come Gruppo T, riferendosi al concetto di tempo, come nuova variabile del divenire in una dimensione spazio temporale, che coinvolge completamente il fruitore.
==Storia:== Il Gruppo T è un laboratorio artistico che nasce nel 1959 a Milano, rimanendo attivo fino alla fine degli anni Settanta circa, che si sviluppa attraverso un precoce e fecondo avvicinamento alle poetiche dell’Informale e del Polimaterialismo. Il Gruppo T è composto da Boriani Davide, De Vecchi Gabriele, Anceschi Giovanni, Colombo Gianni e Varisco Grazia.
Il gruppo può essere considerato tra i precursori dell’Arte cinetica che nasce effettivamente nel 1961, in seguito alla sperimentazione di oggetti in movimento condotta da Calder Alexander e Munari Bruno, che propose esperimenti di carattere percettivo, tramite l’ideazione di artefatti, che acquistano caratteristiche proprie attraverso un intervento esterno del fruitore, analogamente proposti da Vasarely Victor e dal Gruppo N. Il gruppo T si propone in un periodo altamente significativo per l’arte internazionale, presentandosi in concomitanza alla nascita di gruppi con intenti artistici analoghi, come ad esempio il Gruppo Zero di Dusseldorf, Gruppo N, Grav o Groupe de Recherche d’art visual e Equipe 75 con i quali condivide l’aspetto di rottura verso le forma artistiche tradizionali e la ricerca di una nuova forma d’arte altamente innovativa e radicale. Il Gruppo T fu particolarmente critico e severo verso il concetto di espressività oggettiva, che connota e riassume l’atteggiamento conservatorista dell’arte tradizionale, che rinnega attraverso un’indagine della variabilità percettiva dell’oggetto nel fruitore. L’intento del gruppo, espresso attraverso una vasta sperimentazione, è di sdoganare l’arte proponendo un nuovo rapporto tra opera ed osservatore, che trascenda i limiti e le direttive imposte dalle tecniche tradizionali, per guidare, orientare e coinvolgere completamente il fruitore dell’opera verso un’esperienza soggettiva multisensoriale.
Il gruppo T si distingue in tal modo da analoghi e paralleli gruppi artistici, come op/tical art contrapposto alla pop/ular art, per la mutevolezza, l’instabilità e la volubilità dell’opera, resa accessibile attraverso interpretazioni relativistiche, la cui rappresentazione è in continuo divenire. La riprova dell’intervento attivo del fruitore è confermata dalla provocatoria etichetta“si prega di toccare”, posta sulle opere esposte durante le mostre, per analizzare le reazioni del pubblico.
Il gruppo promuove, attraverso le proprie opere, un nuovo tipo di rapporto tra autore e spettatore, una nuova modalità di interazione tra l’opera ed il fruitore, in cui sia l’osservatore a definire il contenuto della creazione artistica ed il relativo significato, attraverso un intervento attivo e diretto, dell’artefatto proposto. La ricerca artistica fu condotta tramite il riferimento inevitabile ed ineliminabile alle variabili di tempo e spazio, che definiscono l’esperienza di fruizione dell’osservatore, interpellato ad agire e ad attivare e innescare il dispositivo artistico. Attraverso la realizzazione d’opere a quattro dimensioni, in cui la componente temporale sia percepibile dalla variazione imprevedibile ed irreversibile dell’immagine, che si realizza attraverso il movimento, il fruitore può modificare nel tempo la struttura spaziale dell’opera. La necessaria consapevolezza dell’osservatore crea, definisce ed estende il significato dell’opera attraverso la propria personale esperienza. Le opere aperte del gruppo rinunciano e negano la staticità e l’immobilità della forma dell’opera stessa e dei suoi connotati specifici, come la luce e il colore. L’interazione riassume e rimanda ad un rapporto di continuità con l’osservatore che vive l’esperienza di fruizione dell’opera come se fosse stimolato da ambienti di vita reale e quotidiana. L’artefatto umano stimola e produce una reazione nell’artefatto artistico che si anima.
Opere:
- “Tavola di possibilità liquide” Anceschi Giovanni, 1959
Corrisponde ad una busta trasparente, inserita in una cornice quadrata, con un liquido colorato all'interno, che muta ad ogni spostamento o capovolgimento della cornice nel quale è inserito.
- “Superfici magnetiche” Boriani Davide, 1960
Creata con polvere di ferro, trattenuta a diversi livelli da separatori curvilinei, variata da campi magnetici mossi da un micromotore, e “Tavola magnetica con nove cerchi”, “Permutazioni d’immagine con criteri cibernetici” .
