Info war: differenze tra le versioni
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Nel 1968, il guru della comunicazione [[McLuhan Marshall]], disse che la terza guerra mondiale sarebbe stata una guerra dell’ informazione, combattuta sia dai civili che dalle divisioni militari. Chiunque si sia connesso sul web dopo un fatto di rilevanza internazionale si è reso conto della veridicità della previsione di McLuhan. | Nel 1968, il guru della comunicazione [[McLuhan Marshall]], disse che la terza guerra mondiale sarebbe stata una guerra dell’ informazione, combattuta sia dai civili che dalle divisioni militari. Chiunque si sia connesso sul web dopo un fatto di rilevanza internazionale si è reso conto della veridicità della previsione di McLuhan. | ||
Internet, soprattutto se usato in sinergia con i media tradizionali, può accendere i riflettori sui problemi di un’area del pianeta di cui, diversamente non si saprebbe nulla. Al tempo stesso, la concreta minaccia di un attacco di bio-chemio-nucleo-terrorismo, ha rivoluzionato anche i tradizionali concetti che ispiravano le politiche militari di un tempo. Non solo, ma questo problema apre anche il capitolo di una carta di diritti telematici, laddove le esigenze sostenute dagli organi di polizia, appellandosi ai criteri dell’emergenza anti-terrorismo, potrebbero ridisegnare la mappa dei diritti dei cittadini. | Internet, soprattutto se usato in sinergia con i media tradizionali, può accendere i riflettori sui problemi di un’area del pianeta di cui, diversamente non si saprebbe nulla. Al tempo stesso, la concreta minaccia di un attacco di bio-chemio-nucleo-terrorismo, ha rivoluzionato anche i tradizionali concetti che ispiravano le politiche militari di un tempo. Non solo, ma questo problema apre anche il capitolo di una carta di diritti telematici, laddove le esigenze sostenute dagli organi di polizia, appellandosi ai criteri dell’emergenza anti-terrorismo, potrebbero ridisegnare la mappa dei diritti dei cittadini. | ||
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Revisione 17:20, 22 Gen 2006
Infowar
Info war: letteralmente guerra dell’informazione. Azione che si concretizza nell’occupazione di «entrate, uscite, passaggi e altri spazi chiave della rete» per fare pressione su soggetti implicati in azioni immorali o criminali. L’idea che porta questa filosofia all’azione diretta sulla rete è data dal divenire nomadico e globale del potere che ci governa, poiché non è più un potere legato ad un luogo fisico né ad un solo centro di controllo, per combatterlo non sono più sufficienti manifestazioni di piazza, petizioni e boicottaggi, ma serve qualche cosa in più. Data poi la tendenza ad un’informazione sempre più globale, anche per le contestazioni bisogna adottare tecniche di lotta comunicativa tramite internet, petizioni elettroniche, siti internet virtuali, creazione di siti web a prova di censura, deturnamento del messaggio politico e pubblicitario tutto questo anche per dare la possibilità a chi non può partecipare fisicamente alle proteste di piazza per fare sentire la propria opinione.
Questi personaggi sono un piccolo gruppo di artisti provenienti da tutto il mondo che vedono l’arte del networking come un modo per essere socialmente attivi, sono hacker, artisti e persone qualunque, tutti legati dalla ricerca di una nuova etica per la comunità elettronica. Questa ricerca viene presentata tra il 1994 e il 1996 in due testi, The Electronic Disturbance e Electronic Civil Disobedience (tradotti in Italia da Castelvecchi). L'Elettronic Disturbance Theater ha lavorato nelle intersezioni della politica radicale, reti ricombinanti, arti performative e progettazione di software: l'EDT ha prodotto uno strumento di disobbedienza civile elettronica chiamato FloodNet (un’ evoluzione del Netstrike, il corteo telematico ideato e teorizzato da T. Tozzi di Strano Network) che disturba un URL nemico inondandolo di richieste proporzionali al numero dei partecipanti. L'EDT è stato un catalizzatore che ha spinto in avanti le tattiche di disobbedienza civile elettronica e l'emergere dell'Hacktivismo. Nel Floodnet come nei netstrike quello che più conta è sempre e comunque la comunicazione dei motivi e degli obiettivi della protesta affinché le persone possano prendere coscienza di fatti gravi come la violazione dei diritti nel proprio paese o all’altro capo del mondo. Insieme al Critical Art Ensemble, Ricardo Dominguez è stato fra i primi a teorizzare la disobbedienza civile elettronica, una forma di azione diretta e non violenta sulla rete telematica, che ha come obiettivo quello di intralciare e bloccare i flussi dell’informazione commerciale e del capitale finanziario. In pochi anni Ricardo Dominguez si è guadagnato la fama di apostolo dello zapatismo digitale per aver realizzato insieme all’Ecd e alla Federation of Random Action una serie di campagne di protesta a favore degli zapatisti messicani sviluppando alcuni tools informatici per il disturbo elettronico. Nel 1968, il guru della comunicazione McLuhan Marshall, disse che la terza guerra mondiale sarebbe stata una guerra dell’ informazione, combattuta sia dai civili che dalle divisioni militari. Chiunque si sia connesso sul web dopo un fatto di rilevanza internazionale si è reso conto della veridicità della previsione di McLuhan. Internet, soprattutto se usato in sinergia con i media tradizionali, può accendere i riflettori sui problemi di un’area del pianeta di cui, diversamente non si saprebbe nulla. Al tempo stesso, la concreta minaccia di un attacco di bio-chemio-nucleo-terrorismo, ha rivoluzionato anche i tradizionali concetti che ispiravano le politiche militari di un tempo. Non solo, ma questo problema apre anche il capitolo di una carta di diritti telematici, laddove le esigenze sostenute dagli organi di polizia, appellandosi ai criteri dell’emergenza anti-terrorismo, potrebbero ridisegnare la mappa dei diritti dei cittadini.