Esposto nella mostra d’esordio del Gruppo, Miriorama 1 alla Galleria Pater di Milano, di proprietà della B&B Italia.
- “Sferisterio” Varisco Grazia, 1960
Costituito da semisfere bianche, disposte su una superficie metallica posizionata in verticale, a cui sono appoggiate tramite calamite retrostanti, per non avere mai una disposizione definitiva.
- “Permutazioni d’immagine con criteri cibernetici 1961” Boriani Davide, 1961
- “PH.Scope 63” Boriani Davide, 1963
Con tracce luminose persistenti, generate dalla proiezione di punti mobili di luce UV su schermo fosforescente.
- “ Spazio + linee luce + spettatori ” Boriani Davide, 1964
Primo ambiente interattivo, con raggi di luce ortogonali, che segnano la posizione dello spettatore, individuata da un reticolo di sensori a fotocellula.
- “Sala degli spettacoli” Boriani Davide, Colombo Gianni, De Vecchi Giovanni, 1964
- “Ambiente a shock luminosi” Anceschi Giovanni, 1964
- “Ambiente per un test di estetica sperimentale” Anceschi Giovanni e Boriani Davide, 1965
Presentato per la prima volta a Zagabria, nel 1965, per la mostra Nova Tendencija 3 come ambiente strutturato da bande di luce pulsante di colore variabile, programmate in 12 sequenze, di diversa complessità e durata illimitata.
- “Cromosfera" Boriani Davide, 1965
Come prototipo a pila di multiplo luminoso.
- “Ipercubo n.9” Boriani Davide, 1965
Si presenta come artefatto composto da quattro micromotori con velocità inversamente proporzionali alle dimensioni dei cubi.
- “Ambiente multidimensionale a programmazione aperta 1966” Anceschi Giovanni e Boriani Davide, 1966
- “Ambiente periscopico 1966” Boriani Davide e Colombo Gianni, 1966
- “Spazio Elastico” Colombo Gianni, 1967
- “Camera Distorta Abitabile” Boriani Davide e De Vecchi Gabriele, 1970
Esposta in occasione della mostra "Vitalità del Negativo nell'Arte Italiana" a Roma e mai più riproposta fino ad oggi.
- “Strutturazione a parametri virtuali” De Vecchi Gabriele, 1967
- “Ambiente stroboscopico 2” Boriani Davide , 1967
Creato con pareti rivestite di specchi; al centro è posto in diagonale un pannello anch'esso rivestito di specchi. Il pavimento è formato da pedane mobili di colore rosso e verde, con sensori che attivano quattro proiettori stroboscopici, a lampi alternati.
- “Ambiente stroboscopica n. 3" Boriani Davide
Con 4 pannelli rotanti. Le pareti dell’ambiente, il pavimento e il soffitto della zona centrale e i pannelli rotanti, sono rivestite di specchi. La zona periferica del pavimento è formata da 14 pedane, a bande alternate di colore rosso e verde, con sensori che attivano 4 proiettori stroboscopici.
- “Dilatazione spazio-temporale di un percorso” Varisco Grazia, 1969
- “Ambiente cronostatico” Davide Boriani, De Vecchi Gabriele , 1974
==Correlazioni:== Arte cinetica, Arte programmata, Arte immersiva, Op art, Fluxus, Noveau réalisme, Gruppo Zero, Nuova Tendenza, Gruppo N, Gruppo 1, Grav, Munari Bruno, Vasarely Victor, Calder Alexander.
Bibliografia:
Meloni L., Gli ambienti del Gruppo T: arte immersiva, arte interattiva, Silvana editoriale, Milano, 2004
Meloni L., L’opera partecipata, Rubettino, Catanzaro, 2000
Eco U., Opera aperta, Bompiani, Milano, 1962
Calvesi M., Le due avanguardie - dal Futurismo alla Pop art, Lerici editori, 1966
Dorfles G., Il divenire delle arti, Einaudi, Torino, 1967
Crispolti E., Ricerche dopo l'Informale, Officina Edizioni, Roma 1968.
Dragone P., L'arte Programmata, a.c. di, in AA. VV., Ricerche visuali dopo il 1945 - Corso di Storia della critica d'arte, prof. Marisa Dalai Emiliani, Unicopli - Cuem, Milano 1978
Fiorani, E, Leggere i materiali, Lupetti Ed., Milano, 2000
Webliografia:
http://www.artonweb.it/arteartonweb/articolo5.htm